MAYBE YOU

By crystal_blue00

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𝑇𝐻𝐸 "π‘Œπ‘‚π‘ˆ" 𝑆𝐸𝑅𝐼𝐸𝑆 #1 Blaire ha perso tutto e si trova bloccata in un limbo di dolore da cui uscir... More

Capitolo primo *Blaire*
Capitolo secondo *Boyd*
Capitolo terzo *Blaire*
Capitolo quinto *Blaire*
Capitolo sesto *Blaire*
Capitolo settimo *Boyd*
Capitolo ottavo *Blaire*
Capitolo nono *Boyd*
Capitolo decimo *Blaire*
Capitolo undicesimo *Boyd*
Capitolo dodicesimo *Blaire*
Capitolo tredicesimo *Blaire*
Capitolo quattordicesimo *Boyd*
Capitolo quindicesimo *Blaire*
Capitolo sedicesimo *Boyd*
Capitolo diciassettesimo *Blaire*
Capitolo diciottesimo *Blaire*
Capitolo diciannovesimo *Boyd*
Capitolo ventesimo *Blaire*
Capitolo ventunesimo *Boyd*
Capitolo ventiduesimo *Blaire*
Capitolo ventitreesimo *Blaire*
Capitolo ventiquattresimo *Boyd*
Capitolo venticinquesimo *Blaire
Capitolo ventiseiesimo *Boyd*
Capitolo ventisettesimo *Boyd*
Capitolo ventottesimo *Blaire*
Capitolo ventinovesimo *Blaire*
Capitolo trentesimo *Boyd*
Capitolo trentunesimo *Blaire*
Capitolo trentaduesimo *Blaire*
Capitolo trentatreesimo *Blaire*
Epilogo *Boyd*

Capitolo quarto *Boyd*

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By crystal_blue00

Non mi curai nemmeno di mettermi le scarpe, la sensazione della sabbia sotto ai piedi era una tra le mie preferite.

Di Annapolis adoravo la tranquillità placida, il fatto che posti come quella spiaggia fossero quasi sempre deserti.

Alle volte mi mancava la freneticità delle grandi città, ma quella cittadina del Maryland, con poco più di trentamila abitanti, era il rifugio ideale per chi dietro a sé aveva lasciato solo terra bruciata e desiderava ricominciare.

Cosí, quando mia sorella aveva iniziato a frequentare il St.John's college, non ci avevo pensato poi molto prima di lasciarmi tutto alle spalle e seguirla.

Per un breve lasso di tempo avevo anche frequentato un corso di laurea nel suo stesso college, ma poi le cose con papà erano peggiorate e avevo preferito che almeno mia sorella continuasse a studiare.

Camminavo scalzo guardando le onde che si infrangevano dolcemente sul bagnasciuga, ma quella sera, differentemente dal solito, nemmeno il suono del mare riusciva a svuotarmi la mente.

Pensavo a mio padre, a quanto ancora avrebbe potuto continuare con quella vita sregolata prima che il suo fisico già debilitato cedesse.

Pensavo a Chloe, a come avrei voluto tenerla fuori da tutto lo schifo con cui eravamo costretti a confrontarci ogni giorno, a come avrei voluto solo poterle garantire di viversi spensieratamente i suoi diciotto anni, le sue prime esperienze al college.

Ma più di tutto, pensavo ossessivamente a Blaire.

A quanto la mia vita sarebbe cambiata nei prossimi mesi, a ciò che mi aspettava.

M'illudevo di pensare a lei solamente per il mio incarico, ma sapevo che in realtà non sarei riuscito a togliermela dalla mente neanche se avessi voluto.

Era un casino, perché conoscevo le regole.

Conoscevo le imposizioni che mi proibivano qualsiasi coinvolgimento personale e sapevo che erano imposizioni dannatamente giuste.

Calciai un po' di sabbia cercando ancora di togliermi dalla testa quei pensieri sconclusionati, ma non appena alzai lo sguardo, la vidi.

Dovetti stringere gli occhi un paio di volte prima di esserne sicuro, d'altronde sembrava un'assurda coincidenza, ma avrei riconosciuto ovunque i lunghi capelli biondi ora agitati tutt'intorno a lei e le sue esili forme.

Correva tenendosi i sandali stretti tra le mani e con i piedi nudi affondava nella sabbia.

Proveniva dalla parte opposta rispetto a dove camminavo io ed era ancora abbastanza lontana, ma notai subito che qualcosa non andava: la corsa non era spensierata, sembrava stesse scappando da qualcosa e la sua espressione era contratta in maniera innaturale.

Blaire stava piangendo.

Senza pensarci due volte affrettai il passo e le fui vicino in pochi istanti, ma non appena lei alzò lo sguardo e mi vide, strabuzzò gli occhi e per la sorpresa perse l'equilibrio.

