XII - Che mangino brioche

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«Vieni con me?» afferrò la borsa sul ripiano della sua cabina armadio.

«Mi aspettano all'università»

«Ma oggi è mercoledì, non hai lezione il pomeriggio?»

«A proposito, te l'avrei detto ieri ma con il casino che è successo... mi hanno assegnato altre due cattedre»

«Sono fiera di te Betty Boo!» lasciò perdere per un momento il portamento autoritario che avrebbe dovuto sostenere per tutta quella giornata, e l'abbracciò «Buona fortuna allora»

«Buona fortuna anche a te»

Si avviarono contemporaneamente verso la porta e scesero le scale, ritrovandosi nel soggiorno.

Lisa si accorse della presenza delle due e si girò nella loro direzione, facendo segno con una mano di raggiungerla nella sala da pranzo.

«Volete mangiare qualcosa?»

«No no» rispose Beth per entrambe «Ah comunque, passo a prendere James quando finisco le lezioni all'università»

«Si si tranquilla, tanto non si sveglierà prima dell'ora di pranzo»

Beth annuì e poi si voltò verso Aria, sapendo già che avesse qualcosa da ridire.

«Bene, abbiamo appreso anche che il bambino pazzo è uno scansafatiche che non va neanche a scuola»

«Per questa settimana è meglio non farlo andare...» rispose seriamente Lisa, sorseggiando il suo solito tè con poco zucchero «Quel povero bambino ne sta passando di ogni, cos'avrà mai fatto per meritarsi tutto ciò? Prima quella scellerata della madre che scappa chissà dove, poi questo...»

«Si si abbiamo capito, povero bambino senza genitori» lasciò correre Aria, addentando un biscotto sul tavolo ancora imbandito di pietanze «Io vado, mi aspetta l'autista fuori»

La bionda la seguì a ruota mentre cercava di recuperare dalla tasca della giacca le chiavi della Porsche nera che Dimitri le aveva lasciato per quella mattina «Ci vediamo stasera»

«E questa da dove spunta? L'ultima arrivata nella collezione di Dim?»

«Proprio così»

«E la lascia a te?» Aria scoppiò a ridere nel vedere la sua migliore amica alternare lo sguardo perplessa dalle chiavi all'auto «Le chiavi vanno lì» allungò la mano indicandole il punto esatto in cui avrebbe dovuto inserirle.

«Sono ancora in tempo per prendere un taxi?»

«Affronta le tue paure, vola piccolo uccellino»

«Stupida» esclamò un momento prima di sfrecciare via, evitando per un pelo un cassonetto della spazzatura della casa difronte.

Aria scosse la testa ridendo, guardandola allontanarsi. Subito dopo si girò nella direzione dell'auto nera che la stava aspettando e si avvicinò ad essa.

«Buongiorno signorina Lawrence!» la salutò l'autista con un sorriso raggiante.

Aria si sporse in avanti per guardare a chi appartenesse quella voce stranamente familiare «Stewart! Tutto bene? Come stai?»

«Tutto bene signorina, e lei?»

Stewart lavorava per i Lawrence da molto tempo prima che nascesse Aria, era infatti stato assunto da suo nonno quando aveva appena vent'anni.

«Lei cosa pensa?» si accomodò meglio sul sedile anteriore, sistemandosi i diversi bracciali che aveva ai polsi.

«Dev'essere stato difficile per lei tornare»

AriaWhere stories live. Discover now