ventiseiesimo capitolo

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Guardai l'orario ancora una volta. Non c'era stato dato il permesso di entrare nella stanza di mio fratello e l'ansia stava divorando mia madre che continuava a mangiare dei biscotti che sapevano di frigorifero.
Erano passate molte ore ed era notte fonda quando vidi Calum e Michael con i rispettivi genitori attraversare il solito corridoio opprimente.
Calum mi guardò per pochi secondi, mentre Michael mi torturò con lo sguardo fino a farmi venire i brividi.
Avevano entrambi un aspetto orribile, varie fasciature e dei segni sul viso.
Mi chiesi se i miei amici avrebbero passato i guai per colpa di questa storia, ma infondo che importava a Liam, non sarebbe stata la sua prima volta in un tribunale.
Mi torturai le unghie in silenzio ancora una volta quando finalmente un'infermiera ci invitò a seguirla per raggiungere Luke.
Camminai strisciando i piedi dietro a mia madre che correva più del dovuto, tenevo lo sguardo basso e il pensiero altrove.
Entrai nella stanza di Luke ed alzai lo sguardo.
Mio fratello era seduto sul letto intento a mangiare qualcosa dall'aspetto poco invitante.
'Luke' Mia madre trillò correndo ad abbracciarlo.
Appoggiai la schiena al muro vicino al suo letto e lui non mi rivolse né parola né sguardo. Probabilmente non mi avrebbe neanche riempita di insulti, perché neanche quelli mi sarei meritata.
Qualcuno irruppe nella stanza.
'Scusate, ero qui per il foglio che hanno consegnato prima.' La donna con gli occhi color ghiaccio parlò con mia madre fino a posare lo sguardo su di me. 'oh, hai trovato la stanza giusta alla fine.'
All'inizio non riuscii a capire di cosa stesse parlando, poi mi guardai intorno e colsi un particolare che mi lasciò senza fiato: non mi trovavo nella stanza di poche ore prima.
La guardai confusa.
'Sapevo che quella era la stanza di mio figlio, mi dispiace che tu abbia parlato per ore davanti alla persona sbagliata.' si schiarì la voce.
'che stanza è questa?' Dissi rivolta a mio fratello che finalmente mi guardò e perse un battito a causa del mio aspetto spettrale.
'Trentasei.' sussurrò
'Trentasei?'
'Beh, il numero è simile, non ti preoccupare comunque.' La donna mi sorrise debolmente.
'In che stanza mi trovavo?' Dissi curiosa.
'Ventisei.' rispose lei.
'Nella stanza di Ashton' Quasi urlò mio fratello.
Guardai scioccata la donna capendo finalmente quello che era successo.
'Oh mio dio.' dissi sedendomi sulla sedia più vicina.
'Conosci mio figlio?' chiese rivolta a Luke che annuì.
'oh, sono amici.' disse mia madre.
'Siamo stati picchiati insieme.' Terminò Luke con un tono che fece venire i brividi a chiunque nel raggio di cinque metri.
La donna abbassò lo sguardo fino a raggiungere il comodino posto accanto al letto. Prese un foglietto ed uscì dalla stanza salutando a bassa voce.
I conati di vomito tornarono a torturami, così uscii dalla stanza correndo e raggiunsi il bagno giusto in tempo.


'Non importa, non ne ho voglia' Disse Zayn fumando.
Mi rigirai verso i miei amici che continuavano a parlare e mi illusi che stesse andando tutto bene.
'Cas, hai sentito Madison?' chiese Liam facendo girare tutti.
Un attimo di silenzio colse tutti impreparati e io mi ritrovai a cercare le parole che avevano perso a causa di quella singola domanda.
'no.' risposi facendo un tiro dalla mia sigaretta.
'bene.' disse Louis schiarendosi la voce.
Il silenzio venne interrotto dall'arrivo di Harry.
'Ragazzi' disse salutando con la mano e sedendosi accanto a me.
Lo guardai e lui fece lo stesso.
Non avevamo più parlato dal giorno prima e mi chiesi se sapessero che per colpa loro mio fratello e il suo gruppo avevano passato una giornata in ospedale.
'Luke ed Ashton sono all'ospedale.' Dissi senza alzare lo sguardo.
Gli altri rimasero in silenzio ancora una volta.
'Cosa?' chiese Harry a bassa voce.
'Già' annuii.
'Oh, Cassie..' rispose Louis probabilmente preso dai sensi di colpa per mio fratello.
'Luke sta bene?' Chiese Niall
'Non è questo' dissi 'non è solo questo.'
'si, ma ti avevamo promesso che..' cercò di rispondere Zayn, ma lo interruppi.
'non è questo.' scandii bene le parole ed alzai lo sguardo trovandomi davanti lo sguardo critico di Harry.
Sbattei gli occhi un paio di volte e guardai i ragazzi che adesso mi circondavano.
'Non passerete i guai adesso, vero?'
'no, non penso.' rispose Liam
'non importa.' tossì Zayn.
'Hanno parlato?'
'Non lo so.' Dissi
'non parleranno, vero?' Harry mi guardò negli occhi.
Alzai le spalle. Non poteva chiedermi di costringerli a non parlare.
'Cas, andiamo, è tuo fratello.' Niall incrociò le braccia.
La campanella suonò e ringraziai Dio, non avevo intenzione di iniziare quel discorso, volevo solo che si sentissero in colpa, non volevo che mi chiedessero di costringere mio fratello a non parlare.
Mi alzai senza proferire parola e mi diressi verso la classe.

