Che cosa potrebbe mai andare...

By anonimood

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La storia di un'amicizia che si ricostruisce. La storia della nascita di un amore inimmaginabile e sorprenden... More

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Personaggi
Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Altri personaggi
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 9
Capitolo 10
Capitolo 11
Capitolo 12
Capitolo 13
Capitolo 14
Capitolo 15
Capitolo 16
Capitolo 17
Capitolo 18 pt.1
Capitolo 18 pt.2
Capitolo 19
Capitolo 20
Capitolo 21
Capitolo 22
Capitolo 23
Capitolo 24
Capitolo 25
Capitolo 26
Capitolo 27
Capitolo 28
Capitolo 29
Capitolo 30
Capitolo 31
Capitolo 32
Capitolo 33
Capitolo 34
Capitolo 35
Capitolo 36 pt. 1
Capitolo 36 pt. 2
Capitolo 37 pt. 1
Capitolo 37 pt. 2
Capitolo 38
Capitolo 39
Capitolo 40
Capitolo 41
Capitolo 42
Capitolo 43
Capitolo 44
Capitolo 45
Capitolo 46
Capitolo 47
Capitolo 48
Capitolo 49
Capitolo 50
Capitolo 51
Ringraziamenti

Capitolo 8

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By anonimood

Audrey

Da quando Bryan compié dodici anni, capitò più di una volta che scomparisse per pomeriggi interi o che rientrasse la sera tardi, pieno di graffi. Durante tutte quelle volte, non potendo presentarsi a casa ridotto in quello stato, lo ospitavo a casa mia.

Non volle mai svelarmi che cosa facesse, dove andasse e perché tornasse sempre così tardi. Successe una volta, poi due, poi tre...

Mi spazientii: eravamo migliori amici, non avremmo dovuto avere segreti. Eppure si ostinava a rimanere in silenzio.

Allora un sera, decisi di seguirlo...


5 anni prima

Sento la porta che si chiude e dei passi sulle scale. Sgattaiolo fuori e seguo furtivamente Bryan, tentando di non farmi beccare. 

Il mio cuore inizia a battere all'impazzata, le mani mi sudano e la gambe mi tremano. Sono consapevole del rischio che corro ad uscire a quest'ora di sera, ma voglio scoprire una volta per tutte la verità.

Cammino dietro di lui fino ad un parco, poi ci addentriamo nella boscaglia.

Mentre tento di non calpestare alcun ramo per fare meno rumore possibile, continuo a pensare e a farmi domande: per quale motivo esce di casa a quest'ora e va in un parco? Come mai torna sempre conciato così male?

Camminiamo per più di dieci minuti, e devo quasi correre per stargli dietro. 

Quando penso di star per svenire, finalmente si ferma in uno spiazzo abbastanza nascosto tra le folte chiome degli alberi e dei cespugli.

Mi nascondo dietro ad uno di quest'ultimi e sbircio tra i rami per osservare di nascosto.

-Finalmente! Il nostro bambino preferito è arrivato, ragazzi!- esclama una voce che appartiene ad un ragazzo più o meno sui diciassette anni.

-Non sono un bambino- ringhia Bryan.

-Oh, scusami...quanti anni hai?-

-Dodici, quasi tredici- precisa mentre assume un'espressione impassibile.

-Oh beh, io considero ancora bambini i ragazzi fino ai quattordici anni. Ma non importa, di certo non sei venuto qui per parlare di questo. Dimmi tutto- il ragazzo si raddrizza sulla panchina e appoggia i gomiti sulle ginocchia.

-Dovete lasciare in pace mio fratello- quando il ragazzo assume un'aria confusa, Bryan si affretta a precisare il nome -Jason-

-Jason Mason?-

Bryan annuisce- Sono giorni che lo osservo. Quando è... ubriaco, inizia a blaterare su una certa quantità di denaro che  deve ad un certo gruppo di amici. Dopo varie "ricerche"- segna le virgolette in aria- sono arrivato alla conclusione che voi siete il gruppo di amici. Che cosa volete da lui?-

-Caro ragazzino,- il ragazzo enfatizza l'ultimo termine - mi congratulo per la perspicacia. Tuo fratello è in debito con noi. E non di poco denaro-

-Quanto vi deve?-

Rimango sconvolta quando lo vedo tirare fuori dalle tasche un bel po' di dollari.

I ragazzi presenti si scambiano un'occhiata e scoppiano a ridere -Non ci credo! Il fratello ha mandato il bambino a pagarci!- esclama un ragazzo che sembra avere sedici anni.

-Steve, cosa ti potevi aspettare da uno come Jason?- scoppiano in un'ulteriore risata, interrotta da Bryan che si schiarisce la gola.

-Quanto vi deve?- ripete , con voce innaturalmente calma.

Il suo atteggiamento lo fa sembrare molto più grande e più serio. Non conosco questo lato di Bryan, e devo dire che mi inquieta. E non poco.

Il ragazzo si ferma e riduce gli occhi a due fessure mentre osserva Bryan. Quando si accorge che fa sul serio, si raddrizza sulla panchina e sorride.

-Come hai detto che ti chiami?- domanda il ragazzo.

-Bryan-

-Io sono Nathan. Posso...- indica con un cenno della testa il mazzo di denaro, che Bryan gli porge.

Nathan inizia a contare i soldi, ne prende una manciata e restituisce il resto a Bryan.

-Adesso che ho ripagato il debito, lascerete in pace Jason?-

Nathan annuisce -È stato un piacere fare affari con te, Bryan-

Bryan non dice nulla, si limita ad allontanarsi con passo pesante e la testa china.


E da quel momento capii che c'era qualcosa che non andava. Come mai Jason era in debito con dei teppisti  Per quale motivo Bryan aveva pagato il debito al posto del fratello? Che cosa stava succedendo?


2 anni dopo

Prendo un respiro profondo, prima di incamminarmi di soppiatto al seguito di Bryan.

Non lo pedino tanto spesso, ma ogni tanto mi accerto che non vada di nuovo da quei teppisti. Le poche volte in cui l'ho seguito, incontrava qualche suo amico più grande di noi. Non mi fermavo mai troppo ad ascoltare i loro discorsi, per paura di essere scoperta.

Adesso che ci penso, l'ultima volta che l'ho seguito è stato un bel po' di tempo fa. Le sue scomparse e uscite di nascosto si sono rarificate, ed io mi sono tranquillizzata.

Mentre cammino, ripercorrendo il tragitto verso il parco, penso all'avvenimento accaduto due anni fa.

Sono passati due anni, e ancora lui non me ne ha mai parlato. E non credo che me ne parlerà mai.

Il fatto è che ci stiamo allontanando sempre di più, lui sta diventando freddo, distaccato, acido e non mi parla quasi mai. 

In quest'ultimo periodo, continua ad uscire la sera. Mi sto iniziando a preoccupare, ed è per questo che oggi ho deciso di seguirlo.

Prima di entrare nel parco, esito. Ho paura e sono davvero in ansia, ma la curiosità e la preoccupazione hanno la meglio.

Mi addentro nella boscaglia e mi nascondo dietro ad un cespuglio, osservando Bryan che avanza.

-Sono qui- borbotta mentre si pianta di fronte a Nathan.

-Allora? Ci hai portato i soldi?- chiede Nathan che sorride compiaciuto, quando nota la sua espressione imbarazzata.

Di quali soldi sta parlando?

-Io...vi ho chiesto una settimana in più-

-Che è già passata, piccoletto-

-Dio santissimo, Nathan, ho quindici anni! - esclama esasperato.

-Si, si. Taci e ascoltami bene: entro domani voglio tutti i soldi. Altrimenti, sai come finisce-

Bryan inspira profondamente -Non posso portarveli domani. Datemi almeno tre giorni-

-Oh, come mi è familiare questa frase! Ti ricordi Steve? Esattamente due anni fa, tuo fratello ci chiese lo stesso. E poco tempo dopo, ancora. Magari, tra qualche anno, verrai anche tu qui a supplicare di darti del tempo in più. Che diventi un vizio di famiglia? Oppure lo è già? Ogni tanto Jason nominava vostro padre... che gliel'abbia passata lui, questa dipendenza dagli alcolici?-

Appena sento nominare il padre di Bryan, trattengo il fiato. So come reagisce Bryan, quando si parla di suo padre.

David Mason se n'era andato di casa quando Bryan aveva undici anni. David e Cathleen avevano divorziato ed era stato un trauma per i tre figli, che avevano faticato a riprendersi. Tutt'ora quando lo si nomina, hanno reazione brusche. Non mi stranisce il fatto che ci stiano ancora male: infondo, sono molto sensibili. 

