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Passa una pezza inumidita su un tavolino apparentemente impeccabile, come a cercare di eliminare una macchia inesistente. Il mio sguardo passa dalla sua mano destra al suo braccio fino a soffermarsi sul suo viso. Sembra quasi mantenere la sua solita espressione seria, se non fosse per le sopracciglia corrugate. Mi fa pena vederlo in questo stato... Nonostante non lo voglia dare a vedere, nonostante riesca a nascondere come si senta dai miei colleghi, so che è esausto, frustrato. Eppure, nonostante tutto, riesce a sostenere un'invidiabile concentrazione nel mantenere questo posto impeccabile, senza neanche un granello di polvere. Fra i miei colleghi sono la prima ad arrivare. Eppure, ogni singola mattina, lo trovo qui prima di me, intento a far sì che sia tutto in ordine.

Ultimamente abbiamo molti meno clienti del solito e, anche se provano a far finta di niente, ho notato la preoccupazione negli occhi dei miei colleghi. Inutile mentire, anch'io sono preoccupata: se perdessi questo lavoro mi ritroverei nei guai seri con tutte le spese che mi ritrovo alle costole. Ma, soprattutto, mi dispiacerebbe da morire per il capo. Ci basta poco per capire che ha investito anima e corpo a questo locale. Per lui questo non è solo un lavoro, è il sogno di una vita.

Essendomi fatta prendere da un treno di pensieri, solo ora mi ricordo di chiudere la porta. Ed appena lo faccio, quel poco rumore da me prodotto gli fa scattare la testa, alzandola nella mia direzione. Sembra quasi che l'abbia colto alla sprovvista... È raro vederlo così, con la bocca socchiusa. Sbriga a ridarsi un tono, drizzando la schiena precedentemente piegata per pulire il tavolino. Lascia la pezza sul tavolo, sistemandosi la cravatta, per poi domandarmi con il suo solito tono serio:

-Da quanto sei qui?- il suo sguardo potrebbe spaventare a morte una manticora, eppure ci ho fatto l'abitudine- anzi! Lo trovo quasi divertente, in questo contesto.
-Da abbastanza da vederti massacrare quel povero tavolo. Dovresti dargli una tregua, sai? Così finirai per togliergli la vernice.- accenno un sorriso, per poi porgergli il suo termos, contenente il suo té nero della mattina (preparato da me).
Fa un cenno con il capo, prendendolo con la mano destra.
-Grazie...- borbotta, quasi come se non volesse che io lo senta, mentre apre il termos, per poi mettersi subito a bere.
Sorrido.

Mi fa tenerezza.

THE TEAHOUSE | 𝖫𝖾𝗏𝗂 𝗑 𝖱𝖾𝖺𝖽𝖾𝗋Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora