Her Stray

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Aaron's P.O.V.

Gli avevano trovato il posto nell'ospedale di ricovero per la salute mentale a Portland, a non molti chilometri di distanza dalla città in cui viveva.

Il primo giorno l'ha passato interamente chiuso in camera sotto l'effetto di ansiolitici e antidepressivi, non voleva saperne di uscire ed era decisamente troppo stordito per fare qualsiasi cosa.
Il secondo giorno è uscito solo per mangiare e ha ricevuto occhiate curiose da svariate persone attorno a lui... Tipico. I soliti stupidi pregiudizi, iniziava davvero ad essere stanco di tutto ciò. Insomma, cazzo avevano da guardare?!

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Il terzo giorno, quello attuale, ha deciso di fare un giro nel salone, tanto per fare due passi. Il cibo faceva davvero schifo, soprattutto per lui che era abituato a cibi cucinati da chef personali e da ristoranti stellati. Gli faceva rimpiangere la cucina della scuola anni e anni prima... Disgustoso.

Si è guardato attorno, i suoi occhi rossi che scannerizzavano la stanza e le persone che ci risiedevano... Aveva notato un ragazzo, probabilmente sui sedici o diciassette anni, che lo fissava. Aveva gli occhi blu, capelli neri corti, pelle olivastra, e indossava una felpa della Monster nera con il logo verde e dei jeans scuri con degli strappi sulle ginocchia. Di fronte a lui c'era una ragazza con i capelli a caschetto di un rosa sbiadito, bianca come un cadavere, occhi verde scuro, con addosso un maglione a dolcevita color crema e dei pantaloni della tuta grigio scuro. Che tipi curiosi...

Appena i due ragazzi hanno incrociato lo sguardo con Aaron, il ragazzino lo ha salutato con la mano e gli ha fatto cenno di avvicinarsi.
Aaron ha inclinato la testa di lato in confusione prima di avvinarsi, seppur rimanendo sulla difensiva.
"Ciao, nuovo arrivato" ha sorriso il giovane dai capelli neri. Aveva una voce abbastanza gracchiante, era fastidiosa da sentire.
"Sono qui da tre giorni." Ha corretto sulla difensiva l'albino con un'occhiataccia.
"Io da una settimana, ho ancora diversi giorni di reclusione" ha riso scherzosamente il ragazzino indispettendo Aaron. Già iniziava a non sopportarlo, era tentato dall'idea di picchiarlo.
"E quindi?" Ha ringhiato il ragazzo dagli occhi rossi squadrandolo. Era magro, molto magro, aveva le guance scavate e marcate occhiaie sotto agli occhi.
"Sei molto riservato, vero?" Si è intromessa la ragazza facendogli gli occhi da cerbiatta. Lei era alquanto trasandata, capelli sporchi e arruffati, pelle pallida, occhiaie (anche lei le aveva molto marcate) e mani sporche di inchiostro.
"Non mi piace avere a che fare con le persone" ha risposto Aaron con una mezza verità, alzando le spalle per rafforzare il concetto espresso dal suo tono gelido. Verità era che non era assolutamente dell'umore adatto per avere a che fare con le persone.
"Perché sei qui? Hai fatto del male a qualcuno?" Ha domandato la ragazza cercando di farlo aprire... Oh, no, col cazzo le avrebbe permesso di sapere gli affari suoi.
"No, non mi pare il tipo. Penso più che altro abbia fatto del male a sé stesso" ha notato il ragazzino spostando gli occhi chiari su quelli di lui. "Tiene le felpe pesanti e oversize con le maniche che coprono anche parzialmente la mano, è tipico di un autolesionista qui dentro" ha notato il giovane dai capelli neri. "Oppure sta cercando di nascondere il suo fisico. Quale dei due, nuovo arrivato?" Ha domandato infine il tipo allungando una mano a sfiorargli la sua, gesto a cui Aaron ha reagito spostandosi di scatto.
"Punto uno, non toccarmi. Punto due, non sono affari tuoi." Ha ringhiato l'albino con voce severa.
"Mi dispiace... Volevo solo conoscerti meglio" ha ammesso il ragazzino con aria dispiaciuta e con insicurezza. Aveva le braccia che tremavano, pareva seriamente agitato da quel tono.
"Dio, Ace..." Ha mormorato la ragazza prendendogli una mano e stringendogliela come faceva (t/n) con lui quando era nervoso o triste... "Ace, calmati. Va tutto bene... Ignoralo" ha sussurrato la tipa massaggiandogli le nocche. "Certo che sei veramente stronzo" ha detto poi con tono infastidito, rivolgendosi ad Aaron. Lui era concentrato sulla mano della trasandata che stringeva quella del ragazzino e ha avuto un flash della ragazza che amava mentre gli stringeva una mano al ristorante dopo il pessimo commento del cameriere.
"Mi dispiace, più o meno, ma non amo chi cerca di toccarmi senza conoscermi. Oltretutto non mi piace parlare del perché sono qui, non avrei nemmeno voluto venirci" ha confessato Aaron con una mezza verità. La realtà era che si sentiva scoperto lì dentro, si sentiva come se tutti lo additassero per il suo albinismo o per il suo essere talmente debole da finire in un ospedale per la salute mentale. Si sentiva come se lo avrebbero additato tutti prima o poi.

~𝔎𝔦𝔩𝔩𝔢𝔯 ℜ𝔬𝔪𝔞𝔫𝔠𝔢~ ||Albino! Oc × Lettore||Where stories live. Discover now