Però, c'è qualcosa che comunque non mi torna. Non capisco come mai non siano mai andati a trovarlo nel corso degli anni.

Dopotutto, David è sempre stato presente per i tre figli, così come per me.

Era la figura paterna per eccellenza, il padre che ogni bambino avrebbe desiderato.

Il mio battito accelera, e aspetto la reazione di Bryan, che stranamente riesce a rimanere calmo. Però il modo in cui serra i pugni, mi fa capire che si sta trattenendo a stento.

-Non sono mai venuto qui per comprare la tua roba scadente, e mai ci verrò. Voglio solo aiutare mio fratello-

Ma Nathan non lo ascolta -O forse è stata tua madre. Ogni tanto nominava anche lei, sai? Anche se più probabilmente, tua madre ha insegnato a tua sorella il lavoro della sgualdrina. Altrimenti come si spiega il ...-

Prima che possa finire la frase, il pugno di Bryan entra in collisione con la sua mandibola.

Trattengo il fiato mentre osservo Nathan che si asciuga il sangue all'angolo della bocca. Poi scoppia a ridere e si solleva in piedi.

-Cosa c'è, ragazzino? Reagisci sempre così, quando si parla della tua famigliola degradata?- 

Bryan si avventa su di lui e gli tira un pugno sul naso. Nathan lo scansa con un movimento brusco del braccio e gli colpisce lo zigomo con un pugno.

Il sangue inizia a colare, tracciando un'agghiacciante scia rossa sulla guancia di Bryan.

Nathan si pulisce le nocche sulla maglietta e sposta il braccio indietro, pronto a colpirlo di nuovo.

Un moto di rabbia mi fa ribollire il sangue. Mi sollevo di scatto e mi frappongo tra i due. 

-Smettila brutto idiota!-

-Oh guarda, si è anche portato la ragazzina per difenderlo. Sei davvero così codardo, Mason?-

-Che diavolo ci fai qui?- sibila Bryan mentre mi osserva con uno sguardo misto tra il preoccupato e l'infuriato.

Lo ignoro e avanzo verso Nathan.

-Tremo dalla paura! Un ragazzina sta cercando di uccidermi, aiuto!- scoppia a ridere, ma la risata si smorza non appena gli rifilo un calcio sugli stinchi.

Apro bocca per parlare ma Bryan mi sposta indietro tirandomi per una spalla, proprio nel momento in cui Nathan sta per colpirmi.

Bryan colpisce Nathan sul volto, poi mi afferra un braccio e mi trascina via mentre scansa gli altri ragazzi che stanno tentando di intromettersi.

Mentre corriamo, sento il vociare dei ragazzi alle nostre spalle. 

Corriamo per più di dieci minuti, tentando di seminarli. Anche quando non sentiamo più le voci, non ci fidiamo a fermarci.

Corriamo sino all'uscita e ci arrestiamo per riprendere fiato.

Mi appoggio ad un palo e attendo che il battito del mio cuore si plachi.

-Si può sapere che diavolo ti passa per la testa? Come mai sei qui? Mi hai seguito, non è vero?-

L'adrenalina che avevo in corpo è calata di colpo, lasciandomi esausta. Perciò mi limito ad annuire flebilmente.

-Cazzo Audrey! Avrebbero potuto ferirti! Sai quanti pericoli hai corso, stando lì nel parco?-

-Gli stessi che hai corso tu, per tutto questo tempo- ribatto, rianimata da un improvviso moto di rabbia -Da quanto va avanti questa storia, Bryan?  Per quanto ancora pensi di tenermi nascosta la verità?- la voce mi si incrina, mi salgono le lacrime agli occhi.

-Audrey...- Bryan si avvicina, ma io mi scanso brutalmente.

-No, Bryan. Sono stanca. Sono stanca di preoccuparmi per te quando sparisci per pomeriggi e notti intere. Sono stanca di non riuscire a dormire, tormentata da paranoie su quello che potrebbe succederti la fuori, in compagnia di quei teppisti. Sono stanca di dimostrarti quanto ci tengo a  te e di dimostrarti quanto voglia aiutarti, mentre tu in cambio mi insulti e mi allontani, come stai facendo con chiunque ti stia attorno. Non ti rendi conto di quanto feriscono le tue parole? Non ti rendi conto di quanto faccia male vederti così? - mi interrompo, un nodo alla gola mi impedisce di parlare.

