XVI. the gray man is here with me and will soon be picking me up.

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Mentre me ne sto sdraiata qui, spiaccicata sui spalti della palestra, e fisso il tetto ammuffito pieno di ragnatele, non posso fare a meno di pensare al suicidio mentre stringo fra le cinque dita il flacone di pasticche. Lo rigiro fra le dita, più e più volte, senza nemmeno nascondere esso quando accanto passa la bidella della scuola.
Una cascata di corte treccine rosse ricoprono la testa di essa che mi fissa come se fossi una strana creatura. Una di quelle creature, probabilmente disgustose dato il modo in cui mi osserva.
Appoggia le mani sui fianchi e mi fissa, e io fisso lei, dovrei chiederle "che c'è da guardare?" Ma non lo faccio.

- Sei qui per le audizioni della recita di fine anno? - Mi domanda, e io non faccio altro che risponderle con un sorriso. Che probabilmente sembrerà forzato, irritante solo a vederlo.

- Lei mi sembra molto nervosa, vuole qualche rimedio? - borbotto divertita sventolando il flacone davanti al viso ambrato della donna, "ragazzi disgraziati d'oggi " è ciò che dice prima di andarsene.

Faccio spallucce divertita ritornando a fissare il soffitto che sembra muoversi sotto i miei occhi. E poi vagamente la mia mente ritorna in quel posto, buio è freddo. Quasi riesco a sentire l'aria umida che mi penetrava i polmoni anni fa, i polsi doloranti scavati dal sangue...

Mi guardo attorno riuscendo a identificare un ragazzo, sta con il capo chino sulle sue stesse mani che sembrano armeggiare con qualcosa. Tanti riccioli biondi gli ricadono sulla fronte mentre un capellino di lana nero nasconde gran parte dei capelli. Le mani possenti sono piene di tatuaggi, poi però lo vedo farsi vento con le mani per alzarsi da per terra.

- Come butta bellezza? -

Guardo divertita la figura del ragazzo che mi sta venendo contro, non posso fare a meno di notare le sue braccia piene di tatuaggi è il modo affascinato in cui mi guarda. Dei pantaloni cargo neri fasciano le gambe lunghe mentre una canottiera bianca permette di sfoggiare i suoi addominali.

Però non è solo, c'è Asher al suo fianco e così concentrato a messaggiare sul telefono per potermi notare.

- Che c'è, non è così che parlano i sedicenni per fare colpo su ragazze affascinanti? - borbotta confuso cercando una conferma da Asher, esso alza svogliato gli occhi per poi incastrarli nei miei. Sembra essere stupido di avermi trovato qui.

- Sta zitto deficiente. - sbotta Asher con voce così cupa che mi fa raddrizzare i peli sulle braccia.

- Bellezza io sono Petch Cameron, ma puoi chiamarmi solo Petch. - Mi fa un sorriso ne mentre mi porge la mano; Afferro essa dubbiosa rimanendo di stucco appena mi bacia il dorso.

Penso di esser arrostita fino alle punte dei capelli dato il modo divertito in cui mi guarda Petch, ricambio il sorriso riuscendo a vedere con la coda del occhio Asher ormai con gli occhi fissi sul
Linoleum consumato della palestra mentre regge fra le labbra una sigaretta ancora spenta.

- Sei sempre così calda? Per qualche secondo ho pensato di ritrovarmi con le labbra incollate alla tua mano... Probabilmente se sarebbe successo avrei perso il mio fascino. - Sussurra l'ultima frase con così tanto orrore che mi fa ridacchiare.

Il suo viso è un tutt'uno di bellezza.
Le sopracciglia biondo cenere è le labbra gonfie, sulla narice sinistra un anellino argentato sbriluccica mettendo in mostra il naso dritto. Degli orecchini ornano i suoi lobi, al posto dei occhi si ritrova due pozze di cioccolato fondente.

- Penso che il mio corpo emani caldo automaticamente, le mie amiche quando hanno freddo mi saltano addosso... Si credo che funzioni così. - non ne sono molto convinta ma penso di aver sparato una frase a doppio senso.

- Ma non mi dire, sei tipo quelle ragazze con super poteri...- Si interrompe appena il telefono vibra nella tasca dei pantaloni, ci legge il nome sopra è con un sorriso sussurra "devo proprio andare" lo saluto con la mano prima di andarsene.

FIRSTLOVEWhere stories live. Discover now