REFUSE

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La tanto temuta festa non fu poi così drammatica per Riza. Dopo un inizio un po' spaesata e titubante era stata quasi rapita dal suo superiore e con lui aveva passato il resto della serata. Non era stato male parlare con Mustang più liberamente per una volta, non che avessero toccato temi particolarmente interessanti o profondi, ma dopo tanti anni era la prima volta che chiacchieravano per un tempo così lungo. Le ore sulla fresca terrazza di villa Renold erano passate velocemente e serenamente.
Se il ricevimento era andato bene, non poteva dire altrettanto di quello che seguì subito dopo.
Ormai passata la mezzanotte da un pezzo aveva deciso di approfittare dei taxi per tornare a casa; aveva salutato il resto dei colleghi, che, al contrario di lei, sembravano pimpanti e allegri e si era fatta accompagnare fuori dal Colonnello.
Mai e poi mai si sarebbe aspettata quel che accadde dopo: l'uomo l'aveva fatta girare su se stessa e, dopo alcune incertezze, le aveva fatto una dichiarazione d'amore.
Che Mustang fosse ubriaco era per lei una certezza, aveva bevuto come minimo quattro bicchieri di vino; ma quella era una confessione assurda anche per un militare ubriaco. Era rimasta impassibile, ma dentro di sé interdetta da quelle parole. In quel lungo attimo di silenzio aveva pensato velocemente, doveva esserci un motivo dietro a quelle parole, seppur ubriaco uno non può inventarsi una cosa del genere dal nulla. E in quei momenti immobile aveva trovato l'unica spiegazione logica, almeno dal suo punto di vista: aveva parlato con Breda. Dopo che lui le aveva fatto quelle strane domande sul suo ragazzo ideale infatti era uscito per l'ispezione assieme con l'alchimista. Probabilmente in quella occasione erano finiti in argomento e quella sciocca idea del suo collega doveva essersi annidata nella mente di Mustang, che ora, sotto l'effetto dell'alcool l'aveva ripescata. Certo, doveva essere per forza così.
-Colonnello. Lei deve aver bevuto troppo.- disse, convinta delle sue idee.
L'uomo prosegui giurando la sua buona fede, ma come poteva lei credere a quelle frasi?
Un tempo aveva sentito dire che le persone alterate dall'alcool non bisognava assecondarle in alcun modo, per cui proseguì categorica: -È evidente Colonnello, se no non direbbe cose così stupide. Lei ha bevuto troppo, ha bisogno di una bella dormita.-
Forse un barlume di lucidità si era fatto strada nella mente annebbiata dell'uomo, perché nei suoi occhi si leggeva una profonda confusione, mescolata a qualcos'altro, che lei non riusciva a capire, era qualcosa che non aveva mai mostrato in ufficio. E del Roy Mustang vero, non il Colonnello, lei sapeva ben poco. Non era comunque quello il momento di interessarsi alle emozioni del Flame Alchemist, era meglio essere lontane nel momento in cui si sarebbe accorto, con vergogna, di ciò che aveva detto. Sempre se lo avrebbe ricordato, per quel che ne sapeva lei gli ubriachi dimenticavano spesso quel che facevano sotto l'effetto del vino. Lei sicuramente avrebbe cancellato quei momenti dalla sua memoria. Senza esitazioni salutò e si girò per incamminarsi verso i taxi che l'attendevano.

Dormì sino a mattino inoltrato, complice la stanchezza della sera precedente e l'ora tarda a cui si era coricata. Alzarsi così tardi non era da lei e un fastidioso mal di testa l'accompagnò per quasi tutta la giornata. Questo non le impedì però di pensare agli eventi della sera prima, anzi, all'evento.
Le frasi del suo superiore le rimbombavano nel cervello in modo fastidioso.
Dire cose del genere non era da lui, o almeno così sperava. Sapeva che Mustang non era esattamente un militare devoto e retto, ma alla fine le regole le seguiva anche lui. E se anche i rapporti tra soldati erano vietati solo per consuetudine e non per legge scritta, restavano un tabù infrangibile. Tra l'altro lei non era un tenente qualunque, ma proprio il suo ufficiale di più alto grado. Al di là della questione formale una relazione tra loro sarebbe stata destabilizzante per l'intero ufficio. Non che questa idea potesse sfiorare il suo superiore, quello all'armonia e all'ordine non pensava praticamente mai.
Ma se doveva prendere per vera la dichiarazione della sera prima, questa volta aveva decisamente sottovalutato troppi fattori, anche per uno come lui. E anche considerando ciò l'idea che fosse ubriaco prendeva sempre più forza.
Solo una cosa non la convinceva: era stata con lui tutta la serata e prima di quel momento non si era mai accorta dell'ebbrezza dell'alchimista, aveva chiacchierato con lui in tranquillità. Probabilmente, decise dopo aver vagliato una serie di idee, dopo una certa ora la stanchezza aveva annebbiato un po' la mente anche a lei e per questo non se ne era resa conto.
Sorridendo pensò che, se non fosse stato ubriaco, sicuramente Roy era impazzito. Dire cose del genere a lei, al di là del loro rapporto lavorativo, restava comunque un assurdo. Lei non era affascinante, non era una che amava divertirsi, ne una donna che potesse adorarlo e coccolarlo lascivamente come le altre con cui era stato. Riza immaginava se stessa come l'esatto contrario della donna adatta a Mustang, così come considerava lui l'uomo più lontano dai suoi ideali. Non riusciva nemmeno ad ipotizzare un possibile appuntamento.
Tra l'altro come avrebbe mai potuto pensare di mettersi con una donna che era costretto a vedere tutti i giorni e poi lasciarla o tradirla dopo poche settimane? Lui sapeva sicuramente che la pistola non la portava solo come orpello, ma sapeva usarla, alla perfezione. Rise da sola, mentre sistemava un po' la casa eliminando buona parte dei nastri portati dalla madre. No, l'unica spiegazione era nel vino, non c'erano altre soluzioni.

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