CAPITOLO 4 - parte 1

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CAPITOLO IV


Era l’alba e Albert Finley da ore non faceva altro che andare avanti e indietro per lo studio, in preda all’agitazione. Dopo che la signora McCoy lo aveva informato della scomparsa di Elys, Michael in lacrime aveva raccontato che si era voluta avventurare nel bosco, sentendosi terribilmente in colpa per quel che era successo.
«In realtà la colpa è tutta mia. - pensò Albert. - Ho permesso che una ragazzina di tredici anni s’inoltrasse da sola in quel grande bosco.» Sapeva bene che non era una zona particolarmente pericolosa e che Elys sapeva badare a se stessa, non era certo il tipo che si spaventava per qualche innocuo animale. Era una ragazzina intelligente, doveva ammetterlo, ma era sempre stata un’imprudente. Doveva immaginare che vietarle di andare nel bosco avrebbe acceso ancor di più la sua curiosità. «Spero di sbagliarmi, ma se non è ancora tornata può darsi che non si trovi più qui.» rifletté, nervoso. Aveva mandato tutto il personale a setacciare il bosco per ritrovarla, evitando per il momento di denunciarne la scomparsa alla polizia locale, contrariamente a quanto suggerito dal sig. Charles.
All’improvviso Rufus Downey, il padre di Michael, entrò nello studio, senza preoccuparsi di bussare.
- Signore, mi perdoni! Siamo appena tornati! L’abbiamo cercata tutta la notte perlustrando l’intera zona, ma non c’è traccia della bambina, mi dispiace. L’unica cosa che abbiamo trovato è questa bussola dorata e questa borsa. Abbiamo motivo di pensare che sia di sua nipote.
Albert gli prese dalle mani l’oggetto e lo osservò attentamente: quella era indubbiamente la bussola di Angelica, quindi Elys doveva aver frugato in camera sua. Se era così, forse aveva trovato anche…
Ringraziò in maniera sbrigativa il sig. Downey e corse di sopra, in camera di sua sorella. «Non è possibile, ho messo a soqquadro l’intera stanza cercandola, senza mai trovarla!» e maledì sua sorella per averla nascosta così bene. Dov’era finita? Quando entrò spalancando la porta vide sul letto il quaderno di quando Angie era piccola. Si avvicinò, lo prese tra le mani e lo sfogliò in preda alla frenesia. I ricordi iniziarono a riaffiorargli alla mente, gli si strinse il cuore, ma non si lasciò distrarre. Arrivò all’ultima pagina, lesse la scritta XAMYNIA e notò la sagoma ingiallita di una collana, staccata delicatamente dalla pagina. Ricadde sul letto, con il diario tra le mani tremanti e lo sguardo fisso nel vuoto.
- Maledetta Angie! - disse ad alta voce - L’avevi nascosto bene eh? Eppure Elys è riuscita a trovarlo lo stesso, si vede che è tua figlia. Contenta? A quanto pare non siamo riusciti a evitare l’inevitabile. Quando chiamerò William sarà felice di avere finalmente una scusa per potermi spaccare il naso a suon di pugni! Oh Elys, cos’hai fatto?

- Pronto, William? Sono Albert…
Nell’attimo di silenzio che seguì, William Johnson cercò di non palesare il fastidio che provava per quell’uomo. Se gli aveva telefonato doveva esserci una ragione importante.
- Come mai mi stai chiamando?
Il cognato sospirò, cercando di trovare le parole giuste e non era facile, soprattutto con uno capace di spaccargli la faccia non appena avesse saputo la verità.
- Cos’è successo? - insistette il padre di Elys, sospettoso.
- Ti ricordi che anni fa Angie ti rivelò un segreto a proposito della nostra infanzia? Sei stato l’unico a cui l’ha raccontato. Aveva trovato un ciondolo, una pietra celeste magica…
- Sì, ricordo, ricordo anche cos’ha causato quella pietra. È piuttosto difficile da dimenticare. - commentò risentito. - Vieni al dunque.
- Ecco, Elys ha trovato quel ciondolo in camera di Angie. L’avevo raccomandata di non addentrarsi nel bosco, ma sicuramente ha ben pensato che il divieto fosse una sfida.
- Cos’è successo, Albert?!
- Beh, è scomparsa, lasciando come unica traccia la sua borsa nel bosco. L’ho saputo solo adesso. Mi dispiace, non sono riuscito a trovarla. Ho fatto perlustrare l’intera zona. Ho motivo di pensare che…
- Io affido mia figlia al suo unico zio mentre sono all’estero, raccomandandomi che sia seguita e trattata bene e questo riesce a farsela sfuggire da sotto il naso come se niente fosse! - lo interruppe, sbraitando. - Elys è sparita in chissà quale strambo universo parallelo e tu hai il coraggio di dirmi “ Mi dispiace”?!
- Per la miseria, William! Ho fatto setacciare il bosco tutta la notte per ritrovarla! - era sempre stato difficile comunicare con lui, ma stavolta c’era in ballo una bambina e William lo stava trattando come un idiota. - Solo adesso ho scoperto che quel ciondolo è sparito! Sto facendo tutto quanto in mio potere. Ti assicuro che te la riporto indietro, costi quel che costi!
- Sarà meglio per te! Ricordati che oltre a essere mia figlia è anche tua nipote e se le succede qualcosa, giuro che vengo lì e ti uccido! È tanto difficile controllare che una ragazzina non rubi quella pietra e non scappi chissà dove? - poi fece una pausa per sbollire la rabbia. - Hai già un piano per riportarla indietro?
- Sì, ho qualcosa in mente, ci devo lavorare…
- Bene, fallo e alla svelta!
- Riporterò a casa Elys, te lo prometto!
Quando posò il ricevitore rimase immobile a fissare il vuoto dinnanzi a lui. «William scusa, ma dovevo tranquillizzarti in qualche modo. Non ho idea di come raggiungere Elys. - deglutì pensando a cosa sarebbe successo se davvero non ci fosse riuscito. - Devo assolutamente trovare un modo…»

ELYS E LA GOCCIA DI LUNADove le storie prendono vita. Scoprilo ora