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Qualche giorno dopo, mentre caricava sacchi del suo terriccio speciale nell'auto di un cliente, vide arrivare lungo il sentiero una berlina nera di lusso con i vetri oscurati, seguita da due utilitarie. Accigliato, osservò senza parere le evidenti difficoltà di chi doveva essere alla guida nel trovare un parcheggio tra i suv, i fuoristrada e i minivan che occupavano ogni angolo disponibile di terra battuta.

Venne distratto da una signora anziana che gli chiedeva alcuni consigli sulla potatura e due escursionisti che, dall'esposizione davanti all'entrata di casa, si informavano sulle varie specie di felci in vaso. Terminò la consegna e provvide a soddisfare ogni curiosità.

In primavera il vivaio veniva letteralmente preso d'assalto. Quel nebbioso mattino, quando era sceso di casa per aprire, aveva trovato una fila di gente a bordo campo che lo stava aspettando. – Che ci fate qui! – aveva esclamato facendo scoppiare tutti a ridere.

Si trattava per lo più di giardinieri, commercianti e agricoltori della zona che venivano a servirsi di semi, fiori e talee di piante spontanee, ma c'erano anche turisti incuriositi e affascinati dalla sbaragliante esibizione di orchidee e rododendri all'ingresso, o semplici locali della valle che volevano approvvigionarsi di arbusti e piante ornamentali ben radicate.

Seri si scostò i capelli dalla fronte e consegnò la ricevuta a un signore di colore, anziano e robusto, in giacca a scacchi e scarponi sporchi di fango. – Aspetti, signor Forman, l'aiuto, – disse chinandosi per prendere la cassetta di alloro di montagna che era stata appena acquistata, insieme ai sacchi di terriccio. Ma l'uomo lo precedette, raccolse rapido tutto e si sollevò con un grugnito. – Non devi sforzarti, ragazzo. Tu lavori troppo. – Il sorriso che tagliò quel volto corteccioso fu un raggio di luce sbaragliante sul severo cipiglio che aveva sempre rivolto a tutti dall'età della ragione. E per qualche secondo, mentre qualcuno faceva la bocca a "o", si senti una specie di eletto in Terra. Non ebbe modo di replicare, che il vecchio amico di suo nonno se ne era già andato.

Si sollevò in piedi, sostenendosi a un grande vaso al suo fianco, e cercò di nascondere il breve capogiro che l'aveva investito nel movimento. Quando sollevò gli occhi rimase di sasso. Incapace di proferire parola.

Davanti a lui, avvolto in un gessato grigio chiaro, una mano nella tasca e l'altra a studiare l'orologio da polso in oro bianco, sostava Ethan Beavers, in tutta la sua avvenente e gelida presenza.

Seri si strofinò la base del naso sentendo di stare sviluppando un'immediata reazione allergica. Quella forma d'uomo sostava in mezzo al camminamento in ghiaia - tra le sue fanciulle verdi! - come un enorme brufolo spuntato sul viso di un adolescente.

Inalò a forza e gli si parò davanti. – Cosa vuole? Cos'è venuto a fare?

I cristalli azzurri non erano cambiati dall'ultima volta, non c'era traccia di calore, o anima, in essi. Si posarono su di lui come due pungiglioni. Irritanti. – Non ero mai passato da queste parti, – rispose con la sua bellissima voce. Fece un cenno a due signori che parlottavano tra di loro, osservando e indicando ogni cosa. – Sono venuto con alcuni architetti a valutare il terreno. Vedo che non hai ancora iniziato a traslocare.

– Non mi è arrivata nessuna notifica ufficiale, – replicò Seri sollevando di poco la testa per fronteggiarlo. – E a questo proposito, non ho alcuna intenzione di arrendermi. Voglio...

– Seeeriii, – interloquì una voce. La professoressa Lorton fece ingresso nel vialetto, accompagnata da una decina di ragazzi e ragazze dall'aria incuriosita. La donna si avvicinò rapida, lo strinse in un breve abbraccio, costringendo Beavers a scostarsi, e disse con entusiasmo: – Hai visto chi ti ho portato? Sono i miei studenti di botanica, non vedevano l'ora di conoscerti! Oggi lezione all'aperto!

Il mio floridaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora