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«Posso offrirvi qualcosa?» domandai, mentre i due agenti si accomodavano sul divano. «Un bicchiere d'acqua, del the...»

«Non preoccuparti», mi interruppe la donna. Ravviò il caschetto biondo con le mani e accennò un sorriso. «Ci fermiamo solo per qualche minuto, Tamara».

Prima che potessi ribadire il mio disappunto nei confronti di quel nome, però, l'uomo si schiarì la gola. «Io sono l'agente Belvedere, e lei è la mia collega Accorso. Siamo qui per farti qualche domanda».

«Sì. È per Katia, vero?» Spostai lo sguardo sull'agente Accorso, che nel frattempo aveva tirato fuori un blocchetto a righe, e mi accomodai sulla poltrona. «Che cosa le è successo?»

L'agente Belvedere scosse la testa calva, facendo luccicare la pelle umida di sudore. «Stiamo indagando per scoprirlo. Da quanto tempo ti alleni al CGF nel mese di giugno?»

Io mi grattai la nuca. «Circa dieci anni. È una specie di compromesso con i miei allenatori per non rinunciare alle vacanze».

«E quando hai conosciuto Katia?» domandò, mentre l'agente Accorso prendeva appunti sul blocchetto.

Alzai lo sguardo al soffitto, mordicchiando il labbro inferiore con gli incisivi. «Un paio di anni dopo, credo. All'inizio c'era un'altra allenatrice, insieme a Vincenzo. Una certa Lucrezia». Mi sporsi verso di loro, portando una mano vicino alla bocca. «Si arrabbiava per qualsiasi cosa. Non mi stupisce che l'abbiano mandata via».

«Capisco», intervenne l'agente Accorso, scansando una ciocca bionda dalla fronte. «Ti è parso che Katia si comportasse in modo diverso dal solito, ieri sera?»

Io scossi la testa. «Era tranquilla come sempre. Magari un po' stanca, ma niente di preoccupante».

«A che ora sei uscita dalla palestra?»

«Beh, l'allenamento è finito alle otto e mezza», riflettei ad alta voce. «Considerando i dieci minuti che ci ho messo per cambiarmi... Otto e quaranta, direi. Massimo otto e quarantacinque».

L'agente Belvedere annuì. «Ed eri sola?» domandò, mentre l'agente Accorso scribacchiava rapida sul blocchetto.

«No. Un mio amico mi ha fatto una sorpresa». E che sorpresa, pensai amaramente. «Si è fatto trovare fuori dalla palestra alla fine dell'allenamento. Oltre a noi due non c'era nessun altro».

L'agente Accorso smise di scrivere e alzò lo sguardo dal blocco; scambiò un'occhiata fulminea col suo collega, ma non abbastanza perché non me ne accorgessi.

«Come si chiama il tuo amico?» domandò, tornando a guardare me.

«Edoardo Giannetti», risposi lentamente, soppesandoli entrambi con lo sguardo. «Abita in via Padovesi undici, vicino alla piazza principale».

L'agente Belvedere chinò il busto in avanti, puntando i gomiti sulle ginocchia, e mi lanciò uno sguardo indecifrabile. «Credi che potrebbe avercela con Katia per qualche motivo?»

«Cosa?» scattai. «No. Assolutamente no! Non la conosce nemmeno». Sgranai gli occhi, coprendomi la bocca con la mano destra. «Oh, mamma, non sospetterete di lui! Edo è buono, non farebbe male a nessuno!»

A te l'ha fatto, suggerì una vocina fastidiosa, o quantomeno ci ha provato.

La misi a tacere malamente e riportai la mia attenzione sui due agenti. «Dico davvero, ci conosciamo praticamente da tutta la vita! È una delle persone più buone con cui abbia mai avuto a che fare, anche se... ecco...»

La serratura della porta d'ingresso scattò, interrompendomi a metà frase, e Giacomo si introdusse in salotto con passo strascicato. Alla vista dei due agenti sul divano si bloccò, una mano ancora sulla maniglia della porta e gli occhi spalancati. «E questi chi sono?»

Cacciatori di Leggende - Plenilunio [VERSIONE DEMO]Where stories live. Discover now