Perceptio - Drarry

By Crazyoflarry

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Il settimo anno dei protagonisti è ormai alle porte e Harry non potrebbe essere più in fibrillazione. Sa beni... More

1. The Beginning
2. OMG
3. Cannonball
4. I Won't
5. You Gotta Not
6. Touch
7. We Are Who We Are
8. Move
9. Oops
10. Motivate
11. A Different Beat
12. Notice
13. Lightning
14. About The Boy
15. Mr Loverboy
16. They Just Don't Know You
17. Strip
18. These Four Walls
19. Good Enough
20. Clued Up
21. Freak
22. Monster In Me
23. More Than Words
24. Make You Believe
25. Dear Lover
26. One I've Been Missing
27. Holiday
28. Case Closed
29. Love Me Or Leave Me
31. Power
32. Going Nowhere
33. Nothing Feels Like You

30. Is Your Love Enough?

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By Crazyoflarry

Trigger warning: qualche momento col padre del cazzo. Una scena corta e relativamente poco cruenta, ma stay safe💋

SONO MORTIFICATA VI CHIEDO SCUSA IN GINOCCHIO, VI AMO VE LO GIURO (seguono più scuse smielate a fine capitolo)

xxxxxx

"Non posso credere che tu l'abbia fatto davvero," mormorò Harry quel pomeriggio non appena entrarono nella loro camera. Si appoggiò con le spalle alla porta e guardò Malfoy, appena davanti a lui.

"Non ce la facevo più," rispose quello, girandosi per fronteggiarlo.

"La connessione ancora non è ristabilita," sussurrò Harry quando Malfoy si avvicinò a lui. Il respiro gli si impigliò in gola prima che potesse pensare di usarlo per qualcos'altro.

Malfoy gli posò le mani sui fianchi e glieli strinse. "Non mi interessa. Si ristabilirà," rispose, avvicinando pericolosamente il suo viso a quello di Harry. "Mi sei mancato."

Le sinapsi di Harry lo abbandonarono e lui finì a squittire. Malfoy eliminò ulteriori distanze e aderì al suo corpo, portando una mano sulla sua guancia e baciandolo.

Lo stomaco di Harry fece due capriole simultanee e lui si sciolse fra le sue braccia, aggrappandosi al suo corpo.

Cazzo, quanto mi era mancato.

Mugolò contro la sua bocca e gli avvolse le braccia attorno al collo, sollevando un avambraccio per stringergli i capelli in un pugno. Dopo una manciata di secondi il bacio si riscaldò e Malfoy lo staccò dalla porta solo per sbattercelo di nuovo contro.

Harry strappò bocca dalla sua e ansimò, poi lo guardò negli occhi, grigi e burrascosi. "Passa la notte qui," sputò, quasi più come un ordine che come una richiesta.

Malfoy digrignò i denti, annuì e riprese a baciarlo. Rotolarono un paio di volte contro al muro e Harry fu sbattuto sul comò da un Malfoy evidentemente molto eccitato.

"Non ti è mancato solo il mio corpo, vero?" domandò Harry nella foga. Sapeva che non fosse così, ma gli piaceva sentirselo dire.

Malfoy si staccò dalle sue labbra e si fece indietro quel tanto necessario a guardarlo negli occhi. "Lo sai che non è così."

Harry sorrise, le braccia ancora attorno al suo collo. "Lo so," sussurrò, lasciandogli un altro bacio a stampo. "Ma tu ricordamelo."

Malfoy sorrise e si prese il labbro inferiore fra i denti. Si sporse e lo baciò di nuovo. "Mi è mancato il tuo sorriso," mormorò. Si spostò lungo la mascella e continuò a riempirlo di soffici baci fra una frase e l'altra. "Mi sono mancati i tuoi occhi... il tuo tocco." Gli afferrò i fianchi e lo strinse a sé, poi posò le labbra sul suo collo. "Le tue risposte del cazzo... il tuo modo di tranquillizzarmi."

Harry si stava mordendo un labbro quasi a sangue. Si tirò indietro e gli prese il viso fra le mani. "Mi sei mancato," sussurrò di nuovo, e poi procedette a togliergli il fiato dai polmoni baciandolo a lungo.

Dopo una manciata di minuti Malfoy si staccò dalle sue labbra, ormai rosse e gonfie, e lo guardò negli occhi smeraldo. "Vieni a fare la doccia con me."

Harry rimase momentaneamente sorpreso dalla richiesta, ma decise molto velocemente che avrebbe adempito. Gli regalò un sorriso lieve e scese dal comò. Intrecciò le dita con le sue e camminò fino al bagno. Una volta dentro lasciò che Malfoy lo spingesse di nuovo contro il muro e si aggrappò alla base del suo maglione. 

Dopo pochi secondi Malfoy sorrise sulle sue labbra e alzò le braccia. Ben contento dell'invito, Harry sollevò il maglione e glielo sfilò dalla testa, facendo immediatamente scorrere le dita sul torace nudo e pallido dell'altro, che aveva sognato così tante volte durante quella settimana. 

Il secondo dopo Malfoy stava armeggiando con il suo maglione e glielo aveva sfilato da sopra la testa. Lo baciò ancora con trasporto e poi si fece indietro ancora una volta. "Togliti i pantaloni," ordinò, poi tolse i suoi e si spostò verso il box doccia, dove proseguì ad aprire l'acqua e a regolarla. 

Harry obbedì velocemente, rimuovendo anche i boxer e iniziando a massaggiarsi alla vista del corpo nudo dell'altro a pochi passi da lui. Quando ebbe fatto, Malfoy si girò per trovarlo così e prese un respiro profondo, si morse il labbro e lo squadrò dalla testa ai piedi avvicinandosi ancora una volta.

