Una fiammella ostinata al vento

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Solo Gash poteva essere in grado di trasformare qualcosa come un giro in moto al tramonto avvinghiato a Monn in un'esperienza angosciante.

«Entriamo?» gli chiese il suo autista, appena fermata la moto davanti all'edificio in corrispondenza delle coordinate dello scambio.

«Abbiamo altra scelta?» chiese, più a se stesso che all'altro. Controllò il cellulare un'ultima volta, leggendo gli ultimi messaggi di Rix e Cam, il primo raccontava di come avesse convinto Melvyn ad accompagnarlo, inventandosi che si trattasse di "un ritrovo di giocatori di Dungeons and Dragons che avevano preso le cose troppo sul serio", mentre la seconda lo informava del suo imminente arrivo.

«Fai strada» si riprese il casco Monn, avviandosi invece per primo verso la struttura. Dall'esterno sembrava una normale casa dell'aria residenziale del quartiere di Romford. Forse solo più isolata dal resto. L'intonaco esterno stava assumendo tonalità violacee, a causa delle ultime luci del giorno, e gli scuri delle finestre erano tutti chiusi, completando l'atmosfera di casa vuota. I brividi della sua schiena non sembravano essere d'accordo con l'ultima affermazione.

«Aspetta, prima che... Ci addentriamo, forse è meglio che tu sappia una cosa» lo fermò. Stava rischiando la sua vita per loro, l'onestà era il minimo. Monn lo guardò confuso, ma non fece un altro passo verso la casa. «La profezia che vogliono, non la conosco. Nel senso, la conoscevo, ma...».

«Ma al momento non la ricordi» concluse per lui la sua guardia del corpo, inspirando rumorosamente dal naso. Sporse le labbra, per poi domandare: «Posso sperare in un piccolo piano alternativo per riprenderci Gash?».

Frode si passò una mano sul collo a disagio. Come se non fosse sufficiente il dover affrontare qualcuno in grado di controllare i propri avversari, stava andando incontro a eventi a lui completamente nuovi e sconosciuti. Si sentiva sprovvisto di punti di riferimento, alla stregua di un esploratore equipaggiato di una Tabula Rogeriana. I confini e gli spazi vagamente familiari e riconoscibili, ma non abbastanza da aiutarlo a direzionarsi.

Da una parte l'arrivo dell'irlandese era una fonte di preoccupazione non secondaria, come fenomeno a sé stante, ma il motivo della sua insonnia, della sua nuova e ancor peggiore insonnia, consisteva nel non essere in grado di ritrovarsi. Aveva speso giorni e notti cercando di trovare qualcosa nelle sue memorie scritte, non fidandosi dell'accuratezza dei suoi ricordi, eppure in nessuno di essi il copione sembrava mutare. Il conto alla rovescia era iniziato, non era solo una sua paranoia, eppure, forse per la prima volta, la storia aveva preso una piega diversa.

I maghi di sangue erano una minaccia infida, un avversario silenzioso e pericoloso. La loro abilità di manipolare a loro piacimento le abilità di chiunque possedesse la magia e la loro resistenza fisica sovrumana, gli avevano permesso in passato di mantenere il loro mondo in una pace cristallizzata, punendo chiunque osasse smuovere quel precario equilibrio. In cima al castello di carte si trovava la sacerdotessa, il cui solo nome era in grado di placare e intimidire il più violento dei ribelli.

Solo l'avverarsi di una profezia, opera del lavoro combinato di immortali e alcuni maghi di sangue stessi, aveva permesso la fine del suo controllo, eliminandola e portando con sé l'inizio di una guerra intestina per il comando, permettendo al resto del mondo di alzare finalmente la testa.

«Tu sei nato per assicurare una successione a un regno, io per uccidere qualcuno e trasformare l'ordine in caos».

E ora, in netta inferiorità numerica e senza Lante, Frode avrebbe dovuto affrontarli. Poteva solo sperare in Rix. Non che avrebbe potuto realmente aiutarli, fisicamente parlando, tuttavia la sua abilità nel trovare vie d'uscita da situazioni impossibili era seconda solo a quella del loro zio paterno, conosciuto alle feste per raccontare sempre il solito aneddoto di come fosse riuscito a negoziare la sua libertà, dopo essere stato catturato da un gruppo di terroristi. La loro identità ancora ignota, la sua famiglia non era conosciuta per avere delle storie complete o con un finale. La sua situazione corrente ne era la prova, dopotutto.

Anathema Urobori - Naufraghi del destinoWhere stories live. Discover now