-Audrey, ti prego...-

-Stai zitto per un secondo!- esclamo - Non volevo cavarti la verità di bocca, ed essendo che tu non ti decidevi a parlarmene, sono stata costretta a scoprire da sola in che guaio ti stessi cacciando. Ma ora ho capito- lui mi interrompe con un gesto della mano.

Lo osservo in silenzio: i suoi occhi trasudano risentimento e tristezza.

-Io... siediti, ti prego- si accomoda per terra e lo imito - Hai ragione, avrei dovuto raccontarti la verità sin da subito. Ma non sapevo come...- si interrompe e rimane in silenzio per 30 secondi buoni.

-Okay, allora... ti ricordi quando mio padre se n'è andato?- annuisco e continua -L'abbiamo presa tutti molto male. Avril è partita per l'università, la mamma si è buttata a capofitto nel lavoro mentre Jason ha trovato rifugio nell'alcool-

Dal suo sguardo noto che sta omettendo dei particolari, come per esempio la causa dell'immediato allontanamento del padre e quella del divorzio. Decido di non farglielo notare e lo incito a continuare.

-Essendo sedicenne e non potendo bere alcool per legge, dovette trovare altri modi per procurarselo: uno di questi era comprarlo da Nathan. Passò un anno e lui ne diventò dipendente: esaurì tutti i soldi che aveva messo da parte . Così iniziò a prendere da bere senza pagare, promettendo che avrebbe riportato tutti i soldi il più presto possibile-

-E da dove aveva intenzione di prenderli?- domando, non riuscendo a trattenermi.

-Aveva iniziato a fare un lavoro part time come fattorino delle pizze, ma non guadagnava abbastanza per estinguere i debiti che continuavano ad accumularsi e ad aumentare. Era quasi sempre ubriaco. Spesso si lasciava sfuggire di questi incontri con Nathan, senza ovviamente nominare il luogo. Iniziai a seguirlo. Nascondermi tutte le sere nei cespugli era abbastanza doloroso- rabbrividisco mentre mi ritornano alla mente i graffi sulle braccia che mi toccava disinfettare quasi tutte le sere.

-Ma ero davvero preoccupato. Fu in questo modo che scoprii dei debiti e decisi di usare i miei soldi per ripagarli. Ovviamente feci promettere a Nathan di non farne parola con Jason, e di dirgli solamente che gliel'avrebbe fatta passare liscia, considerando tutto l'alcool non pagato come un regalo. Inutile dire che mio fratello non smise di bere. Non lo seguii più, ma venivo costantemente informato da alcuni suoi amici, che lo tenevano d'occhio per me-

In effetti, nell'ultimo periodo, lo avevo visto spesso chiacchierare con ragazzi più grandi, sui diciannove anni, come Jason.

-Oggi ero qui per ripagare un altro debito. Sono sicuro che Jason ricomincerà a bere da domani tanto quanto sono sicuro che questa storia si ripeterà all'infinito- fa una pausa e sospira -Ecco a te. Sei contenta ora?-

Al posto di rispondere, mi piego verso di lui e lo abbraccio.

Lui si irrigidisce per un momento, poi si rilassa e mi stringe a sé.

-Scusami, non volevo obbligarti a raccontare tutto- sussurro sulla sua maglietta.

-Non preoccuparti, forse ne avevo bisogno- mi accarezza i capelli con una mano, infondendo in me un senso di tranquillità.

-Se può esserti d'aiuto, ti consiglierei di parlarne con Jason. Questa storia deve finire. Non danneggia solo lui, ma anche te-

Bryan annuisce per poi appoggiare il mento sulla mia testa.

-Mi prometti che ti terrai alla larga dai guai almeno per un po'?- chiedo, stringendolo ancora di più a me.

Dopotutto, sono sicura che domani ritorneremo ad insultarci, perciò...perché non godere di questa rara manifestazione d'affetto?

-Te lo prometto- sussurra tra i miei capelli.


Mi ricordo quel giorno come se fosse ieri. 

Bryan parlò con Jason il giorno seguente e, da quel momento, li vidi molto più rilassati e tranquilli. 

Bryan, anche se, come previsto, aveva rincominciato ad allontanarsi, aveva mantenuto la promessa.

Se solo non l'avessi visto con Nathan e gli altri alla festa...

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