Capitolo 3

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Dopo un po' diventa tutto più chiaro e apro gli occhi. L'immagine davanti a me mi paralizza : mia sorella e mio fratello seduti nel letto che mi guardano e piangono. Mi stropiccio gli occhi e mia sorella mi guarda spaventata e mi dice :
-Dobbiamo andare a Catania, il nonno ha avuto un attacco cardiaco!
Mi alzo in un lampo e trovo mia sorella maggiore che prende qualsiasi vestito le capita sottomano e lo mette in valigia, mia madre che cerca biglietti del treno su internet. Non faccio nemmeno colazione, mi vesto, faccio la valigia e partiamo. Stiamo andando alla stazione di Palermo, quello era l'unico treno che partiva per Catania quella stessa mattina. Dopo essere saliti sul treno, ci siamo dati un attimo una calmata. Saremmo dovuti stare sul treno quasi tre ore. Dopo circa un'oretta, mio fratello chiede a mia madre se il nonno si è risvegliato, lui non aveva capito cosa era successo realmente, ha solo sette anni. Mia madre gli spiega cosa è successo, il nonno non è più con noi e stiamo andando a Catania per il funerale e per stare con la nonna. Accendo il telefono, dato che non l'ho avevo completamente guardato tutta la mattina, e trovo un messaggio di papà che ha mandato sul gruppo della famiglia, alle 4 del mattino:
il nonno è andato da gesù.
Leggere questo messaggio mi ha davvero distrutta, era un messaggio breve ma conciso. Era quel tipo di messaggio che appena lo leggi senti proprio il tuo cuore spezzarsi, quasi riesci a sentirne il rumore. Però non piango, non posso, mi vedrebbero tutti. Sono sempre stata molto riservata per quanto riguarda piangere, nessuno mi vede piangere da quando sono piccola, e poi non sono una che piange spesso. Prima della morte del nonno non ho mai avuto un dolore così forte da piangere, la mia vita è sempre stata molto allegra e serena.
Mi incanto a guardare il paesaggio che va indietro e la mia testa mi fa vedere tutti i bei ricordi passati con il nonno, fino a quando non salto in aria dallo spavento con la voce della signorina che avverte i passeggeri che siamo arrivati alla stazione di Catania. Fuori dalla stazione ci sta aspettando papà, con un'auto bianca molto vecchia,la macchina di nonno. Andiamo direttamente all'ospedale, percorriamo il corridoio ed entriamo in una stanza, una stanza bianca e fredda, appena la mia pelle è a contatto con quell'aria gelida si irrigidisce. Mi avvicino al letto e rabbrividisco quando vedo la nonna, con la faccia distrutta dal pianto e dalla stanchezza, tenere la mano del nonno. Il nonno era lì, immobile. Quando si avvicina mio fratello, mio padre lo consola dicendo "Tranquillo, sembra che sta dormendo. Noi lo vediamo qua ma la sua anima è da gesù, in paradiso". Non riesco, non ce la faccio proprio a stare qua, esco e vado nel corridoio dove c'è la mamma, la abbraccio sperando di riuscire a scacciare i brutti pensieri ma non funziona, così esco proprio dall'ospedale. Quando varco la porta, delle persone mi guardano con un'espressione di compassione. Dentro di me avevo così tanta rabbia e tristezza che mi sentivo la persona più potente al mondo, ma allo stesso tempo quella più fragile. Avrei voluto distruggere tutto, avrei voluto urlare, avrei voluto sdraiarmi a terra in mezzo alla strada e piangere, ma la cosa più brutta è stata che in quel momento, sarei voluta morire anch'io.
Quella sera a tavola nessuno ha parlato, nessuno ha detto una sola parola, non sapevamo proprio che dire e se avessimo aperto bocca saremmo scoppiati a piangere. Io non avevo la forza di fare niente, così mi misi a letto e mi addormentai immediatamente. La mattina dopo mi  sono svegliata più stanca di quando mi ero addormentata. Da quel giorno, tutto mi è sembrato monotono, la casa, la città, la gente, il mondo. Tutti nasciamo e tutti moriamo, non ha nessun senso, che senso ha tutto questo? Che senso ha la vita? Ero arrabbiata con tutti e con tutto, qualsiasi cosa mi infastidiva, i cani che abbaiavano, il rumore delle macchine, la gente che parlava, tutto.
Il giorno dopo ci fu il funerale, il giorno più brutto della mia vita. Non so quantificare quanto ho pianto durante la messa, so solo che quando ho toccato la bara per salutarlo un'ultima volta, mi sono sentita così vuota che sarei voluta scomparire in quel momento. Dopo la messa sono andata a casa dei miei cugini per "distrarmi un po'", così hanno detto i miei genitori, come se in un giorno di questi io potessi dimenticare tutto e pensare ad altro. Volevo solo abbracciare il nonno e poi tornare a casa mia. Pensavo che se fossi tornata a casa mia sarei stata un po' meglio, ma non sapevo che questo sarebbe stato l'inizio di tutto. Ogni notte andavo a letto sperando di vederlo almeno nei sogni, ma no, non lo sognavo mai.

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⏰ Last updated: Feb 10, 2021 ⏰

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