Gli si riavvicinò e rimase ad un soffio dalle sue labbra, passò una mano dietro al suo sedere e lo ancorò, tirandoselo contro. A Harry si spezzò il respiro e girò la testa. Poi Malfoy lo prese per un polso e lo spinse nel box doccia, entrando immediatamente dopo e chiudendosi le porte alle spalle.

Harry sentiva l'acqua scivolargli sulla pelle, calda e leggera, e il secondo dopo Malfoy lo aveva schiacciato contro la parete e gli si era fatto addosso, una mano sulla sua coscia, a stringerla così forte da lasciare i segni, e a stringersela contro il fianco. Harry si inarcò contro di lui e gli passò una mano dietro al collo mentre posava le labbra sulla sua clavicola e ne seguiva la forma con la lingua.

Malfoy sembrò gradire parecchio, tremando contro il suo corpo e ansimandogli contro l'orecchio, fino al punto in cui non gli lasciò la coscia, lo girò e lo fece aderire contro le piastrelle fredde, a cui Harry si aggrappò con le mani. Il secondo dopo sentì la bocca di Malfoy poggiarsi al centro della sua schiena e scendere lungo la spina dorsale, mentre quello si inginocchiava.

La cosa successiva che Harry fu in grado di dire fu che Malfoy gli stava allargando le natiche con le mani e stava passando la lingua sulla sua apertura. Harry trattenne un urlo, ma si lasciò sfuggire un lungo gemito appagato. 

Dio, quante volte l'ho sognato!

Malfoy si lasciò incoraggiare dalla sua reazione e serrò le labbra attorno al fascio di muscoli, iniziando a succhiare, e poi a penetrarlo con la lingua, veloce e su di giri, e Harry tese la guancia contro le piastrelle della doccia, mentre la vista gli si sfocava e sentiva una continua serie di gemiti uscire fuori dalle sue labbra. 

Dopo un'altra manciata di secondi la bocca di Malfoy si staccò da lui e Harry lo sentì risalire lungo il suo corpo, finché non gli finì contro l'orecchio, con il mento sulla sua spalla. 

"Sei pronto?" chiese a bassa voce. 

Harry sentì la punta dell'erezione di Malfoy allinearsi contro la sua entrata e l'unica cosa che fu in grado di far uscire dalla sua bocca fu un ansito strozzato, ma si fece allo stesso tempo indietro con il sedere, così le sue intenzioni furono piuttosto chiare, e Malfoy procedette a farsi spazio dentro di lui. 

Lo scrosciare dell'acqua sui loro corpi uniti fu interrotto dai lunghi gemiti che lasciarono le loro bocche non appena Malfoy si seppellì nel corpo davanti al suo. Lo afferrò dai fianchi e gli appoggiò la testa contro la schiena, cercando di dare un senso alla sua frequenza respiratoria. 

"Muoviti, ti prego–" pregò Harry in tono strozzato. 

Non dovette dire altro. Malfoy si morse un labbro ed emise un gemito, poi uscì da lui e rientrò lentamente, e poi lo fece ancora, e ancora, e ancora, sempre più veloce e sempre più forte. E Harry urlava davanti a lui, andando incontro alle sue spinte quanto poteva. 

"Girati," ansimò Malfoy. Il secondo dopo uscì da lui e Harry si girò, poggiando la schiena contro la parete e guardando il meraviglioso viso scolpito davanti a lui.

Malfoy lo prese per le cosce, chiaramente intimandogli di saltare, così Harry avvolse le gambe attorno alla sua vita e sentì le mani di Malfoy sulle natiche, tenendolo e divaricandolo, e poi si fece di nuovo spazio in lui.

Era una sensazione che andava oltre l'esplicabile. Si sentiva abbracciato in punti in cui Malfoy non stava nemmeno arrivando, toccato da dita di paradiso e filamenti d'argento, come se ogni più piccola porzione magica di un'alba rosa avesse deciso di posarsi sulla sua pelle e avvolgere i loro corpi.

Arrivò così al culmine; le dita conficcate nelle spalle di Malfoy, gli occhi serrati fino al limite della sopportazione, i gemiti e le urla di Malfoy nell'orecchio, mentre glielo baciava e gli ricordava quanto gli fosse mancato. Strinse le gambe attorno ai suoi fianchi e si inarcò contro di lui, riversandosi fra di loro, mentre stringendosi riversava fuori anche il suo orgasmo.

Malfoy aveva riempito le cosce e le natiche di Harry di segni rossi con le unghie, e Harry sorrise con un labbro tra i denti quando se ne rese conto. Scese da lui, gli poggiò le mani sul petto e tentò di recuperare un ritmo cardiaco nei limiti del decente.

"Tutto bene?" domandò Malfoy, cercando il suo sguardo.

Harry sollevò gli occhi sorridenti e lo baciò con trasporto. "È perfetto," sussurrò dopo, avvolgendolo con le braccia. "Non lasciarmi più."

Draco seppellì il viso nell'incavo del suo collo e passò una mano sul retro della sua testa, giocando con i suoi capelli mentre l'acqua scorreva indisturbata sui loro corpi ancora avvinghiati. "Non ci penso nemmeno."

xxxxxx

19 gennaio, sabato

"Ho paura," mormorò Potter nel mezzo del silenzio del prato.

"Lo so," sussurrò Draco, con un braccio attorno alla sua vita.

"Che succede se tuo padre lo viene a sapere?" domandò incerto.

Draco sospirò pesantemente. "Si arrabbia," rispose, forse stupidamente. "Ma lo scoprirà molto presto, mi stupisco che ancora non sappia niente. È più probabile che sappia e che ancora non abbia fatto la sua mossa."

Potter fece scorrere le dita lungo il suo braccio. "Però è stata una buona idea quella di fargli credere che non sentissimo più il dolore l'uno dell'altro," commentò. "Se la sua mossa dovesse includere qualcosa contro uno dei due, l'altro lo saprebbe e potremmo incastrarlo in qualche modo."

"Sì, ma il punto è che non durerebbe più di una settimana ad Azkaban," sospirò Draco. "Il Signore Oscuro lo farà uscire prima di subito. Le celle sono già piene di Mangiamorte catturati, ma lui non rischia un'evasione fin quando non gliene prendono uno fra i più importanti."

"Quanti sono esattamente, i Mangiamorte?" chiese Potter.

Draco cacciò un sospiro profondo. "Tanti," mormorò. "Più di quanti puoi immaginarti. Ti servirà una strategia più che buona per la battaglia finale," lo avvisò. "Perché non credo che riuscirai ad eguagliarli in numero, e men che meno in Magia."

"Ti ricordo che non ho solo gli studenti maggiorenni di Hogwarts," disse Potter. "Ho gli Auror, gli adulti della Comunità Magica, gli impiegati del Ministero della Magia," iniziò a stilare.

"Lo so," ribatté Draco. "Ma devi tenere a mente che i Mangiamorte sono esperti di Magia Oscura," spiegò. "So che lo sai," fermò Potter quando lo vide aprire la bocca. "Voglio solo assicurarmi che tu lo sappia senza ombra di dubbio. Voglio che tu sappia che queste persone non si fermano davanti a niente, che sono sanguinarie e sadiche, che calpesteranno chiunque, che non si faranno problemi ad ammazzare quanti ragazzini dei primi anni saranno necessari pur di arrivare dove vogliono arrivare."

Potter gli prese la mano e girò la testa, dandogli un bacio a fior di labbra. "Lo so," mormorò, poggiando la fronte contro la sua. "Lo so bene. Mi preparerò per bene, ho qualche asso nella manica anch'io, cosa ne sai."

"Ah sì?" fece Draco, la voce più scherzosa e il petto più rilassato. "Tipo?" chiese, circondandolo con le braccia.

"Te ne svelo uno," iniziò lui. Draco annuì. "Ti ricordi quando hai fatto parte dell'adorabile Squadra d'Inquisizione con la Umbridge?" Draco annuì ancora, ridacchiando. "Ecco, e ricorderai anche che avete passato mesi a cercare di stanarci." Stavolta il ragazzo annuì con un'alzata d'occhi al cielo. "In quei mesi io e un bel gruppo di altre persone abbiamo iniziato l'Esercito di Silente, un'armata di ragazzi inferociti che volevano giustizia."

"Sei serio?" fece Draco a bocca aperta.

Potter rise e annuì. "Sì, dentro c'è un bel po' di gente, Hermione dovrebbe ancora avere il foglio con i nomi degli iscritti, e usavamo delle spille per comunicare."

"Ti ho visto usarla con i tuoi amici!" esclamò Draco.

Potter sorrise e annuì. "Esatto. Quindi anche a Hogwarts c'è un bel gruppo di persone parecchio preparate per una possibile battaglia. Non che io non preferisca che tutti rimangano al sicuro, ma non posso impedire ai maggiorenni di combattere, se vorranno farlo."

"Come sei nobile," lo prese in giro Draco.

"Oh, ma falla finita!"

"Signori," li interruppe una voce profonda. Entrambi si girarono verso Piton, in piedi accanto all'albero sotto cui erano stesi. "Draco, tuo padre ha scritto a Silente. Domani ha richiesto una riunione d'emergenza qui a scuola, perché non può farla d'altra parte."

Draco rimase a guardarlo per qualche manciata di secondi, deglutì e provò a parlare senza balbettare. "Lo –lo sa?"

Piton si limitò ad annuire. Draco rilasciò un sospiro tremolante e portò lo sguardo davanti a sé, le sua paure improvvisamente reali. Quando realizzò che l'uomo stesse camminando via, sentì anche la mano di Potter sulla sua, che stringeva, e si svegliò di colpo, girandosi.

"Severus!"

L'uomo si voltò e lo guardò, l'unico segno di partecipazione del suo volto era il sopracciglio destro lievemente inarcato in maniera interrogativa.

Draco dovette prendere qualche boccata d'aria prima di riuscire a formulare la frase. "Voglio andare da Silente. Voglio cambiare fazione."

Sentì Potter spalancare gli occhi e stringergli la mano più forte. I muscoli sul volto di Piton si rilassarono visibilmente, come se non avesse aspettato altro che quelle parole. "Ora?" domandò. Draco annuì, spaventato ma convinto. Piton annuì a sua volta. "Venite con me."

Draco si alzò e fece alzare anche Potter, poi entrambi cominciarono a seguire Piton fino alla scuola e poi fino all'ufficio del preside. La camminata restò in silenzio, e Draco non poté fare a meno di pensare che se suo padre non avesse smanettato con la sua connessione non avrebbe avuto problemi a riempire il silenzio parlando con Potter. Ma per ora la sua mano stretta era sufficiente a ricordargli di non essere solo.

Quando raggiunsero il salottino appena fuori l'ufficio, Piton si girò e indicò loro la panca. "Sedetevi, datemi qualche minuto."

Quando furono rimasti soli dopo che la porta fu chiusa dietro l'ufficio del preside, Potter gli carezzò il dorso della mano. "Sei sicuro di volerlo fare?"

Draco annuì pesantemente. "Sì, mi sono rotto le scatole."

Potter si morse un labbro per cercare di trattenere un sorriso, poi gli strinse la mano e lo guardò negli occhi. "Sono fiero di te."

Draco alzò il viso, sorpreso. Di tutte le cose che si sarebbe potuto aspettare, quella frase sicuramente non era fra quelle. Gli sorrise, poi aprì la bocca per rispondere, ma la porta dell'ufficio di Silente si aprì in quel momento e i due professori ne fecero capolino.

Silente sorrise. "Venite ragazzi, siamo pronti."

xxxxxx

"Così? Solo noi?" domandò Harry quando notò il solito vecchio studio, i colori cupi e la poca illuminazione saltate subito all'occhio.

Piton si girò verso di lui come se si fosse ingoiato un calamaio. "Ho la faccia di tutto l'Ordine della Fenice?"

Harry rimase interdetto e aprì la bocca per rispondere, ma non ne uscì nessun suono. "Ehm.."

"Dobbiamo andare al Quartier Generale, Harry," intervenne Silente.

"Ma –ma lo dice così?" chiese quello, confuso.

Stavolta fu Malfoy a ruotare gli occhi al cielo e girarsi verso di lui. "Sto o non sto passando dalla vostra parte, genio?"

Harry riaprì la bocca, poi la chiuse e si imbronciò. "Uffa."

"Ho già mandato un messaggio a tutti e hanno accettato una riunione straordinaria," spiegò Silente.

"Ha specificato che non c'è nessun attacco, vero?" chiese Harry, preoccupato.

Silente si limitò a scoccargli un'occhiata da sotto gli occhiali a mezzaluna, e Harry chiuse saggiamente la bocca. Due minuti dopo stavano entrando nel camino e arrivando al Paiolo Magico, e altri tre minuti dopo Silente e Piton li stavano portando davanti Grimmauld Place.

"E siamo ancora qua," mormorò Malfoy, fissando le scura mura della casa.

Harry sospirò e gli prese la mano, decidendo di ignorare la presenza dei professori alle loro spalle. Sospirò, sentendo lo stomaco chiudersi – dall'ansia, dall'anticipazione, dalla felicità, non avrebbe saputo dirlo – e iniziò a camminare verso l'entrata.

Una volta superata la porta percorsero i corridoi leggermente impolverati e raggiunsero la cucina nel piano seminterrato. Quando entrarono, i membri dell'Ordine della Fenice erano radunati attorno al tavolo come l'altra volta. Harry lanciò un sorriso a Ron e Hermione, che lo guardavano confusi.

Silente si schiarì la gola e alzò un braccio, per indicare ai ragazzi di sedersi. Quando fece per avvicinarsi ai loro precedenti posti, mentre Piton si sedeva al suo, il preside scosse la testa e si sedette dove la scorsa riunione si era seduto Harry, e spostò una sedia accanto a quella a capotavola, indicandole poi ai due.

Esitante, Harry camminò verso quella e si sedette accanto a Malfoy, posizionato davanti a tutti. Si sentì improvvisamente parecchio in soggezione, sotto così tante paia di occhi che lo fissavano. Dopo anni di fama da Prescelto avrebbe dovuto essere abituato, ma quella volta era diverso.

"Uhm.. quindi? Per cos'era questa riunione... Malfoy?" chiese Tonks, un accenno di risata nella voce, mentre guardava il posto dove era normalmente seduto Silente.

Malfoy lanciò un'occhiata al preside, che restò in silenzio e lo guardò. Dopo un leggero sbuffo, il ragazzo si alzò la manica del maglione sul braccio sinistro e rivelò il Marchio Nero alla tavolata, che fu percorsa da un lieve singulto, ma rimase piuttosto ferma.

"Io devo –devo formalmente passare dalla vostra parte," esordì Malfoy, cercando di recuperare la dignità e la posizione fornite dal mento alto e dalla voce ferma.

Ci fu un silenzio di qualche secondo, poi Moody batté le mani. "Bene. Pozionista!" Schioccò un dito in aria, indicando Piton. "Tira fuori il Veritaserum!"

Piton lo fissò come se lo avesse costretto a farsi un ballo di coppia. "Intanto calma i toni. Tu non mi dai ordini." Detto questo, infilò una mano in tasca e ne estrasse una fialetta.

Moody grugnì. "Io sarò anche burbero, ma tu vai in giro con le Pozioni in tasca. Chi è che sta meglio fra i due?"

Piton stava continuando ad occhieggiarlo come se fosse completamente impazzito. "Non ti è venuto in mente che già sapessi cosa fossimo venuti a fare e avessi portato la fiala apposta? Pensi che me ne vado a zonzo con la scorta?"

Harry si stava divertendo, seguendo lo scambio con interesse.

"Possiamo smetterla?" intervenne Shacklebolt. "Severus, apprezziamo il gesto e nessuno pensa che tu vada in giro con le scorte," disse al professore, poi si voltò. "Moody, smetti di importunare tutti e chiudi quella bocca."

"Ha parlato!" esclamò l'uomo. "Ma sei o non sei tu quello che mi chiama all'una di notte per i consigli sul dipartimento Auror?"

Shacklebolt strinse le labbra in una linea e lo fissò. "Non mi sembra che rifiuti mai la chiamata."

"Non voglio essere licenziato!"

"Se ti dà così fastidio–"

"ADESSO BASTA!"

I due uomini e tutta la tavolata si girarono verso la Signora Weasley, in piedi con le mani sui fianchi. Con una rapida occhiata a tutti i figli Weasley, Harry notò delle espressioni a metà fra lo spaventato e il compiaciuto, dato che già sapevano cosa sarebbe accaduto.

