Hitlernet

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C'era da star bene a wangluo zhuquan, dove duecento abitanti cambiavano abitudini nel corso dei secoli.
In principio scoprirono la ruota, così fu abitudine comune idolatrarla poggiandola su un piedistallo.
Quando poi la ruota divenne un'abitudine, alcuni gridarono LA RUOTA E' MORTA! e la ruota, un giorno, venne sostituita con svariati oggetti che negli anni venivano scovati dagli avventurieri nelle discariche più vicine, perché che vogliate crederci o no, gli abitanti di wangluo zhuquan non si spingevano oltre i cinquanta chilometri di passeggiata, un po' perché stanchi, e un po' perché faceva sempre buio e dovevano tornare a casa.
Fu così che, un giorno d'estate, l'avventuriero Ermanno Giovenco portò a wangluo zhuquan un computer.
Lo attaccò a un generatore già venerato in precedenza e, sul piedistallo, il computer venne acceso.
La macchina proclamò uno schiocco, poi un metallico TAAAN!
Infine rimase in silenzio. A volte rantolava.
Ma il silenzio era il rumore che preferiva.
Tutti si radunarono di fronte a quella piccola finestrella, che dava su una mirabile prateria verde, ma d'un verde acceso, sotto un cielo azzurro, ma d'un azzurro limpido, macchiato qua e là da soffici nuvolette talmente innocue da risultare pure simpatiche.
Che paesaggio! Magico! Così magico che rimaneva incorruttibile durante le quattro stagioni.
Allora i duecento abitanti non facevano altro che dire oh che bello il computer di là, oh che bello il computer di qua, ed Ermanno passeggiava per le due strade del paese orgoglioso nonché entusiasta del successo riscosso dall'idolo importato.
Poi, un bianco giorno d'inverno, l'avventuriero Gabasisi portò una scatolina di plastica che presentò col nome di Router.
Dopo svariati tentativi, riuscirono ad attaccare la scatola plasticosa al computer.
E internet fu.
Tutti presero a navigare nella rete, osservando curiosi quegli esseri umani tanto distanti da loro che davano una strana impressione d'infelicità.
Vivevano senz'aria, gli uni sopra gli altri.
S'incazzavano con la sveglia, con la moglie, coi figli, col traffico, col capo, col cibo di plastica, con la televisione e i computer e i telefoni, con dio e la vita.
Pareva che cercassero soddisfazioni, ma era come se, in fondo in fondo, cercassero di non trovarle.
Per loro, la morte era uno stile di vita.
Però gli abitanti di wangluo zhuquan non erano così critici da conoscere il giusto giudizio da dare su qualcosa che effettivamente non conoscevano, e tuttavia sapevano bene che il progresso non avrebbe mai intaccato le loro abitudini, dato che non contemplavano le maledizioni contro qualcuno o qualcosa.
Infatti, per i duecento abitanti di wangluo zhuquan, se la sveglia suonava era una benedizione.
Se c'era ressa alla mensa, era una benedizione.
Se c'era il minimo principio dello star male, semplicemente si aiutavano, poiché convinti che, come il corpo nell'adolescenza, anche l'anima ha i dolori della crescita.
Certamente l'anima dei duecento abitanti non era però pronta a vedere il mare.
Lo videro per la prima volta quando cambiarono lo sfondo del computer.
Un'onda gigante, con sfumature dall'azzurro chiaro al blu notturno, era immortalata nel momento più maestoso, come se il mare si fosse messo in posa per la foto.
Tutti a dire Oh che bello il mare, oh che bello il mare! E, un giorno, il computer divenne un'abitudine, tanto che c'era gente che guardando lo sfondo urlava IL COMPUTER E' MORTO!
Il caso volle che l'avventuriero Gabasisi, partito in primavera, giungesse un torrido giorno estivo con una novella sensazionale.
Il mare era stato trovato.
Stava a sessanta chilometri dal paese. Mai nessuno s'era spinto così lontano.
L'esodo fu rapido e poco doloroso, poiché in una giornata essi raggiunsero e riempirono la spiaggia.
