Patient 102 | Frerard

By partybugpoison

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#1 in FRERARD ! [30.09.20] #1 in Frank Iero [13.12.20] #1 in My Chemical Romance [02.10.20] gay drama... More

Prologue
1. Like Every Other Day
2. Patient 102
3. What Should I Do?
4. Apathy
5. That Smile
6. Numbers
7. Look At Me
8. Dr. Bohan
9. There Is Nothing Outside
10. Happy Birthday To You...
11. Beating Hearts
12. Pear Juice
13. It Can't Happen
14. Flashback
15. Tears
17. River Flows In You
18. Surviving
19. More Than Thousand Words
20. And Without You Is How I Disappear - Epilogue.

16. You Deserve It

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By partybugpoison

«E così pensi di poter mandare via anche il signor Bogdanov adesso? No Frank, ormai devi lasciare che si occupi di Gerard Way, non puoi stravolgere la sua vita per sempre.»

Stravolgere la sua vita per sempre.
Cosa intendeva Linda? Stravolgere la vita di Gerard? E in che modo?

«Ah sì? Credevo fossi la più umana qui, che fa uno strappo alla regola per fare star bene quelli che la circondano. Parole tue, non è nulla di nuovo»

«Stai puntando sui miei sensi di colpa?» Chiese irritata Linda, incrociando le braccia.

Era arrabbiata con Frank perché aveva lasciato che a prendersi cura del paziente Way fosse uno psicoterapeuta– cosa di cui non aveva bisogno – e se ne era lavato le mani.
Adesso come poteva lui sistemare le cose?

Byron Bogdanov non era un sempliciotto, stupido o quant'altro. Conosceva la gente di lì e riconosceva se qualcuno lo stava prendendo in giro.

Non potevano semplicemente dirgli che il suo lavoro lì era finito.

«Linda, ti sto chiedendo un favore, so benissimo di aver sbagliato ma ti prego, lo sai come sono fatto, sbaglio sempre, sbaglio troppo, ma tu mi hai sempre appoggiato. Ti chiedo solo di non smettere adesso, non proprio adesso, ho bisogno di te»

Linda aggrottò la fronte ma non potè evitare che la sua espressione si addolcisse alle sue parole.
Sbuffò e annuì, scuotendo poi la testa in modo esasperato.

«A volte mi sembra di farti da madre, e non è molto confortevole dato che ho soltanto cinque anni in più di te»

Frank sorrise. Sapeva di poter contare su di lei, che non lo avrebbe mai abbandonato... come aveva invece fatto lui con Gerard.

***

«Eccola! Signor Bogdanov, le devo dare una spiacevole notizia.» Cominciò Linda, sfregandosi il collo con un'espressione imbarazzata.

«Oh, mi dica pure... spero non sia troppo spiacevole»

«Vede... il paziente Way verrà trasferito domattina, perciò dobbiamo terminare qui il suo incarico. Mi dispiace molt-»

«Ho capito. Sì sì, ho capito le vostre intenzioni. Non volete più che venga? Cosa c'è, ho sbagliato qualcosa? Mi sembrava di piacere al paziente Way.»

«Non è questo il punto, signor Bogdanov, con tutto il rispetto. Le abbiamo salvato un incontro per domani, così che lei possa salutare il paziente» Si intromise Frank, sorridendo cordiale, anche se dentro esplodeva di impazienza.

Byron sospirò guardando sospettoso l'assistente Iero, dopo annuì incerto.
«Okay. Se è così che deve andare» Fece spallucce e si sistemò la giacca, buttandosi poi seduto su una sedia grigia della reception. «Potrei almeno avere un caffè? E, visito oggi il paziente. Domani ho altri appuntamenti»

«Certamente» Rispose Linda scomparendo dietro la porta oltre il bancone per raggiungere la macchina del caffè.
Notò che Frank l'aveva seguita e così lo raggiunse, bisbigliando: «È okay. Ma finiamola qui, non posso sempre raccontare balle»

«Wo, okay, niente balle» Ripetè Frank sorpreso e divertito, di solito Linda non diceva nemmeno parole tipo "cavolo" o "diavolo".

***

«Gerard» Salutò lo psicoterapeuta.

«Bogdanov»

«Come mai così freddo? È successo qualcosa mentre non ci vedevamo?»

