II.

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Alec Lightwood era tornato in Istituto dopo esser stato al Java Jones, sperando in un incontro pacifico tra il capo dei lupi mannari, Luke Garroway, e quello dei vampiri, Raphael Santiago, dato che le due fazioni di Nascosti erano in perenne lotta tra loro.

Ovviamente non aveva tenuto un accordo stabile, ma almeno una tregua: l'Eidolon aveva portato problemi non solo agli Shadowhunters, e la sua distruzione aveva quindi fatto sentire in dovere Raphael e Luke di ricambiare il favore; la tregua temporanea era un giusto prezzo che avrebbero pagato al buon Shadowhunter.

Sapeva che probabilmente avrebbe ereditato la guida dell'Istituto di New York, e in quanto tale voleva che almeno in quella città Shadowhunters e Nascosti convivessero senza farsi a pezzi gli uni con gli altri.

Giungendo all'Istituto, tuttavia, non si aspettò tutto quel trambusto.
Una volta nella Sala Principale, infatti, si guardò intorno vedendo un viavai che non faceva altro che mettergli addosso ansia e nervosismo.

Avvistò suo padre, che con passo spedito stava dirigendosi verso l'ufficio del Capo dell'Istituto.
"Padre, che succede?" chiese accelerando il passo per raggiungerlo, ma lui aveva già sbattuto la porta dell'ufficio.

Sbuffò, cercando con lo sguardo Jace, o Izzy, ma nessuno sembrava credere che fosse opportunisti segnalargli cosa stesse accadendo.

Imboccò le scale e risalì per andare in camera sua, e nemmeno si accorse che la porta della stanza di Sharon era pattugliata da uno Shadowhunter che tra l'altro, in quel momento, stava mangiando.

Varcò la soglia della propria stanza e richiuse la porta dietro di sè.
Si avvicinò al letto e tolse la cintura delle armi, lasciandola per terra, sotto al materasso. Rialzandosi, vide qualcosa sporgere da sotto il cuscino.

Allungò la mano e ne tirò fuori un foglio scritto.
Lo osservò perplesso e iniziò a leggere: inorridito, Alec vide i ghirigori con cui era scritta l'intestazione, e capì che il mittente non era altro che Sharon.

Impiegò un paio di minuti per leggere, e altrettanti per metabolizzare ciò che vi era scritto: il fatto che lui dovesse stare zitto, che lei lo amasse nonostante tutto,  che fosse una Wayland, del modo in cui suo padre aveva brutalmente spezzato il rapporto parabatai con Michael, e della sorte che le sarebbe spettata.

Voleva non crederci. Voleva credere che nulla di quello fosse realmente accaduto, che se avesse aperto la porta della stanza della giovane, poco distante dalla propria, l'avrebbe trovata seduta sul letto, nella sua bellezza innocente, ad osservare una foto di sua madre, e che avrebbe alzato lo sguardo e sorriso quando lui si fosse seduto al suo fianco.

Non capì bene l'emozione che stesse provando, ma fu sicuro che fosse qualche cosa di non molto positiva: abbandonò la lettera sul letto e spalancò la porta per andare davanti alla stanza di Sharon.
E allora lo vide, lo Shadowhunters di guardia.
Come una furia si avvicinò e lo guardò serio.

"Che stai facendo?"

"Ordini di tuo padre." rispose quello, impassibile.

Alec aveva già perso la pazienza.
"Che ordini ha dato mio padre? Sono appena arrivato in Istituto e nessuno dice niente! Cosa sta succedendo, me lo vuoi dire?"

"Sto facendo quello che mi hanno chiesto, senza troppi fronzoli e richieste di informazioni, a differenza tua, Lightwood. - sentenziò pacato, come se non stesse davvero sorvegliando la stanza di una che il giorno seguente sarebbe stata esiliata e scorticata - In questa stanza soggiorna una traditrice del nome di Raziel."

"Ehy, modera le tue parole. In questa stanza soggiorna una mia amica, e non permetterò che mio padre le tolga i marchi solo per la vendetta o per un capriccio di vent'anni fa. - ribattè - Ora spostati e lasciami aprire questa porta. Non voglio passare alle maniere sgarbate."

"E io non voglio contravvenire agli ordini dell'Inquisitore, Alec, nemmeno se si tratta di suo figlio." replicò lo Shadowhunter.

Alec sospirò, rassegnato.
"Non mi lasci scelta." disse, prima di tirargli un pugno sul naso, decisi, forte e ben assestato.

Quell'altro si divincolò e cercò di acciuffato prima che aprisse la porta, e riuscì a fargli perdere l'equilibrio con una spinta, che lo mise gambe all'aria.
Senza arrendersi, Alec gli fece uno sgambetto da terra che lo fece ruzzolare. Solo allora si rialzò e afferrò la maniglia, abbassandola per spalancare l'uscio.

E rimase scioccato.
La stanza era vuota.
Non vi era traccia di Sharon, né di nessun altro.

Si voltò di scatto verso lo Shadowhunter.
"Era un diversivo, vero? - lo rimproverò, sentendo ora rabbia pura scorrergli nelle vene - Dove l'avete portata?"

"Chi? - domandò il guardiano, alzandosi in piedi e osservando dentro la stanza, e rimanendo scioccato tanto quanto Alec - Dov'è?"

"Lo sto chiedendo a te, imbecille." ribattè Alec furibondo, osservandolo mentre assumeva un'espressione indecifrabile.

"Aiuto! - iniziò a strillare il guardiano - Accorrete! Traditrice in fuga! Traditrice in fuga!"

Alec scosse il capo, preoccupato, perplesso e incredulo.
Collegò i pezzi: Sharon era davvero stata in grado di scappare e di mettersi in salvo ingannandoli tutti?
Riuscì a sorridere.
Sta bene, si disse, Sharon sta bene.

Voltandosi, Alec vide giungere alcuni Shadowhunters e, in fondo, suo padre.
"Che vuol dire che è in fuga?" domandò al guardiano, prima di controllare egli stesso la stanza vuota dalla soglia.

Per nulla convinto, entrò e controllò di persona, per poi avvicinare una mano alla finestra, che era accostata.

"È fuggita dalla finestra. - annunciò - Tappezzate l'esterno dell'Istituto e le zone qui limitrofe: non deve essere andata lontano."

Gli Shadowhunters si precipitarono giù dalle scale e si sparpagliarono, mentre Alec lanciò uno sguardo al padre.

"Io non ho il diritto di sapere che sta succedendo, vero?" fece sprezzante.

"Ci sei tu dietro questo teatrino?"  domandò a sua volta Robert, ignorando la frecciatina del figlio.

Alec aggrottò le sopracciglia.
"In che senso?"

"L'hai fatta fuggire?"

Alec lo guardò risentito. Ormai non temeva più suo padre, non dopo aver capito che contava più fare quel che lui credeva fosse giusto piuttosto che fare quel che gli altri dicessero esserlo.
"Sono stato fuori fino ad ora, a sedare gli animi tra le classi di Nascosti per rimediare ai problemi che tu hai causato e quindi no, non ho avuto tempo di far evadere una ragazza la cui colpa è solo avere avuto il padre con il parabatai sbagliato." commentò, prima di voltarsi e tornare in camera.

Mise la lettera in tasca e prese la cintura delle armi, indossandola mentre scendeva le scale sotto lo sguardo accusatorio del padre.
Aveva bisogno di Jace, Izzy e Clary: doveva trovare Sharon e assicurarle un futuro senza Shadowhunters capricciosi che la volessero spellare, fosse l'ultima cosa che avesse fatto.

𝐎𝐑𝐈𝐆𝐈𝐍𝐒: 𝐎𝐧𝐞 𝐇𝐞𝐚𝐫𝐭 || Alec Lightwood (SOSPESA)Όπου ζουν οι ιστορίες. Ανακάλυψε τώρα