-CAPITOLO 7-

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"Mio Dio, che cosa ti hanno fatto?"

Le sue parole rimbombano nella mia testa.

Devo reagire.

"Nulla, non mi hanno fatto nulla".

"Perché ho la sensazione che mi stia mentendo?"

"Non ti sto mentendo. Non mi hanno fatto nulla. Non voglio sentire le tue luride mani su di me, punto. Ti ricordo che fino a ieri neanche ci rivolgevamo parola. Il fatto che da oggi dobbiamo iniziare a frequentarci non significa che dobbiamo per forza essere amici. E per oggi pomeriggio non mi aspettare perché non ci sarò, mi sono ricordata di avere un impegno importante. A domani ".

Cerco, volgendo lo sguardo a destra e sinistra Charlotte ed Ethan ma non li vedo, sicuramente saranno andati via.

Ho bisogno di aria fresca e di stare sola perciò m'incammino a piedi verso casa.

Una Ducati rossa mi quasi travolge durante la sua folle corsa; lui è un folle.

Al semaforo mi fermo, aspetto che il pedone diventi verde, attraverso, proseguo dritta per cento metri, svolgo a destra e...la Ducati rossa è ferma lì davanti a me.

Proseguo ignorandola ma colui che la guida non è della mia stessa idea.

"Allora, oggi alle 16,00 ti aspetto".

"Non ci sarò ho un impegno ".

"Rimandalo".

"Non posso" e riprendo a camminare.

"Se non ci sarai verrò a prenderti a casa" mi urla contro.

"Tu non farai niente del genere " dico arrestandomi di colpo e voltandomi a guardarlo.

Non lo conosco ma so che ne sarebbe capace.

"Allora fatti trovare al Maverick all'ora stabilita".

"Ho detto che non ci sarò. Ho un impegno. Comprendi il significato della parola impegno?" esplodo piena di rabbia.

"Certo, non sono mica analfabeta. Sono arrivato al quinto quindi qualcosa saprò. Sei occupata a fare qualcosa. Infatti devi uscire. Con me".

"Vai all'inferno " e riprendo a camminare.

"Ci andrò quando sarà ora".

"Ti odio".

"Non m'interessa. Non voglio essere amato".

"Ah no?"

"No, soprattutto dalle donne".

"Sei gay?"

So di aver fatto una domanda stupida.

"No" risponde secco.

"Allora come mai?"

"Oggi pomeriggio alle quattro fatti trovare lì e capirai qualcosa di me ma...sappi che anch'io dovrò sapere di te, non dimenticarlo".

Non mi viene data neanche l'opportunità di rispondere perché da gas alla moto e parte lasciandomi ferma lì a rimuginare sulle sue parole.

Vorrà scoprire qualcosa su di me.

Ok. Tutto tranne la verità sul mio passato.

Alle 15,45 esco da casa nervosa come non mai.

Questa situazione non mi piace per niente.

Alle 16 in punto mi trovo davanti all'enorme scritta Maverick, un locale per giovani ma soprattutto il locale ideale per trovare la roba.

Non ci ho mai messo piede e mai ce lo metterò.

Ho problemi con il cibo, sono autolesionista ma il pensiero di farmi non mi è passato mai per la testa.

Che cosa ci faccio infatti qui?

Perché tra tanti luoghi per incontrarci proprio questo doveva scegliere?

La risposta è li, davanti ai miei occhi.

Alto, capelli scuri, occhi chiari, un filo di barba ad incorniciare un volto bellissimo, vestito tutto di nero.

Il mio corpo è percosso da un brivido.

Qualcosa mi dice che quel ragazzo che sta parlando con Adam non è un amico qualsiasi.

Il suo sguardo, il suo sorriso...gelano.

C'è uno scambio di mano tra lui ed Adam mentre si abbracciano per salutarsi.

E lo vedo.

Lo scambio avviene in quel preciso momento.

Il pusher e il suo cliente.

Due finti amici che si incontrano con un obiettivo preciso.

Cosa ci faccio io qui? continuo a chiedermi.

Mi giro e passo passo cerco di allontanarmi da questa situazione in cui mi sto trovando e che non mi piace per niente.

Svoltato l'angolo affretto il passo, voglio arrivare il prima possibile a casa, ma il rombo di una moto mi raggiunge dopo pochi minuti e mi blocca la strada.

"Ehi, dove pensi di andare?" mi dice il conducente ossia Adam Collins.

"Lontana da te. Spostati o giuro che ti graffio la tua bella moto" dico puntandogli contro la punta delle chiavi che ho in mano.

"Posso sapere cosa ti ho fatto ora?"

"Cosa mi hai fatto? Pensi che sia una deficiente per caso? Se hai il coraggio svuota le tasche".

"Ecco fatto" dice tirando fuori dai jeans il portafoglio e le cartine.

"Perché non svuoti anche il giubbino?"

"Curiosa, d'altronde sei donna. Ecco svuotato anche il giubbino " e tira fuori un altro tipo di cartine, pezzi di cartoncini e le chiavi presumo di casa.

Guardo il tutto e scuoto la testa.

Ha tutto, non gli manca niente.

"Lo sapevi che "fumavo", lo hai capito da sola" mi dice vedendo il mio sguardo fisso sulle cartine più lunghe "cosa c'è che non va?"

"Questa " gli dico avvicinandomi e infilando la mano nella tasca interna del suo giubbino tirando leggermente fuori una bustina contenente polvere bianca.

La rimetto subito dentro, ho paura che qualcuno possa vederci.

"Quella che ti mancava per completare il tutto. Non voglio trovarmi nei guai per colpa tua perciò domani andrò dalla preside e le dirò che mi tiro fuori ".

"Non accetterà mai".

"Si se le dirò che incontri i pusher davanti ai miei occhi. Dovrà farlo per forza o denuncio anche lei".

"Senti, non è come pensi. Non era organizzata la cosa. Non era questo che volevo farti conoscere in realtà ".

"Ah no? Sentiamo, cosa volevi farmi conoscere allora? Cosa c'è di più emozionante di quello che ho appena visto?"

"Adam Collins".

"Tu sei fuori, riprenditi! Adam Collins è un drogato ecco chi è, non c'è altro da sapere"

"Questo è quello che pensi tu. Ti assicuro che non sono solo quello"

"Ah perché c'è dell'altro che dovrei conoscere? Spero che sia qualcosa di buono. Dovrai pur avere qualcosa di buono".

Il suo sguardo mi dice che non è così.

"Cavoli, ma chi diamine sei Adam?"

" Sali".

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