«Lei non è sempre presente nella mia vita, lo ricordi» Rise il paziente, scuotendo la testa. «Ma è tutto okay, penso, sì, tutto okay».

«Mh. Beh, comunque sia, comunque vada, questa è l'ultima volta che ci vediamo. Felice, vero?»

Gerard alzò lo sguardo sorpreso, «Oh. E perché?»

«Perché? Dovresti essere trasferito domani. Non lo sapevi?»

Con uno scatto, Gerard si alzò dal letto tenendo strette le coperte nelle mani. La sua espressione si era tramutata in una di confusione e dolore. Come? Trasferito?

«Ma che dice... non può essere» Si mise le mani nei capelli, disperato. «No, no, no che ne sarà di me? Cosa farò? Senza-»

«Senza?»

«Senza-» Il paziente sospirò pesantemente, poi prese a mordersi le unghie delle mani. «MI LASCI! Via, vada via»

«Okay. Sta' tranquillo, Gerard» Lo psicoterapeuta provò a mettere una mano sulla sua spalla, per confortarlo, ma Gerard con uno scatto lo fece voltare e, perdendo l'equilibrio, Byron cadette sul pavimento.

«Dannazione, ho detto sta' calmo! Sembri un animale. Sei un animale. Fanno bene a trasferirti, magari in una struttura un po' più seria.» Disse col volto arrabbiato, pulendosi le mani sui pantaloni per poi cominciare ad alzarsi.

Il paziente lo fissò con uno sguardo indecifrabile, lo raggiunse e, mettendosi a cavalcioni su di lui, alzò un pugno all'altezza del suo viso. «Come mi hai chiamato?»

Byron sorrise, gli piacevano le sfide, anche se sfidare un paziente psichiatrico non era una mossa del tutto intelligente. «Animale»

Gerard digrignò i denti lasciando uscire dalle labbra un verso simile a un ringhio, la mano cominciò a tremargli e osservandola, si rese conto di quanto fosse patetico.
«Io... io voglio solo... essere libero»

«Lo so» Rispose lo psicoterapeuta alzandosi, e prendendo un braccio di Gerard per aiutarlo a fare lo stesso. «Io potevo aiutarti, volevo farlo, ma devi scoprire perché hanno deciso di cambiare i piani.»

Gerard alzò lo sguardo su di lui e annuì, anche se ancora confuso, e dopo che Byron lasciò la stanza, corse ad afferrare la cornetta del telefono. Doveva parlare con l'assistente Iero.

«Ehi, ehm... Gerard, volevi qualcosa?» Frank entrò nella stanza chiudendo la porta, e si guardò intorno. Era un po' imbarazzato da come Way lo guardava, insistentemente, ma cercò di non farci caso.

«Mi trasferiscono?» Chiese con un filo di voce. «Dimmi che non è vero, ti prego»

Frank spalancò gli occhi e, gesticolando, si avvicinò a lui. «No no no! Cavolo, scusa, avrei dovuto pensare che Byron lo avrebbe detto. Uhm, vedi, io so che tu odi tutto questo, parlare con uno psicoterapeuta, e quindi mi sentivo in dovere di levarti quel peso che io stesso ti ho addossato e perciò-»

«Non... non era così male» Lo interruppe Gerard.

Frank alzò lo sguardo su di lui, ancora con la bocca aperta per parlare, e prese una lunga pausa dove entrambi sentivano soltanto il respiro dell'altro.

«Ah no?... Vuoi dire che ho sbagliato ancora?» L'assistente sollevò un sopracciglio e sorrise spontaneamente in modo sarcastico. «Oh dio, non ci credo, non ne faccio una giusta»

«No... non hai sbagliato, ma Bogdanov mi ha detto che era in grado di aiutarmi, che poteva farmi uscire»

Frank abbassò lo sguardo. Si rabbuiò.
Si sentiva un disastro totale.

«Mi dispiace... lo so che non valgono nulla, le mie scuse, ma davvero non sai quanto io mi senta in colpa per questo, e non solo»

«Valgono invece» Annuì Gerard, portando una mano vicina al suo braccio, ma che lasciò sospesa nell'aria.
Ricordò che Frank si era allontanato, da quando lui lo aveva baciato.

