☦︎𝐜𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 13☦︎

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Semi era appena arrivato a casa.
Posato il piccolo bagaglio che aveva portato con sé sul letto, pensò al rosso.
Avrebbe preferito non tornare a casa in quel momento, dopo aver visto Tendou in quel modo.
Nel giro di tre mesi l'amico era peggiorato molto, e vederlo disteso sul letto ed incapace di muoversi o parlare troppo a causa della sua malattia, non lo faceva sentire per niente bene.
Quando Semi aveva conosciuto Satori, quest'ultimo, essendo una malattia genetica, era già malato, ma era comunque sempre stato una persona piuttosto vivace.

Il rosso andava spesso a vedere i loro allenamenti e Semi ha sempre notato come i suoi occhi si illuminassero ogni volta che Ushijima attaccava.
Tendou avrebbe voluto poter giocare, non dover passare giornate intere all'ospedale, non dover portare sempre con sé quella scomoda cannula nasale.
Tendou non si meritava tutto questo, pensò Semi.

Ushijima era nella stanza di Tendou, disteso a pancia in sú sul letto di quest'ultimo.
Tendou, messo allo stesso modo accanto al castano, aveva la testa poggiata sulla spalla di Ushijima.
I due ragazzi tenevano davanti a loro un manga, il quale era stato regalato da Wakatoshi al rosso, e lo stavano leggendo.

Ushijima, però, smise di leggere quando vide che Tendou si era addormentato, e sorrise.
Quando fece per spostarsi, per sistemare il ragazzo in un modo più comodo, questo si sveglió, tirando su il capo dalla spalla di Ushijima.

"Non te ne andare." disse il rosso con voce flebile, tenendo gli occhi socchiusi.

"Non me ne sto andando Tendou, sta tranquillo." rispose risdraiandosi accanto al rosso e stingendolo tra le sue braccia.
Satori ricambió la stretta, anche se in modo piuttosto debole, e in pochi minuti si riaddormentó.

Momenti come quello erano diventati ormai frequenti.
Il rosso aveva iniziato a non voler più stare in camera da solo, ed anche se Wakatoshi non ce lo avrebbe mai lasciato, aveva paura che quest'ultimo se ne potesse andare.

Le condizioni di Tendou, infatti, non miglioravano.
Purtroppo gli antibiotici non stavano ancora funzionando e Wakatoshi non sapeva più cosa fare.
Continuava a parlare con i medici, a dirgli di provare altro, ma la risposta era sempre la stessa.
"Wakatoshi sappiamo come ti senti, tutti qua teniamo molto a Tendou. Purtroppo l'infezione Pseudomonas aeruginosa - l'infezione polmonare che ha contratto Tendou, a causa della fibrosi cistica - è difficile da curare, e gli antibiotici efficienti sono quelli. Stiamo facendo tutto il possibile."

Ushijima non riusciva ad accettare il fatto di non poter fare niente, di non poter far stare meglio il rosso.
Il castano cercava in tutti i modi di migliorargli l'umore, di adagiarlo, di aiutarlo quando iniziava a stare peggio.
Purtroppo questo non bastava: erano passati alcuni giorni e a causa dell'ultima crisi, Tendou aveva ormai raggiunto l'insufficienza respiratoria.

Adesso a contornare il suo viso non c'era più una piccola cannula nasale, ma una maschera opaca che gli copriva naso e bocca, collegata ad una piccola macchina.

Ushijima non sapeva più cosa dire.
Le loro giornate non cambiarono, se non per il fatto che Tendou non parlava praticamente quasi mai, non riuscendoci.

I due erano di nuovo sdraiati sul letto.

"Tendou..." disse Ushijima ad un tratto, non smettendo di accarezzare il rosso.

Satori spostò lo sguardo su di lui e annuí, per fagli capire che aveva la sua attenzione.
Ushijima esitò.

"Ti ricordi quando, qualche mese fa, mi chiedesti se mi facesse piacere venirti a trovare?"

Tendou annuí di nuovo.

"Non c'è davvero cosa che mi faccia più piacere che stare con te, Satori."

Il rosso rimase per un attimo impietrito.
Ushijima non si era mai espresso direttamente con lui, non amava parlare di come si sentisse.

Dopodiché sorrise per poi mimare con la bocca un "Anche a me", visto che con il rumore della macchina e il fatto che la sua voce fosse ormai troppo debole, non si sarebbe sentito.

Poi Tendou si avvicinò con fatica ancora di più al castano, per farsi abbracciare da lui.

Ushijima voleva esprimersi più che poteva con Tendou adesso, fargli capire quanto ci tenesse a lui.

Essendo un ragazzo molto riservato, Wakatoshi, non aveva mai avuto molti amici o persone che tenessero a lui, e nemmeno ci teneva ad averle.
Da quando quel ragazzo dai capelli rossi, però, lo aveva avvicinato, in qualche modo si sentiva protetto, amato.
In quel momento invece, voleva proteggerlo lui, pur non avendo potere su questa cosa.
Ma doveva, il rosso era sempre stato il suo punto di riferimento, la sua casa.




Crying, domani aggiorno, vi dico che la storia è quasi finita💗

e nulla mi sono arrivate delle action figure uwu

❝𝗳𝗮𝗿𝗲𝘄𝗲𝗹𝗹, 𝗺𝘆 𝗽𝗮𝗿𝗮𝗱𝗶𝘀𝗲❞ 𝗎𝗌𝗁𝗂𝗍𝖾𝗇Where stories live. Discover now