Fourteen.

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[ Narratore esterno ]

Erano passate circa tre settimane dall'uscita di Drey ed Irama, i quali sembravano essere tornati ad un rapporto stabile.
Uscivano come fossero una coppia, nonostante non fosse nulla di confermato, si divertivano con i loro amici e la mora sembrava star prendendo massima fiducia verso il castano; egli, ogni mattina, la costringeva ad alzarsi due ore prima degli altri per poterla portare a far colazione in uno dei bar più recensiti di Roma, guardavano l'alba assieme e gustavano il loro amato cornetto al cioccolato bianco.
Stavano riprendendo i ritmi che avevano lasciato in sospeso dopo la fine della loro storia d'amore ed il giovane era sempre più convinto di ciò che voleva; anche se, però, alle volte Drey lo vedeva dubbioso e poco attento, come se avesse qualcosa per la testa che non riusciva a scacciare.
Ma il castano aveva rassicurato la mora, la quale si era finalmente rassegnata; infondo egli era sempre stato un tipo lunatico.

Attualmente, i ragazzi stavano preparando le valigie perché ognuno sarebbe tornato a casa propria per le vacanze concesse dalla scuola; avevano una settimana di festa per Carnevale, anche se non era obbligatoria la pausa delle lezioni.
Drey stava sistemando le ultime cose nel suo borsone, sarebbe finalmente tornata alla sua amata Napoli dove, ad aspettarla, c'era sua nonna Michela.
La ragazza non aveva più rapporti con i genitori dall'età di sedici anni e le andava più che bene: loro non avevano mai accettato la sua passione, avevano in progetto un futuro più ambizioso che era distante dal mondo artistico.
L'unico della sua famiglia con cui aveva un rapporto civile, era suo fratello maggiore Luigi; se non fosse per l'estrema somiglianza tra i due, Drey poteva essere considerata una bambina adottata dato che era l'unica ad avere un nome tendente all'inglese ed un carattere decisamente diverso da tutti.
Ma era stato proprio suo nonno David, di origini tali, a sceglierle il nome; lei aveva il suo carattere ed i suoi occhi, c'era sempre stata legata ma una malattia lo portò via da lei qualche anno fa.

Irama, invece, sarebbe tornato a Monza da sua sorella maggiore Jolanda.
Quando aveva tempo e modo, non gli dispiaceva stabilizzarsi per qualche giorno da lei, dato che per la vita artistica che aveva intrapreso non aveva più molto tempo da dedicarle.
Ma ella non sembrava avercela con il suo piccolo Filippo, anzi, sembrava essere molto fiera di ciò che si stava creando suo fratello; i genitori del ragazzo, invece, nessuno sapeva se esistessero o meno.
Egli non ne parlava mai, non metteva mai in mezzo l'argomento famiglia e genitori.
Nessuno insisteva, probabilmente per evitare di aprirgli una porta passata che, secondo i suoi amici, avrebbe fatto male e non poco.

[ DREY ]

«Quindi posso venire?»  annuii per la millesima volta alla domanda di Nicole; sarebbe venuta da me per le vacanze che avevamo a disposizione e sembrava essere più in ansia del solito.
«Mia nonna ti amerà»  la rassicurai, ricevendo un sorriso da parte sua.
Ella non poteva tornare a casa perché i suoi genitori erano in viaggio di lavoro, dunque le avevo proposto di venire a Napoli dato che non voleva chiedere ad Ale per non essere troppo opprimente.
Stavamo sistemando le ultime cose nella valigia, a breve saremo partite; l'unica cosa che mi tormentava era Irama ed il non vederlo per una settimana, ormai ero talmente abituata a viverlo ogni giorno che avevo un senso di vuoto cosmico dentro il cuore.
«Andiamo?»  annuii alla domanda di Nicole e, prima di uscire, indossai la felpa rosa pastello del castano.
«Vamos!»  esclamai raggiungendo la porta, trascinando la valigia con me.

***

Quando arrivammo fuori, erano già tutti lì, eravamo le solite ritardatarie che facevano aspettare.
Dovevamo salutarci tutti, era un rito ormai che compivamo prima di dividerci.
Dedicai diversi minuti a Biondo, il quale era entusiasta di visitare Monza; sarebbe partito con Irama dato che non avevano intenzione di dividersi.
Con lo sguardo cercai ques'ultimo, tentando di trovarlo in mezzo alla folla; mi allontanai da tutti per potergli fare uno squillo ma, nel momento in cui afferrai il cellulare, percepii due mani sui miei fianchi.
«Sono qui»  sussurrò con voce roca, costringendomi a volarmi verso la sua figura; curvai le labbra in un sorrisi e roteai gli occhi al cielo, riponendo il telefono nella tasca posteriore dei miei Levi's.
«Non cercavo mica te!»  risposi divertita, ricevendo uno sguardo ambiguo da parte di Irama.
«Io dico di sì, piccola»  ribatté inarcando un sopracciglio e mi strinse al suo corpo «Mi mancherai» concluse, avvicinando il suo viso al mio.
Le nostre labbra si unirono in un bacio soffice e sentimentale, le sue mani vagavano al di sotto della sua stessa felpa che indossavo mentre le mie erano poggiate sulle sue spalle.
Quando si scontrarono le nostre lingue per intensificare quel bacio, udimmo una tosse palesemente finta.
Ci staccammo controvoglia e posammo lo sguardo sul nostro migliore amico, il quale era affiancato da Nicole.
«Non vorrei interromperti, Romeo. Ma calcola che perdiamo il treno e sono stracazzi»  disse il biondino prima di afferrare il suo braccio e trascinarlo via da me.
Ridacchiai quando Irama si girò verso la mia figura con un'espressione esausta e mi salutò mandandomi un bacio, cosa che ricambiai prontamente prima di essere presa da Nicole che mi diresse verso il pullman.
«Andiamo, principessina»  bisbigliò facendomi scuotere la testa.

Tornerai da me. [ IRAMA ]Where stories live. Discover now