La afferrai fulmineo per le braccia per evitarle la caduta e lei si aggrappò alle mie spalle ansimando.

"Blaire, stai bene?" le chiesi subito, cercando di scrutare il suo viso.

Fece un verso strozzato e la vidi digrignare i denti per la mia presa sulle sue braccia, anche se la stavo appena toccando.

La lasciai immediatamente e lei espirò di scatto, come se le avessi veramente fatto del male.

Il cuore mi sprofondò nel petto.

"Blaire?" insistei ancora, visto che lei non accennava a rispondere.

"B... Boyd. Che ci fai qui?" sussurrò, ancora a corto di fiato.

Doveva essere spaventata a morte da qualcosa, perché tremava come una foglia nonostante fosse pieno agosto e ci fossero approssimativamente trenta gradi.

Sembrava ancora più minuta di quello che era, si abbracciava il busto sfregandosi le mani sulle braccia e guardava dovunque tranne che nella mia direzione.

Indossava un leggero maglioncino celeste e dei jeans aderenti, i sandali che prima teneva in mano le erano caduti a terra quando si era aggrappata a me e aveva i lunghi capelli biondi legati in una coda alta.

Era dannatamente bella e sembrava così indifesa che in quel momento avrei voluto fregarmene di tutto e abbracciarla fino a portarle via dalla mente qualsiasi cosa la preoccupasse. 

"Fragolina, dovrei essere io a farti questa domanda. Questo solitamente è il mio rifugio segreto" le risposi, mentre meditavo sulle prossime mosse.

Era evidente che fosse successo qualcosa, ma dovevo andarci piano: Blaire non avrebbe mai permesso troppe domande.

Si guardò intorno come se si accorgesse solo in quel momento di dove si trovasse, poi alzò lo sguardo verso di me per un istante:

"È un bel posto"

"È tranquillo e verso sera non c'è mai nessuno. Beh, a parte te. Ma sei una piacevole sorpresa" risposi.

Lei mi fece un sorriso veloce, come di cortesia, che non arrivò ad illuminarle gli occhi.

"Già, ero solo di passaggio. Ora dovrei proprio tornare a casa" mormorò.

Non l'avrei lasciata andare in quello stato. Nemmeno per sogno, cazzo.

Sospirai e le alzai il mento con due dita per far sì che mi guardasse, lei spalancò i grandi occhi verdi ancora pieni di spavento e li puntò nei miei.

Mi ci volle uno sforzo per mantenere la concentrazione.

"Davvero, Blaire, stai bene?" le mormorai, così vicino che potei sentire il suo profumo.

La vidi deglutire e gli occhi le si riempirono un'altra volta di lacrime.

Cazzo, cazzo. Dovevo scoprire cosa avesse.

"No, io... io non... Si, sto bene" balbettò infine, distogliendo lo sguardo da me.

"Blaire... puoi parlare con me"

"No invece, non posso. Non ti conosco, ti ho incontrato solo stamattina! So a malapena come ti chiami!" sbottò, in un tono che avrebbe voluto essere freddo, ma che fece invece intuire molto altro.

Sospirai e mi sedetti sulla sabbia, non prima, però, di averla tirata giù con me.

Blaire mi guardò sbalordita, ma non oppose resistenza e mi si sedette accanto.

"E non ti pare perfetto il fatto che non mi conosci? Accidenti, posso essere il confidente perfetto! Nessun giudizio, nessuna opinione studiata... niente di niente. Solo le mie grandi spalle su cui piangere" le dissi in tono allegro e mi battei una mano sulla spalla che si trovava vicino a lei.

"È un'assurdità, lo sai anche tu" rispose, guardandomi di sottecchi, ma senza riuscire del tutto a trattenere un sorriso.

"Io non penso lo sia e sai perché?"

"Perché?"

Mi avvicinai d'improvviso a lei e misi la bocca vicinissima al suo orecchio, sentendola trattenere il fiato:

"Beh, perché adorerei essere il tuo punching ball contro i problemi, fragolina. Ma non lo dire troppo in giro, perché è un favore personale che farei solo a te" le sussurrai con un sorriso.

Lei mi guardò interdetta per qualche istante, come se cercasse qualcosa per controbattere alla mia affermazione, poi però scoppiò a ridere.

"È assurdo... chi sei tu e da dove vieni?" mi chiese, ancora ridendo.

La luce lunare si rifletteva sui suoi capelli d'oro e mentre rideva, riuscivo solo a pensare che fosse la ragazza più bella che io avessi mai visto in tutta la mia vita.

Aveva una risata cristallina, ma nel contempo piena e vivace, un suono che mi fece sentire dannatamente realizzato per un istante.

Quando l'avevo incontrata tremava e piangeva, eppure ero riuscito a farla ridere.

