3. Dietro le quinte

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Non ho mai capito perché la gente non legge le introduzioni dei libri; forse è troppo pigra, oppure è così ansiosa di iniziare il racconto che non le importa il commento di qualcun altro.

Ecco.

Io mi sento proprio come quell'estraneo dietro alle quinte, colui che dice la sua ma viene ascoltato da pochi. Eppure è un lavoro anche quello: senza il retroscena lo spettacolo non sarebbe possibile.

Gradirei interpretare un ruolo in questa grande commedia, basterebbe una battuta; tuttavia chi non ha voce in teatro non può recitare poiché nessuno lo sentirebbe.

Ma è davvero questo il punto? Sentire? Io non voglio che la gente senta cosa esce dalla mia bocca, vorrei che ascoltasse le mie parole. La differenza tra questi due verbi, sentire e ascoltare, oltretutto sinonimi, è abissale.

Amo ascoltare. Ho imparato un gran numero di cose ascoltando attentamente. Molte persone non ascoltano mai.

Hemingway

I dont want to be heard, I want to be listened to

Forest, Twenty one pilots

Tempo fa un saggio signore mi spiegò questa disgiunzione: chi sente percepisce il suono della voce, mentre chi ascolta comprende il significato di ciò che viene espresso.

Alza la voce che non si sente!, Hai il tono troppo basso, cosè? Hai paura?

A queste accuse vorrei rispondere che non serve a nulla avere la voce se nessuno dallaltra parte è disposto ad ascoltarla. Chissà se un giorno arriverà qualcuno che mi donerà il suo tempo, il regalo più bello che qualcuno possa fare, quello impiegato per leggere lintroduzione del mio libro.

UN CARCERE INVISIBILEWhere stories live. Discover now