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Hanahaki. Se non fosse una leggenda sarei ancora qui a vomitare sangue e petali di fiore. No, no è troppo presto c'è ancora del giallo in questa storia prima che diventi blu e si macchi di sangue e fiori.

Luglio. Siamo andate in vacanza assieme una settimana. Siamo andate al mare: io che cercavo di non pensare alla mia talassofobia e tu felicissima. Siamo andate in un paesino sconosciuto per trovare un affitta camere che costasse il meno possibile.
Era un paese di pescatori fatto di case colorate su strade in discesa.
La spiaggia era piccolina ed era fatta di sassi. Era la spiaggia di una baia e poco di fianco c'era un porto pieno dei pescherecci scrostati. Dopo Londra quel paesino mi sembrava fatto in miniatura con la strada che portava alla panetteria che profumava di pane e il pub dove si trovavano costantemente tre signore anziane a spettegolare sulle persone che passavano.
Appena arrivate abbiamo mollato gli zaini all'interno del nostro piccolo appartamento. Siamo andate al piccolo market del paese per recuperare qualcosa da mangiare.

Ma non è su questo che devo concentrarmi vero Jen?

Ti ricordi, in quell'appartamento con le pareti azzurre c'era un vecchio piatto per vinili e anche dei vinili. C'erano vinili dei Cure, dei Queen, di Frank Sinatra e dei Depeche Mode. Una delle sere dopo cena mi sono alzata e ne ho messo su uno. Avevo poi rivolto la mano verso di te e ti avevo sorriso. Ti sei alzata dalla sedia afferrando la mia mano e ci siamo messe a ballare. La mia gonna si gonfiava mentre volteggiavo e ricordo che la tua camicia era bianchissima. Avevi una spilla rossa tra i capelli. Abbiamo ballato scalze per tutta la durata del vinile. Ho poggiato la testa sulla tua spalla durante un pezzo lento e mi sono sentita così in pace e felice che avrei voluto rimare così per sempre. Ma noi non abbiamo il nostro per sempre vero?

Quella notte è successo altro e la mattina mi sono svegliata di fianco a te nuda con i raggi del sole che ti colpivano la schiena, è stato un momento così luminoso, giallo e bello che mi batte forte il cuore anche adesso che lo scrivo.

L'ultimo giorno prima di partire eravamo stese su un ponte. Nel paesino c'era un piccolo canale e lontano dalle case c'era un piccolo ponte senza mancorrenti, si chiamava ponte del diavolo. Eravamo lì stese che guardavamo le stelle. Avevamo ancora i costumi da bagno addosso sotto ai vestiti normali. Stavamo parlando, discutevamo di un libro che avevamo letto: Demian. Stavamo parlando di Abraxas cercando di analizzare la religione perdendoci in discorsi complicati. Mentre parlavamo mi sono resa conto che tu per me eri come Beatrice era per Sinclair con la sola differenza che io ti avevo raggiunta e che ora vivevi parte della mia felicità con me.

Mi manchi, Jen. Mi manchi molto. Ho di nuovo visto la ragazza del chiosco e le ho parlato un po'. La sua voce è morbida ed è dolcissima. Non so se dovrei ancora vederla, sono ancora così attaccata a te e non vorrei esserlo. A volte mi chiedo se dovrei odiarti. Voglio parlarle ancora, ancora e ancora di qualunque cosa perché le piacciono i film sulla storia e i classici proprio come a me e voglio staccarmi da te. Sono stanca di soffrire voglio sorridere.

ー𝐭𝐞𝐚 𝐜𝐚𝐧𝐧𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐞 𝐚𝐫𝐚𝐧𝐜𝐢𝐚;; ʲᵉⁿˡⁱˢᵃDove le storie prendono vita. Scoprilo ora