il Giuramento Parte 5

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All'interno c'era un maresciallo, che dirigeva, e due soldati nella veste di magazzinieri, che muovendosi velocemente tra gli scaffali, prendevano e poggiavano sul bancone tutto l'occorrente per il vestiario completo di ogni nuovo arrivato. Un terzo militare, che nel frattempo aveva allineato sul banco tre zaini, badava a riempirli.

A ognuno di noi, il maresciallo chiedeva unicamente il numero di calzatura; per la taglia degli indumenti invece, decideva lui dando a ognuno una rapida occhiata. Si notò subito che aveva l'occhio esperto; chissà da quanto tempo occupasse quella posizione, e quante migliaia di giovani militari dovette aver già vestito.

Man mano che gli altri entravano per approvvigionarsi, noi che eravamo già fuori, e nei ranghi, cominciammo a scambiare qualche parola con il proprio vicino; ci sentivamo soli, e inconsciamente avevamo tutti la necessità di conoscerci: eravamo lontani da casa, e lo saremmo stati per diverso tempo.

« Tornati in camerata, avevamo tutto il mattino a disposizione, si disfecero gli zaini e si scoprì da cosa era composto il corredo; nello zaino c'era anche un elenco del contenuto.

Man mano che tiravo fuori la roba la disponevo sul letto, piegando attentamente quella che nel frattempo si era dispiegata e feci anche un controllo, spuntando ogni voce sull'elenco.

Un cappotto, un giubbino e un pantalone, tutti in tessuto di lana pesante, furono i primi che tirai fuori; poi, due camicie in cotone a maniche lunghe, una cravatta, una cintura in robusto cuoio e un maglioncino di lana, con apertura del collo a V.

Dopo fu la volta di due maglie intime, anch'esse a maniche lunghe, due mutande, che mi arrivavano fino alla caviglia, più due paia di calzettoni e due di calzini, di colore avana, e tutti in cotone.

In seguito, venne fuori la tuta mimetica, un paio di scarpe nere, basse, più quelle di colore beige da ginnastica, due scarponi, fatti di cuoio marrone piuttosto rigido, - che col tempo e l'uso sarebbero diventati piuttosto scuri, - e un basco nero.

Per ultimo venne fuori un sacchetto di tela cerata, chiuso da una cerniera, nel quale erano contenuti uno scatolino di crema nera da scarpe più un altro di grasso, da usare per ammorbidire gli scarponi, e vari fregi e mostrine e stellette: tutti da cucire sugli indumenti a completamento degli stessi.

Inoltre, contenuti nello stesso, qualche bottone di ricambio, ago, filo e un paio di piccole forbici: e l'armamentario fu completo.

L'ordine ricevuto fu quello di indossare unicamente la tuta mimetica, e stare pronti per l'ora di pranzo.

« Gli squilli di tromba ci avvertirono del pranzo, e tutti, sollecitati da un caporale, a essere più rapidi, ci avviammo alle scale per scendere sul piazzale e radunarci.

La tuta mimetica indossata sopra gli abiti civili ci dette l'aspetto, e cominciammo a sembrare, piuttosto che a sentirci, dei militari. Per alcuni la tuta era corta, mentre per altri invece era lunga, e in alcuni casi anche di parecchio.

La mia era quasi della lunghezza giusta; e per renderla tale avrei dovuto farci solamente una piccola piega all'estremità delle gambe; e giacché c'ero, pensai di metterci un elastico all'interno della stessa, cosi che si adattasse meglio agli scarponi. "Il problema sarà come farlo!ˮ mi dissi, e cominciai a pensarci.

Ad aspettarci, giù, questa volta trovammo anche l'ufficiale; era lo stesso sottotenente dei bersaglieri che avevo incontrato alla porta, quando arrivai a destinazione.

Richiamando la nostra attenzione, in tono autoritario e deciso, cominciò col dire "Signori, io sono il vostro comandante di plotone, e questi graduati sono i vostri istruttori; in poco più di un mese vi faremo diventare dei soldati, pronti per essere avviati ognuno al reggimento di destinazione!ˮ.

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