Di live e vino

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"Tancre perfavore, arripijati che tra due minuti faccio partire la live"
Luca lo sapeva, sapeva che la serata si sarebbe conclusa così: con un Tancredi fin troppo brillo, quasi ubriaco, e una diretta impossibile da annullare, perché proprio non ce la faceva a dire di no ai suoi fan. Se il milanese fosse stato nelle condizioni di formulare un pensiero coerente, gli avrebbe detto che la sua bontà l'avrebbe fottuto prima o poi. Per un millisecondo Aka ringraziò il cameriere che aveva piazzato la bottiglia di vino davanti al suo amico, risparmiandogli una strigliata delle sue, ma questo pensiero venne scacciato velocemente dalla consapevolezza che Tancredi, già imprevedibile normalmente, da ubriaco rappresentasse una vera e propria mina vagante, e, nonostante avesse imparato a gestirlo durante i loro incontri, sempre più frequenti per via di una collaborazione in corso, non poteva illudersi che farlo partecipare alla live fosse del tutto sicuro.

"Akasetteee ma io non devo riprendermi da nulla, sono prontissimo per la live" esclamò esaltato il riccio. Eppure non accennò neppure ad alzarsi dal letto matrimoniale della camera degli ospiti di Villa Cantù Rajnoldi, nè tantomeno a infilarsi la maglia che aveva sfilato nel momento esatto in cui avevano messo piede nella stanza, fin troppo accaldato a causa del vino.

E faceva caldo, molto caldo, ma Luca era convinto che in una stanza condivisa con Tancredi, senza maglia e con le guance arrossate, fosse impossibile non avere caldo. Poi si era bacchettato per averlo pensato. E poi aveva tirato un calcio alle gambe di Tancredi che penzolavano mollemente dal letto, perché se si trovava a fare pensieri del genere era unicamente colpa sua. Tancredi mugolò un verso contrariato che fece alzare gli occhi al cielo al napoletano.
"A vec nir" sbottò Luca, chinandosi per raccogliere la canotta abbandonata sul pavimento, per poi lanciarla al compagno in un tacito invito a rendersi presentabile.

Fosse stato per Tancredi, si sarebbe spogliato ancora di più, altro che rivestirsi, ma lo sguardo severo di Luca non gli aveva lasciato altra scelta.
"Mi dovrò fare una doccia gelata dopo questa live, fa caldissimo qua dentro" sbiascicò incrociando gli occhi dell'altro.

Aka quello sguardo non riusciva proprio a reggerlo. Chiuse gli occhi e inspirò profondamente, nel vano tentativo di scacciare dalla sua mente le immagini di Tancredi sotto la doccia, il corpo sinuoso bagnato dal getto d'acqua, gli occhi socchiusi in un'espressione di pace. Aka si stava odiando così tanto. Era da settimane che andava avanti così. Era da settimane che non riusciva più a vedere Tancredi senza immaginarlo in situazione nelle quali non aveva mai immaginato nessun suo amico. Ma dopotutto, anche quello era stato colpa del milanese.

