capitolo 14

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bho, a volte mi chiedevo se ci tenessi a me...

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VALENTINA'S POV

I giorni si susseguivano con una lentezza sconcertante, il pomeriggio pareva una meta irraggiungibile, eppure ci arrivavamo ogni giorno.

Lui riusciva a non farmi pesare quell'infinita monotonia, camminavamo tra i corridoi deserti di Hogwarts, freddi e bui. Se non l'avessi avuto al mio fianco, probabilmente mi avrebbero intimorito.

Quella sera saremmo andati a Hogsmade, una piccola città lì vicino. Non l'avevo mai visitata, la scuola aveva organizzato una gita, ma quel giorno ero stata poco bene e l'avevo saltata.
Le mie compagne di stanza erano tornate entusiaste, raccontandomi nei dettagli quel luogo fantastico.
Le ascoltavo interessata, ma dentro morivo.
Quella sera, finalmente, l'avrei vista.

Mi sono preparata con calma, avevo preso appuntamento con Mattheo per le sei ed erano solamente le due del pomeriggio.
Dopo aver lavato i capelli e averli profumati mi sono vestita.
Ho mandato un'occhiata all'angolo più buio della camera: era ancora lì, impacchettato e integro, il regalo di Oliver.
Non avevo il coraggio di aprirlo, il solo pensiero mi metteva di cattivo umore.

Ho fatto partire una canzone leggera dal mio vecchio stereo.
Sdraiandomi sul letto e chiudendo gli occhi, ho pensato a tante cose, era uno dei miei tanti metodi per far passare il tempo.

Penso di essermi addormentata perché, quando li ho riaperti, l'orologio segnava le cinque e quarantacinque.
Lo stereo si era fermato, concludendo la cassetta che ci avevo inserito precedentemente.
Mi sono rinfrescata il viso facendo attenzione a rovinarmi il trucco.
Infine, con una tranquillità inquietante, mi sono incamminata verso la sua camera.

Ci siamo diretti a Hogsmeade, la città che era sulla bocca di tutti.

"Seguimi" mi disse mattheo sicuro, iniziando a camminare.
"dove andiamo?"
"seguimi"

Non ho continuato la conversazione, probabilmente gli erano partiti i cinque minuti di asocialismo.
E' entrato in un grande negozio, avvicinandosi al negoziante e sussurrandogli qualcosa che non sono riuscita a comprendere.
Lui gli ha dato un piccolo sacchetto che mise velocemente in tasca.

"andiamo MIkaleson" mi disse qualche istante dopo, uscendo dal locale.

Ho preferito non affrontare l'argomento, era la sua vita, non la mia.

La serata è passata tranquilla, dopo quei minuti di 'tensione' era tornato tranquillo, spensierato e 'normale'.
Ho provato la mia prima burrobirra e mi è piaciuta parecchio, stare con lui era davvero magnifico.

"torniamo?" mi disse sbadigliando.
"sei stanco piccolo riddle?"
"si"

Il castello di Hogwarts era spento, i corridoi, le aule e le stanze erano silenziose e deserte.
Ma io avevo lui, non temevo nulla.

Dopodiché mi ha portata in camera sua, che ormai conoscevo bene dato che passavo lì la maggior parte del mio tempo.

Mi sono cambiata indossando un pigiama comodo e prendendo posto sulla mia parte di letto.

Ormai era un'abitudine la nostra: notte insieme, la mattina la passavamo a fare i compiti o a chiacchierare, tutto si ripeteva ciclicamente.

Si sdraiò di fianco a me affondando il viso sul cuscino, era stremato.

Gli ho passato le dita tra quei ricci perfetti, massaggiandogli il capo dolcemente.

Non c'era bisogno di parlare, con lui era tutto diverso, riuscivamo a trasmetterci emozioni soltanto guardandoci.

Mi ha guardata con quegli occhi che non potrò mai dimenticare, cadendo in un sonno profondo.

Quelle due settimane sono passate tranquille, mi trovavo davvero bene con lui e la cosa era reciproca.
Ma poi arrivò quel giorno.
Il rientro delle vacanze.
Il rientro di Oliver.

Vidi dalle finestre che una folla di studenti percorreva l'entrata del castello.
Ho deciso di raggiungerli, volevo raccontare tutto alle mie amiche e chiuderla lì con il capitano dei grifondoro.
Ma appena ho messo piede fuori dalla scuola, la paura e l'indecisione hanno preso il sopravvento.

Ci avevo ragionato così tanto, ma la pratica è sempre diversa dalla teoria.

portami in paradiso | Matteo RiddleWhere stories live. Discover now