Parte senza titolo 4

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Aspettavamo la frutta, una grossa fetta di anguria, quando il cameriere arrivò con gli spaghetti per le svedesi.

« Le due restarono perplesse, almeno dal loro sguardo verso gli spaghetti che avevano davanti; in quel momento, ebbi il dubbio che non avessero capito bene quanto ordinato in precedenza.

Le guardai, cercando di intuire quale fosse il loro esatto problema, e mi sorrisero.

Da come impugnavano la forchetta, capii: non sapevano arrotolare gli spaghetti. Una di loro, vinto ogni indugio, ne prese alcuni e, sollevandoli in alto e girando il capo, a bocca aperta li lasciò scivolare giù. Così poi, fece anche l'altra.

"Queste non sanno arrotolare gli spaghetti!ˮ dissi.

"Giacché ci sei, e hai visto, insegnaglielo tu!ˮ azzardò Pasquale.

Mi alzai e avvicinai, e con molta calma feci capire loro la mia intenzione. Esse rimasero un po' sorprese per la verità, dal mio comportamento, ma appena riuscii a farmi capire, una di loro mi passò la sua forchetta.

Con calma mostrai come si facesse, e ripassai alla stessa la forchetta con gli spaghetti arrotolati. Un sorriso reciproco mise fine alla dimostrazione, e tornai al mio posto. »

- Forse, con una divisa da ufficiale indosso sarei rimasto lì, seduto con loro, e chissà se..., e don Nicò?

- Eh..., no! Francè! La Provvidenza di Nostro Signore Gesù Cristo, già aveva deciso di metterti al fianco Olimpia; non si possono cambiare i Suoi piani.

- Per fortuna... che non lo sappiamo don Nicò.

- Ecco, bravo; continua, altrimenti chissà dove andiamo...

« Le ragazze, finito il loro pranzo, e le birre, andarono via, salutandomi; noi due invece, aspettammo che ci portassero il caffè.

Restammo seduti ancora del tempo, e, dopo una sigaretta, ordinammo una birra. Il lungomare cominciò a movimentarsi quando, dopo un'altra sigaretta e molte chiacchiere, ci alzammo.

Sul lato opposto ci avvicinammo incuriositi a un gruppo di persone, pensionati per lo più, dove alcuni di loro, armati di canna stavano pescando.

Il pomeriggio lo passammo lì, curiosando e facendo apprezzamenti al pescatore di turno, quando all'amo della sua canna rimaneva attaccato un pesce di discrete dimensioni.

Fu lo stretto però, che attirò fortemente la mia curiosa attenzione. Il traffico d'imbarcazioni tra le due sponde, o di passaggio, era ininterrotto; di queste ultime, alcune erano veramente molto grosse, più grandi di una nave passeggeri che era passata, andando verso Sud, quando ci siamo avvicinati ai pescatori.

Giunta l'ora, il fratellone mi avvisò che bisognava andare.

"Torniamo in caserma, prendiamo le valigie e lasciamo la cinquecento; così, con calma andiamo in stazione: devo comprare il biglietto!ˮ detto questo, salutammo i pescatori e andammo via.

« In caserma andò in camera a prendere le valigie, che poi sistemò in macchina, mentre io aspettai fuori.

Era già ora di cena, e i soldati, chi in gruppo e chi in solitario, uscivano dalle camerate e si affrettavano verso la mensa. Alcuni di loro, mentre mio fratello ritornava verso di me, lo salutarono; non notai, è fu una mia impressione, un saluto caloroso, come pensavo dovesse essere nei confronti di un proprio ufficiale, che, ovviamente, non avrebbero rivisto più.

Lui si limitò a rispondere solamente alzando il braccio.

Alla porta carraia, che era lì per chiudersi, Pasquale si fermò un attimo per salutare l'ufficiale di picchetto: questo sì, lo salutò con trasporto, ma erano colleghi.

Il GiuramentoWhere stories live. Discover now