L'Accademia

By GiulSma

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•Primo volume della serie Le cronache dei Prescelti Celestiali• "Avete presente quella sensazione di inquietu... More

Premessa
1|L'Accademia
2|Il Gruppo 7
3|Gli Élite
4|Il Campo dei guardiani
5|Ametron
6|Athariel
7|Croce sul cuore
8|Le sfide (parte 1)
9|Le sfide (parte 2)
10|Il nuovo membro
11|Giuramento
12|Il primo allenamento con gli Élite
13|Love is in the air
14|Benvenuta Marta
15|Prove contro prove
16|Giustizia
17|Missione (parte 1)
18|Missione (parte 2)
19|Missione (parte 3)
20|Missione (parte 4)
21|Missione (parte 5)
22|Dichiarazione di guerra
23|La fine di un sogno durato troppo
25|Casa dolce casa
⚜️Curiosità⚜️
Gerarchie, commenti e teorie
Come leggere LCDPC
Ringraziamenti

24|L'Albero Dorato

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By GiulSma

Quando uscimmo dall'acqua del lago ci ritrovammo al Campo dei guardiani dove tutti gli studenti erano stati portati. Ognuno di loro si era già tolto la sua divisa grigia e brutta e si era messo dei vestiti che i guardiani gli avevano offerto.

Portai la mia amica zoppicante nel tendone dove i guaritori più esperti medicavano i feriti e la feci sdraiare su un lettino in attesa che arrivasse qualcuno ad aiutarci.

«Ci sei riuscita...» mi sorprese la voce di Paul.

Era appena entrato nella stanza spostando il telo giallo e spesso dell'entrata con una delle sue stampelle e mi aveva sorpreso saperlo così in forma dopo poco tempo che era stato ferito.

«I guaritori hanno delle mani a dir poco magiche, ma stai tranquilla che non sono stregoni» scherzò sedendosi di fianco a me, sul lettino di Eleonora. «Lei è una tua amica?»

«Sì... Ed è una persona fantastica... Si è sempre comportata bene con me, mentre io... l'ho ferita molteplici volte»

La ragazza si tirò un pizzicotto sulla mano. «É vero, sei stata cattiva con me in alcune cose... Ma so che lo hai fatto solo per proteggermi»

«Quindi mi perdoni?»

«Sì, ma ad una condizione» si guardò intorno. «Voglio sapere tutto ciò che ti è successo e non tralasciare nulla»

Avrei voluto evitare di farlo perché non potevo rivelarle dei miei poteri e delle mie avventure, ma poi mi ricordai che una volta che i Normali avrebbero lasciato il campo si sarebbero dimenticati di tutto ciò che sarebbe successo lì e allora le raccontai tutto quanto.

Passammo ore a commentare la mia missione da Élite e la strana profezia che Marta aveva detto ad Eleonora, ma ammetto che fu piacevole confidarmi con la mia migliore amica. Mi sentivo più libera e serena.

Mentre le raccontavo tutto, Eleonora veniva curata dai guardiani, e quando finii lei aveva una stampella e una caviglia fasciata.

«Non ho mai avuto un arto fasciato in vita mia...»

«Su su, non pensarci! Vieni con me a mangiare, è ora di cena»

Arrivammo lentamente alla mensa perché Eleonora non riusciva a camminare con la stampella e qui potemmo mangiare del cibo vero e non quello chimico preparato dalle cuoche sfaticate dell'Accademia.

Vedere tutti quei ragazzi liberi e felici, con gli abiti colorati e non più grigi, mi riempiva il cuore di gioia e di soddisfazione perché in fondo sapevo che era merito mio se ora si trovavano lì e stavano per tornare dalle loro famiglie.

Vidi Bryn, Thomas e gli altri Élite arrivare in gruppo e sedersi vicino e di fronte a me con dei larghi sorrisi.

«Hey Giulia, non so come tu ci sia riuscita, ma grazie» disse Silvia addentando un pezzo di pizza.
Bryn, che si era seduta di fianco a me, mi diede una pacca sulla spalla e mi sussurrò all'orecchio. «Dopo cena ci sarebbe qualcuno di molto molto innamorato che vorrebbe parlarti»

Arrossii fino alla punta delle orecchie e spostai lo sguardo verso Thomas che stava cercando in tutti i modi di nascondersi dietro al cartone della pizza.
Che tenero... Non sapete quanto mi mancano i momenti così.

Mangiammo tutti felici e brindammo in onore dei guardiani e del futuro e poi, dopo mangiato, ci fu l'addio.

Tutti gli studenti si erano radunati sulle sponde del lago e si salutavano tra pianti e risate.
E io ero lì tra loro, di fronte a Thomas, ad aspettare che mi dicesse qualcosa invece di rimanere lì a fare l'imitazione di un pomodoro.

«È stata una bella avventura» disse con voce tremante dall'emozione.

«Sì, lo è stata...» Abbassai lo sguardo per trovare un po' di coraggio. «Mi prometteresti una cosa?»

«Certo, dimmi»

«Rimarrai per sempre il mio migliore amico, vero?»

«Migliore... amico?»

«Sì»

«Oh... certo»

Mi lasciai andare alle emozioni e lo abbracciai fortissimo. E poi, quando meno se lo aspettava, mi misi in punta di piedi e lo baciai sulla guancia facendolo sussultare.

«Ti voglio bene, Thomas. Non dimenticarti di me, ok?»

«Anch'io ti voglio bene...»

Sembrava deluso, ma le mie lacrime mi impedivano di vederlo chiaramente.
Ero troppo presa a stringerlo tra le mie braccia per accorgermi che anche lui si fosse commosso e stesse provando a dirmi qualcosa tra un singhiozzo e l'altro.

«Thomas...»

«Sì?»

«Grazie di tutto. Prometti che, se un giorno ci rivedremo, mi abbraccerai come stai facendo ora?»

«Sì se il destino ce lo permette»

«Tu dove vivi? Forse potrei... fare un salto lì di tanto in tanto»

«Vivo a Manhattan... più o meno vicino a dove vive Bryn ma spesso vado a Londra dai miei zii»

«Oh... abbiamo un oceano che ci separa...»

«Perché, tu dove vivi?»

Quella domanda mi lasciò piuttosto confusa. Io sapevo dov'era la mia casa e il mio subconscio mi aveva fatto dire che io e Thomas eravamo in continenti diversi, ma in quel momento non riuscivo proprio a ricordarmi in quale stato vivessi. Ci avrei messo un po' più di tempo a ricordarmelo.

Vedendo la mia difficoltà a ricordare, il ragazzo mi prese la testa fra le mani e mi accarezzò le guance bagnate dalle lacrime.

«Non importa... Ti prometto che un giorno ti troverò e potremo ricominciare a vederci» I primi ragazzi iniziarono ad immergersi. «È ora che io torni a casa... Vai da Bryn, avrai già capito che quella ragazza fa tanto la dura, ma sotto sotto ha bisogno di te»

«Allora... finisce così?»

Si voltò verso di me continuando ad indietreggiare nelle acque del lago. «La nostra amicizia non finirà mai. Se ne andrà in vacanza per un po', giusto per darmi il tempo di trovarti...» Si immerse un altro po' nel lago, senza mai voltarmi le spalle, e riprese a parlare. «E tu promettimi che... quando ci rivedremo... mi vorrai ancora bene nonostante sia passato tanto tempo»

«Te lo prometto»

E dopo avermi rivolto un ultimo sorriso, si immerse completamente e non potei più rivederlo.
Lo ammetto, in quel momento avrei voluto lanciarmi nel lago per seguirlo, ma non avrebbe funzionato in tutti i casi.
Così seguii il consiglio del mio amico e andai da Bryn che stava torturando le sue povere unghie.

Appena mi vide i suoi occhi diventarono lucidi e fece qualche passo verso di me, ma poi indietreggiò incrociando le braccia e alzando gli occhi per evitare di far uscire le lacrime.

«Hai qualcosa da dirmi? Fai in fretta, voglio andare a casa» disse Bryn facendo finta di nulla nonostante la sua voce fosse tremante e carica di malinconia.

Invece di risponderle la abbracciai subito e scommetto che lei mi odiò in quel momento per averla fatta sentire debole.
Stava piangendo come una bambina e mi stava maledicendo per non averle dato il tempo di ricacciare indietro le lacrime.

«Sei proprio una scocciatura, lo sei stata dal primo momento in cui ti ho vista» disse Bryn tra un singhiozzo e l'altro.

Parafrasando ciò che aveva detto le risposi: «Anch'io ti voglio bene, Bryn. Mi mancherai»

«Be' tu... tu non mi... Al diavolo l'orgoglio! Giulia, mi mancherai anche tu»

Mi ricordo benissimo quell'abbraccio, l'ultimo che mi ebbe mai dato. Lei sapeva di rose e di pioggia e i suoi occhi smeraldo erano lucidi e arrossati dal pianto.

«Mi dispiace di averti fatta soffrire tanto» si scusò staccandosi.

«E a me dispiace di averti fatto credere che fossi morta»

«Tu almeno avevi una ragione valida per farlo, mentre io l'ho fatto solo per cattiveria. Sono una pessima amica... Non sono mai stata brava con questo tipo di cose e mi sono sempre ritrovata ad essere la cattiva della situazione»

«Non dire queste cose... Sei stata un'ottima compagna di gruppo e una fantastica amica, anche se sinceramente mi facevi più paura che tenerezza»

Le accarezzai il braccio per consolarla. Era davvero strano vederla piangere, non era da lei.
Le lacrime non le si addicevano e nemmeno le armi, eppure quelle due cose le vidi spesso su di lei...

«Posso chiederti un favore, Bryn?»

«Certo»

«Quando tornerai a casa e riprenderai la tua vita normale, proverai ad aiutare le persone invece che a terrorizzarle o a minacciarle?»

«Farò finta di non aver intuito il tuo commento velato sulla mia crudeltà. Comunque... sì, ci proverò. Ho molte cose da sistemare e una di queste è il carattere»

«Bene, sono felice»

«E tu puoi promettermi una cosa?»

«Dimmi pure»

«Semmai un giorno dovessimo vederci e io fossi peggiorata... Mi prometti che farai tutto ciò che è in tuo potere per riportarmi alla ragione?»

Guardai Bryn con un'espressione confusa. Perché mai sarebbe dovuta peggiorare? Non volevo che accadesse e non riuscivo nemmeno a pensare ad una cosa simile.
Lei non doveva peggiorare, doveva migliorare ed essere felice con gli amici che si sarebbe fatta grazie alla sua gentilezza...

«Te lo prometto, ma questo non significa che tu non dovrai impegnarti a resistere»

«Ci proverò, ma non è detto che io riesca a resistere a questi impulsi oscuri»

«Shh, non rovinare il bellissimo momento con queste frasi brutte!»

La ragazza alzò gli occhi al cielo e dopo aver cercato invano di fermare una lacrima mi tirò un pugno affettuoso e si immerse nel lago fino al ventre.

«Alla prossima, nanetta... Mi mancherai»

«Anche tu mi mancherai, Bryn»

E dopo il nostro ultimo saluto, si immerse e come Thomas sparì per sempre dal Campo.

Cercai con lo sguardo Eleonora e la vidi parlare in lontananza con Athariel.
Incuriosita mi avvicinai, ma venni bloccata dai miei compagni del gruppo 7.

«Trovata» disse Martin facendomi l'occhiolino.

«Ci tenevamo a farti un saluto speciale prima di immergerci nel lago» disse Marisol.

Notai solo allora che stava tenendo Andrew per mano. Il mio sguardo si illuminò dalla gioia e chiesi subito di raccontarmi com'era accaduto e i due furono più che felici di accontentarmi.

Erano una coppia davvero carina ed ero felice per loro, anche se in cuor mio nascondevo un po' di gelosia. All'epoca non sentivo il desiderio intenso di avere un ragazzo, ma sapevo di avere una cotta e che quel piccolo amore non si era realizzato, a differenza di quei due che si piacevano a vicenda e che si erano messi insieme.

Dopo averli salutati tutti per bene, aver pianto per l'ennesima volta e averli lasciati andare nel lago, incontrai Oliver insieme a Olivia e a Silvia.
Il ragazzo sembrava diverso, forse un po' più sciolto.

Chiesi spiegazione e il diretto interessato mi raccontò che Slave lo aveva portato nel suo ufficio e gli aveva dato una caramella viola dall'aria innocua. Subito dopo si era sentito strano e svuotato di tutti i suoi pensieri e sentimenti. Citandolo, sembrava che "fosse diventato uno zombie" e che il suo corpo si muovesse solo per obbedire al direttore.

Secondo la teoria di Oliver, di quelle caramelle ne sarebbero state prodotte a centinaia e quel giorno il direttore avrebbe dovuto distribuirle a tutti i ragazzi.
Fortunatamente il mio tempismo aveva salvato centinaia di povere menti dall'essere risucchiate da quello psicopatico di uno Slave.

E dopo quel racconto, salutai i ragazzi e li lasciai entrare nel lago. Quella volta non piansi. Non per cattiveria, ma perché non ero particolarmente affezionata a nessuno dei tre, men che meno ad Oliver.

Cercai ancora Eleonora tra la folla, ma non la vidi. Prima era con Athariel, cosa ci faceva con lui?
Volevo trovarla e chiederglielo, ma non la vedevo da nessuna parte.

Cominciai a gironzolare avanti e indietro, passando per ragazzini in lacrime e guardiani che brindavano al loro successo con bottiglie di Coca Cola fresca, ma della mia amica non vi era traccia.

«Sbaglio o mi avevi promesso che avremmo parlato?» mi sorprese la voce di Marta da dietro.

Mi voltai di scatto, persi l'equilibrio come un'imbranata e caddi a terra aggiungendo nuovi lividi alla mia collezione.
Provai a sotterrare tutta la vergogna del momento rialzandomi velocemente, ma inciampai di nuovo sul laccio della mia scarpa e caddi verso Marta che però ebbe i riflessi pronti per sorreggermi ed evitarmi un'altra caduta.

«Sei molto buffa per essere una prescelta»

«Come hai detto, scusa?»

«Di solito i prescelti sono abili, seri e piuttosto attenti all'orgoglio, mentre tu... sei l'esatto opposto»

Si mise a ridere e poi, vedendo la mia espressione confusa e mortificata, si fermò e mi porse un bicchiere vuoto.

«Andiamo a berci qualcosa. Ti racconterò tutto solo se accetterai di venire con me»

«Va bene, credo di non avere scelta...»

Passeggiai con un bicchiere in mano ed entrai in mensa insieme alla ragazzina a bere il mio succo preferito, quello all'ace.

«Sai chi sono i prescelti, giusto?»

«Sì»

«Ed Eleonora ti ha raccontato della profezia, immagino»

«Più o meno»

Marta iniziò a recitare la poesia che le era stata insegnata sin da piccola:

Tintinna il metallo spezzato,
ride il mostro dalla prigione liberato.
Sette eroi il mondo dovranno salvare
o tra le tenebre lo vedranno sprofondare,
ma nulla può essere fatto
senza l'altra metà del ragazzo dal cuore rotto.
Scala la torre, scalala in fretta,
trova la metà e il fiore che le spetta.
Diffida dell'oro perché si tingerà di rosso
appena un suono partirà dal curvo osso.
E se la vittoria della Grande Guerra otterrai, non dimenticare
che la morte ha un compito da rispettare.

«Riesci a riconoscere alcune cose della profezia?»

«Sì, ma non molto. Ragazzo dal cuore rotto? Torre? E perché l'oro dovrebbe diventare rosso, non capisco»

«Lo so, è un bell'enigma, ma non è impossibile da risolvere. Sono certa che...»

«...che lo scopriremo in futuro» continuai.

«Hai ragione, e ora non ha importanza. A breve il ragazzo defunto verrà deposto vicino alle radici della grande quercia del campo»

Era vero, dopo che tutti se ne sarebbero andati avremmo seppellito il corpo di Drake, cosa che la sua ragazza e assassina non si era nemmeno sognata di fare.

«Va bene, Marta. Ma dopo dovrai spiegarmi come fai a sapere tutte queste cose, mi sembri troppo istruita per essere una Normale»

«Ma io non lo sono. Provengo da una delle sette famiglie»

Mi fermai di colpo e la guardai stupita. «Tu sei una prescelta?»

«No, sono la sorella di un prescelto, ma non ha importanza in questo mondo. Sono destinata a continuare la mia dinastia dopo la morte prematura di... Non importa, non voglio spaventarti»

«Non ci sto capendo nulla»

«Sono una guardiana, ti basta sapere solo questo. Ora andiamo»

Arrivammo attorno alla quercia dove si erano radunati tutti i guardiani.
Vicino al corpo inerme del ragazzo, vestito in modo elegante per il funerale e unto con i migliori balsami, vi era una fossa che stava venendo scavata dal leader dei guardiani protettori e da quello dei guaritori.
Attorno ad essa vi erano due enormi torce che illuminavano la scena insieme a tutte le candele accese e tenute in mano dai guardiani.

Quando arrivai vidi Eleonora porgermi una candela spenta, che accesi servendomi della sua, e sentii la preghiera in latino fatta da un uomo che non avevo mai visto lì prima d'ora.

Non so perché, ma all'improvviso mi sembrò sbagliato sotterrarlo. Sentivo che c'era ancora qualcosa di vivo in lui, ma era fisicamente impossibile. Forse ero solo stanca e mi stavo immaginando tutto... o forse no.

Improvvisamente vidi una luce e alzai lo sguardo confusa notando che non ero più insieme ai guardiani.
Mi trovavo in una radura dove il cielo era dipinto d'oro così come le punte dell'erba che si muoveva al ritmo del vento.

Feci un passo, uno solo, e mi ritrovai di fronte ad un albero enorme. Assomigliava incredibilmente alla quercia del Campo, ma le sue foglie erano dorate.
Mentre poco più in là vi era un bellissimo melo dove si poteva benissimo notare che due dei suoi frutti erano stati staccati perché dal ramo dov'erano attaccati fuoriusciva un rivolo di sangue che bagnava il fianco del tronco divino.

«Ma dove... dove sono?»

Indietreggiai, ma mi ritrovai a sbattere sull'albero che in teoria doveva essere davanti a me. Lì non esisteva lo spazio o l'ordine, aveva tutto la stessa logica dei sogni e semmai ve ne ricordaste qualcuno sapreste benissimo dire quanto caotici fossero.

«Puoi prendere solo tre foglie»

Mi voltai verso la voce, ma era solo un eco che rimbombava ovunque e non aveva né un inizio né una fine.
Ero così terrorizzata che tutto ciò che provai a fare fu fuggire ma non ci riuscii. Ovunque andassi finivo per ritrovarmi o avanti o dietro o di fianco all'albero dalle foglie dorate.

Decisi di arrendermi al volere dell'eco e provai a prendere tre foglie dal ramo più vicino, ma esso si ritrasse e me lo impedì.

"È uno scherzo, vero?!" pensai irritata.

Fu allora che spiccai un salto e arrivai al ramo più vicino a me. Mi arrampicai e rimasi lì, come un gatto, per tendere un agguato alle foglie. Appena l'albero smise di muoversi allungai una mano verso un mazzetto di tre foglie, ma il ramo si allungò ed esse scapparono via.

"Eh no! Così non vale!" pensai mettendomi in piedi e cercando di trovare l'equilibrio per raggiungerle.

«Indisciplinata, è tutto ciò che ho da dire» disse una voce molto vicina a me.

Guardai in basso e mi accorsi che un consiglio di "simpatici" anziani mi stava guardando mentre tentavo di prendere le foglie.

«Salve, potreste aiutarmi?» chiesi.

«Aggiungo anche incapace di farcela da sola» disse un altro anziano, con una tunica turchese col lungo cappuccio marrone.

Sbuffai e provai ad afferrare un altro mazzetto di foglie non riuscendoci. Allora spiccai un altro salto, ma scivolai appena arrivata sul ramo e caddi a terra senza farmi nemmeno un graffio.

Quel posto sarà stato pure crudele, ma almeno non potevo farmi del male... O almeno fisicamente.

«Scarsa agilità» disse un anziano dalla tunica verde pino.

Sbuffai e mi rimisi in piedi furiosa con quei vecchietti che mi stavano solo distraendo. «Scusate se interrompo le vostre analisi, ma starei cercando di prendere un mazzetto di tre foglie»

«E tu ti senti abbastanza degna per prenderle?»

«Non lo so, sono solo foglie»

Il vecchio si ammutolì e infine disse: «Poco istruita»

Lì persi totalmente le staffe e andai verso l'albero con passo pesante. La terra tremava sotto ai miei piedi, come quando me ne ritornavo in camera mia dopo una discussione intensa con i miei genitori.

Per l'ultima volta spiccai un salto e afferrai un ramo con delle foglie. «Ve lo faccio vedere io quanto sono istruita. Queste sono delle foglie e io voglio prenderle»

E miracolosamente ci riuscii. Quindi stava tutto nella forza di volontà?! Davvero?!
Dirlo prima?

Gli anziani fecero spallucce e si guardarono confusi e meravigliati dal mio atteggiamento, come se stessero osservando un alieno o qualcuno di simile.

«Devo ammetterlo, ha una notevole forza di volontà. Non sarà un membro delle famiglie ma potrebbe andare bene comunque» discussero gli anziani mettendosi in cerchio.

«Scusate? Io sarei qui» dissi sventolando le foglie.

Uno di loro si staccò dall'anello di persone che avevano formato e mi mise una mano rugosa sulla spalla. «Queste foglie hanno un potere immenso. Usale con parsimonia, mi raccomando»

«Esattamente come potrei usarle?»

«Io ti consiglierei...»

La radura scomparve, così come l'albero e gli uomini e mi ritrovai di nuovo in mezzo ai guardiani con una candela in mano.

«...di metterne una sopra il ragazzo defunto» disse il suo eco.

Nonostante fossi abbastanza scioccata dalla scena, avanzai verso la tomba reggendo una delle tre foglie della quercia dorata in mano.
Riuscivo a sentire il peso di tutte quelle occhiate stupite che mi venivano lanciate, ma lo scrollai via una volta che lasciai la foglia sopra il corpo di Drake che era stato appena calato nella fossa.

༺ 𓆩♱𓆪 ༻

"Un'altra cavia deludente"
"Non ricorda più nulla"
"Il siero avrebbe dovuto resettare la sua mente per predisporla ai miei ordini e a quelli di mia figlia"
"Drake? Ti ricordi di me? Sono la tua ragazza"
"Io non... non riesco a ricordare più nulla"
"Benvenuto nel gruppo 1, ti divertirai insieme a tutti questi ottimi studenti"
"Drake! DRAKE! Vieni subito qui, idiota!"

«Ma alla fine... chi sono io?»

«Tu sei Drake» affermò un'entità dalle sembianze sia umane che divine, ricoperta da un velo di luce dorata che obbligava il ragazzo a fissare l'erba.

Un mantello bianco gli ricopriva la tunica del medesimo colore, allacciata in vita da una stringa argentata, e un'aureola luminosa come il sole a mezzogiorno gli fluttuava sopra il capo rendendolo in tutto e per tutto un angelo.

L'essere rimaneva lì fermo di fronte al giovane ad osservarlo, incuriosito dalla fragilità umana.

«Nelle vene ti scorre sangue guerriero. Tu non sei fatto per la morte, tu... sei fatto per portare la vita»

Alzò una mano che mostrava tre dita alzate e gliela appoggiò sul petto, vicino al cuore, disegnando un marchio che iniziò a brillare fino a ricoprire tutto il paesaggio di luce.

«Tu... curerai il mondo»

E così Drake si risvegliò da un sonno che sarebbe dovuto durare in eterno, ma che il fato aveva deciso di interrompere.

༺ 𓆩♱𓆪 ༻

Si levò un grido e le candele tremarono quando il ragazzo mosse un braccio per afferrare una radice sporgente dell'albero e per tirarsi su dalla fossa.
Fu ancora più terrificante vederlo vomitare liquido nero di fronte a tutti.

I guardiani vicino alla tomba indietreggiarono e l'uomo che faceva da prete, pallido come la luna che splendeva quella sera, cadde a terra inciampando sulla sua tunica.
L'unica che non si spostò fui io, troppo scioccata persino per muovermi.

Il ragazzo boccheggiò nel tentativo di respirare e subito dopo sputò altro liquido nero e si rimise in piedi barcollante.

Sulla scena giunsero Athariel e Gregorio. E quest'ultimo reggeva in mano un enorme crocifisso pensando che il risveglio di Drake fosse frutto di qualcosa di demoniaco.
Invece, con molta probabilità, era colpa mia.

Ciò faceva di me una negromante? In teoria no, le foglie appartenevano ad un albero sacro nella Città Aurea e io ne avevo utilizzata una sola per Drake, mai mi sarei aspettata che si risvegliasse dal sonno eterno come Lazzaro!

«C-cosa ci faccio qui?» chiese Drake guardandosi intorno.

Il suo volto stava cominciando a riprendere un po' più di colorito e i ricordi gli sarebbero presto tornati.
Non osavo pensare come si sarebbe sentito a ricordare che la persona che amava lo aveva ucciso.

«Tu non dovresti essere vivo» disse Gregorio con molta schiettezza, mostrandogli il crocifisso.

«Che cosa sta facendo con quello?»

«Zitto e sparisci, demone!»

«Ma non sono un demone! Io sono Drake e perché ci sono tutti questi ragazzi con delle candele ed ero in questa... fossa riempita di... terra...?» Si mise le mani tra i capelli fissati con la lacca, scompigliandoli. «Oddio sono morto!»

Mi allarmai a quell'ultima frase e provai ad evitare che impazzisse, ma Athariel mi precedette e scosse il ragazzo per le braccia trascinandolo via dallo stato di panico.

«Lo sei stato, ma non devi avere paura. Respiri ora ed è questo ciò che conta. Ora vieni nella Domus con me e Gregorio, ti inseriremo nel registro dei guardiani. Ormai non possiamo fare altro che farti diventare uno di loro adesso che sai la verità» Dopodiché mi lanciò un'occhiataccia. «E tu, non dovresti avere le capacità per accedere alla Città Aurea senza il mio aiuto»

«Giuro che sono stupita quanto te»

«Spero per te che sia vero»

E detto ciò sparirono dentro la Domus di Gregorio lasciando tutti i presenti scioccati e terrorizzati.
Be' non dovrebbe essere poi così strano che ad Halloween i morti risorgano e i ragazzi facciano gli scherzi agli adulti rovinando i loro piani... vero?

Happy Halloween!! 🎃
Oh, non sapete quanto Giulia avrebbe voluto urlarlo dopo aver visto Drake uscire dalla fossa.
Sarebbe stato esilarante, non trovate?

Sono successe davvero tante cose in questo capitolo e la scena più difficile che ho scritto sono stati gli addii di Thomas e Bryn.
Mi ha spezzato il cuore far fare loro delle promesse che per una ragione o un'altra faranno fatica a mantenere... In futuro capirete perché e vi consiglio di tenervi dei pacconi di fazzoletti vicini.

-GiulSma

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