Apro la porta del suo appartamento a rilento, la convinzione di prima nel voler andare a casa sembra svanita nel nulla ma so che lo devo fare per entrambi.
"Allora ciao" dico accennando un sorriso. Charles mi fa un cenno con la mano, non nascondendo la delusione per aver ricevuto un no da parte mia e mi chiudo la porta alle spalle, sospirando.
"Sophie!" Charles riapre la porta richiamandomi
"Si?"
"Mattia aspetta la tua chiamata"
"Non riesco Charles!" Sbotto
"Non buttare via gli anni di sacrifici per un coglione" ribatte indicandosi "ricordati che se non combatti per ciò che vuoi davvero finirai per ritrovarti senza nulla!" Sgrano gli occhi scioccata, è la frase che ha detto l'uomo con la canna da pesca. Charles mi guarda stranito dalla mia reazione ma non ho voglia di spiegare.
"Ci penserò" dico, e lui annuisce
"Ci vediamo presto"
Esco dal palazzo appoggiandomi la mano sul petto, sentendo il cuore a mille. Posso odiarlo, può avermi fatto male, posso non vederlo per tre mesi, ma le sensazioni che mi provoca sono le stesse.

 Posso odiarlo, può avermi fatto male, posso non vederlo per tre mesi, ma le sensazioni che mi provoca sono le stesse

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Dopo un estenuante viaggio in treno suono il campanello della villa di Sebastian in Svizzera. Da quando sono stata qui qualche mese fa, da quando è iniziato il mio inferno, non ho mai scordato la pace che si respira in questo luogo.
"Chi è?" la voce di Hanna risuona dal citofono
"Sono Sophie"
Sento il rumore del cancello che si sblocca, così lo apro e mi avvio sul vialetto di ciottoli. Appena arrivo davanti al portone di entrata trovo Hanna e Seb a braccia spalancate che mi aspettano e ne approfitto subito per godermi il loro abbraccio, notando subito qualcosa di strano
"Hanna! Non sapevo nulla!" Le dico toccandole la pancia arrotondata. La vedo scambiarsi un occhiata con Seb.
"Ho provato a chiamarti..." poi si interrompe, forse per paura di ferirmi
"Ma io sono stata una stronza, hai tutte le ragioni per pensarlo e per dirlo!" Continuo al posto suo
"Entriamo dai" ci interrompe Seb.
Seduti nel salone abbiamo tutto il tempo per parlare, e stranamente non mi pesa e nemmeno mi imbarazza parlare delle mie scorribande degli ultimi mesi, sarà che i coniugi Vettel sono sempre comprensivi con me o che, nonostante la poca differenza di età, mi danno consigli da genitori.

Passiamo la giornata nella fattoria di famiglia, dove passo il tempo a giocare con le bimbe: le porto a dare da mangiare ai cavalli, poi a giocare con i gattini e infine a vedere i coniglietti nati da poco, sotto lo sguardo attendo del loro papà, dando così un po' di respiro ad Hanna, che deve badare anche alla creaturina che cresce dentro di lei.
Alla sera le bambine, stanche dalla giornata, crollano nella loro stanza in pochi minuti e qualche istante dopo Hanna va a riposare, forse lasciando di proposito me e Seb da soli.
"Allora" esordisce lui
"Allora" continuo
"Seb, io mi voglio scusare con te... non meritavi il trattamento che ti ho riservato e mi vergogno di tutto questo. Me ne vergogno perchè nonostante tutto oggi mi avete accolta come se non fosse successo nulla e...e..."
"E niente Sophie, tu sei sempre parte di noi, anche quando non lo vuoi. Anche quando senti la necessità di stare da sola. Io non ti ho mai abbandonata in questi mesi, anche se lontano io ci sono stato. È vero, ho sofferto ma sei la mia migliore amica e lo sarai sempre!"
Mi alzo dal mio posto per andare a abbracciarlo, non riesco a fermare le lacrime e non voglio farlo.
"Ti voglio bene Seb, e mi sei mancato" dico con la voce rotta, guadagnandomi una carezza sulla testa.

"Allora hai richiamato Mattia?" Chiede giustamente il tedesco
"No.. non so cosa fare" ammetto
"Io non voglio costringerti a fare cose che non vuoi Sophie. Ma hai faticato come tutti noi, o anche di più, per arrivare dove sei. Non sprecarlo per delle persone che non lo meritano." Dice sicuro. Annuisco e rimango nella mia bolla di meditazione per un po'.
"Ah, a proposito, Charles qualche parolaccia e qualche spinta se l'è presa da parte mia" ammette grattandosi la testa facendomi ridere.
"Non mi ha detto nulla" Seb mi guarda stupito.
"Si beh, noi ci siamo visti ieri"
Gli racconto cos'è successo il giorno precedente, prima di augurarci la buonanotte.

"Si beh, noi ci siamo visti ieri" Gli racconto cos'è successo il giorno precedente, prima di augurarci la buonanotte

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Apro gli occhi controllando l'ora sull'iphone. Sono solo le 7 ma probabilmente sono stata svegliata dai rumori che sento anche in questo momento provenire dalla cucina.
Mi alzo, mi cambio e dopo aver sistemato la stanza vado proprio verso la cucina, dove trovo Hanna intenta a preparare la colazione.
"Sophie scusami ti ho svegliata!" Dice notandomi sullo stipite della porta.
"No tranquilla, tanto ho il treno presto"
"Parti di già?"
Annuisco, prima di aiutarla ad apparecchiare. Ci lasciamo andare a qualche chiacchiera, mentre aspettiamo che si alzino tutti gli altri. Le chiedo della gravidanza e di come procede, quando l'ha saputo e le solite domande di rito.
"Seb vorrebbe ovviamente un bambino" conclude
"Eh certo, altrimenti chi porta sui kart" proseguo io, facendola ridere.

Concludiamo la colazione insieme, per poi avviarmi verso la stazione accompagnata da Seb.
Mi lascia con un abbraccio e un "ci vediamo presto". Lo stringo forte poi salgo sul treno.
Prendo posto vicino al finestrino e cerco in un rubrica un numero di telefono, prima di avviare la chiamata.
"Pronto, hai buone notizie?" risponde squillante la voce dall'altra parte dell'iphone
"Ciao Mattia..."

...

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