Falò scoppiettante

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Giungemmo alle rovine la sera del terzo giorno, gli ultimi raggi di sole contornavano i bordi delle montagne, riflettendo una leggera sfumatura di arancione sulle punte innevate e disegnando una linea dorata su ogni cima

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Giungemmo alle rovine la sera del terzo giorno, gli ultimi raggi di sole contornavano i bordi delle montagne, riflettendo una leggera sfumatura di arancione sulle punte innevate e disegnando una linea dorata su ogni cima.

Gli ultimi resti rimasti della mia città natale si stagliavano su una piccola parte della pianura, desolati e abbandonati a se stessi. Un pellegrino passando per queste terre penserà che fosse stato un tempo, un piccolo villaggio, di pochi cittadini, ma nel suo periodo di massimo splendore Ardalosse si estendeva fino ai confini di Gondor. 

Le persone avrebbero pagato oro, solo per osservarla dall'esterno. Ora invece i suoi resti non riescono a ripagare lo stesso splendore di una volta.

Anche la vegetazione si era affievolita intorno: l'erba ancora secca, non si apprestava a ricrescere, i tronchi bruciati erano ancora spogli. Era come se la distruzione di Ardalosse si fosse portata con sé anche la prosperità e la fertilità delle terre.

La nostalgia e la tristezza mi assalirono.

Lasciai Mornae all'esterno, gli diedi una mela da sgranocchiare, non la legai.

"Aspettami e recupera le forze qua fuori."

Detto questo mi introdussi all'interno delle rovine. Strisciai le punte delle mie dita sui muri anneriti, chiusi gli occhi, le urla di quella notte riempirono la mia testa. Riaprii gli occhi guardai le stradine e cercai di orientarmi, ero al portone nord della città, le rovine del palazzo stava a pochi metri, svoltai, dritto e poi a destra.

Sapevo ancora orientarmi all'interno della mia città, dopo tutti questi anni. 

Le risate dei bambini che correvano per i vicoletti, il fuoco divampava senza controllo, il sorriso caloroso di mio padre, le urla.

Diedi un'occhiata all'interno dei vecchi edifici diroccati, erano tutti vuoti, la città dopo la sua caduta sarà stata depredata svariate volte, ma Sauron si era ormai preso la cosa più preziosa.

L'acqua cristallina dei pozzi, le piante che avvizziscono, lo sguardo dolce di mia madre, il suo corpo inerme steso sull'erba fresca.

Sentii la gola pizzicare, dovevo piangere, ma ormai avevo versato troppe lacrime inutili, era ora di agire.

Presto mi ritrovai davanti alle grandi gradinate del palazzo, tossì, misi la mano davanti, la guardai era ricoperta di sangue, il mio polso cominciò a tremare, presi uno straccio dalla mia sacca e mi pulii.

Guardai ora il mio palmo pulito, alzai lo sguardo e guardai il palazzo reale diroccato.

Tramontana cominciò a soffiare, presi il mantello di Legolas e me lo misi addosso.

Salii le scalinate crepate, spinsi il portone e il calore di un falò mi avvolse.

"Ciao Lybby."

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𝕀𝕃 ℙ𝔼ℤℤ𝕆 𝕄𝔸ℕℂ𝔸ℕ𝕋𝔼 {𝐋𝐞𝐠𝐨𝐥𝐚𝐬 𝐅𝐚𝐧𝐟𝐢𝐜𝐭𝐢𝐨𝐧}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora