Please, eat. | Taekook希望

By KimTaeHobis

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È quando a 17 anni ti trovi a dover vivere da solo, perché la tua famiglia non ti vuole più in mezzo ai piedi... More

Please, eat.
Chapter 1
Chapter 2
Chapter 3
Chapter 4
Chapter 5
Chapter 6
Chapter 7
Chapter 8
Chapter 10
Chapter 11
Chapter 12
Chapter 13
Chapter 14
Chapter 15
CARTACEO ONCOLOGY - VMIN
Chapter 16
Chapter 17
Chapter 18
Chapter 19
Chapter 20

Chapter 9

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By KimTaeHobis


Il ragazzo aprì gli occhi lentamente, sentendo si di esso delle luci forti e fastidiose. Sbattè le palpebre molteplici volte, prima di cominciare a guardarsi attorno.

Il suo cuore stava cominciando a battere all'impazzata. E, quando riuscì a realizzare dove effettivamente fosse, il corvino andò totalmente nel panico.

Si alzò di scatto e si guardò attorno. Era in ospedale, al prontosoccorso di Seoul.

Non si ricordava niente. Come ci era arrivato lì? Perché era lì?

Era pieno di domande, voleva delle risposte, ma qualcosa lo stava bloccando dal chiamare qualcuno e farsi spiegare ocsa fosse successo.

"Infermiera Choi! Letto 8, il ragazzo si è svegliato!" Jeongukk, spostò lo sguardo verso la sagoma di una ragazza davvero giovane, che stava correndo verso il suo letto.

"Ti sei svegliato, finalmente" il corvino la guardò, con i suoi occhioni spalancati, regalandole lo sguardo più confuso che potesse mai fare. L'infermiera ridacchiò "non ricordi nulla?" e Jeongukk scosse la testa.

"Cos'è successo...?" mormorò con voce quasi impossibile da recepire. "Sei svenuto in strada. Una signora ti ha trovato privo di sensi, lungo a terra e ha chiamato un'ambulanza." Spiegò gentilmente la ragazza, senza perdere mai il sorriso. "Non avevi mangiato, vero?" chiede tutto d'un tratto, facendo rimanere col fiato mozzate il ragazzo.

"Avevi davvero troppo poco zucchero nel sangue. Sembra tu non stia mangiando da un po'. È giusto?" lo guardò, mentre gli stava sistemando una sacca di liquidi trasparenti per completare la terapia.

"Sono un po' di giorni che ho fastidio allo stomaco. Credo sia lo stress a causa della scuola, non ho mangiato per quello. Mi passerà. Grazie mille per esservi presi cura di me, a causa della mia sbadataggine." Jeongukk le sorrise dolcemente.

"Sai parlare allora, ragazzino" e fu Jeongukk, qui, a ridere. "Ora ti ho messo questa sacca qui, in flebo. Sono liquidi e zuccheri. Sono nutrienti che ti faranno ritornare forte e sano in un batter d'occhio. Ti sentirai subito meglio. Riposati, finché non ti dimettiamo." e se ne andò, regalandogli un ennesimo sorriso.

Sembrava andare tutto bene, troppo bene per essere la realtà. Perché, infatti, quando le parole" zuccheri e nutrienti" arrivarono all'orecchio del corvino, Jeongukk si paralizzò dalla testa ai piedi.

Aveva sprecato tutte le sue forze per rimanere lontano da tutto ciò che avrebbe potuto accumulare zuccheri all'interno del suo corpo.

Si sentiva impotente, di nuovo.

*

"Ragazzino, è stata davvero una fortuna che quella signora ti abbia trovato così subito. Sembra tu stia davvero meglio adesso, come ti senti?" la dottoressa lo stava squadrando dalla testa ai piedi, aspettando una risposta concreta. "Bene, mi sento molto meglio di prima" annuì in seguito il ragazzo.

Meglio? No, non si sentiva meglio. Voleva solamente sparire nel nulla, star solo, non vedere più nessuno. E, la più remota possibilità che potesse non esser stato trovato, lo stava mettendo a disagio.

Se da una parte era grato a causa del gesto della signora, che lo aveva salvato. Dall'altra, avrebbe preferito esser rimasto in mezzo alla strada, da solo.

Magari questo inferno sarebbe potuto finire. Magari ci sarebbe stato un punto che avrebbe messo fine a tutto.

"Puoi andare, ecco a te le dimissioni. E, mi raccomando, cerca di mangiare in questi giorni, non rimanere a digiuno" la dottoressa infine si congedò, sorridendogli dolcemente.

Jeongukk si avviò verso l'uscita del prontosoccorso e, dopo aver varcato la soglia, sentì una voce femminile richiamarlo. Si girò e la giovane infermiera gli stava correndo contro.

"Mi sono scordata di avvisarti che abbiamo chiamato il tuo tutore" il corvini spalancò gli occhi "Dovrebbe arrivare a momenti, aspettalo pure qui" gli indicò una panchina con lo sguardo. "Siediti, hai bisogno di riposare. Stacci bene ragazzino!" e tornò dentro.

Io non ho un tutore continuava a ripetersi mentalmente chi hanno chiamato?

Poi, un pensiero o, meglio, una persona ben precisa gli apparì di colpo in mente così prese all'istante il cellulare e lo sbloccò, trovando una dozzina di chiamate perse da parte di Taehyung, accompagnate da messaggi arrabbiati, spaventati e confusi.

Sospirò e si morse il labbro inferiore, per poi sbloccare lo schermo, facendo partire la chiamata. Dopo tutto, doveva farsi sentire dal ragazzo a cui era scoppiato a piangere letterlamente in faccia, lasciandolo nella più completa confusione.

Il telefono squillava, ma Taehyung non rispondeva e Jeongukk si stava maledendo mentalmente per ciò.

"Ho rovinato tutto" sbuffò sorridendo sarcasticamente "di nuovo."

Gli squilli cessarono. "No, non hai rovinato niente."

Jeongukk sussultò al suono della voce del grigio. "T-Taehyung? H-hai sentito ciò che ho d-detto?" balbettò più di quanto aveva mai fatto in vita sua.

"Alza lo sguardo Jeon" Taehyung rise amichevolmente, vedendo la reazione confusa del minore.

Era lì. Taehyung era in piedi davanti a lui, sorridente e più bello che mai.

"Tu? Cosa? Perché sei qui?" Jeongukk sì alzò di scatto e in me che non si dica si ritrovò tra le braccia del maggiore, a causa dei giramenti di testa.

"Capisci le parole 'devi riposare'? A me non sembra affatto" Taehyung scoppiò a ridere, guardandolo negli occhi e, il corvino arrossì nel medesimo istante che il suo sguardo incontrò quello del grigio.

Lo aiutò ad alzarsi e lo fece sedere di nuovo, finché non si riprese.

"Aspetta, mi hanno detto che sarebbe dovuto venirmi a prendere il-" lo bloccò, vedendo quanta confusione usciva dalle labbra del minore. "Si Jeongukk, sono io il tutore che doveva venire a prenderti" annuì.

"Ma com'è possibile?" Jeongukk abbassò lo sguardo, provando a capire come fossero arrivati in quella situazione. "Quando ho salvato il mio numero nel tuo telefono, l'ho inserito nei contatti da chiamare nelle emergenze. Avevo visto che non ne avevi nemmeno uno e ho pensato che sarebbe stato utile. Ed effettivamente ci ho preso" alzò un sopracciglio.

"Grazie Taehyung. Grazie per tutto."

*

La sera era arrivata più presto di quello che Jeongukk si aspettava. Non aveva ancora toccato cibo, ci aveva provato, ci aveva messo tutta la sua forza di volontà, ma non ci era riuscito.

Apprezzava comunque lo sforzo.

In quel preciso istante si trovava sdraiato sul divano del suo piccolo appartamento. Stava provando a riposare per tutto il tempo che aveva a disposizione, però, sentiva un vuoto pesante, dentro di sé.

Rimuginandoci sopra, arrivò a capire cosa gli mancasse in quella giornata così stancante: fare ginnastica.

"D'altronde, se ne faccio un po', cosa potrebbe succedere?" Chiese a sé stesso, ad alta voce, mentre fissava il vuoto.

E, così, si alzò su a sedere, scrollò le spalle e si andò a cambiare per andare a fare una piccola ed innocua corsa. Si infilò le scarpe ed uscì da casa.

L'aria fresca che gli sfiorava la pelle, gli aveva procurato brividi lungo tutto il corpo. Brividi piacevoli.

*

"Sì, sto passando in zona. Te lo saluto e gli dico di chiamarti. Mingi, ci sentiamo dopo, sto guidando!" il grigio chiuse la chiamata al fratello e tirò il cellulare nel sedile al suo fianco, sbuffando.

Riuscì a trovare un posto dove fermare l'auto e poi scendere.

Aveva deciso di andare a trovare il corvino, passando in zona del suo appartamento.

Mettendo le cose in chiaro, si stava convincendo da solo che sarebbe dovuto passare in quel quartiere, ma la verità era che la strada che avrebbe dovuto percorrere era tutt'altra.

Era preoccupato e sentiva il bisogno di sapere che il minore stesse bene.

Camminava veloce, fino a quando avvistò l'appartamento del ragazzo e accelerò il passo, fino ad arrivare davanti al cancello.

Estrasse il telefono dalla tasca per chiamare Jeongukk e chiedergli di aprirgli gentilmente ol cancello, ma, prima che riuscisse a compiere il gesto, il suo sguardo cadde su una figura stesa a terra: Jeongukk.

Inserì il cellulare nella tasca e prese la rincorsa per arrampicarsi sul cancello, cercando di scavalcarlo.

Non avrebbe lasciato Jeongukk riprendersi da solo.

Corse incontro al ragazzo e si buttò a terra, inginocchiandosi al suo fianco.

"Ragazzino cosa stai combinando" mormorò terrorizzato, cercando di svegliarlo, invano.

Sospirò e lo prese in braccio, prendendo le chiavi del suo appartamento dentro la tasca della sua tuta. Corse per le scale, arrivando fino all'ultimo piano, nel terrazzo dove si trovava l'ingresso del suo appartamento, tenendo saldamente il minore tra le sue braccia.

"Jeongukk, non so cosa ti stia succedendo, ma da adesso non ti lascio più solo."







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