III.

851 37 7
                                    

Sharon non riusciva a stare ferma.
Continuava a camminare avanti e indietro all'ingresso del loft di Magnus, sapendo che lo stava mettendo in pericolo quando già lo era per i fatti suoi.

Magnus notò il suo nervosismo, tanto che le chiese:
"Sharon, mi stai preoccupando sul serio... che ti prende?"

La ragazza capì quanto in effetti fosse preoccupato dal modo in cui l'aveva chiamata: con il suo nome, non con nomignoli diabetici come soleva fare di solito, per scherzare; in quel momento era estremamente serio.
Addirittura, da quanto era serio, Sharon faticava a credere che fosse davvero quel Magnus Bane che aveva conosciuto.

"Tutti gli Shadowhunters di New York mi stanno cercando, e quando mi troveranno non useranno le maniere gentili che si erano prefissati, come l'esilio e l'espogliazione dei marchi, ma mi uccideranno seduta stante. Entro sera sarò morta, ecco che mi prende." replicò secca.

Non voleva essere arrabbiata con Magnus, fino a prova contraria era l'unica persona che la stava capendo in quel momento così delicato, ma non riusciva a restare calma, non quando orde di cacciatori di demoni la stavano cercando per tutta New York per mozzarle la testa, probabilmente.

"Ehy, Sharon... pensavo che avessimo brindato ad un nuovo inizio, non al regredire. - commentò, cercando di strapparle un sorriso, invano - Ti ho detto che qui sei al sicuro, Alec ti troverà ed eviterà di cacciarsi e cacciarti nei guai. E poi ehy, credi davvero che, se ti trovassero, io starei qui a sorseggiare champagne mentre ti sbudellano?"

Sharon lo guardò, quasi con diffidenza.
"Lotteresti con me, Magnus?" fece confusa.

"Ma dai, Sharon, pensavo fosse ovvio! Intendo, sono stato il primo e unico a sapere tutto, ti ho protetto per tutto questo tempo, ho mantenuto il segreto che mi hai confidato... ti sei fidata di me allora, perché non dovresti farlo adesso?"

La ragazza trovò la forza di sorridere, gli occhi velati di lacrime per paura della morte che, però, avrebbe scampato anche stavolta: con Magnus al proprio fianco ci sarebbe riuscita davvero.

"Grazie, Magnus." sussurrò.

Lo stregone ricambiò il sorriso.
"Tutto per gli Shadowhunters che non mi vogliono morto. - iniziò a muovere le mani - Getto un incantesimo attorno al loft se ti fa stare più tranquilla, sì?"

Sharon annuì.
Era certa di non essere mai sembrata così debole agli occhi di Magnus, se non quella volta in cui, al Cimitero Monumentale, gli aveva narrato tutto il suo passato.

Ma quando lo stregone ebbe ultimato la sua magia e si voltò verso la ragazza - in quel momento seduta sul divano in un fascio di nervi - schiudendo la bocca per parlare, si sentirono dei colpi alla porta.

Entrambi sobbalzarono, lanciando un'occhiata terrorizzata all'uscio.
Non potevano averli già trovati.

I pugni continuarono.
"Magnus! Magnus! "fece una voce, quella voce, che fece distendere i muscoli sia allo stregone che a Sharon.

Era una voce che conoscevano bene, una voce che entrambi avrebbero riconosciuto tra mille.

****

"Che cosa ha fatto?"

Alec era una furia, tanto per cambiare.
Aveva spalancato la porta della camera di Jace, trovandovi all'interno anche Isabelle che, a braccia incrociate, sembrava preoccupata da morire; vi era entrato, aveva sbattuto la porta e in due falcate era faccia a faccia con il suo parabatai.
Persino Jace sembrò preso alla sprovvista.

"Ehy, Alec!" esclamò Isabelle, intervenendo per tirarlo indietro, credendo che il fratello avrebbe scagliato un pugno in faccia al giovane Herondale, cosa del tutto non da lui e che l'avrebbe fatta preoccupare più di quanto non fosse già.
Invece, Alec si ritrasse, passandosi una mano tra i capelli.

𝐎𝐑𝐈𝐆𝐈𝐍𝐒: 𝐎𝐧𝐞 𝐇𝐞𝐚𝐫𝐭 || Alec Lightwood (SOSPESA)Where stories live. Discover now