Girai teatralmente gli occhi annoiata.

-Ugh- ringhiai, e dopo senti la risata del ragazzo -Cosa ti fa ridere così tanto? Molte ragazze reagiscono così alle tue irritanti chiamate?- chiesi.

-Non ci sono altre ragazze- disse seriamente.

Nel giro di pochi giorni io e il mio stalker ci siamo avvicinati. Okay, questo suona strano. Non ci siamo avvicinati, ma l'avevo conosciuto un po di più. Spiegandomi, ho scoperto come si chiama.

Ashton.

Non è come pensavo dopo aver scoperto il suo nome, il fratello di una mia amica -Jasmine Treatfill, ma un altro Ashton, del quale non so il cognome, età, indirizzo, ne altri dati personali. Ci sto lavorando.

Ashton mi racconto dei suoi interessi che sono la musica o le armi. Il secondo decisamente mi aveva creato terrore, ma il ragazzo mi aveva calmata, dicendo, che è solo un interesse, non ne possiede nessuna e non ne ha intenzione. La mia mente mi suggerì, che posso crederli, ma lo stesso non lo facevo, o almeno non al cento percento. Alla fine mi ha spento la corrente, si è intrufolato in casa e mi minacciava chiamandolo avvertimento - Come faccio a credere ad una persona così? Forse solo un pazzo ci crederebbe.

Ashton non mi disse ancora, cosa vuole veramente da me. Ammetto che la curiosità mi sta mangiando, e anche l'irritazione. Quanto ancora ci stancheremo?

Decisi di uscire dal letto quando guardai l'orologio che mostrava le sette. Non sarebbe una delle peggiori idee andare ad aiutare mia zia a pulire, nonostante, mi avesse detto di prendermi dei giorni liberi. Non la voglio lasciare da sola con una sfortuna così grande. So, che le è duro. Lei è stata con me quando i miei genitori sono morti, ora è tempo che sia io con lei, quando il suo bar si tiene a malapena.

Tolsi la coperta che copriva il mio corpo mettendola vicino e sedendomi sul letto toccando con i piedi il pavimento freddo. Subito ebbi i brividi. Nella stanza faceva freddo, quindi la prima cosa che feci fu chiudere la finestra.

Strofinai le spalle con le mani incrociate sperando di riscaldarmi un po. Presi la felpa che era sulla sedia vicina e la misi sopra. Dopo passai dal corridoio per arrivare in cucina, accendendo il bollitore con l'acqua. Mi sedetti sul marmo continuando a tenere il cellulare in mano e ascoltando, cosa a da dire oggi lo sconosciuto Ashton.

-Cosa hai intenzione di fare oggi?- chiese pieno di curiosità.

-Hm, perché te lo devo dire se tanto lo scoprirai?- risposi con una domanda. -Comunque, hai un abbonamento? Devi pagare molto per queste nostre conversazioni- cercavo di stuzzicarlo, come solo potevo. Gli angoli delle mie labbra si alzarono, questa situazione era divertente.

-I soldi non hanno importanza- borbotto.

Questo continuava da un paio di mesi. Parlavo con qualcuno che in realtà non avevo mai visto. Non mi sembra che sia normale. Da un lato volevo finire questa storia con lo stalker Ashton, ma dall'altro... non ero sicura delle mie convinzioni.

-Magari invece mi avvertirai e racconterai dei tuoi piani?- chiuse con una punta di flirt nella voce.

Guardavo per la cucina, dondolando le gambe nude sopra il pavimento e aspettando che l'acqua si riscaldi. Avevo bisogno di riscaldarmi prima di uscire, per non congelare. Il giorno di oggi era particolarmente freddo.

-Vado dalla zia.- dissi ad un fiato, quando il bollitore iniziò a fischiare.

Sciesi dal marmo, e dopo spensi il gas e misi l'acqua in una tazza con il the. Buttai dentro qualche zolletta di zucchero e mischiai tutto con un cucchiaino fino a quando il mio persecutore disse qualcosa.

-Mhm- mormorò decidendosi ad una risposta qualunque.

Si scollego.

Sorrisi a me stessa, dopo di che presi la tazza dal marmo e mi diressi verso il salotto.

