Capitolo 2.

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Non ho dormito tutta la notte.
Ho questa cazzo di Brooklyn in testa.
Mi alzo dal letto e faccio colazione con il mio solito caffè mattutino.
Mi vesto ed esco. Accendo la mia sigaretta e passo da Sydney.
Oltre ad essere un socio è il mio migliore amico.
"Syd!" Lo saluto.
"Oh, frà!" Esclama.
"Mio fratello mi ha chiesto un favore." Dice guardando lo schermo del suo I-phone.
Suo fratello è al college, al terzo anno.
"Cosa?" Dico.
"Dobbiamo scassare l'allarme antincendio per fargli saltare il compito." Dice.
Io rido.
"Ricordi quando lo facevamo noi?" Chiedo ridendo.
"Si!!" Ride.
Arriviamo davanti l'istituto e lo guardo. Ho molti ricordi quì.
Entriamo.
Cat, la bidella ci viene incontro.
"Cosa volete ragaz- Ciro! Sydney! O mio dio quando siete cresciuti!" Afferma abbracciandoci.
"Cat! Da quanto tempo!" Le dico.
"Già." Risponde Sydney.
"Cosa siete venuti a fare?" Chi chiede allentando la presa dai nostri corpi.
"Oh, ehm, noi volevam-"
"Ciro ha un diploma e vuole fare il professore!" Esclama d'un fiato Sydney.
Io lo guardo in malo modo.
Pezzo di merda, me la paghi dopo.
"Ciro? Davvero? Ma non eri quello che è stato sospeso 3 volte per violenza contro alunni e professori?" Chiede.
Cazzo.
"Sono cambiato." Scrollo le spalle.
Puttanate.
"Beh, allora sapete dov'è l'ufficio del preside." Dice.
Io e Syd ci avviamo per lo stanzino dei bidelli, lì si trova l'antincendio.
"Va a chiamare mio fratello, io intanto metto in ordine la situazione." Dice.
M'incammino verso la classe e busso.
"Avanti." Dice una voce femminile.
Entro.
"Salve, dovrebbe uscire Paul..." dico.
Mentre lui si prepara noto una figura femminile al suo fianco; Brooklyn.
Rimango lì come un coglione a fissarla.
"Ciro?!" Mi richiama Paul.
Scuoto il capo e lo guardo.
"Andiamo?" Dice.
"Si, buongiorno prof." Dico.
Usciamo dall'aula.
"Brooklyn eh?" Chiede.
"Fanculo. Raggiungiamo tuo fratello." Dico duro.
Fottuta ragazza.
Raggiungiamo Sydney.
"Ho tutti pronto. Quando scatta l'allarme uscirete tutti fuori, io esco dalla finestra e scappo. Tu Ciro va a parlare con il preside." Dice.
"Che cazzo gli dico al preside?!" Chiedo.
"Inventati una cazzata! Pure che vuoi fare una documentazione contro la droga!" Dice.
Rido.
"Io? Una documentazione contro la droga? Rido.
Mi faccio più di Bob Marley e devo fare una documentazione contro la droga?" Dico ovvio.
"Si." Dice.
"Che palle." Sbuffo.
Paul torna in classe, io esco per andare dal preside.
Vedo una ragazza girata di spalle che si dirige verso il bagno delle ragazze.
È Brooklyn.
La seguo. Entra in bagno e lascia la porta socchiusa.
Su guarda allo specchio. Controlla quel poco trucco che ha e riceve una chiamata.
"Mamma... si sono a scuola... stasera? Si. A dopo." Dice.
Sua mamma.
Sbuffa davanti lo specchio, si sistema i capelli ed esce.
Mi sposto bruscamente dalla porta per non essere scoperto.
Mi appoggio al muro con le spalle ed un ginocchio piegato, le braccia conserte.
Lei esce.
Ci guardiamo.
Non ci resisto.
Cazzo è bellissima.
Lei fa per andare ma io la tiro per un polso, l'attacco agli armadietti e mi avvicino per baciarla.
Non ha paura, ma sento il suo cuore che sta per uscire dal pet- no un momento. Quello è il mio cuore! Cazzo non posso innamorarmi di una ragazzina. E se è la bambina del quadro?
Mi allontano bruscamente.
"Scusa." Dico.
"Vieni a prendermi all'uscita." Sussurra dolcemente.
Io mi allontano da lei.
Devo toglierla dalla mia testa.

