Fuori di testa

1.6K 55 7
                                    

Tancredi era di pessimo umore, una bomba ad orologeria pronta ad esplodere, e se ne erano accorti tutti. Era di pessimo umore perché Aka era di pessimo umore, e i sentimenti del napoletano inevitabilmente investivano in pieno anche lui. Per tre giorni Luca non aveva fatto altro che lamentarsi e piangere per i guanti di sfida, per le sfide perse e per Martina, e Tancredi era pieno, pieno di essere ignorato quando provava a consolarlo, pieno di doversi sorbire sproloqui infondati sul suo essere un artista fallito e un incapace, pieno di vedere Luca così giù e non riuscire a far nulla per aiutarlo.

Anche quel giorno Aka si era alzato da tavola in silenzio, aveva lavato velocemente il suo piatto per poi rifugiarsi nella camera sua e del riccio, senza degnare i suoi amici di uno sguardo o un saluto. E quella fu la goccia che fece traboccare il vaso.

"Eh no, adesso ha rotto il cazzo" il pensiero sfuggì alle labbra del milanese, che si alzò facendo un cenno di saluto agli amici, per seguire il percorso del biondo.

I ragazzi erano abituati a scene del genere e non vi diedero peso, fino a quando non sentirono la porta della camera sbattere violentemente e la voce di Tancredi, solitamente tranquillo e pacato, pronunciare parole che non si sarebbero mai aspettati da lui.

"Luca hai rotto i coglioni, hai veramente rotto le palle a tutti quanti. Hai intenzione di piangerti addosso per quanto? Se non ti dai una svegliata queste scenate da drama queen in cui ti alzi senza salutare per rinchiuderti in camera, ti ritroverai a farle a casa tua"

In sala relax cadde il silenzio più totale, mentre in camera di Luca e Tancredi l'atmosfera iniziò a farsi di fuoco.

Aka non aveva mai visto il riccio così incazzato, anzi, non aveva mai visto Tancredi incazzato e basta. Si era abituato ad averlo vicino nei momenti no, alle sue carezze, agli abbracci, i baci sulla testa e le parole di conforto, e non si sarebbe mai aspettato di sentirlo usare quel tono con lui.
Quando alzò gli occhi dal cuscino in cui era sprofondato e incrociò il suo sguardo di sfida, una scossa percorse il suo corpo, e come attratto da un magnete si alzò e si avvicinò a lui. Sapeva che il riccio avesse ragione, ma non l'avrebbe ammesso neanche morto.

"Ma che cazzo ne sai tu? Che cazzo ne sai tu di cosa sto passando? Mh? Fammi un fischio quando la tua ragazza ti metterà le corna con un tuo amico, amico che fino a un giorno prima ti prestava pure i pantaloni. Fammi un fischio quando ti ritroverai a perdere ogni cazzo di sfida, criticato da tutti i giudici perché invece di migliorare sei peggiorato. Fammi un fischio quando la tua maestra ti assegnerà guanti di sfida che hai perso in partenza"

Luca rispose a tono, riducendo la distanza tra i loro corpi passo dopo passo, fino a posare una mano sul petto del compagno di stanza, spingendolo all'indietro con un gesto secco.

"È inutile che mi chiedi cosa ne so, perché sai benissimo che così come tu hai i tuoi problemi, anche io ho i miei, a partire da una maestra che di me se ne sbatte altamente il cazzo, quindi davvero smettila con queste argomentazioni penose. Smettila di fare il bambino e impara ad affrontare i problemi Luca. Nessuno ti chiede di essere invincibile nè perfetto, nessuno si aspetta che tu lo sia, quindi risparmiaci tutte queste lacrime e svegliati un po', che fare la parte della principessa maltrattata da tutti non ti servirà a nulla."

Le parole di Tancredi erano volutamente taglienti, un tentativo di sfogare il suo malumore cercando di dare una svegliata anche al suo amico. Ma quando si ritrovò sbattuto contro la porta della camera, con il viso di Luca a un centimetro dal suo, si accorse di aver svegliato anche qualcos'altro.

Il rumore sordo dell'impatto tra la schiena del cantante e la porta fece sussultare nuovamente gli altri ragazzi, che cominciarono a scambiarsi sguardi preoccupati. Gli unici tranquilli erano Sangio e Deddy, che da qualche settimana covavano sospetti sulle dinamiche tra i due amici. Avevano cominciato a notare qualche carezza  di troppo, le ore passate da soli, gli sguardi d'intesa, i letti talvolta attaccati perché "Tancredi spesso ha incubi bruttissimi, così mi metto vicino a lui per tranquillizzarlo" spiegava tranquillamente Aka. E così si erano messi a fare gli investigatori, e avevano capito che la palesissima attrazione tra i due fosse palese per loro due, ma non per i diretti interessanti, che sembravano non rendersi conto veramente di nulla.

Tanc7even - Raccolta OSWhere stories live. Discover now