Parte I

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- 648esimo anno dopo la Conquista, Novembre -

Mi sembra strano riprendere la penna in mano dopo tutto questo tempo. Più di un mese è passato dall'ultima pagina che riempii con i miei soliti resoconti, ma di certo non mi aspettavo di riscontrare un tale torpore in questa mia mano diventata così rigida e pesante. Pesante quasi quanto ciò che mi ha spinta a prendere le distanze da me stessa e dalla carta che di me stessa è sempre stata la manifestazione concreta.
Cominciò in una sera di fine ottobre. Si celebravano i successi del piccolo contingente guidato dal mio Arving contro quei predoni delle montagne, che stavano causando il panico nei nostri poveri villaggi al confine con la valle di Arryn. Come esprimere quanto fossi fiera di lui e dell'uomo che stava così precocemente diventando. 16 anni e già cavaliere, costituzione robusta e aspetto avvenente. Le sue abilità con qualsiasi arma superano persino quelle dei suoi fratelli maggiori. Gli déi mi hanno benedetta con tre figli forti e vigorosi.
Fu una festa rivolta a un pubblico ristretto, ma non ci mancò nulla: da una cena abbondante, a della musica coinvolgente, delle danze, e persino un'improvvisata cerimonia di investitura per i giovani soldati del provenienti dal volgo.

Ma quando Gran Maestro Gerrad irruppe improvvisamente, con il capo chino e a passo pesante, la sala grande di Delta delle Acque cadde in un angosciante silenzio. Mi consegnò una lettera. Non fu tanto la vista del sigillo del leone dorato a turbarmi, quanto il nome impresso con l'inchiostro fra i tanti caratteri che colsi all'istante. Il mio cuore sobbalzò. Riuscii comunque a mantenermi impassibile davanti ai miei ospiti sempre più impazienti, che aspettavano solo una mia reazione.
"Avvertite il lord Primo Cavaliere. Che si faccia trovare nella sala del consiglio domani mattina" - fu tutto quello che dissi, prima di alzarmi e ritirarmi. Nessuno, nemmeno i miei figli, mi fermò.
Giunta nelle mie stanze mi accasciai in ginocchio, piegata in due dal dispiacere provocatomi da quello spiacevole messaggio. Mi rivolsi alla Madre, alla quale tanto avevo pregato da che incontrai la giovane per la prima volta. E continuai a pregarla, e a pregarla, tutta la notte, nella speranza che riuscisse in qualche modo a raggiungere la giovane leonessa della Roccia nella sua cella a Castel Granito.
Ma sapevo in cuor mio che stavolta non ci sarebbe stata via d'uscita, e non ebbi nemmeno bisogno del colloquio con il mio lord Primo Cavaliere per averne una conferma. "Non ne vale nemmeno la pena di esaminare la questione al Concilio Ristretto" - affermò. Cercai di dibattere all'inizio, ma i fatti parlavano chiaro. I disordini dell'Ovest non ci riguardano minimamente, nè minacciano in alcun modo il nostro benessere. Un intervento non sarebbe stato solo insensato, ma avrebbe reso vani tutti gli sforzi fatti per portare e mantenere il mio popolo sulla via della prosperità e della pace. Morte, crisi, povertà, discordia. Ecco cosa avrei guadagnato in tutto ciò. Era pressapoco certo quanto la fine imminente del regno della giovane leonessa. Quindi mi rassegnai, e cominciai a ripetere a me stessa, nel tentativo di giustificarmi, che con o senza il sostegno delle Terre dei Fiumi Lauryn Lannister non aveva più speranze di ritornare a sedersi sul suo trono di Castel Granito.
La questione non fu mai più aperta ufficialmente. I miei consiglieri percepivano senza dubbio l'uragano proveniente da Ovest, ma mai si espressero a riguardo. Così feci anche io, almeno in veste di regnante e con la corona sul capo. Gran Maestro Gerrad continuava a consegnarmi messaggi, che io ripetutamente leggevo una volta ritiratami nelle mie stanze per la notte. Il mio regno dormiva mentre io, fra quelle pareti, liberavo l'angoscia che trattenevo durante il giorno, come un fiume in piena. Afflitta mi sentivo; complice,quindi colpevole. Il mio popolo mi acclamerà,e mi ringrazierà per averlo protetto. Sarò ricordata come una grande regnante, e il mio regno come un'età d'oro e di splendore. Ma a quale prezzo? Ho voltato le spalle a un'alleata, a un'amica, a una figlia, a una regina, a una donna. Il disgusto e il disprezzo degli déi mi accompagnerà per il resto della vita, questa sarà la mia punizione. E anche quando il mio tempo in questo mondo sarà giunto al termine, mi aspetteranno al varco per sottopormi al loro severo giudizio. La corona che porto non mi sarà di alcun aiuto: non sono che un essere ordinario esattamente come i miei sudditi, in aspetto come in virtù e debolezze.
P

iù passavano i giorni, più era tardi per riconsiderare la mia posizione. Gli eventi si evolvevano rapidamente, e i fattori in gioco diventavano ormai troppi. Arrivai dunque alla mia risoluzione definitiva. E lasciai che il mio peccato si facesse strada dentro di me, macchiando la mia anima, nero quanto l'inchiostro della mia penna. Tornare indietro non era più possibile. Infatti la regina fu in poco tempo detronizzata. Ne ebbi la decisiva conferma quando nella mia lettera ritrovai non più il sigillo leone dorato di casa Lannister, ma una roccia affacciata sul mare, indubbiamente simile alla struttura del maniero di Castel Granito. Nessun erede designato, nessun nuovo re, solo un consiglio di nobili che ci informava della sua legittima presa di comando. Il messaggio fu seguito in breve tempo da un altro, quello della tragica presagibile fine della giovane regina, che raggiunse le stanze del gran maestro esattamente stamattina. Mi isolai qualche ora, per assimilare il tutto, poi mi diressi io stessa dal Gran Maestro. "Convoca i nostri nuovi cavalieri del popolino, e comunica a mio figlio il principe Rickar che farà le mie veci fin quando sarà necessario. Se lord Smallwood, o chiunque altro facesse domande, io sono bloccata a letto" - il vecchio sapiente annuí.
"Un'ultima cosa. Fatti indicare quali sono i cavalli più veloci. Ne dipende la causa"

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⏰ Last updated: Jan 19, 2021 ⏰

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Westeros Tales - memorie di una reginaWhere stories live. Discover now