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"Sis, ho il telefono scarico, credo si stia per spegnere, ti richiamo dopo okay?" chiudo corto.

"Okay, di a mamma di richiamarmi, perché non mi risponde". "Si, appena scendo al piano di sotto glielo dico. A dopo." riattacco senza aspettare una sua risposta. Rimango impietrita con l'IPhone in mano, alla fine apro la chat. Cazzo è online.

Il tuo sorriso mi ha sempre lasciato senza parole.

Richiudo la chat, e scaravento il telefono sul letto. No, non risponderò. E poi dopo un anno di silenzi come osa quale scrivermi queste dolci ma tanto fastidiose parole. No Eva, non ci ricascherai. Affondo con la testa nel cuscino.

E' stato la mia ossessione fin da quando avevo 14 anni. Durante il viaggio diretta al grande concerto del primo Maggio a Roma, prese la decisione di occupare il posto che la mia, ai tempi, migliore amica Serena aveva pensato bene di lasciare vuoto per strusciarsi addosso a una patetica conquista della giornata. Si è seduto senza chiedere il permesso, ha preso, anche lì senza consenso una delle mie cuffie, e senza parlare siamo stati ad ascoltare la mia playlist. Ricordo ancora come se fosse oggi, Tra nuvole e lenzuola dei Negroamaro. E così con la stessa prepotenza con la quale si è preso il posto accanto al mio, le cuffie e metà del mio ossigeno si è impossessato anche del mio primo bacio, lì in quell'autobus che desideravo non arrivasse mai. Non riuscirò mai a dimenticare quanto ero entusiasta. Manuel, lo spaccone dell'ultimo anno, il ragazzo dagli occhi azzurri come il cielo, quelle che tutte definivano uno stronzo ma che al contempo tutte desideravano. Ciò che ne è seguito è stato un susseguirsi di casini. Lui era già fidanzato ma lo ignoravo, per vari mesi ha giocato con entrambe, fino a quando una delle due, ovviamente non io, ha scoperto tutto. Inutile raccontare l'epilogo. È rimasto con lei fino a quando non ha preparato le valigie per andare a seguire il praticantato di Geometra a Milano e nel frattempo non ha mai perso occasione per rivedermi ancora. Nella mia ingenuità e nel mio sentimento totalizzante che ho provato per quel ragazzo così odioso e prepotente ho preso la terribile decisione di rivederlo prima della partenza. In quell'occasione sono scappata da casa nel bel mezzo della notte e ci siamo baciati per ore e ore su un'altalena. Ha avuto sempre una certa accortezza nei miei confronti, mi baciava come se fossi una cosa preziosa per lui, una cosa da non profanare, mai un atteggiamento volgare, sempre e solo baci delicati e carichi di passione e protezione. È partito per Milano, ci siamo sentiti un paio di volte, poi è scomparso e io con lui.

Non posso pensare che mi abbia ricercata così senza rifletterci, come ha potuto non farsi scrupoli? Dopotutto è un anno che è sparito. Non posso pensare soprattutto alla mia reazione, non posso pensare che un suo messaggio mi fa sussultare in una tale maniera, non dopo l'anno di buio nel quale mi sono rinchiusa con i miei libri.

Il telefono vibra ancora.

Dopo un anno di silenzi non so perché ti ho scritto di getto, ma cavolo Eva sei bella da togliere il fiato, e solo ora mi rendo conto che non te l'ho mai detto.

Si stronzo, non me l'hai mai detto. Ti sei limitato soltanto a dire che ero Tua, perché l'unica cosa che hai mai voluto, era sapere che ai miei occhi esistevi solo tu, mentre il tuo fidanzamento con quella stronza che incontro ogni giorno nei corridoi del Liceo proseguiva a gonfie vele. So che anche con lei non è durata molto la storia a distanza, ma questo non è un buon motivo per buttare giù le barriere che ho alzato in quest'anno.

Sento una voce dalle scale.

"Eva è pronta la cena, staccati da quelle serie o diventerai scema prima o poi". Mia madre non si smentirà mai. Spengo il telefono e scendo al piano di sotto, si sente odore di arrosto per tutta la casa.

Voglio che questa giornata finisca presto.

EvaWhere stories live. Discover now