Piccola, sassosa, ma che bel mare!
Tutti presero a godersi la vita, tranne Ermanno Giovenco.
Lui aveva la pelle bianca, così bianca che al buio pesto faceva da lumino.
Stava al sole due minuti e diventava un pomodoro secco.
All'ombra rosicchiata d'uno scoglio egli mescolava invidia e odio in quel pentolone che era il suo cervello, squadrando quelle salsicce sorridenti al sole dei suoi compaesani.
Dissipati, ecco cos'erano.
Egli non era comunque il solo a pensarla così, poiché buona parte dei suoi compaesani soffriva di pelle chiara.
Dunque Ermanno prese coraggio e si ribellò alla bella vita, prendendo così i favori degli scottati.
Si ripresentarono in paese urlando Il mare non esiste! Il mare non esiste!
E per loro, il mare, non fu più.
Tornarono a idolatrare il computer, ma lo sfondo dell'onda venne cambiata da Ermanno che, ormai convinto della scissione del paese, mise una sua foto, che lo ritraeva in volto, fronte aggrottata, sguardo lungimirante verso l'infinito.
Concordò con gli scottati che le immagini del mare sarebbero state bandite, e qualsiasi ritratto di mare, dipinto o fotografato che era, sarebbe stato censurato.
Gabasisi, divertito dalle censure di Ermanno tanto da chiamarlo Hitlernet, lo andò a trovare al paesino, che ormai aveva cento abitanti, per portargli in dono un barattolo di crema solare trovata in riva al mare.
Disse che il mare era generoso, poiché portava sempre qualche regalo agli abitanti delle sue rive: pesci impigliati nella plastica, tavolini, sedie, bottiglie, bicchieri, teli, vestiti, costumi. 
Ermanno rifiutò il regalo, dicendo che a wangluo zhuquan non c'era un sole così forte da aver bisogno di una crema solare.
Gabasisi rispose dicendo che la crema solare era un pretesto, o meglio un invito, per godersi la vita in riva al mare assieme agli altri.
Ma Ermanno disse che stava bene là dove stava, con le sue abitudini cangianti e il suo computer e il suo internet.
Gabasisi lasciò comunque la crema solare accanto al computer, salutò Ermanno, i suoi seguaci e, infine, si incamminò verso la spiaggia.
Tornato alla riva sassosa, Gabasisi si trovò davanti a uno spettacolo terrificante.
Pareva che il mare avesse portato in regalo centinaia di sacchi neri pieni di spazzatura con odori nauseabondi annessi.
Gli abitanti della riva avevano cercato di raccoglierli e buttarli altrove, ma i sacchi neri continuavano a sbarcare senza pietà, finché pure l'orizzonte, una volta blu, divenne nero. 
La spiaggia dunque non fu più pure per loro.
Il mare era stato come un sogno, i sacchi della spazzatura la sveglia.
E quanto volevano maledire quella sveglia, ma ciò sarebbe andato contro le loro abitudini, dunque tornando a wangluo zhuquan decisero che la scelta d'Ermanno di censurare le foto del mare era più che giusta, poiché sentivano il forte bisogno di dimenticarlo.
E ogni volta che qualche immagine scovata su internet ricordava la sensazione provata in quel bel tempo passato al mare, si prendeva la decisione di censurarla, finché non furono legali solo i ritratti dei grandi della storia dell'umanità.
E il volto di Ermanno, rimasto sullo sfondo del computer, li ricordava tutti.
Divenne sindaco, ebbe una sua scrivania, la sua segretaria, la sua tazza di caffé personale.
Gabasisi, invece, girò le spalle a tutto questo star male, fedele al suo voler star bene, così scomparve dal paese per quattro stagioni, finché un giorno, a wangluo zhuquan, i centonovantanove abitanti drizzarono le orecchie per un rombo continuo e scoppiettante che scuoteva l'aria.
L'avventuriero Gabasisi, sorridente, giunse in paese alla guida di un'automobile.

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