"Siete uomini adulti. Mi aspetto che vi comportiate come tali!" esclamò lei, sedendosi subito dopo. "Possiamo lasciare quel povero ragazzo parlare, per favore?"

Seguì un breve silenzio, poi Silente raddrizzò la schiena. "Grazie Molly, non avrei saputo dirlo meglio." Indicò Piton. "Vogliamo procedere?"

Il professore sospirò e passò la fialetta a Malfoy che, teso, la prese, la stappò e la bevve in un sorso. Harry seppe che fosse stato grato di avere quei due secondi di pausa concessi dal tempo impiegato a mandare giù la pozione, e non appena finì tornò con gli occhi sulle altre persone.

Dopo aver aspettato circa un minuto per essere sicuri che avesse fatto effetto, Shacklebolt si schiarì la voce e Harry strinse la gamba di Malfoy sotto al tavolo. "Dunque, vuoi passare dalla nostra parte."

"È esatto," rispose Malfoy. 

"Perché fai questa scelta?"

"Penso che la causa del Signore Oscuro sia sopravvalutata e stupida. E penso che i metodi in cui sta cercando di arrivare a ciò che si è prefisso siano contro ogni possibile umanità."

"Hai preso il Marchio Nero di tua spontanea volontà?" domandò Moody. 

Malfoy scosse la testa. "Mi ha costretto mio padre. Io non ho mai voluto prenderlo, ma sapevo che il momento sarebbe arrivato. Il Signore Oscuro mi ha marchiato durante le scorse vacanze estive. Il Marchio su di me non vale niente ai miei occhi."

"Hai mai agito contro la nostra causa da quando lo hai preso?" domandò Bill Weasley.

Malfoy sospirò. "No. Mio padre mi aveva ordinato di spiare Potter e di riferire i suoi movimenti, ma ci ero già connesso e ho cercato scuse per non farlo."

"Vorrei ricordare, in favore del Signor Malfoy," intervenne Silente, che Harry era piuttosto sicuro non avrebbe spiccicato domanda. "Che il suo aiuto è stato fondamentale nel recupero di un cimelio di assoluta importanza per la riuscita della guerra. E non era ancora passato dalla nostra parte, quando è successo."

"È vero?" domandò Arthur.

"Sì," rispose Malfoy. "Non ho mai voluto questo Marchio e non ho mai voluto che gente innocente morisse. Voglio solo rimediare ai miei errori, le mie intenzioni sono sincere."

Ci fu un lungo momento di silenzio, in cui gli unici rumori udibili rimasero i grugniti occasionali di Moody e il respiro ansioso di Harry. 

Dopo un po' non riuscì più a trattenere l'ansia, quindi sorrise ampiamente. "Vabbe', abbiamo fatto, no?" domandò, forse a voce un po' troppo alta, tanto che Malfoy gli strinse la mano sotto al tavolo. 

"Uhm, be', non è che ci sia molto altro da chiedere," concordò Tonks. 

Piton passò a Malfoy la boccetta con l'antidoto alla Pozione, poi sospirò e iniziò a parlare, mentre quello beveva. "Ok, ma c'è qualcos'altro da tenere in conto," iniziò, attirando efficacemente l'attenzione dei presenti. Si girò verso Malfoy e lo guardò negli occhi, così profondamente che a Harry sembrò che stesse guardando lui -ma Malfoy sembrava sostenere il suo sguardo senza nessun tipo di problema. "Dovrete parlare al Wizengamot."

"Il Wizengamot?" chiese Malfoy. 

Harry aggrottò la fronte. "Dovrete?" 

Piton alzò gli occhi al cielo. "Se Draco vuole passare ufficialmente dalla nostra parte senza avere paura di essere arrestato perché d'estate metterà una maglietta a maniche corte dovrà essere accettato dal Wizengamot, e il Wizengamot vorrà sicuramente anche la parola di Potter."

Harry era sempre più confuso. "E perché?"

Piton ruotò gli occhi al cielo un'altra volta. "Perché sei il Prescelto, perché pendono dalle tue labbra come degli idioti e perché sei connesso al ragazzo che hanno paura potrebbe torturarli seduta stante," spiegò in tono scocciato. 

Qualche altro momento di silenzio seguì quelle parole, poi Harry cedette di nuovo alla tensione. "Bene! Quando si fa?" 

"Harry!" lo rimproverò Hermione. 

Lui le rivolse un sorriso imbarazzato, poi fu distratto dalla voce di Silente che, pacata e morbidamente compiaciuta come sempre, si fece sentire. "Ho indotto una riunione per il 26 gennaio. Verrà tutto l'ordine."

"Cioè, basta?" fece Malfoy confuso, guardando il preside. "Ho detto due parole in croce."

L'uomo gli rivolse il suo miglior sorriso sornione. "Non dovevi convincere nessuno in particolare, Draco. Hai preso il Veritaserum e hai parlato, che scusa abbiamo per non crederti?"

"E se posso permettermi," intervenne la signora Weasley. "Vorrei aggiungermi alle persone che garantiscono per lui."

Harry le rivolse un sorriso enorme e strinse la gamba di Malfoy sotto al tavolo. Quello la stava guardando sconvolto, e restò tale per tutto il resto della riunione, breve e senza nessun aggiornamento da fare.

xxxxxx

20 gennaio, domenica

"Pensi che oggi dovrai comunicare a tuo padre che hai cambiato fazione?" domandò Harry a colazione, al tavolo dei Grifondoro. 

Malfoy stava giocando con il suo cibo. "Non è che penso. Devo sicuramente," rispose agitato. "La settimana prossima devo comunicarlo al diavolo di Wizengamot. La notizia uscirà sui giornali, con ogni probabilità. Non capita tutti i giorni che il figlio dei Malfoy passi dalla parte di Harry Potter, sai."

"Stai facendo la scelta giusta," intervenne Hermione, che era rimasta ad ascoltare in silenzio fino a quel momento, come sempre seduta davanti a loro accanto a Ron. 

Malfoy annuì. "Lo so," rispose, e non c'era astio nella sua voce. 

"Tanto continuerai comunque a venire con noi, quindi qual è il punto di restare con i tuoi genitori?" fece Ron, con gli occhi fissi sul suo piatto. 

"Ron!" lo rimproverò Hermione. 

"Cosa?" fece lui sconvolto. 

"Draco, Potter." Piton era arrivato dietro di loro, e Harry si girò pieno di anticipazione, aspettando la frase che sapeva stesse arrivando. "I Malfoy sono qui. Nell'ufficio di Silente, avete cinque minuti." Detto questo girò i tacchi e uscì dalla Sala Grande. 

Harry si girò per vedere Malfoy osservare il suo bicchiere con netta paura. Si schiarì la voce e gli afferrò la mano. "Ok, noi andiamo. Ci vediamo dopo, ragazzi," salutò. I suoi migliori amici annuirono e restarono lì mentre lui trascinava Malfoy fuori dalle porte. 

"Ehi, ehi, guardami," disse, prendendogli il viso fra le mani. "Ce la puoi fare, questa è l'ultima volta, mi senti?"

Gli occhi di Malfoy, acquosi, si alzarono su di lui. "L'ultima?" chiese. 

La sottile speranza di vetro nella sua voce fece stringere il cuore di Harry, che ingoiò l'amarezza e deglutì. "Sì. Gli dici che sei dalla mia parte e alla fine di questa giornata avrai finito di subire qualsiasi cosa avesse in mente di farti negli anni a venire."

Malfoy riabbassò lo sguardo, espirò pesantemente e poggiò le mani su quelle di Harry, ancora sulle sue guance. Chiuse gli occhi e passò qualche momento così, in silenzio. Harry lo rispettò. Poco dopo Malfoy prese le sue mani e le portò verso il basso, aprì gli occhi e riuscì a trovare la forza di guardarlo. "Allora andiamo."

Percorsero la strada fino all'ufficio di Silente in silenzio, ma mano nella mano. Harry si aspettava che Malfoy la lasciasse prima di entrare nella stanza, invece marciò davanti al preside, a Piton, a Narcissa e Lucius Malfoy e alla Guaritrice ancora con le dita intrecciate alle sue. 

Harry forse arrossì. 

Si sedettero sulle sedie che Silente stava indicando per loro. Narcissa Malfoy era seduta lì vicino, Piton era in piedi alla destra di Silente, e Lucius Malfoy aveva sabotato la sua sedia, scegliendo di restare in piedi probabilmente per avere una certa imponenza visiva. 

"Ok Lucius, perché siamo qui?" domandò Silente nel tono più neutro che Harry gli avesse mai sentito usare. 

L'uomo si schiarì la voce, lanciò un'altra occhiata alle mani unite di Harry e Draco, e poi spostò lo sguardo sul viso di suo figlio. "Mi è arrivata voce che Draco abbia ripreso comportamenti non consoni a quanto io avevo stabilito."

"Del tipo?" domandò Silente. 

"Del tipo che delle persone lo hanno visto rientrare in classe mano nella mano con Potter," rispose pronto. 

Silente lasciò trascorrere due secondi di pausa, poi fece un vago cenno in direzione dei due ragazzi. "E tu li hai appena visti entrare qui mano nella mano. Perdonami, non capisco dove tu voglia arrivare."

Lucius sembrò voler staccare la testa del vecchio uomo. Cercò visibilmente di calmarsi e si schiarì la voce ancora una volta. 

Chissà se si pensa che gli conferisca un qualche tipo di autorità strana -sembra solo stupido.

"Io sono il padre di Draco, e io avevo espressamente ordinato a mio figlio di non stare più vicino a Potter," parlò serio. 

"Draco è un adulto," rispose la Guaritrice. 

Lucius la guardò come se avesse aspettato fino a quel momento per pronunciare la frase d'effetto. "Non ha importanza. Io sono suo padre, e in quanto tale ho l'autorità di imporre il mio volere."

Peccato che non sapesse che il suo amato figliolo si fosse preparato a quel discorso. 

"Quello accade solo finché non mi sposo o non cambio fazione," intervenne dunque. Harry gli strinse la mano e una scintilla gli attraversò lo stomaco quando Malfoy gliela strinse a sua volta. 

"Già, e non mi risulta che tu sia sposato," rispose Lucius, in tono quasi di scherno. 

Draco sollevò le sopracciglia nella sua direzione, una nuova sicurezza trovata. "E ti risulta anche che io non abbia cambiato fazione?"

Lucius fu lasciato senza parole per un lungo momento. Harry vide chiaramente Narcissa, accanto a lui, trattenere il respiro e guardare speranzosa suo figlio. Dopo qualche altra manciata di secondi l'uomo tornò in sé. "Leggo il giornale tutti i giorni e lavoro in politica, Draco. Lo saprei se avessi fatto una cosa così stupida."

"Sì be', l'ho fatta, datti una settimana di tempo e lo saprà tutta la comunità magica," rispose affilato Draco. 

"Che cosa?" fece Lucius basito. Dopo qualche altro secondo, in cui l'unica risposta di suo figlio fu un'alzata di sopracciglia, si schiarì la gola. "Non è ancora ufficiale, non puoi disubbidirmi."

Draco strinse dolorosamente le dita di Harry. "Rimani a guardare."

Qualche altro secondo di sorpreso silenzio, e Harry capì cosa Draco stesse cercando di fare un secondo prima che Lucius si girasse verso Silente, lo guardasse immobile e annunciasse. "Andrò a parlare con mio figlio in privato."

"Non credo che tu possa far-"

"Va bene così," annunciò Malfoy stesso, alzandosi dalla sedia. "Do il mio consenso."

"Non vi allontanerete dal salottino qui fuori," riuscì a formulare la Guaritrice.

Con gli occhi sconvolti di tutti puntati addosso, Draco seguì suo padre fuori dalla porta, e il cuore di Harry fu stretto in una morsa quando si chiuse. Agitato, si alzò in piedi. 

"Cosa fai?" domandò la Guaritrice. 

"Mi preparo," annunciò lui. Tirò fuori la bacchetta dalla tasca dei pantaloni e si girò verso le persone presenti. "Lo ha provocato apposta, non ci arrivate?" chiese sconvolto. "È la nostra occasione. Signora Malfoy," la chiamò, e la donna lo osservò con una speranza negli occhi che Harry non avrebbe scordato così facilmente. "Lei oggi non torna a casa con suo marito."

Detto questo si avvicinò alla porta e si appoggiò alla parete, iniziando a contare le venature del legno dello stipite accanto a lui per frenarsi dall'uscire istantaneamente.

Se fai qualcosa se fottuto.

Non passarono più di tre minuti prima che Harry sentisse la prima scossa di dolore lungo una coscia, e guardando in giù, si rese conto che fosse rossa di sangue.

Digrignò i denti e alzò il braccio con la bacchetta, posò la mano sulla maniglia e, improvvisamente, fu investito dal dolore pungente e lacerante della Maledizione Cruciatus. Urlò e cascò a terra, ma, prima che qualcuno dei presenti riuscisse a raggiungerlo, si sentì invaso da un calore sorprendente. Non era cattivo, e non cercava di mangiarlo; era come se gli stesse dando forza.

Decise in ogni caso di non preoccuparsene. Poteva ancora chiaramente sentire i pugnali che giravano e giravano dentro di lui, così saltò in piedi, a malapena dritto, e spalancò la porta.

"Togligli le mani di dosso!" urlò fuori di sé. Alzò la bacchetta verso l'uomo, che trionfava in piedi davanti a Draco, steso per terra fra il sangue e le lacrime. "Stupeficium!"

La maledizione non andò a segno, e l'uomo contrattaccò subito, lanciando a Harry qualcosa che nemmeno capì. Si buttò a terra e l'incantesimo colpì la parete dietro di lui.

"Expelliarmus!" urlò Harry, ma anche quest'Incantesimo volò oltre la testa di Lucius, che procedette a puntargli la bacchetta contro.

Urlò qualcosa che Harry nemmeno capì, ma seppe che il secondo dopo altri due tagli si stavano aprendo sulla sua pelle, sul fianco e al lato del viso. Urlò di dolore e crollò contro al muro.

"Petrificus Totalus!" urlò Silente improvvisamente.

Lucius, che non aveva mantenuto una viva concentrazione su tutto, si trovò colto di sorpresa, e si pietrificò di colpo, lasciando cadere se stesso e la sua bacchetta sul freddo pavimento del salottino, a pochi metri dal figlio.

Non appena il silenzio scese sulla stanza, il lamento di Draco attirò l'attenzione dei presenti, e mentre la Guaritrice gli correva appresso, Harry si getò su di lui, le gambe che ormai cedevano.

Sentiva ancora quel calore impressionante, e se fino a quel momento lo aveva ignorato, quando toccò la mano e il viso di Malfoy sembrò sprigionarsi da dentro di lui. Le ferite smisero di fargli male e i suoi occhi finirono in quelli argentati dell'altro, che stava ricambiando lo sguardo, un po' sorpreso e un po' sconvolto.

Harry sentì il suo stomaco rivoltarsi quando fu investito dalle emozioni di Malfoy come un fiume in piena. Tornò tutto. L'amarezza, la paura, la spossatezza. Gli sembrò di essergli stato lontano dei mesi e finalmente stesse sentendo tutto ciò che si era perso.

"Tu," piagnucolò a voce bassa. Gli sfiorò una guancia e iniziò a vedere sfocato.

"Io –penso che–" Malfoy era troppo debole per continuare. Harry gli tenne la mano, consapevole di averne finalmente di nuovo bisogno, e mentre il suo campo visivo passava gradualmente da sfocato a nero, sentì la voce della Guaritrice, pacifica.

"La connessione è ristabilita."

xxxxxx

Un martellio alla testa. Wow, che novità. Draco sollevò lentamente le palpebre e cercò di ignorare l'improvviso martellio alla testa dovuto dalle luci dell'infermeria.

Qualcuno gli posò qualcosa sulle labbra e, ancora una volta, bevve solo quando sentì Potter sveglio accanto a lui.

Un momento –Potter sveglio?! Spalancò gli occhi e girò il viso, per trovare Harry sdraiato accanto a lui, appiccicato al suo corpo, che portava un sorriso contento.

"Sei –io ti –ti sento, ti–"

"Congratulazioni, ragazzi," intervenne la Guaritrice Price. "Siete di nuovo connessi."

Solo in quel momento Draco riuscì ad avere una visuale di ciò che stesse accadendo attorno a lui. Voltando la testa, scorse le stesse persone che erano state nell'ufficio di Silente, più Black, Lupin e Madama Chips, che li fissavano.

"Cosa –che è successo?" domandò confuso.

"Cosa ricordi?" chiese la Guaritrice.

Draco aggrottò la fronte. "L'ultima cosa è mio padre cascare, e poi penso –lui –tu," disse, guardando Harry. "Ti ho visto venirmi incontro." Spostò gli occhi sugli altri. "Basta così."

Silente annuì e si fece avanti. "Degli Auror sono nell'ufficio di Madama Chips con Lucius, sono abbastanza sicuro che lo porteranno ad Azkaban."

Draco abbassò gli occhi. "Non durerà."

"Lo sappiamo," confermò Lupin. Draco alzò gli occhi su di lui, chiedendosi perché diavolo stesse parlando. "Ma ci darà il tempo necessario a farla venire con noi."

Draco seguì la traiettoria del gesto che l'uomo compì con la testa e finì su sua madre, seduta su una sedia accanto a lui. Le esclamazioni gli morirono in gola. "Tu–"

Lei annuì. "Sì, angelo," rispose, la voce delicata e smussata, provata ma decisa. "Il signor Potter si è assicurato di farmi sapere che non sarei tornata a casa," spiegò con un sorriso commosso.

Draco aprì la bocca ma, prima che potesse dire qualcosa, sentì Potter sbuffare accanto a lui. "Oh la prego, mi chiami Harry."

La donna sorrise ancora una volta, poi Silente si fece avanti. "Porteremo Narcissa all'udienza di sabato prossimo," informò. "Se per lei va bene, rimarrà qui a Hogwarts con noi."

"A fare cosa?" domandò Madama Chips. Quando Draco la occhieggiò, lei si mise le mani sui fianchi e gli rivolse uno sguardo seccato. "Non ti azzardare a guardarmi così, giovanotto, non ho niente contro l'idea. Ma deve fare qualcosa di utile per restare a scuola, o il Wizengamot non lo approverà mai."

Black annuì e si fece avanti. "Be', e dov'è il problema? Potrebbe partecipare alle lezioni di Difesa Contro le Arti Oscure, Pozioni, insomma, cose in cui eccelle."

"Non è una cattiva idea," mormorò Silente.

"Forse sarebbe meglio metterla a Pozioni," intervenne Piton. "Conosce me meglio di come conosca tutti voi, e c'è sempre bisogno di un aiuto nella parte pratica."

"Lo proporremo," annuì Silente.

"NO!"

Tutti saltarono sui posti e i loro sguardi furono puntati sulla porta dell'ufficio di Madama Chips che si era appena aperta. Due Auror ne uscirono fuori con Lucius Malfoy ammanettato, che si dimenava con occhi di sangue.

"NON POTETE FARLO! NON SERVIRÀ A NIENTE! VOI!" urlò quando vide il cumulo di persone. "RINCHIUDERMI NON SERVIRÀ A NULLA! IO USCIRÒ."

"Ah ma vedi," Sirius congiunse le mani e gli rivolse un sorriso amabile. "A noi non frega assolutamente nulla."

Qualche congelato secondo di silenzio dopo, gli Auror continuarono a trascinarlo fuori dall'infermeria.

"IO, LUCIUS MALFOY, NEL PIENO DELLE MIE FACOLTÀ MENTALI, DISCONOSCO MIO FIGLIO, E GLI RIFIUTO L'ACCESSO A CIÒ CHE GLI SAREBBE SPETTATO SE FOSSE RIMASTO AL SUO POSTO. NON AVRÀ UN COGNOME, NON AVRÀ SOLDI, NON AVRÀ UN FUTURO."

"NE AVRÀ UNO MIGLIORE CHE SE FOSSE RIMASTO CON TE, STRONZO!" urlò Harry fuori di sé, lanciandosi fuori dal letto.

Lupin lo afferrò per le braccia e gli impedì di raggiungere il Mago, che ora rideva fra le braccia degli Auror. Fu portato fuori dalla sala il secondo successivo, e Draco ricominciò a respirare, provato e sconvolto.

"Mi ha –mi ha appena disconosciuto?"

Potter si voltò verso di lui e, traballante, finita l'adrenalina, tornò a sdraiarsi lì. Gli prese la mano. "Sì, ed è stata l'unica cosa giusta che abbia mai fatto in vita sua oltre a contribuire a farti nascere."

Draco sentì anche la mano di sua madre sulla spalla, e si preparò all'ondata di tristezza e inadeguatezza che sapeva sarebbe arrivata. Invece, inaspettatamente, cominciò a ridere.

Iniziò ridacchiando, poi strinse la mano di Harry e si portò l'altra sugli occhi. Cominciò a ridere di cuore, un peso che si sollevava dal suo petto come non l'aveva mai sentito prima.

"Ehm," Potter era dubbioso, sicuramente confuso dal suo sollievo. "Stai bene?"

Draco era invaso da una gioia mai provata prima. Si girò e lo baciò. "Mai stato meglio," rispose.

Potter rimase ad occhi spalancati, lanciò un rapido sguardo agli altri occupanti della stanza e poi lo riportò su Draco. Questo poggiò la testa contro il cuscino e sorrise al soffitto.

Ecco ora posso produrre un Patronus.

Potter sorrise e gli strinse una mano.

Ok, non ho scusanti.

Mi dispiace da morire, sono mortificata, ho fatto un ritardo paranormale. Non ero del tutto ispirata, sono mortificata, l'ho già detto, ma non sarà mai abbastanza.

Ora mi sento ipocrita a proporvi una data, ma lo farò lo stesso. Spero di rivedervi entro mercoledì 2 o giovedì 3!

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