Cazzo, dovevo darmi una sana e rapida ripigliata.

Mi stava tanto vicina che le nostre spalle si toccavano e se mi fossi girato verso di lei, avrei potuto annusare ancora quel suo profumo irresistibile.

"Grazie" disse, dopo che fu tornata seria.

"Per cosa mi stai ringraziando?"

"Per avermi fatta smettere di pensare" disse, con una semplicità disarmante.

Espirai e le presi una ciocca di capelli biondi tra le dita, prima di potermene pentire.

La sentii trattenere il fiato fin quando non gliela sistemai dietro ad un orecchio.

"Puoi contare su di me per ogni volta che ne avrai bisogno" mormorai, strizzandole l'occhio.

"Ti prendo in parola" disse lei, sorridendo ancora.

Si fece improvvisamente seria quando si rese conto della nostra vicinanza: mentre le parlavo mi ero girato a guardarla e ora non ci separavano che pochi centimetri.

Il suo sguardo scese lentamente fino alla mia bocca e credetti di impazzire quando si morse il labbro.

C'era un'elettricità incredibile tra di noi, una tensione talmente palpabile che avrebbe potuto essere tagliata con un coltello.

Blaire si avvicinò ancora annullando praticamente ogni distanza ed io inalai a pieni polmoni il suo profumo, completamente disorientato.

Dovevo riprendermi ad ogni costo, ma ero come stregato: fosse caduto il mondo in quel momento, Blaire avrebbe comunque avuto il potere di tenermi avvinto a lei.

Quando le nostre labbra si sfiorarono appena però, mi riscossi all'istante.

Volevo baciare Blaire, lo volevo da impazzire, cazzo, ma non potevo farlo.

Avevo dato la mia parola, mi era stato affidato un compito e avevo il dovere di portarlo a termine, per Claire e per i soldi di cui avevo bisogno.

In più, sopra ogni altra cosa, Blaire meritava più di quello.

Più di me.

La presi per le spalle e l'allontanai delicatamente.

Lei strabuzzò gli occhi verdissimi e arrossì violentemente, coprendosi il viso con le mani.

"Oddio! Oh mio Dio! Scusami, io davvero..."

"Blaire..." cercai di interromperla.

"Davvero, non so cosa mi sia preso, io ho come pensato che tu..."

"Blaire!" insistetti, ma non c'era niente da fare.

Aveva le guance scarlatte ed era talmente imbarazzata da risultare comica ed immensamente tenera.

"...ma in realtà è ovvio che io abbia frainteso tutto e non so nemmeno se tu hai una ragazza e magari tu..."

"BLAIRE!" alzai la voce infine, riuscendo finalmente a riscuoterla.

Alzò stupita lo sguardo verso di me.

"Si?" chiese in un sussurro.

"Smettila di preoccuparti, volevo anche io quel bacio. Ma non era il momento giusto, capisci? Non voglio che tra noi sia così. Voglio portarti fuori, voglio che tu mi conosca meglio e voglio sentirti raccontare un sacco di cose su di te. E per giunta, no, non ho la ragazza" le spiegai, mettendole un'altra ciocca solitaria dietro l'orecchio.

Merda, dovevo smetterla.

"Non hai la ragazza?"

Buttai indietro la testa e risi di cuore: di tutte le cose che avevo appena detto, lei ne aveva recepita solo una.

"No, fragolina. Non ce l'ho"

Lei sospirò di sollievo e rilassò le spalle.

Era così bella... non mi sarei mai stancato di guardarla.

Cristo, ero un idiota.

"Oh, wow. Questo... questo è un bel sollievo. Se tu fossi stato fidanzato e io avessi cercato di baciarti come ho effettivamente appena provato a fare, avrei fatto... ehm, l'amante? Io odio le ragazze che fanno le amanti! Mi sarei resa colpevole di un... oh, ma quante cavolate sto blaterando?" farneticò, ancora agitata.

Non riuscivo a smettere di ridere, ma non riuscivo nemmeno a pensare ad altro se non a stenderla proprio su quella sabbia che ci circondava e baciarla fin quando non avrebbe dimenticato ogni imbarazzo.

"Sei carina quando blateri" mormorai, toccandole con un dito il piccolo naso all'insù.

"Oh" disse sorpresa, poi alzò lo sguardo verso di me e improvvisamente scoppiò a ridere, tenendosi il viso tra le piccole mani.

Avrei davvero potuto innamorarmi se fossi stato un'altra persona, perché più la guardavo, più la sentivo parlare o passavo del tempo con lei, più avrei voluto passarne.

Se davvero fossi stato diverso, avrei sicuramente amato una ragazza come Blaire.

Aspettai che si calmasse e ritrovasse un po' di serietà, poi le presi nuovamente il viso tra le mani e le dissi:

"Fragolina, esci con me"

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