L'aveva provata anche lei, forse anche superiore a quella. Si sentiva scoppiare dentro e tutto quello che desiderava era solamente liberarsi di quell'enorme peso scaricandolo sulle persone che gliel'avevano provocato. Forse era proprio per quello che dopo anni e anni, una parte di lei si sentiva ancora intrappolata in quel vortice. Lei conosceva quel sentimento, poteva affermare che era quello che conosceva meglio e non se ne vergognava di certo, non dopo quello che le era stato fatto.

Quel dolore, quella collera tramutata in rabbia e vendetta non era semplice invidia, si trattava di qualcosa di molto più grande, molto più pericoloso.

«Se salviamo James, affondiamo Gideon e Nicholas...» parlò Dimitri con un groppo in gola.

«E se invece salviamo Nicholas e Gideon, James potrebbe... mio dio» le lacrime rigarono nuovamente le guance di Lisa che cercava inutilmente di spostare le ciocche bionde ormai umide dietro le orecchie.

«Il tizio della lettera ha detto che è sicuro che tu capirai dove si trova, idee?» Jannis cercò di riordinare tutte le informazioni che si erano accumulate nella sua mente prendendo un pezzo di carta e una matita e cominciando a scriverle.

Aria scosse la testa non avendo la benché minima idea di dove un pazzo squilibrato potesse tenere in ostaggio un bambino di sei anni, ma nel momento in cui il cugino scarabocchiò il logo della Lawrence Company, scattò in piedi.

«Cos'hai detto prima?» si rivolse a Dimitri parlando velocemente.

«Quando?»

«Prima che leggessimo la lettera»

L'uomo fece mente locale «Che chi ha rapito James avesse un complice dall'esterno»

«Oppure non c'era nessun complice dall'esterno» disse sicura di sé.

Tutti la guardarono straniti, era piuttosto improbabile, come poteva essere rapita una persona senza che però nessun invitato mancasse all'appello? Ci doveva essere per forza qualcuno che lo aiutasse da fuori.

«Pensateci, ogni ingresso era ben sorvegliato»

«Vero» le diede ragione Paul.

«Non avrebbero mai potuto portarlo fuori» alzò la voce arrivando al nocciolo della questione «Ciò significa che James è dentro l'azienda»

«Potrebbe essere così» Jannis appuntò tutto sul suo taccuino «E adesso come facciamo a riprendere James senza incriminare Nicholas e Gideon?»

Aria non attese un secondo in più, girò i tacchi e si allontanò velocemente dal giardino, entrando in casa e salendo al piano di sopra.

«Che stai facendo?» le urlò dietro la sua migliore amica.

Si guardarono per un paio di minuti tra loro, confusi e turbati, fino a quando Aria non ricomparve.

«Aria, allora?» continuarono a domandarle, invano.

Lei aprì la porta ed andò via, lasciandosi tutto il resto dietro.

«Che cazzo ha intenzione di fare?» urlò Dimitri correndo a sua volta dentro casa, seguito da tutta la famiglia Lawrence.




🌬






Fu in quel momento che Aria rimpianse di non aver dato retta a Lisa e Paul sulla questione di posticipare la presentazione dell'automobile. Non perché i fratelli si trovassero dietro le sbarre, né tantomeno perché Nicholas in quel modo si fosse perso l'entrata in società della sua ultima creazione.

Parcheggiò totalmente a caso l'auto accanto al grande cancello nero e scese velocemente recandosi con passo spedito verso l'entrata dell'azienda. La porta scorrevole era inspiegabilmente già aperta come se qualcuno la stesse aspettando.

Si guardò prima un po' intorno, ma il buio della sera non rendeva nulla ben chiaro.

Appena varcò l'ingresso sentì un rumore di passi andarle incontro «James?»

«Miss FBI che credevi di fare?» le urlò contro Dimitri puntandole una torcia negli occhi «Bel piano suicida!»

«Continui ad avere un tempismo di merda, lo sai?»

«Il mio tempismo è stato più che perfetto stavolta» si incamminarono uno al fianco dell'altro verso il corridoio principale «Qual è il tuo fantastico piano?»

«Che piano?» corrucciò la fronte.

Dimitri strabuzzò gli occhi a quelle parole «Non hai un piano?»

«Preferisco l'arte dell'improvvisazione»

«Cioè tu sei corsa qui senza avere la benché minima idea di cosa fare?» cercò di farle comprendere che pazzia avesse appena compiuto.

«James!» cominciò ad urlare il nome del bambino, ignorandolo del tutto.

«Che cazzo fai?» le tappò la bocca all'istante.

«Mi assicuro che il bambino pazzo sia vivo!» lo colpì con la punta del tacco al piede, facendolo emettere un leggero lamento che però non servì ad allentare la presa sulla sua bocca.

«Ma sei impazzita?» ritrasse la mano alla velocità della luce dopo essere stato morso.

Ma lei continuò comunque ad ignorarlo, ricominciando a correre verso l'altro lato del corridoio «James!»

«Qui non c'è... vediamo di sopra» si avviò correndo verso le scale, ma non sentendo i passi di Aria dietro di sé si voltò nella sua direzione «Ti vuoi muovere? Credevi di essere in un film di James Bond dove combattono con il tacco dodici?» la prese in giro andandole incontro «E poi che sei salita a fare sopra se neanche te le sei cambiata le scarpe?»

Aria scosse la testa «Le scarpe? No! Ero andata a prendere una pistola»

Dimitri si fermò di scatto «Hai una pistola?»

«Certo che ho una pistola»

«Hai una pistola?» ripeté incredulo, non sapendo se esserne sollevato o impaurito.

«No che non ho una pistola deficiente!» si incamminò alla sua destra una volta giunta al secondo piano «James!»

Un leggero mormorio si udì verso la fine del corridoio e i due si precipitarono insieme verso quella direzione, aprendo porta per porta fino ad arrivare a quella dell'ufficio di Nicholas.

«Aria» sussurrò tra i mille singhiozzi il bambino.

«Hai visto che il mio piano ha
funzionato?» si voltò prima verso Dimitri, il quale scosse la testa non del tutto concorde con quello che lei definiva piano, per poi avvicinarsi alla poltrona in cui era legato James e slegare le corde che gli stringevano i polsi e le caviglie.

«Stai bene?» gli chiese subito dopo, abbassandosi alla sua altezza.

Il bambino non aprì bocca, preferendo buttarsi completamente tra le braccia della zia. Aveva bisogno di essere stretto, di sentire vicinanza e amore, ma soprattutto di sentirsi sussurrare all'orecchio che fosse tutto finito.

E fu esattamente ciò che fece Aria. Non si staccò, come suo solito, da quell'abbraccio ma lo tenne stretto a sé per paura che qualcun altro potesse portarglielo via di nuovo.

«Va tutto bene, bambino pazzo» gli sussurrò all'orecchio, facendo nascere sul viso di James un piccolo sorriso per il soprannome con cui era ormai abitudine rivolgersi a lui «È tutto finito»

«Torniamo a casa adesso zia Aria?» domandò una volta che il battito del cuore si fosse regolarizzato.

Aria annuì con decisione, rialzandosi in piedi e tendendogli la mano, che lui non esitò ad afferrare.

AriaWhere stories live. Discover now