'Stanza ventisei' disse una signora castana all'entrata dell'ospedale.
Non sapevo il motivo per cui mi trovavo lì, ma avevo bisogno di sapere se Ashton avesse sentito qualcosa del discorso che avevo fatto il giorno prima.
Entrai in stanza con un pacchetto di muffin comprati poco prima. Il biondo era seduto sul letto e stava scrivendo qualcosa su un foglio.
'Hey' dissi io scivolando sulla sedia accanto a lui.
Non ricevetti nessuna risposta, ma questo non mi distolse dal mio obbiettivo.
'questa stanza è troppo soffocante' continuai
Ashton mi guardò per un istante e poi tornò al suo foglio.
'insomma, uno vorrebbe stare tranquillo qui, no?' cercai il suo sguardo 'invece stai qui, in questa stanza stretta.'
Il biondo sbuffò.
'fa caldo oggi, no?' cercai qualcosa per farlo parlare 'ha smesso di piovere.'
'Cassie cosa vuoi?' rispose brusco.
'allora non hai perso la lingua.' dissi acida.
Lui mi guardò di sottecchi e poi annuì leggermente.
'questi sono per te.' posai i muffin sul letto aspettando che si interessasse almeno a quelli.
'Grazie.' rispose distratto.
'Ti piacciono al cioccolato?'
'Cassie, la vuoi smettere?' allontanò i muffin.
'no' dissi determinata.
'Perchè sei qui?' mi guardò negli occhi mischiando il suo verde scuro con il mio.
'mah' dissi guardandomi intorno
'non sei qui per preoccuparti del mio benessere, quindi saltiamo la parte in cui fingi di interessarti e arriva al puno.' sputò le parole con rabbia.
Aveva ragione, non ero lì solo per la sua salute, ma per sapere qualcosa di preciso, eppure odiavo e amavo insieme il fatto che pensasse che non mi interessava di lui.
'hai ragione.' soffocai un sospiro.
'cosa c'è?'
'sai, penso di aver parlato a vuoto ieri, perchè ero convinta di aver parlato con Luke, ma..' non feci in tempo a terminare la frase.
'ma hai parlato con me.' rispose acido.
Rabbrividii realizzando che aveva sentito tutto il mio discorso.
'tu hai sentito?' boccheggiai
'no' ghignò.
Rimasi a fissarlo per qualche minuto senza dover nascondere la confusione che aveva provocato la sua risposta.
'cosa c'è?' sorrise sadico.
'come puoi dire che ho parlato con te se non mi hai sentita parlare?'
'mia madre.' si schiarì la voce 'mi ha detto che c'era una ragazza ridotta male che piangeva davanti al mio letto.'
ridotta male.
'ridotta male?'
'già, sai, trucco colato, roba così' fece spallucce.
'oh'
'ora ho capito che piangevi per luke, è tutto più chiaro.' annuì
Annuii a mia volta ed abbassai lo sguardo ringraziando Dio che non mi avesse sentita dire qualcosa di cui mi ero già pentita.
Restai in silenzio per aspettare la domanda fatidica, cioè il motivo per cui piangevo, ma il silenzio riecheggiò nella stanza e mi fece capire che la domanda non sarebbe mai arrivata.
'Non mi chiedi niente?' dissi quasi seccata dal suo menefreghismo.
'non mi interessa' incrociò le braccia.
'oh' dissi abbassando lo sguardo.
'ora che hai avuto la conferma del fatto che il tuo segreto è al sicuro puoi andartene.'
Serrai la mascella e mi rifiutai di alzarmi da quella sedia.
Sapevo che quell'atteggiamento fosse comprensibile, ma non capivo perchè improvvisamente avesse deciso di adottarlo quando io ero andata lì. Infondo lui non sapeva che una parte di me stava sprofondando, o forse lo sapeva, ma non sapeva che lui era la causa.
'ashton, smettila' urlai facendolo saltare
'ma che ti prende? sei impazzita?' alzò la braccia al cielo.
'che prende a te, non a me.' dissi scandendo le parole
'non sono io lo psicopatico in questa stanza.' sputò fuori con tutta la cattiveria che aveva accumulato in silenzio.
Rimasi a bocca aperta senza trovare le parole per esprimere il mio profondo senso di inadeguatezza e frustrazione.
'tu..' balbettò cercando di trovare le parole 'tu sei incomprensibile e ti detesto, cassie' urlò
Non riuscii a dire nulla.
'ti detesto perché mi odi, poi cambi, poi non lo so.' tirò un pugno al  comodino facendolo tremare.
'Ashton' dissi tentando di capire il motivo di tanta rabbia e sincerità improvvisa.
'io c'ho provato, Cassie' respirò affannosamente 'ma non ce la faccio.'
Annuii in silenzio perché sapevo cosa stava dicendo e lo capivo nel profondo.
'mi dispiace' sussurrai rendendomi conto che era inutile chiedere scusa ancora una volta.
'vattene' disse duro.
Scossi la testa guardandolo.
'cassie, vai via' urlò
'non voglio.' cercai di cacciare la voglia di piangere.
'io non ti voglio più qui.' sussurrò, poi fece una pausa 'non ti voglio più in giro, non voglio più sapere niente di te.'
Persi un battito e per poco non riuscii più a respirare. Il senso di vuoto pervase nel mio petto, ora mi odiavo veramente.
Aveva usato le stesse parole che avevo scelto quando lo avevo allontanato fuori da scuola e questo rendeva tutto più difficile da affrontare.
'io..' cercai di trovare ancora una volta le parole che neanche conoscevo.
Lui mi guardò duro, poi distolse lo sguardo e capii che sarebbe stata l'ultima volta che mi avrebbe dedicato anche una minima attenzione.
Mi alzai dalla sedia traballando e lo guardai in silenzio prima di abbandonare la stanza.
Era tutto così sbagliato che avevamo finito per odiarci.
Ashton aveva ragione, era impossibile non odiarmi dopo tutto quello che gli avevo fatto e soprattutto per tutto quello che avevo permesso che gli fosse fatto. 
Lui era sempre stato dalla mia parte, mi aveva sempre difesa, mi aveva consolata e mi era stato vicino, mentre tutto quello che avevo fatto io era spostarlo da parte per mettere me e i miei amici al primo posto. Avevo messo da parte anche i miei sentimenti.
Mi stava uccidendo lentamente e sapevo bene che così non poteva andare avanti, ma lui lo sapeva meglio di me, quindi aveva deciso di tagliare i ponti.
Mi odiava, questo mi bastava per odiarmi da sola.




