Capitolo 1

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Harry

A mezzogiorno e trenta, puntuale come un orologio svizzero, entrò in stanza la signora Mary con i vassoi del pranzo, accompagnata da Niall che si apprestava ad abbassare le dosi di sedativo di Louis.

Dopo averci consegnato il disgustoso cibo, l'anziana signora mi salutò con un bacio sulla fronte e uscì dalla stanza. Io e Mary avevamo un bel rapporto, la donna infatti doveva aver avuto una grande simpatia nei miei confronti, infatti molto spesso mi lasciava sgattaiolare in cucina per rubare pietanze più gustose.

Prima di iniziare a mangiare lanciai uno sguardo al mio compagno di stanza che pian piano iniziava a svegliarsi dall'effetto del farmaco stiracchiandosi come un gattino. Lo trovai molto carino e dolce.

Ma che strani pensieri mi ritrovavo a fare!

Io non ero gay!

Io ero Harry Styles, il ragazzo più popolare della scuola! Non potevo essere gay!

No, non lo ero.

Eppure c'era qualcosa che mi attirava in quello strano ragazzo, qualcosa che non riuscivo ancora a capire, ma che ero intenzionato a scoprire.

Dopo aver consumato il mio pasto mi accorsi che Louis non aveva ancora toccato cibo; la signora Smith cercava di spronarlo freddamente ma lui la guardava con occhi assenti.

Ad un certo punto la signora, stanca di sprecar fiato inutilmente, gli posò una mano sulla spalla per cercare di destarlo dai suoi pensieri, ma quel gesto spaventò particolarmente Louis che, lanciando un urlo acuto, scaraventò a terra il vassoio del pranzo macchiando tutto il vestito della signora Smith che imprecò infuriata. Poi saltò fuori dal letto e corse con il suo corpo magro fuori dalla porta della nostra stanza.

Io alla vista di questa esilarante scena scoppiai a ridere fragorosamente procurandomi un'occhiataccia della signora Smith.

Il viaggio di Louis non fu lungo perché fu bloccato dal corpo muscoloso del dottor Payne che lo riportò prontamente in stanza.

Il dottor Payne era il mio dottore, si occupava di me da quando mi avevano diagnosticato la mia malattia, era stato lui a consigliare ai miei di mandarmi in questo ospedale. Io mi fidavo molto di lui era un medico severo ma anche comprensivo.

Dopo aver sistemato Louis sul suo letto e dopo aver chiamato delle infermiere per ripulire il disastro da lui combinato, si sedette sul mio letto:

-Harry, dobbiamo parlare.-

A quelle parole il mio cuore saltò in gola. Ero abituato a notizie del genere, belle o brutte che siano, ma ogni volta per me era sempre difficile riceverle da solo.

-Harry, le analisi di stamattina non sono andate come speravo, pen...-

-Quando?- lo interruppi bruscamente ormai rassegnato.

-Quando cosa?- rispose lui.

-Quando dovrò ricominciare a farmi iniettare il veleno nelle vene, che mi renderà uno schifo per settimane?

-Avevamo intenzione di farti ricominciare la cura la prossima settimana, così avrai tutto il tempo di prepararti all'idea.

-Per me potete iniziare già da ora, tanto non mi cambiano niente cinque giorni di riflessioni.

-Fidati Harry è meglio così. Lo sai vero che se potessi cambiare le cose lo farei!

-Si lo so, mi dispiace di averti attaccato, tu non centri niente.

-Ok tesoro, ora riposa un pochino, ripasso da te più tardi.- e dopo aver accarezzato i miei riccioli scuri che tra qualche giorno sarebbero caduti tutti se ne andò dalla mia stanza lasciandomi con il mio compagno pazzo e la sua badante isterica.

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