–Meglio così.

–Cos'è, non vuoi che me ne vada? Ti sei già affezionato a me?– chiese Jisung, ridendo.

–Figurati. Non mi affeziono così facilmente alle persone.

–Tu ci vai alla festa di inizio anno?

–Mhm.– annuì il ragazzo, chiudendo gli occhi di nuovo.

–Non mi piacciono le feste.

–Allora non ci andare.

–Seungmin mi ha detto che dovrei provare, però.

–Chi è Seungmin?

–Uno dei miei amici. Fa il mio stesso corso.

–Fai di testa tua. Non ascoltare cosa ti dice Seungmin. Se non vuoi andare, non andarci.

–È divertente? La festa, intendo.

–Carina. Niente di che, onestamente. Ci vado per il cibo gratis.

–Mi aspettavo qualcos'altro.

–Non bevo. Non alle feste.

–Capisco. Neanch'io lo farei.

Quella fu l'ultima risposta della loro conversazione. Rimasero in silenzio, l'uno vicino all'altro. Una volta chiusi gli occhi, a Jisung sembrava in realtà di essere totalmente da un'altra parte.

Il tempo passò e passò. Minuto dopo minuto. Era passato un po' di tempo ormai da quando era venuto lì, anche se gli sembrava di esserci appena arrivato.

Aprì gli occhi lentamente, girandosi verso l'altro ragazzo. –Minho.– lo chiamò.

Ma non rispose.

–Minho?– disse di nuovo, sporgendosi poi dalla sedia per toccargli la spalla. Ancora nulla.

Si dev'essere addormentato.

Sorrise, aprendo poi il suo zaino che aveva appoggiato vicino alla sedia, afferrando un quadernino, strappando un foglio di carta e poi prendendo una penna che non pensava avrebbe mai usato perché di solito usava soltanto il suo pc. Piegò il foglio di carta, scrivendoci sopra un "grazie" e alzandosi per poi appoggiarlo sotto le mani di Minho, che il ragazzo teneva posate l'una sull'altra sulle sue gambe, sperando che il vento non lo portasse via. Poi riprese il suo zaino, dando un'ultima occhiata al ragazzo, uscendo poi dal suo appartamento per tornare al suo.


Il giorno dopo, mentre scendeva per andare come suo solito all'università, lo trovò fermo fuori dalla porta di casa sua, quasi come se lo stesse aspettando, o perlomeno, come se stesse aspettando qualcuno.

–Minho?– disse Jisung, terminando di scendere i gradini che li separavano.

–Hey.– disse, infilando una mano nella tasca dei jeans e tirando fuori il foglietto che gli aveva lasciato il giorno prima. –Te ne sei andato così.

–Non ti eri addormentato? Cosa dovevo fare, svegliarti? Come facevo a saperlo? Non ti conosco.

Minho sorrise. –No, va bene così. Vuoi un passaggio?

Jisung ci pensò su un attimo, decidendosi. –No, vado a piedi. Non mi cambia nulla e sono uscito troppo presto comunque.

–Possiamo fare un giro da qualche parte se vuoi.

–Perché mi vuoi fare tutti questi favori?

Il sorriso sul viso di Minho scomparve. Il suo sguardo si spostò dal volto di Jisung. Il foglietto di carta gli cadde per un attimo, finché non si accovacciò per riprenderlo e metterselo in tasca.

–Nulla. Nessun motivo. Scusa se sono stato insistente. Ci vediamo.– disse poi, oltrepassandolo e scendendo.

Che gli è preso?

–Hey! Devo scendere anch'io, aspetta.– disse Jisung, rincorrendolo.

–Non ho molta voglia di parlare comunque.

Qualcosa era scattato nella sua testa, quando gli aveva fatto quella domanda. Doveva essere stato così. Aveva cambiato repentinamente atteggiamento, quasi come se non si fidasse più del suo stesso modo di comportarsi. Si allontanò da lui in silenzio, camminando verso la sua macchina e lasciandolo solo.

È così difficile per me capirti.

Camminò solo lungo la sua strada. A Jisung non dava mai fastidio non avere compagnia, ma non sapeva come prendere la sua situazione attuale. Non riusciva a fidarsi totalmente di Minho, probabilmente per il modo in cui lo aveva descritto Felix. Nonostante lui stesso volesse capire chi fosse di preciso, che tipo di persona fosse, senza giudicarlo, gli era davvero difficile farlo.

3 am | minsungWhere stories live. Discover now