Ma Frank se ne accorse e, invece di scansare il suo tocco o ignorarlo, alzò il braccio e prese la sua mano, intrecciando le dita con le sue.
«Non abbastanza. Scusa se ti ho fatto del male, se ti ho abbandonato anche se non era mia reale intenzione farlo. Scusa, davvero, perdonami per tutto, perdonami perché non farò più nulla che ti faccia soffrire, e ti starò accanto quando avrai più bisogno»

A Gerard tremarono i denti, venne scosso dai brividi per tutto il corpo e l'unico bisogno che aveva in quel momento era quello di avere più contatto fisico con Frank.
Si avvicinò fino a far combaciare il petto con il suo e piegò la testa appoggiandola alla sua spalla. Avvolse il suo busto con il braccio libero e strinse le sue dita con tutte le forze, lasciando baci dolci sul suo collo.

«Ti amo, Frank»

L'assistente, che aveva lo sguardo perso nel vuoto, e la mente altrove a pensare a quanto si sentisse bene in quel momento a causa di quel contatto, sussultò a quelle parole.
Lui mi ama.

Lo aveva intuito, probabilmente, che lui provasse qualcosa. Ma non pensava sarebbe arrivato a dire quello.
E non pensava che sarebbe stato difficile mentire, o dire il contrario.

«Anche io»
Deglutendo, guardò in basso verso il viso di Gerard, e vide che lo stava guardando, e sorrideva.
È bellissimo, pensò, e non potè spezzare il contatto visivo.
Era magnetico. I suoi occhi, quegli occhi all'apparenza innocenti, che avevano delle sfumature spettacolari se visti da vicino, proprio come Frank stava facendo in quel momento.

«Vorrei baciarti» Ammise Gerard, facendo arrossire completamente Frank che, però, annuì senza pensarci troppo.

Così il più grande sollevò la testa dalla sua spalla e lo guardò bene negli occhi, poi, sporgendosi più vicino al suo viso, posò delicatamente le labbra su quelle morbide di Frank, cominciando a baciarlo dapprima lentamente e poi in modo sempre più bisognoso.

Frank dovette fermarsi a riprendere fiato, perché con quel bacio Gerard lo aveva prosciugato, e guardandolo affannato notò che i suoi occhi erano cambiati.

Sembravano vivi, la scintilla che c'era li rendeva luminosi e il verde spiccava più del nocciola in quel momento, rendendoli spettacolari.

O forse era semplicemente Frank, che ci si era perso dentro.

Gerard gli accarezzò delicatamente i capelli, lo prese dal braccio e lo fece sedere sul letto, mettendosi poi seduto sulle sue gambe.
«Vorrei tanto andarmene da questo posto, ma allo stesso tempo voglio restare qui con te, e ogni volta che esci da questa stanza ti desidero sempre di più vicino»

Mettendo una mano sul suo petto, Gerard si accorse che il cuore di Frank stava impazzendo, sembrava voler uscire fuori, e a quel punto sorrise.

«Io... non so cosa fare, vorrei tanto aiutarti, ma non comando su niente qui dentro»

«Lo so.» Gerard gli alzò il viso mettendo due dita sotto il suo mento e, anche se lui non sorrideva più, guardandolo, la sua espressione si addolcì. «Lo so, e non importa»

«Non è vero» Ribatté Frank amareggiato, mentre sosteneva il suo sguardo.

Il paziente sospirò, poi scosse la testa e mise una mano fredda sul viso di Frank, accarezzando la sua guancia tiepida. «Non se stando qui potrò vederti quasi tutti i giorni»

«Ma non è abbasta-»

Gerard mise un dito sopra le sue labbra per zittirlo, e riuscendoci accennò una risatina. «Smettila, è abbastanza, tu sei abbastanza per farmi continuare»

L'assistente si morse le labbra, ancora si sentiva in colpa ma le parole di Gerard, sebbene fossero tristi, lo sollevavano un po'.

«Io vorrei tutto il bene per te, te lo meriti. Lo sai questo, sì?»

Gerard scosse lentamente la testa e scrollò le spalle. Non lo sapeva davvero. Non ne aveva idea.
Non sapeva se fosse una brava persona, non sapeva se la gente potesse fidarsi di lui perché nemmeno lui si fidava di sé stesso.

«Te lo meriti»
Frank gli mise una mano dietro la nuca e spinse la testa verso di sé, appoggiando la fronte alla sua.

«Ti meriti qualunque cosa».

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