Capitolo 6 - Un pacco "speciale"

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Iniziò a piovere e nella villa dei Monstar si sentivano le urla di una donna. Stavo sdraiata sul letto e urlavo come una disperata e ansimavo tantissimo, mentre Bupkus e gli altri aspettavano fuori dalla stanza. La cameriera, mi metteva sulla fronte un panno bagnato, mentre il dottore mi diceva di spingere ancora. Stavo quasi per piangere. 

"AHHHHHH!!" urlai di colpo, poi, il medico disse felicemente: "Signora, è stata bravissima. E' un maschietto", poi, la cameriera prese tra le braccia il bambino e lo lavò nella piccola bacinella. Quando alzai il capo dal cuscino, dissi a bassa voce: "Un maschietto? Mio marito sarà al settimo cielo". Il pianto del neonato si sentì nel corridoio. I Monstar udirono il pianto ed entrarono in fila indiana. Bupkus corse verso di me e mi prese la mano, poi, voltandosi verso la cameriera, vide il neonato che si dimenava nell'asciugamano.

"Tesoro, come lo chiameremo?" domandò Bupkus. Mentre guardavo mio marito che baciava la fronte del bambino, piansi dalla gioia. "Io lo chiamerei Marcus" disse Nawt, prendendo tra le braccia il piccolo. Bang ribattè: "Macchè Marcus. Chiamiamolo Caesar". Brutus disse sarcasticamente: Eh si, poi? Caio? Nerone?" Blanko si avvicinò verso il letto e mi abbracciò, poi, disse dolcemente: "Se posso, io lo chiamerei Thanatos".

"THANATOS?! Che razza di nome è?" domandò Pound, alzandosi dalla poltroncina che stava vicino al letto. Riflettei per qualche secondo sul nome, poi, decisa, risposi a tutti: "So come chiameremo nostro figlio. Thanatos" e presi tra le braccia il piccolo. Lo guardai dritto negli occhi. La sua pelle violacea e il suo ciuffo ricordavano Bupkus. "Ey, fratello. Abbiamo trovato un mini te" disse scherzosamente Brutus, dando a Bupkus una pacca sulla spalla. Bang aveva i lacrimoni. "Bang, che ti prende? Sei triste?" domandò Blanko, vedendo che il Monstar verde si asciugava il viso. 

"Ma va. Non sto piangendo. Sono contento: siamo zii adesso!!" disse Bang, poi, si sedette vicino a me e diede un bacio al piccolo. "E meglio se li lasciamo soli. Andiamo" disse il medico, e uno ad uno i Monstar e la cameriera uscirono dalla stanza, lasciando me, Bupkus e il bambino da soli. "Siamo diventati genitori. Non sei contento?" domandai a mio marito. Lui, prese tra le mani il piccolo e lo appoggiò sul suo petto, poi, mi baciò sulla fronte. "Sono felicissimo. Il nostro bambino crescerà forte come il suo papà, ma con l'intelligenza di sua madre" disse Bupkus sorridendo.

Quando il medico uscì dalla villa, la cameriera venne nella camera da letto e volle controllare se il bambino stesse bene. Come aprì la porta, rimase immobile e sorrise: ci eravamo addormentati. Il neonato dormiva tra me e Bupkus, per essere precisi, all'altezza del mio seno e del petto di Bupkus. La mattina seguente, chiamai il commissario e gli diedi la buona notizia. "Congratulazioni, Beatrice. Quando torni in ufficio, porta anche il piccolo. Molti colleghi vorrebbero vederlo" disse entusiasta il commissario.

"La ringrazio, capo. per adesso, vorrei stare ancora tre o quattro giorni a casa, poi, vengo in ufficio e ve lo presento" dissi allegramente al commissario. Mentre parlavo con il capo, vedevo Bupkus che faceva le pernacchie sul pancino del neonato. Era una scena commovente. Poi, verso le 11 del mattino, uscimmo di casa e ci dirigemmo in ospedale. Quando giungemmo sul posto, il medico prese tra le mani il piccolo e lo appoggiò delicatamente sopra una bilancia. Il piccolo pesava ben 4 kili e 50 grammi. Il medico rimase a bocca aperta.

"Per il peso, non si preoccupi. Io pesavo 6 kili e 80 grammi" disse Bupkus, guardando dritto negli occhi l'uomo. Poi, il medico misurò il piccolino: era lungo 80 centimetri. L'infermiera rimase a bocca aperta: il medico lasciò cadere a terra il metro e si appoggiò al tavolino. Bupkus ridacchiava come un matto, mentre io cercavo di tranquillizzare il poveretto. "Bupkus, smettila di ridere e aiutami" dissi a mio marito, e gli diedi un pugno sulla spalla. Il Monstar viola obbedì e prese dal distributore d'acqua un bicchiere e lo porse al medico. L'uomo bevve il contenuto e gettò nella spazzatura il bicchiere, poi, ci accompagnò alla porta del suo studio e ci salutò.

Quando ritornammo a casa, appoggiai il piccolo Thanatos sul lettone e gli cambiai il pannolino, poi, presi il borotalco e glielo passai sul sederino e misi il pannolino pulito. Bupkus controllò nella buca delle lettere se era arrivato qualcosa, ma niente. Era vuota. "Cavoli, poi dovremo comprare la culla e tutto il resto per il bambino" disse mio marito, mentre s'incamminava verso la cucina e prendeva dalla credenza una tazza. "Faccio il caffè, ne vuoi un pò anche tu?" domandò il Monstar viola, porgendomi una tazza. Dissi a mio marito no grazie, e lui rimise la tazza dentro la credenza, poi, si sedette sul divanetto e bevve il suo caffè.  

"Beatrice Holmes e il caso Lupin III"Onde histórias criam vida. Descubra agora