-CAPITOLO 3-

4.9K 195 13
                                    

Mi soffermo davanti alla porta con scritto Presidenza, faccio un bel respiro e busso.

Mi sono cacciata in un bel guaio.

Il brutto consiste nel dover dare spiegazioni che non mi sento di dare.

Per far capire la mia reazione dovrei raccontare cavoli della mia vita che non voglio si sappiano in giro.
Maledetto Dennis, ti odio!

"Avanti " dice una voce femminile oltre di essa.

Lentamente apro la porta e mi ritrovo a fissare una bellissima donna cinquantenne seduta dietro una scrivania che mi scruta da capo a piedi con i suoi occhi azzurri.

"Alexandra Morrison" esordisce sorridendomi e incrociando le braccia "cosa abbiamo combinato stavolta?"

Resto chiusa nel mio silenzio con lo sguardo rivolto a terra.
No, non parlerò neanche sotto tortura.
Lei lo sa, non è la prima volta che vengo spedita al suo cospetto.

"Siediti" continua sperando di ottenere da me qualche spiegazione almeno questa volta "la nonna sa di questi tuoi scatti di rabbia?"
"Non scatto senza motivo " metto in chiaro e torno a fissare il pavimento.
"Già, rispondi alle provocazioni vero?" insiste a chiedermi.

Mi limito a fissarla dritta negli occhi.

"Cosa pensi che io debba fare ora se tu non mi spieghi cosa ti porta a reagire cosi?" continua.
"Faccia quello che farebbe con chiunque altro "dico alzando le spalle.
"Dovrei sospenderti? È veramente questo che vuoi?"
Alzo le spalle per la seconda volta.
Sembra che non sappia fare altro.
In verità non mi preoccupa essere sospesa, vorrà dire che la mattina rimarrò a poltrire a letto.

"Non mi interessa. Non m'importa nulla di quello che lei deciderà di fare".
"Mio Dio! Sei una ragazza! Dovresti sprigionare allegria, euforia da tutti i pori e invece? Guardati! Sei spenta, indifferente a tutto. Perché?"

La fisso e le sorrido sarcasticamente. Almeno lei se n'è accorta.

"Perché? Vuole sapere il perché? Lo chieda a Dio e veda se saprà risponderle" le rispondo con una punta d'ironia.

Mi guarda muta, sorpresa dalla mia risposta.
Nel frattempo si odono tre colpi forti alla porta.
Sussultiamo entrambe.

"Avanti " dice sempre con lo sguardo rivolto a me.
La porta si apre ed entra il bidello con un ragazzo.

Lo guardo di sottecchi e sorrido a ciò che i miei occhi vedono: Adams Collins.
Il bello della scuola.
Il figo.
Lo stronzo dei più stronzi.
Il tenebroso.
Il duro.
Lo spaccone.
Il puttaniere.
Fumatore di erba.
Prepotente.
Arrogante.
Occhi di ghiaccio.
Il capo di non so cosa, so solo che gli amici lo chiamano così.

"Cosa hai combinato stavolta Adam? Ti piace tanto venirmi a trovare tutti i giorni?" esordisce con un sospiro la preside incrociando le mani e poggiandoci il suo mento.
"Sinceramente si. Sa di essere una bellissima donna vero?"
Che sfrontato!
"Adam Collins sai essere molto simpatico quando vuoi, ma ti ricordo che potrei essere tua madre" spiega la preside con un sorriso ironico stampato sul viso.
"Già, ma per fortuna non lo è ".

Il viso della preside diventa duro, lo sguardo freddo.

"Siediti" gli ordina "a chi hai dato fastidio stavolta?"
"Alla professoressa di francese".
"Sentiamo, perché? "
"Diamine, quella non sa nulla di quella lingua e pretende che io impari a memoria una poesia. Quando parla sputa, non ci vede e si ostina a usare il tablet per mettere i voti e non sa farlo. Mi irrita! Per questa volta mi sono limitato a mandarla all'altro paese ma vi avviso o la fate fuori voi o ci penso io!" sbraita incazzato.

Più forte dell'amore DISPONIBILE SU AMAZON Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora