5 volte più uno

By chigiveh

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5 volte. 5 santissime volte in cui Romano e Antonio cercano di consumare disperatamente la loro passione, ma... More

Sala Meeting
Party
Soffitta
Ufficio
Macchina

Più uno

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By chigiveh

Warning: scene abbastanza esplicite tra due ragazzi. Se non ti piace non leggere!

Si sistemò un'ultima volta guardandosi allo specchio, per poi dirigersi verso la porta di casa.
-Feli io esco!- gridò Romano abbastanza forte per farsi sentire dal fratello che armeggiava ai fornelli in cucina.
Una volta fuori, il Meridione d'Italia prese il cellulare dalla tasca, componendo per l'ennesima volta il numero di telefono di Spagna.
Uno squillo.
Due.
Tre.

¡Hola! Ahora no puedo hablar, estoy trabajando. Llamadme más tarde.

-Cazzo!-
Erano due ore che andava avanti così.
Antonio gli aveva detto tramite messaggio di venire urgentemente a casa sua, senza però specificarne il motivo. Romano aveva quindi ben deciso di chiamarlo per valutare se fosse veramente necessario andarci conoscendo ormai i modi dello spagnolo, ma quel bastardo non rispondeva ad una chiamata.
-Sicuramente uno dei suoi stupidi giochi bastardi cretini deficienti- rifletté Romano ad alta voce mentre si dirigeva velocemente alla sua meta.
Un po' per la fretta di sbrigare al più presto questa faccenda, un po' anche per la preoccupazione -io preoccupato per quel bastardo? Impossibile- in una manciata di secondi si trovò davanti la casa dello spagnolo. Bussò al campanello, ma non vi fu alcuna risposta.
-Antonio non fare il bastardo ebete che sei e vieni ad...- iniziò a gridare Romano strattonando la maniglia, notando con stupore che la porta era aperta.
Entrò, addentrandosi nel salotto, guardandosi intorno di tanto in tanto.
-Antonio?- lo chiamò, ma non ricevette alcuna risposta. Perlustrò con attenzione la cucina in cui, sul tavolo, dei pomodori erano rimasti tagliati a dadini all'interno di una ciotola. Controllò nel bagno, ma nulla era fuori posto, se non un asciugamano malamente appeso ad un attaccapanni. Diede una sbirciata anche sul retro, nei campi di pomodori, ma della presenza di Antonio nemmeno l'ombra.
Romano ritornò in cucina ed aprì il frigo, quasi mezzo vuoto.
-Certo che se qualcuno non ti ricorda di fare la spesa...- disse commentandone il contenuto infimo, chiudendolo.
Solo allora si accorse di un post-it attaccato su di esso, che prese e lesse.
Cuarto diceva, così Romano si precipitò nella camera da letto dello spagnolo.
-¡Romanito!- urlò questi saltandogli addosso ma Romano lo colpì.
-Ma sei proprio scemo!- lo rimproverò l'italiano.
Spagna lo guardò mortificato, come se volesse saperne il motivo.
-Hai lasciato la porta aperta e non hai risposto a nessuna mia chiamata! E poi perché dovevo venire così urgentemente?- iniziò col solito sproloquio Italia del Sud.
-Perdón mi querido, stavo dormendo- ammise candidamente Spagna con una mano sul petto.
Romano sospirò frustrato ed incrociò le braccia.
-Ti sei per caso preoccupato per me?- gli chiese Antonio speranzoso.
-Macché. Io preoccuparmi per te. Mai- mentì Romano.
-Pero, ¡qué lindo eres!- affermò lo spagnolo abbracciandolo forte.
-Ti ho detto che non mi sono affatto preoccupato- continuò Romano cercando di fuggire dalle braccia di Spagna.
-Perché dovevo venire?- chiese l'italiano irritato.
-Beh...- iniziò Antonio grattandosi la nuca e Romano con un cenno del capo lo invitò ad andare avanti.
-È che ho casa libera- riprese poi Spagna.
-E allora?- disse Italia del Sud confuso, ma poi capì -Ah...-
-Già-
-Nessuno?- chiese Romano gesticolando.
-Solo Gilbert e Francis- specificò Antonio e Romano sbuffò facendo per andarsene, ma lo spagnolo lo fermò.
-Non verranno prima di stasera tardi, te lo assicuro- provò a convincerlo.
-Sicuro sicuro?-
-Sicurissimo- affermò lo spagnolo -Ti prego Romanito, è quasi un mese- lo supplicò e l'italiano rise.
-Va bene- acconsentì Romano con malizia -Però...-
-Però?- ripeté Antonio già eccitato.
-Siediti- disse il Meridione e Spagna obbedì, accomodandosi su un angolo del letto.
Romano andò verso il giradischi che Antonio teneva vicino al comò e frugò tra i vari vinili, finché non trovò quello che gli interessava. Lo tirò fuori dalla custodia e lo mise nell'apposito spazio, poi appoggiò la puntina e la melodia partì.

-Abat-jour-

Si posizionò davanti ad Antonio, che continuava a non capire. Tutto fu più chiaro quando Romano iniziò a sfilarsi lentamente la cintura, facendola cadere lentamente al suolo.

-Mentre spandi la luce blu-

Fu la volta delle scarpe, che l'italiano scalciò da un lato, in modo tale da non essere intralciato.

-Di lassù...-

Una mano scivolò dal fianco destro fino al collo e Romano alzò leggermente la testa mordendosi un labbro, senza staccare gli occhi da Antonio, che lo osservava rapito.

