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«Che schifo». Serena era appollaiata sulla mia vecchia sedia a dondolo e continuava a scuotere le spalle, come a scacciare una brutta sensazione. «Tutto quel sangue. Non mi riprenderò mai più».

«E piantala!» Giorgia le lanciò Pezza, il mio orsacchiotto bianco tutto rattoppato. «Il film è finito  un'ora fa!»

Edoardo annuì. «Giusto. E non faceva neanche tanta paura».

«Come no!» sbottò lei, rispedendo Pezza al mittente. «Avrò incubi per settimane!»

«Sei la solita cagasotto, Broncio», continuò Giorgia con un sospiro. «È tutto finto. Nella realtà non succederebbe mai una cosa del genere».

Serena sbuffò dal naso, scansandosi una ciocca di capelli dal viso. «Sei sicura? E come la mettiamo con il lupo?» Si morse un labbro. «Ha squartato e divorato due persone, proprio come gli zombie di quell'orrendo film». Rabbrividì. «Che schifo. Che schifo assurdo».

Giorgia sbuffò, alzandosi dal letto. «È solo un cinghiale, Broncio. Lo prenderanno presto». Si stiracchiò la schiena, tendendo le braccia verso l'alto. «L'ha detto anche il tuo babbo. Beh, come si dice a Roma "s'è fatta 'na certa"», mi lanciò uno sguardo complice, «quindi io me ne andrei».

Serena si alzò a sua volta, lisciandosi la camicetta floreale. «Torniamo insieme. È pericoloso girar da soli a quest'ora». Si voltò verso Edoardo, stravaccato a gambe larghe sul pouf di Winnie the Pooh. «Vieni anche te?»

Lui si schiarì la gola e mi lanciò un'occhiata di sbieco. «Andate, intanto. Vi raggiungo tra poco».

«Leviamo le tende, Broncio». Giorgia ci lanciò uno sguardo malizioso, spingendo Serena verso la porta. «I piccioncini hanno da fare».

Le lanciai un cuscino e mi alzai per correre loro dietro. Mi affacciai dalla balaustra di legno, osservandole mentre si spintonavano giù per le scale, poi portai due dita alle labbra e cacciai un fischio lacerante. Serena e Giorgia si voltarono di scatto, mentre nella camera di Giacomo qualcosa andava in frantumi. «Tara, sei una cretina!» sbottò la sua voce ovattata.

«Ha ragione», disse Serena, massaggiandosi le orecchie. «Mi hai spaccato i timpani».

Alzai le mani. «Chiedo venia. Ehi, domani alle nove davanti alla fontana?»

«Fai alle dieci», rispose Giorgia. «Adesso muoviti, il piccioncino ti aspetta». Mandò una lunga serie di bacetti rumorosi nella mia direzione, e continuò finché Serena non la trascinò fuori di peso.

Tornai in camera scuotendo la testa. Edoardo era accovacciato di fronte alla Parete dei Ricordi, e sfiorava con aria assorta una delle tante incisioni.

«Ehi». Lo affiancai con un sorrisetto, e strinsi gli occhi per leggere i lievi graffi sotto le sue dita. EDO E TARA AMICI PER SEMPRE – 27/8/2003, c'era inciso sul legno. «Beh, stiamo mantenendo la promessa, per il momento».

Lui si ritirò su con un sorriso, porgendomi una mano per fare lo stesso. «Sì, infatti. Certo che ne è passato di tempo».

«Dodici anni», dissi. «Un'eternità, praticamente».

Edoardo mi prese la mano sinistra tra le sue, accarezzandomi piano le nocche. «Mi sei mancata un sacco, quest'anno».

«Anche tu, Picchiarello!» esclamai, gettandogli le braccia al collo. «Certo che una chiamata ogni tanto potevi pure farmela, però». Lo allontanai e spinsi il labbro inferiore all'infuori. «Ti meriti una punizione». Un sorrisetto furbo sostituì il broncio, e mi avvicinai a Edoardo di un passo. «Battaglia di solletico!» Mi avventai su di lui, spingendolo sul letto, e gli montai sopra con un risolino.

Cacciatori di Leggende - Plenilunio [VERSIONE DEMO]Where stories live. Discover now