L'Accademia

De GiulSma

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•Primo volume della serie Le cronache dei Prescelti Celestiali• "Avete presente quella sensazione di inquietu... Mais

Premessa
1|L'Accademia
2|Il Gruppo 7
3|Gli Élite
4|Il Campo dei guardiani
5|Ametron
6|Athariel
7|Croce sul cuore
8|Le sfide (parte 1)
9|Le sfide (parte 2)
10|Il nuovo membro
11|Giuramento
12|Il primo allenamento con gli Élite
13|Love is in the air
14|Benvenuta Marta
16|Giustizia
17|Missione (parte 1)
18|Missione (parte 2)
19|Missione (parte 3)
20|Missione (parte 4)
21|Missione (parte 5)
22|Dichiarazione di guerra
23|La fine di un sogno durato troppo
24|L'Albero Dorato
25|Casa dolce casa
⚜️Curiosità⚜️
Gerarchie, commenti e teorie
Come leggere LCDPC
Ringraziamenti

15|Prove contro prove

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De GiulSma

Erano ormai quindici minuti che stavo gironzolando per il Campo dei Guardiani e nessuno sembrava essersi accorto di me, nemmeno Lara, Luca e Daniel che si stavano allenando in uno spazio aperto.
Lara volteggiava la sua spada con una grazia e una precisione impeccabili, Daniel centrava ogni bersaglio con le sue frecce e Luca era preso in una danza mortale con la sua lancia, bersagliando un nemico immaginario. 
Si muovevano in totale sincronia anche se stavano facendo tre allenamenti diversi. Dovevano conoscersi da molto tempo, forse anche da molto prima che io conoscessi Lara. 

Il via vai di guardiani era impressionante. 
I più piccoli giocavano a ricorrersi, facendo attenzione a non sbattere contro le persone, i più grandi erano occupati all'officina o andavano in missione o si allenavano in mezzo all'erba o direttamente nell'arena.
Altri invece, quelli tornati da una missione, si erano radunati nella mensa per mangiare qualcosa. 
Giravano voci che i cuochi del Campo fossero i ragazzi stessi che preparavano il cibo per tutti quanti. Una squadra di una decina di ragazzi amanti della cucina che cucinava per duecento persone o forse anche di più.

Una mano grande, irruvidita dal tempo, mi afferrò la spalla e subito capii che Gregorio mi aveva trovata.

«Volevi vedermi?» chiesi. Il mio tono tradiva un po' di emozione.

«Sì, ho bisogno di parlarti» rispose rivolgendomi un grande sorriso. «Vieni con me, ti porto in un posto più tranquillo. Ti piacciono i biscotti?» Annuii. «Bene»

Camminammo per qualche minuto in silenzio, godendoci la vista dell'immenso lago e il suono delle onde che s'infrangevano, mescolato a quello degli schiamazzi dei guardiani.
Gregorio si era adattato al mio passo così da facilitarmi la camminata. 
Lui era alto, o almeno lo sembrava a me che ero piuttosto piccolina. Misurava un metro e settantacinque, la vecchiaia sembrava non averlo sfiorato nemmeno. A tradirlo c'erano le rughette vicino agli occhi e sulla fronte, oltre che ai capelli d'argento con delle lievi ciocche completamente bianche. 
Mentre camminavamo, il suo piccolo paio di occhialetti tondi gli scendeva lungo il naso leggermente ingobbito e spesso doveva rimetterseli a posto. 

Finalmente arrivammo di fronte alla sua Domus. Era immensa. Tutto quel lusso doveva essere solo di quell'uomo, invece lui lo condivideva volentieri coi suoi guardiani. 
Li invitava spesso dentro a bere del tè, a rilassarsi nella sua biblioteca e ad ammirare i meravigliosi quadri al suo interno. 

Gregorio era un uomo dal cuore gentile, ma sapeva essere parecchio criptico. Sentivo che nascondeva centinaia di segreti e li tratteneva tutti dentro il suo cuore, e uno riguardava me. 
Non voleva ammetterlo, ma sapevo che era così. Lui mi stava nascondendo qualcosa, così come tutti. 

La casa profumava di vaniglia. Alcuni guardiani avevano aiutato Gregorio a pulirla e avevano usato dei prodotti che la contenevano. Era un profumo delicato, che non faceva pizzicare il naso come molti altri.
Gregorio mi guidò nella taberna e l'odore cambiò. Ora sapeva di tabacco e birra. Tossicchiai infastidita, mentre coprivo il naso nell'incavo del braccio. 

Attorno a un tavolo, seduti e intenti a giocare a poker, c'erano sei uomini che fumavano e bevevano. Erano tutti guardiani adulti, sfuggiti da chissà dove per rifugiarsi in quel posto e giocare ai giochi d'azzardo all'insaputa delle massime autorità dei guardiani. 

Gregorio era troppo gentile e anche se gli impuzzolentivano la taberna con tutto quel tabacco lui li accoglieva sempre e li trattava come ospiti. 
Un uomo saggio come lui non poteva farsi mettere i piedi in testa in questo modo, no, lo stava facendo perché c'era una ragione più profonda. C'era qualcuno per cui lo stava facendo.

Athariel uscì dall'ombra di un angolo e mi fissò con i suoi occhi dorati, incrociando le braccia. 
Poi mi accorsi che tutti gli occhi erano stati puntati su di me, o meglio, sul mio braccio.

«Benvenuta. Ti stavamo aspettando» disse Athariel con tono privo di emozioni.

Gregorio mi appoggiò le mani sulle spalle e mi spinse leggermente in avanti. 

«È tempo che tu sappia la storia che c'è dietro tutto ciò che vedi qui» iniziò Gregorio utilizzando il tono più rassicurante possibile. 

«E come dovrebbe aiutarmi a capire ciò che sono?»

Gregorio mi fece l'occhiolino. «Un giorno lo capirai» Dopo una breve pausa disse: «Il tempo non ci è amico, purtroppo»

«Che cosa intendi?»

«Sta per accadere qualcosa, qualcosa di terribile. Una guerra, la più grande e la più terribile di tutte sta per avvenire e tu non sei ancora pronta»

Deglutii a fatica. Una guerra? Perché dovevo combattere in una guerra?

«Iniziò tutto due millenni fa. Non si sa come, le porte dell'Inferno si spalancarono all'improvviso e lasciarono uscire tutta l'oscurità contenuta lì dentro. Si riversò nel mondo dei Normali, coloro che sono senza poteri, e seminò il caos. Serviva quindi un modo per respingere queste creature, ecco perché vennero nominati dagli arcangeli, coloro che in precedenza avevano lottato contro i loro traditori ora reclusi all'Inferno, sette prescelti dotati di poteri e di armi in grado di risolvere il problema. Dall'altra parte, però, vennero nominati anche dei prescelti nemici. Da qui viene poi la distinzione tra Celestiali e Infernali, noi, come puoi ben immaginare, siamo i Celestiali. Il nostro compito è quello di ristabilire l'equilibrio quando il male prende il sopravvento. I prescelti hanno il compito più difficile: combattere i loro nemici e richiudere le porte dell'Inferno.

Questo genere di scontro tra prescelti avviene ogni trecento anni, quando il male riesce a strabordare e a uscire dalle porte. È iniziato tutto nel 219 d.C. e continua tutt'ora. Generazioni su generazioni di prescelti, tutte sacrificate per il bene dell'umanità. La loro vita è la più gloriosa e la più virtuosa a cui si possa mai aspirare. Ci sono sette famiglie da cui provengono i prescelti, non si è mai registrato un caso da cui uno dei prescelti sia nato da un'altra famiglia, ecco perché possiedono un immenso prestigio. 

Ad ogni modo, la generazione precedente, che ho avuto l'onore e il dispiacere di conoscere, doveva essere l'ultima. Dopo tanti sacrifici sembravano aver trovato il modo di chiudere definitivamente le porte dell'Inferno, ma qualcosa ha indebolito i sigilli e le catene messe dai prescelti. Forse è stato il male, che negli ultimi tempi, specie durante la seconda guerra mondiale, è aumentato. O forse è stato qualcuno...» Scacciò il pensiero con un gesto della mano. «Ad ogni modo, la guerra è ricominciata e dobbiamo prepararci. Tu se nuova qui, ma sei un pezzo importante di questo puzzle immenso che è il destino. Il tuo compito è combattere e per farlo devi allenarti o morirai»

L'ultima parola mi investì come una doccia gelida. Guerra? Combattere? Morire? In che guaio mi ero cacciata? Io dovevo occuparmi di portare via i miei amici dall'Accademia, cosa significava tutto quello?

«E questo simbolo, quindi?»

Mi scoprii l'avambraccio e lasciai che tutti vedessero il marchio sulla mia belle. 
Rimasero tutti pietrificati. A uno cadde persino la sigaretta di bocca. 

«Quello lo scoprirai in futuro» rispose Athariel. «Ora non ti è permesso sapere nulla»

«Perché?»

«Non posso dirtelo. Nessuno qui presente può farlo. Lo dovrai scoprire tu stessa, è il modo migliore per fartelo capire. Dirtelo non ti farebbe concentrare sui tuoi allenamenti, non costituirebbe una motivazione valida per il tuo impegno. Se dovrai allenarti duramente, dovrai farlo sapendo solo che devi combattere e che devi prepararti prima possibile al peggio»

Gregorio mi accarezzò la schiena, cercando di essere il più rassicurante possibile. Sapeva quanto tutta quella pressione potesse fare danni e non voleva che io andassi nel panico. 

Un signore sulla cinquantina si alzò in piedi preoccupato. «La ragazza ha sentito abbastanza. Portala via»

«Non preoccuparti Fred, so cosa faccio» gli rispose dolcemente.

Poi si rivolse a me. «Ho visto che ti sei fatta degli amici guardiani. Bene, vai da loro, coltiva le tue amicizie. Adesso ho bisogno di parlare con queste persone di cose da adulti»

«Cose da adulti?» Inarcai un sopracciglio.

«Be' se vuoi sentire di guerre sanguinose e morte...»

Sbiancai. «No no, va bene così per oggi. Ciao, Gregorio»

«Ciao, piccola allieva» Poi si tirò una mano sulla fronte. «Oh che smemorato che sono!» Infilò una mano nella tasca del suo giacchino e tirò fuori qualcosa di circolare avvolto in un fazzoletto. «Ho fatto i biscotti stamattina. Tienili, poi dimmi come sono»

«Grazie» Li accolsi nelle mani e me ne andai salutandolo con un sorriso. 

Durante il tragitto riuscii a sgranocchiarne qualcuno. Erano buonissimi. 
Soffici, burrosi e cioccolatosi. Uno bastava a riempire lo stomaco per un bel po'. 
Gregorio era davvero bravo a fare i biscotti.

«Che cosa mangi?» era una curiosa voce maschile che avevo imparato a conoscere: Luca.

Alzai lo sguardo e mi ritrovai davanti il mio trio preferito: Lara, Luca e Daniel.
Doveva essere bello sentirsi così uniti dal proprio legame. 
L'unica migliore amica che avevo sembrava odiarmi, ora. 

«Vuoi un po'?» 

Luca sorrise e prese un pezzetto di biscotto. Venne fulminato dallo sguardo degli altri due. Non erano gelosi, erano solo infastiditi dalla sua golosità, ma tanto la sua massa andava tutta in muscoli con tutti gli allenamenti giornalieri che faceva.

«Stai bene? Ti hanno detto qualcosa di interessante?» chiese Lara. 

Tentennai il capo. «Più o meno. Mi hanno fatto una lezione di storia, tutto qui»

«Ma almeno è stata utile, no? Ti hanno assegnato a qualche categoria di guardiani?»

Scossi la testa. «Forse lo faranno tra qualche giorno, ora sembrano occupati a parlare di una guerra»

«Ah giusto, la Grande Guerra» Giocò con l'impugnatura della sua spada. «Vedrai che i prescelti vinceranno anche questa volta, me lo sento. E sento anche che questa sarà l'ultima Grande Guerra»

«Sei troppo ottimista, tu» la rimproverò Luca, fregandomi un altro pezzo di biscotto. Daniel lo punì con una manata sulla schiena. 

«La speranza non fa mai male» ribatté Lara. «Possiamo vincere e lo faremo. Io sono disposta a combattere con i Celestiali fino alla fine» Si portò una mano al petto. «Non sono nata tra i guardiani, non conosco nemmeno i miei genitori, ma sono cresciuta qui, al Campo, e sono disposta a tutto pur di proteggere ciò che amo»

Abbozzai un sorriso. «È ammirevole come tu abbia così tanta determinazione»

«Non è determinazione, è amore. Dovresti ripetertelo anche tu. L'amore rende più forti, ti dà un motivo in più per lottare e vincere. Se combatti per chi ami stai certo che non perderai mai» Mi fece l'occhiolino. «Ricordatelo in futuro, mi raccomando»

Lara era saggia, molto più di quello che poteva sembrare a prima vista. Aveva solo un anno più di me, ma sembrava aver capito bene come girava il mondo, o almeno, quel mondo. Per me invece era tutto nuovo, così decisi di adottare la sua visione delle cose. Avrei lottato anch'io per le persone che amavo e un giorno, quando ci sarei finalmente riuscita, sarei andata da Lara e l'avrei ringraziata del suo prezioso consiglio.

Mi stropicciai gli occhi. «Ora è meglio che io torni all'Accademia. Devo ancora risolvere questo "piccolo" problema prima di dedicarmi alla Grande Guerra»

«A domani» Lara mi sorrise. 

«Quei biscotti li finisci tutti?» Dopo averlo chiesto, Luca venne assaltato sia da Lara che da Daniel. 

Ridacchiai, lasciandoli litigare scherzosamente. 
Erano un trio magnifico, unito da un legame altrettanto magnifico. Li ammiravo e li invidiavo allo stesso tempo, perché anch'io volevo provare di nuovo la felicità di avere qualcuno accanto. 

༺ 𓆩♱𓆪 ༻

Una settimana passò in fretta tra lezioni, battibecchi tra compagni di gruppo e allenamenti serali e non.
Non sapevo chi fosse peggio tra Lidia e Athariel. Uno mi insegnava una cosa e l'altra la smentiva e me ne insegnava un'altra. Personalmente preferivo le tecniche di Athariel, quelle di Lidia erano un po'... eccessive. E per "eccessive" intendo violente, crudeli, spietate. 

Era già arrivato venerdì e il giorno dopo mi avrebbero spiegato per filo e per segno il mio ruolo nella missione di domenica. Meglio tardi che mai.

Mi trovavo nello spogliatoio delle ragazze e mi stavo allacciando le scarpe da ginnastica prima di entrare in palestra e fare il solito allenamento con Lidia.

Mi capitò di alzare lo sguardo e di notare che Bryn era ancora con la divisa da combattimento e mi stava guardando con un'espressione di disapprovo. Lo stesso stavano facendo le altre due Élite.

«Ci devi delle spiegazioni, Giulia. Ammesso che questo sia il tuo vero nome» disse Bryn, schiacciandomi le dita, che avevo appoggiato sulla panchina, col suo stivale.

«Ahi! Ma che ti prende?!» protestai.

«Pensavo tu lo sapessi. Traditrice»

«Non so di cosa tu stia parlando»

Mi ringhiò contro e tirò un pugno al muro crepando l'intonaco. Sentii una scarica lungo tutta la colonna vertebrale e rabbrividii dal terrore. Al posto di quel muro potevo esserci io, col torace completamente distrutto.

«È inutile continuare con questa farsa. Shirley e Oliver mi hanno raccontato tutto. All'inizio non volevo crederci, ma quello che dicono ha senso, ha tremendamente senso»

«C-cosa ti hanno raccontato?» Iniziai a sudare freddo. 

«Hai intenzione di fuggire dall'Accademia, non è così? Ti hanno vista uscire la notte ben più di una volta e entrare nel bosco. Ti hanno seguita fino ad un lago e poi scomparivi nel nulla senza lasciare traccia, proprio come hai fatto quando ti abbiamo inseguita noi» Mi afferrò per il colletto della maglietta a maniche corte. «Voglio sentirlo da te: che intenzioni hai?»

La porta si spalancò e Thomas fece irruzione con la faccia arrossata dalla vergogna per essere entrato nello spogliatoio delle ragazze e dalla fatica per aver corso. 

«Ora basta! Bryn, non puoi affidarti alla testimonianza di quei due. Sai bene come sono, sai bene cosa farebbe Oliver» protestò, mettendosi in mezzo per dividerci.

«Shirley non mi mentirebbe mai. So che Oliver potrebbe benissimo farlo e non ne rimarrei stupita, ma Shirley no. Mi hanno dato abbastanza prove per farmi credere che lei stia tramando contro di noi, ho solo bisogno di una confessione»

Decisi di intervenire, forse potevo ancora salvarmi. «Bryn, credi davvero che io possa fare una cosa del genere?! Perché mai dovrei farlo? Non ha senso. Il direttore ha alleati ovunque, persino nella polizia! A chi mai dovrei affidarmi per fuggire e sperare di rimanere fuori? In più, le mie passeggiate servono solo a schiarirmi le idee. Non c'è nessuno oltre i cancelli dell'Accademia. Nessuno. A chi mai dovrei chiedere aiuto? Non ho mappe, non ho nulla, non posso nemmeno sapere quale sia la città più vicina. E poi sono appena diventata un'Élite, non ti sei chiesta perché mai avrei voluto fare una cosa del genere ora che ho finalmente avuto ciò che volevo?»

«Ammesso che sia veramente ciò che vuoi. Potrebbe essere tutta una trappola»

«Bryn» intervenne Thomas. «Ti sembra una ragazza in grado di tramare contro di noi? È troppo ingenua e imbranata per farlo»

Gli scoccai un'occhiataccia. La sua era una buona argomentazione, ma mi feriva lo stesso. 

«Hai ragione» disse Bryn, fissando il pavimento. «Per ora non so a chi credere, ma è proprio per questo che ti terrò d'occhio ventiquattr'ore su ventiquattro per vedere se Shirley e Oliver hanno effettivamente ragione» affermò Bryn. «Sia chiaro, io sono più per la teoria di Shirley che non m ha mai mentito, ma è anche vero che ci sono delle parti che non tornano logicamente quindi ti do il beneficio del dubbio. Considerati fortunata, se fossi stata un'altra persona a quest'ora la tua testa starebbe rotolando per il pavimento»

Provai ad immaginarmi la mia testa rotolare per il pavimento piastrellato dello spogliatoio e subito venni scossa da dei brividi che mi riportarono alla realtà. Era una visione così violenta e nauseante, non volevo più pensarci.

Thomas mi strinse la spalla e mi fece cenno di uscire. Lo seguii e ci trovammo un angolo nascosto per parlare senza essere ascoltati da nessun altro.

«Se c'entrano Shirley e Oliver vuol dire solo una cosa: quello che abbiamo sentito lunedì è vero» affermò convinto.

«Fin qui c'ero arrivata anch'io»

«Sì sì, ho capito, ma non sei minimamente preoccupata per quello che potrebbe accadere? Bryn si fida ciecamente di Shirley. Non sa che le sta mentendo»

«Quindi che proponi di fare?»

«Se Shirley sta giocando sporco, lo faremo anche noi. Raccoglieremo delle prove per dimostrare che sia lei che Oliver stanno mentendo. Abbiamo bisogno però di un registratore e solo una persona nell'accademia è autorizzata ad usarlo...»

«Chi?»

Thomas si infilò le mani nei capelli scompigliando il suo ciuffo perfetto. Mi fissò attentamente con i suoi grandi occhi celesti e si avvicinò fino a farmi sentire il suo respiro.

«La persona che lo possiede è Lidia e non sarà mai disposta a darcelo. A meno che...»

«Sì?»

«Lei premia chi dimostra il suo valore. Per ora ha solo premiato una persona in tutta la storia dell'Accademia: Bryn»

«Diamine. Quindi vuoi dirmi che dovrei guadagnarmi quel registratore combattendo?»

«Esattamente. Io provvederò a parlarne ora con Lidia, tu preparati per lo scontro»

Era la fine. Non avrei mai potuto sperare di resistere più di un minuto nello stesso ring di Lidia, figurarsi riuscire a guadagnare la sua approvazione sconfiggendola o costringendola alla resa.
Possibile che in quell'Accademia non fornissero registratori agli Élite? Perché doveva essere sempre tutto così difficile?

Tappai la bocca alla vocina della mia testa che mi stava urlando di scappare e di lasciar perdere ed entrai nella palestra togliendo Ametron dal suo fodero.

Venni accolta dagli sguardi di disapprovo dei miei compagni di gruppo (escludendo Thomas).
Lidia mi si avvicinò facendo schioccare la lingua e infine mi comunicò che aveva accettato la mia proposta di lottare per quel registratore, ma che non ci sarebbe andata affatto piano come l'ultima volta.

Mentre gli spettatori si andavano a sistemare sulla balconata in alto della palestra, la strega ne approfittò per chiedermi il motivo di quella sfida che avrei perso sicuramente.
Non avevo avuto altra scelta se non raccontarle di quello che era successo lunedì e di quello che Shirley aveva raccontato a Bryn.

Anche se era una persona pericolosa, se non la più pericolosa, sentivo che potevo fidarmi di lei in quel momento.

Quando tutti si furono accomodati sulla balconata, Lidia decise di attaccarmi a sorpresa per testare i miei riflessi.

Parai un colpo con Ametron che si illuminò assorbendo il fuoco lanciato dalla strega.
La cosa non sembrò infastidirla e continuò ad attaccarmi senza pietà.
Voleva sfinirmi ancor prima di iniziare a fare sul serio.

Aspettai che mi lanciasse un'altra sfera incandescente e poi passai velocemente al contrattacco, provando a colpirla con Ametron.
Per un attimo riuscii a cogliere la sorpresa nel suo sguardo, poi si mosse agilmente e mi sbalzò via verso la parete laterale della palestra.

Lo colpii con la schiena e caddi a terra boccheggiando. Era come lottare contro un muro impenetrabile.

Dalla balconata si sentivano applausi, fischi e tifi per Lidia. Come biasimarli, aveva praticamente la vittoria in tasca.

«Sicura di voler continuare a lottare? Non vorrei umiliarti troppo» ghignò tirandomi un calcio in pancia.

Provai a contrattaccare, ma il dolore era così intenso che mi accasciai a terra.
I ragazzi applaudirono e fischiarono felici per la vittoria scontata di Lidia.

La mia guancia era schiacciata sul suolo polveroso della palestra e il mio sguardo era rivolto alla mia spada che era caduta a un metro di distanza da dov'ero.

Aspettai che la strega si distraesse a guardare in alto per poi correrle contro e afferrarla per le gambe. La spinta fu così forte da farla cadere e da darmi il tempo di afferrare la mia spada e puntargliela contro.

Credo che già sappiate quanto lei sia potente ed è inutile dirvi che seppe sorprendermi anche in quel momento.
La ritrovai già in piedi, con la mano chiusa in un pugno ricoperto da delle fiamme rosse.

Mi afferrò per la maglietta, bruciandomela, e mi scaraventò sul muro. Sentii le ossa scrocchiare e subito la mia bocca si riempì di un liquido dal sapore ferroso.
Non mi persi d'animo, sputai per terra il sangue misto alla mia saliva e mi lanciai contro Lidia impugnando la mia spada.

«Non ne hai mai abbastanza?»

«No. Mai»

Mi scagliai contro di lei e vibrai un colpo che rimbombò per tutte e quattro le pareti della palestra.

«Non male» disse. «Ma non è abbastanza»

Con un altro incantesimo mi incatenò a terra. Sentivo la testa girare, le palpebre diventare sempre più pesanti. Incantesimo del sonno. Ma quando me ne accorsi era ormai troppo tardi. Stavo già dormendo. 

«Sogni d'oro... scricciolo»

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