-Tu sospiri, chissà perché-

Italia del Sud rise leggermente vedendo l'espressione dello spagnolo che, in visibilio, aveva la bocca completamente spalancata, come ipnotizzato da quella visione.
Si avvicinò al letto appoggiandovi un piede sopra ed afferrò un calzino, tirandolo lentamente.
Antonio provò ad aiutarlo, ma l'italiano con uno sguardo lo intimò di fermarsi. Poi si sedette, sfilando l'altro calzino, gettandoli entrambi lontano.

-Abat-jour-

Si alzò nuovamente, girandosi però di spalle. Lanciò un occhiolino ad Antonio e prese l'orlo della maglia, tirandola verso l'alto molto lentamente. Lo spagnolo deglutì.
Una volta tolta, Romano la lasciò cadere e si girò, scompigliandosi un po' i capelli.

-Mentre spandi la luce blu-

Si avvicinò a Spagna, che si alzò anche lui dal letto, finché non furono l'uno davanti all'altro. Romano mantenne ancora il contatto visivo, si morse nuovamente un labbro e spinse Spagna sul letto, posizionandosi sopra di lui ed iniziando a baciarlo con trasporto.
Lottò contro la lingua dello spagnolo, sapendo comunque come sarebbe andata a finire. Ben presto, infatti, le posizioni furono invertite, ma Romano non volle dargliela vinta così facilmente. Mise fine al bacio e gli circondò il collo con le braccia, avvicinandolo ancora di più a sé. Lo spagnolo provò a baciarlo nuovamente, ma Italia del Sud si allontanò e, prontamente, fece scivolare una mano tra le gambe di Spagna stringendo un po' la presa. L'iberico, colto di sorpresa, gemette, ma come ripicca spinse il bacino in avanti. Romano sospirò sentendo la grandezza di Antonio e gli sfilò la maglietta, scoprendo il petto abbronzato. Tastò i pettorali ed arrivò alla schiena, poi sempre più giù afferrando l'orlo dei pantaloni che tirò via. Spagna fece lo stesso, sfilandogli contemporaneamente anche l'intimo e, scoprendosi a sua volta, con una spinta fece incontrare il suo bacino con quello di Romano, creando attrito.
L'italiano inziò a gemere al contatto pelle a pelle, affondando le unghie nella schiena di Antonio, graffiandolo ogni volta che questi si muoveva.
Lo spagnolo allungò una mano verso il comodino accanto al letto ed aprì un cassetto, tirando fuori una boccetta dalla forma allungata ed un preservativo. Aprì la boccetta e si cosparse un paio di dita col gel, poi guardò Romano, aspettando il suo consenso. L'italiano annuì lentamente con gli occhi liquidi di desiderio e Spagna obbedì, iniziando con un dito. Italia del Sud si irrigidì avvertendo quell'intrusione e trasalì, così Antonio prese a baciargli il collo per distrarlo da quella sensazione. Dopo aggiunse un secondo dito, poi un terzo e cominciò a muoverle per far abituare l'italiano a ciò che sarebbe avvenuto di lì a poco. Comprese che era arrivato il momento quando dalla bocca di Romano iniziarono ad uscire vari gemiti, così tolse le dita, preparò sé stesso e si posizionò per bene. Guardò un ultima volta il Meridione negli occhi e con una spinta entrò. Entrambi sospirarono pesantemete.
-¿Puedo ir?- sussurrò Antonio all'orecchio di Romano.
-S-sì...- rispose lui.
Iniziò andando piano, per non fargli troppo male, accompagnando i movimenti a qualche bacio. Il ritmo prese ad aumentare quando Romano, ormai abituato, iniziò a stringere Antonio, fin quando le spinte non divennero sempre più forti, i battiti sempre più accelerati ed i respiri più corti.
La stanza era ormai riempita dai gemiti acuti dell'italiano e da altri più profondi e trattenuti dello spagnolo.
-Mi amor...eres tan lindo...- sussurrò Spagna ormai al limite. Romano gli accarezzò una guancia e lo baciò, quando dopo un'ultima e ponderosa spinta lo sentì venire.
-Anto...nio...- disse Romano con un filo di voce prima di venire anche lui tra i loro corpi.
Rimasero abbracciati per un po' respirando a fatica, poi Antonio si stese accanto a Romano, accarezzandogli i capelli.
Non dissero niente, guardandosi solo negli occhi.
-Ti am...-

Due voci, fortunatamente dall'altra parte della porta, ruppero l'atmosfera creatasi.

-MADRE SANTA ANTONIO, GLI HAI FATTO VEDERE LE STELLE, KESESESE!-
-HONHONHON devi essere davvero bravo!-

Spalancarono gli occhi.
Romano, rosso di imbarazzo, nascose la testa sotto ad un cuscino brontolando contro quei due, mentre Antonio rise, tirandolo verso di sé ed abbracciandolo forte.

Fine


Angolino
Che vi avevo detto? Entro questa settimana pubblicherò la fine.
Ebbene, l'ho fatto.
E così, anche questa raccolta giunge al termine. Chissà se sono stata troppo cattiva sul finale, ma chi se ne frega, c'è tutto lo yaoi esplicito trattenuto in cinque oneshot, penso mi perdonerete, vero?
Romano, invece, perdonerà Antonio ed i suoi due stupidi amici? Ma sì, dai, finalmente ha ottenuto quel che voleva.
Dato che mi sto dilungando troppo, concludo col ringraziare chi si degna di leggere tutte le mie stupidaggini, se continuo con queste stronzate è solo grazie a voi❤
Baci❤

P.S.: ci tengo a precisare che la scenetta con la musica in cui Romano si spoglia è presa dal film di Vittorio de Sica con Sophia Loren "Ieri, Oggi e Domani", non l'ho inventata. Se volete, a meno che non conosciate già il film, potete cercarla su youtube.
Essendo uno dei miei film preferiti, mi sembrava azzeccata per Romano.

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