Raggiungo l'ufficio del preside.
È una donna/troia da come vedo.
Avrà più o meno 25 anni, indossa una gonna cortissima e stretta, una camicetta rosa trasparente scollata, intravedo il reggiseno bianco a pois.
"Salve." Entro.
Lei mi guarda e sorride.
"Buongiorno, cosa posso fare per lei?" Mi squadra da capo a piedi e di lecca il labbro superiore in modo malizioso.
I miei skinny diventano ancora più stretti di come lo erano quando ho provato a baciare Brooklyn.
Mi siedo, metto una gamba sull'altra, e mi tocco la barbetta del mento.
"Vorrei chiederle-"
"Una scopata." M'interrompe.
Beh, so di essere bello ma così esageriamo, rido.
"Anche." Ammetto guardandole la scollatura.
Si avvicina a me inizia a spogliarsi in modo "sexy" che di sexy non ha nulla, è troppo goffa.
Mentre sta per sfilarsi il perizoma bianco suona la campanella antincendio.
Lei urla, io rido.
Si riveste in tutta fretta e scappa via. Io esco dalla finestra, ci sarà troppa gente nei corridoi.
Incontro Sidney e andiamo a fare colazione al bar, facciamo un giro in centro. Guardo l'orologio.
"A che ora esce tuo fratello da scuola?" Chiedo.
"All'1:15" dice.
E già 1:05.
"Devo andare." Dico guardando l'orologio.
"Dove?" Chiede.
"A scuola." Sorrido iniziando a correre.
Quando sono abbastanza vicino la scuola rallento la corsa e cammino. Incrocio uni sbirro.
"Cazzo!" Sussurro.
Abbasso la testa e tiro dritto.
Arrivo a scuola è 1:13.
Accendo la mia Marlboro e aspetto.
Suona la campanella. Sono appoggiato ad un albero.
La vedo. Il mio cuore inizia a battere forte.
Lei si avvicina.
Butto fuori il fumo e la guardo.
"Ci tenevo a ridarti questo.." dice passandomi la giacca dell'altra sera.
"Puoi tenerla." Dico.
Lei annuisce.
Passiamo un po' di tempo in silenzio imbarazzante.
Mi siedo sul prato, lei mi imita.
"Quindi ti chiami Ciro.." dice.
Annuisco.
"Quanti anni hai?" Chiede.
"Non t'importa." Dico.
Lei sospira e si alza.
"Beh allora ciao." Dice.
Non le rispondo.
Lei abbassa il capo e va via.
Che cazzo faccio?
Porca puttana!
La lascio andare.
Torno a casa e trovo Sydney, Tom e Cameron sul mio divano.
"Che fine ha fatto la tua amata giacca di pelle?" Chiede Cameron.
"È nell'armadio" mento.
"Ma se non te ne separi mai!" Ammette.
"Mi faceva caldo, ok? Piuttosto, datemi uno dei vostri telefoni collegati a facebook." Dico.
Tom mi passa il suo.
Cerco 'Brooklyn'.
Sydney cerca di spiare ma io mi allontano.
Non la trovo. Cazzo.
PAUL, SOLO LUI PUÒ AIUTARMI.
Esco di casa ignorando i ragazzi.
Vado da Paul, busso alla porta.
"Ciro, Sydney non c'è. " dice sua mamma.
"Veramente cerco Paul.." dico mettendo le mani nelle tasche.
"È di sopra, sali." Dice.
Entro nella sua stanza senza bussare.
"Paul devi aiutarmi." Dico.
Lui è al pc credo a fare i compiti.
"Mi serve un numero di telefono." Dico.
"Di chi?" Chiede.
"Brooklyn..." Dico grattandomi la nuca imbarazzato.
Ride.
"Sei cotto!" Dice.
Metto le mani davanti la faccia.
"È così evidente?" Chiedo.
"Si.." dice.
Mi passa il numero. E le mando un messaggio.
Alle 8:00pm davanti la tua scuola.
Adesso posso solo sperare.

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