Aka si aspettava tante cose da Tancredi ubriaco, dopotutto gliene aveva raccontare di storie che lo coinvolgevano in condizioni pessime, ma non si sarebbe mai aspettato che potesse diventare così... affettuoso. Stavano rientrando a casa del milanese, che aveva proposto di ospitare Luca dopo la cena organizzata insieme a Deddy, e il riccio era così brillo da non riuscire neanche a centrare la serratura della porta. Che cercasse il contatto fisico dopo qualche bicchiere di vino l'aveva capito già a tavola quando, per guardare un tweet dal telefono di Luca, aveva posato una mano sulla sua coscia per mantenersi, e, ristabilito l'equilibrio, aveva cominciato ad accarezzarla. Aka era arrossito sotto gli occhi curiosi di Deddy, che dal suo posto non poteva vedere la mano del milanese fin troppo vicina al suo inguine. E la cosa che aveva mandato completamente in tilt il cervello del napoletano era stato il fatto che Tancredi la mano l'avesse lasciata lì, pronta a lasciare qualche carezza veloce, fino a quando non si erano alzati per andare a fumare. E i comportamenti ambigui erano continuati anche in taxi. Durante il tragitto dal ristorante a casa Cantù rajnoldi il riccio aveva abbandonato la testa sulla spalla di Luca, mettendosi a giocare con gli anelli che portava sulle mani smaltate. Aka gliel'aveva lasciato fare. Non voleva ammetterlo ma tutto quel contatto fisico con il riccio lo faceva impazzire. Durante Amici si era reso conto di sentirsi a casa tra le sue braccia e la settimana passata senza di lui si era rivelata più pesante del previsto. Aveva dato la colpa all'ansia per la finale, ma in cuor suo sapeva che l'assenza di Tancredi, in grado di calmarlo e distrarlo, influiva non poco sul suo umore. Così, quando aveva saputo di doversi recare a Milano, non aveva perso tempo ad avvisare l'amico, che gli aveva proposto immediatamente di ospitarlo. Qualche ora dopo avevano saputo da Deddy che anche lui sarebbe stato a Milano. Un'altra cosa che Luca non avrebbe mai voluto ammettere era che una piccola parte di lui non era stata felice di quella notizia, una piccola parte di lui avrebbe voluto avere Tancredi tutto per sè. Aveva seppellito nei meandri della sua mente questa considerazione e risposto all'amico che non vedeva l'ora di vederlo. Così erano finiti a cena in un ristorante appartato, a parlare di sogni e progetti. Così tre ore più tardi Aka si era trovato a dover gestire un Tancredi fin troppo brillo, a seguirlo tra le mura di una casa tanto grande quanto vuota, suo padre e i suoi fratelli via per un fine settimana nella villa fuori città, dove il milanese li avrebbe raggiunti il giorno seguente.
"Tancre, sei abbastanza sobrio da dirmi in che stanza devo dormire? Prima eri così di fretta che mi hai fatto lasciare lo zaino in salotto"
Il riccio cacciò la testa dal frigorifero, da dove stava prendendo una bottiglia d'acqua, nonostante le birre ghiacciate lo stessero tentando, e alzò un angolo delle labbra in un sorrisetto ambiguo.
"Qui ci sono le camere degli ospiti, ma camera mia è molto più accogliente. Sai, ho un lucernario, si vede la luna da lì"
Aka si ritrovò a boccheggiare alle parole del ragazzo di fronte a lui, che in quel momento sembrava fin troppo lucido per la frase appena pronunciata. Poi si convinse che volesse semplicemente fargli vedere la luna, portarlo nel suo mondo, e che non ci fosse nessun intento poco puro alla base di quelle parole.
"Chi tace acconsente Luca. Vieni, ti porto lo zaino di là"
Ancora una volta le sue parole lo riportarono alla realtà, a quella sera milanese che si stava rivelando ben diversa da quello che si aspettava. E poi erano davvero finiti a guardare la luna e parlare di loro, stesi sul letto matrimoniale del quale, vicini com'erano, occupavano appena una piazza.
Poi Tancredi si era reso conto di aver caldo e, con una lentezza disarmante, si era sfilato la maglia sotto i suoi occhi incantati. In controluce, con il chiaro di luna ad illuminarne la figura slanciata, a Luca Tancredi era sembrato un angelo. Poi però il riccio si era voltato verso di lui, cogliendolo con lo sguardo incatenato alla sua figura, e una scintilla aveva attraversato i suoi occhi. Aveva messo su il sorrisetto che spuntava sempre quando si divertiva a stuzzicare il biondo e gli si era avvicinato, ancora in piedi, chinandosi con il busto verso di lui e tenendosi su con le braccia. Aka percepì il fuoco intorno a lui. Non riusciva a staccare gli occhi dai muscoli tesi delle spalle e delle braccia, dai ricci che gli ricadevano sulla fronte e dalle labbra sottili che avevano cominciato ad attirarlo più del dovuto.
"Si vede che sei rosso anche al buio. Cosa c'è Luca, hai caldo anche tu?" aveva sussurrato il riccio a pochi centimetri dal suo viso. Gli erano bastati pochi secondi per passare dal sembrare una creatura angelica ad assumere i comportamenti di un diavolo tentatore. Aka sentì le sue difese crollare del tutto sotto lo sguardo magnetico del ragazzo di fronte a lui. Si costrinse ad allontanarsi con la scusa di dover andare in bagno, consapevole che se fosse rimasto anche solo un secondo di più in quella stanza, in quella situazione, sarebbe finito per buttarsi sulle labbra dell'amico. Quando rientrò in camera lo trovò addormentato, con i ricci sparsi sul cuscino e un'espressione serena, sembrava essere tornato l'angelo di poco prima. Sorrise intenerito e si stese al suo fianco, consapevole che avrebbe passato una notte intera a farsi domande su ciò che era successo quella stessa sera, sulle emozioni provocategli dal ragazzo e su come si sarebbe dovuto comportare il giorno seguente. Come se non l'avesse mandato già abbastanza in confusione, Tancredi, a un passo dal mondo dei sogni, cercò la mano di Luca per intrecciare le loro dita. È quasi superfluo precisare che non si sottrasse a quella stretta. 

Tanc7even - Raccolta OSWhere stories live. Discover now