Angolo di Claire
abbastanza tragico, no?
vi avevo avvertite che il momento angst sarebbe arrivato, ma tranquille, perché poi si aggiusta tutto come al solito.
Ashton ha proprio sbroccato e Cassie la sta -giustamente- pagando per tutte le cattiverie.
La ragazza in questione deve ancora crescere e vi assiuro che col tempo lo farà e diventerà una persona completamente diversa, cosa che se analizzate bene sta già succedendo lentamente.
Parliamoci chiaro: quando mai Cassie Hemmings avrebbe fatto quello che ha fatto negli ultimi capitoli?
Se c'è una cosa che fa molto riflettere in questo capitolo è proprio l'atteggiamento di Ashton nei confronti di Cassie, la allontana infatti, ma se lo fa è perché non ce la fa più a combattere per qualcosa che l'ha anche portato all'ospedale. MA NON FACCIAMOCI INGANNARE, perché come dice Cassie 'Mi stava uccidendo lentamente e sapevo bene che così non poteva andare avanti, ma lui lo sapeva meglio di me, quindi aveva deciso di tagliare i ponti. ' 
Ashton non lo sta facendo solo per se stesso, sappiatelo. 
Nel prossimo capitolo avremo una specie di devasto, sarà abbastanza greve come cosa, ma amatemi comunque, perché mi piace scrivere queste scene ahahah.
Vi aaaaamo sempre!
Fatemi sapere cosa ne pensate.

Claire ♥♥

Ps: la scelta di rimarcare il numero 26 per tutto il capitolo è voluta, infatti è il mio numero, nel senso che mi tormenta da un bel po' di tempo nel bene e nel male.

ripped jeans || ashton irwin♡Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora