Voracity (1/2)

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Altea le fece segno di sollevare le braccia sopra la testa mentre prendeva le misure per medicarla

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Altea le fece segno di sollevare le braccia sopra la testa mentre prendeva le misure per medicarla. Un paio di giri di benda attorno ai fianchi e appuntò il lembo spaiato alla cucitura interna della gonna.

"Sai che la bruciatura si è infettata, sì?"

Liza tornò stesa sulla brandina, annuendo a occhi chiusi.

"Non sei una stupida, Elizabeth" la rimproverò ancora Altea, sciacquando bene le mani nella bacinella con l'acqua miscelata all'aceto. "Ma a volte penso il contrario. L'hai fasciata uno schifo, per amor di Selemena, e ci ho messo più tempo a ripulirla che a impastarci sopra il nuovo unguento".

L'allieva sollevò le palpebre e si chiuse nella silenziosa contemplazione della parete di fronte. Nell'infermeria si riversava, timida, una luce lattiginosa e pallida che se fissata troppo a lungo faceva male alla testa. Avrebbero proceduto a tentoni tra la fitta nebbia per un paio di giorni – una barriera naturale che assicurava un approdo sicuro ai datati visitatori di Iselfort, ma il pericolo a chi tentava di raggiungere il vecchio avamposto elfico senza conoscerne le acque e i segreti.

Mentre si accartocciava su sé stessa per lasciar intendere di voler riposare, Altea le si sedette di fianco, sospirante come suo solito.

Si guardarono a lungo senza parlare, occhi iridescenti dentro occhi cerulei, come se entrambe serbassero il costante bisogno di dirsi qualcosa, qualsiasi cosa, ma infine tacessero per quieto vivere. Quello era il suo rituale con Altea da un paio d'anni a quella parte; osservarsi e discutere, ma a bocca chiusa e coi nervi a fior di pelle. Se questo non bastava a spicciare tutti i nodi, detonavano entrambe nello stesso istante. E se il confronto si rivelava sfiancante e a senso unico, il cuore della mezzelfa era il primo a cedere ai sensi di colpa.

Un accordo inumano, quello, che quella mattina prevaricò il secondo punto (detonazione e macello) per giungere direttamente al terzo (sentimentalismi a non finire). Liza si mostrò impassibile quando la vide ancorarsi al bordo della brandina, in una disperata ricerca di sostegno.

"Non mi parli più... non mi parli più come una volta".

Liza asciugò la fronte madida di sudore col polsino della camicia. La febbre scaturita dall'infezione ancora le indugiava addosso, ma il cervello partorì comunque una risposta lucida e sincera.

"Forse perché non ho niente da dirti" ammise a cuore aperto.

Avevi detto che l'avresti fatto.

"Tu hai tante cose da dire, Elizabeth, ma hai paura di non essere ascoltata".

Non puoi raccogliere ogni giocattolo rotto che ti capita a tiro e sperare di rimetterlo a nuovo.

No human has shark teethWhere stories live. Discover now