Mi avvicinai alla finestra e mi sedetti sul davanzale guardando il pulito, senza nuvole cielo. I raggi del sole colpivano nella mia finestra illuminando tutto l'appartamento. Gli alberi ballavano come incantate con il forte vento, che c'era fuori. È grazie a lui che il tempo non era così bello, da come sembrava.

Presi un sorso di the guardando fuori. I ragazzini che stavano andando a scuola tenendosi per mano, il vicino che usciva dal parcheggio di fronte con la sua BMW bianca. Una donna vecchia che passava lentamente la strada. Direi - monotamente, se non il fatto, che una persona attirò la mia attenzione.

Famigliari tratti del viso, corporatura, sguardo. L'uomo stava davanti al mio palazzo fermo, guardando i miei balconi e finestre. Mi accigliai fissando l'uomo per ricordarmi in quali circostanze l'ho visto. Me lo ricordavo, ma non so da dove.

In quel momento nella mia testa apparve l'immagine di quello stesso uomo che entrava nel bar di mia zia guardando il locale... e me.

Corsi subito nel corridoio e misi sui piedi le prime scarpe da ginnastica che mi capitarono. Presi un paio rosso, che contrastava con i miei pantaloncini verdi e la felpa grigia. Non mi importava il mio aspetto, che era ora la cosa meno importante. Uscì di casa chiudendo dopo la porta due volte a chiave.

Quando mi trovai fuori, davanti al palazzo non c'era nessuno. Nessun uomo misterioso che fissava la finestra, niente di sospettoso. Vuoto. Solo un'anziana che era arrivata al palazzo dove abitava. Passando oltre di me.

-Buongiorno- disse, con un gran sorriso.

-Buongiorno- sussurrai senza guardarla. Continuavo a guardare intorno. Iniziai a tornare di nuovo nel palazzo, e dopo tornai nell'appartamento.

Non sono riuscita a mangiare niente ancora, e la mia voglia di crepe non mi lasciava. Dovevo uscire al negozio, perché nel mio frigorifero non c'era nemmeno un goccio di latte, che in questa situazione era indispensabile. Cambiai velocemente i miei pantaloncini con una vecchia tuta, per non fare di me un clown almeno non nel negozio, e andai nel negozio vicino. Apparte il latte comprai anche una bottiglia di acqua e qualche panino, per non dover fare di nuovo la spesa tornando dal bar. In casa non mancava nient'altro apparte questo, e diedi alla commessa i soldi e uscì dirigendomi verso casa.

Tornando a casa con la strada che uso di solito e senti dietro di me un grido. Mi girai, ma non vidi nessuno. Il mio subconscio mi suggeriva, che non dovevo ignorarlo, quindi feci qualche passo indietro, fino al vicolo vicino, in mezzo a due palazzi. Vidi li due ragazzi, che tenevano un uomo al muro. Era tutto in sangue.

I miei ricordi tornavano.

Vedevo soltanto i contorni. I miei occhi in questo stato erano molto deboli e ancora non potevo muovermi in avanti, come se i miei piedi fossero attaccati alla strada. Per tutto il tempo sono stata ferma a guardare quella scena. Probabilmente gli c'erano cinque uomini. Uno di loro era in ginocchio davanti all'altro, un uomo alto. Due stavano dalle due parti, e il terzo era seduto vicino, rideva.

-Hai ragione. Non sopravviverà, perché l'uccidero, come farò con te.- Tutti si misero a ridere, e dopo un po si senti solo uno sparo e il suo eco.

La busta nella mia mano cadde dalla mia mano sulla terra. Quello che c'era dentro cadde fuori, e il contenitore di latte non resisti e si ruppe. Il liquido bianco si rovescio sulla strada. Le loro teste si girarono verso di me, e io morì. I miei occhi si ingrandirono, e le mie labbra formarono la lettera O. Dissi un silenzioso "O mio dio".. continuando a guardare i ragazzi, che lasciavano l'uomo. I loro corpi si diressero verso di me.

-Bene Caitlin, ora si che sei fregata- pensai.

(continuo a 5 commenti e 8 voti :) )

Ombra//a.irwin (Italian translation)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora