XXIX. Strawberry and peach.

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Sento il fiato mancarmi appena riesco ha sentire sulla carne dei polpastrelli i tagli in rilievo che avevo sognato ormai curati dal tempo.

Quello non era un sogno.

«No, no, no.» è senza nemmeno accorgermene, sto piangendo.

«Ti stai facendo male.» ribatte rigido indurendo la voce, le sue mani afferrano i miei polsi per impedirmi di farmi male.

La mia mente percorre tutte le imperfezioni
che desidererei con tutto il cuore di non avere
più. Da partire dalle smagliature sulle braccia è sui fianchi, alle cicatrici bianche nel interno coscia, a quello sulla schiena è per finire in bellezza i tagli sulla pancia.

«Sono orrenda.» penso a voce alta con ancora le lacrime bollenti che mi segnano le guance.

«No, non lo sei.» l'alito profumato di Asher mi annebbia la mente.

Improvvisamente i miei occhi si aprono per cercare i suoi nel buio totale, è appena trovo
le sue gemme affilate una fitta allo stomaco
mi fa prendere una boccata di aria.

«Tu non mi conosci.» sussurro abbassando
il capo.

L'interezza del suo palmo accerchia il mio volto prima di portarlo ad un soffio dal suo.

«Smettila di farlo.»

«Fare cosa?» domando confusa.

«Non sottovalutarti Aria.»

Il mio viso è accerchiato dai suoi palmi freddi mentre i nostri respiri si mischiano.

«Grazie per avermi svegliato.»

«È stato così brutto quel sogno?» domanda lasciando andare il mio viso per potersi appoggiare al sedile.

«È stato orribile...» sospiro «Asher... Io voglio andare a casa.» mormoro chiudendo gli occhi cercando di lasciarmi andare.

L'idea che dovrò indossare un costume al posto dei miei pantaloncini mi fa morire dentro.

«Anche io voglio tornare a Manhattan.» lo sento confessare tra un sospiro.

Mi sistemo sul sedile cercando di non risultare nervosa.

«Davvero?»

«Davvero.»

«Perché?» domando sbrigativa.

«Questo non te lo dirò.»

«Per favore.» allineo le mani in segno di preghiera portando il labbro inferiore all'ingiù.

«Se te lo dicessi finirebbe che dovrò portarti a Parigi...» riflette tra se è se.

«A Parigi mi ci porterai comunque, con o senza il mio cuore che batte per te.» preciso.

«Davvero?»

Chiede divertito con un sorrisetto che appare al angolo delle sue labbra appena mi squadra con attenzione, potrei giurare che lui non mi sta nemmeno ascoltando dato il modo in cui mi guarda.

«Dico sul serio.»

«Ti ascolto.» dice alzando le sopracciglia chiare.

«Da quando sono piccola sogno di vedere la
Torre Eiffel.» confesso giocherellando con il lembo della mia canottiera.

«Dove l'hai vista?» domanda «Intendo per la prima volta.»

«Jasmine si era comprata furtivamente una rivista PlayBoy è io curiosa come sono gliela avevo rubata... Mi ricordo che c'era questa donna nuda con dietro la Torre Eiffel.»

FIRSTLOVEWhere stories live. Discover now