L'Accademia

By GiulSma

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•Primo volume della serie Le cronache dei Prescelti Celestiali• "Avete presente quella sensazione di inquietu... More

Premessa
1|L'Accademia
2|Il Gruppo 7
3|Gli Élite
4|Il Campo dei guardiani
5|Ametron
6|Athariel
7|Croce sul cuore
8|Le sfide (parte 1)
9|Le sfide (parte 2)
11|Giuramento
12|Il primo allenamento con gli Élite
13|Love is in the air
14|Benvenuta Marta
15|Prove contro prove
16|Giustizia
17|Missione (parte 1)
18|Missione (parte 2)
19|Missione (parte 3)
20|Missione (parte 4)
21|Missione (parte 5)
22|Dichiarazione di guerra
23|La fine di un sogno durato troppo
24|L'Albero Dorato
25|Casa dolce casa
⚜️Curiosità⚜️
Gerarchie, commenti e teorie
Come leggere LCDPC
Ringraziamenti

10|Il nuovo membro

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By GiulSma

Aprii lentamente gli occhi e li mossi a destra e a sinistra per capire dove fossi.
Il soffitto era bianco, le pareti grigie la rendevano triste e l'arredamento era inesistente.
I ricordi inondarono la mia mente poco dopo il mio risveglio e solo allora mi resi conto che quello dov'eri sdraiata era il lettino dell'infermeria.

Di fianco c'era un piccolo comodino bianco con una lampada accesa, e una lettera con un sigillo rosso fuoco raffigurante due falci incrociate.

La curiosità era tanta, ma la stanchezza mi impediva di muovermi.
Avevo utilizzato troppe energie durante quella settimana. Chissà quanto avevo dormito.

Una giovane infermiera entrò nella stanza e, appena mi vide sveglia, corse a vedere come stessi.
Mi misurò la pressione, mi versò un bicchiere d'acqua e mi mise un termometro appoggiato alla tempia per vedere se avessi la febbre.

Che strano comportamento, di solito lo staff non era così preoccupato per i novellini.
Insomma, non mi lamento mica delle attenzioni ricevute, ma era alquanto strano dato che nessuno mi aveva mai trattata in quel modo da quando ero arrivata all'Accademia.

I miei occhi si posarono sulla lettera sopra il comodino. Era stata mandata sia a me che a Nicholas per comunicarci il risultato dell'ultima sfida.

Anche quel citrullo era finito in infermeria, ma gli avevano dato un'altra stanza per paura che potesse scattare di nuovo e provare a farmi del male.

Secondo me aveva vinto Nicholas nonostante tutto ciò che era successo. Lui era quello più amato sia dagli Élite che dai professori. Sicuramente tutti avranno interceduto per lui per farlo diventare un membro di quel gruppo di spocchiosi e io avevo fallito la prima missione che mi era stata affidata da Athariel.

Sospirai e pian piano mi alzai dal lettino cercando di resistere al forte mal di testa che mi obbligava a stare sdraiata.

Sentii la porta della stanza spalancarsi ed Eleonora corse verso di me seguita dagli altri ragazzi del gruppo 7.
Abbozzai un sorriso quando la mia migliore amica si fiondò tra le mie braccia stringendomi come se non ci fosse un domani.

«Ci hai fatto spaventare a morte...» disse tra un singhiozzo e l'altro.

Marisol si sedette di fianco a me e mi sorrise con le lacrime agli occhi. «Quando abbiamo saputo ciò che stava per farti Nicholas e le condizioni in cui sei stata portata in infermeria ci siamo preoccupati molto. Hai dormito per più di venti ore...»

Elisa mi accarezzò. «Siamo felici che tu ti sia ripresa» Spostò lo sguardo sulla lettera sopra il mio comodino. «Non la leggi?»

Eleonora si allontanò e tutti puntarono i loro occhi sulla mia lettera.
La aprii e la lessi in mente. Avrei detto l'esito ovviamente negativo a tutti dopo averne avuta la certezza.

"Cara studentessa del gruppo 7,
grazie per aver partecipato alle sfide per diventare un membro dell'Élite. Il consiglio dell'Accademia si è riunito nell'ufficio del direttore per scriverle questa lettera e per annunciarle l'esito che è stato proclamato con l'unanimità dei voti.
Lei ha presentato tutte le caratteristiche necessarie per l'ammissione come membro dell'Élite di questa accademia: coraggio, determinazione, rispetto verso i propri compagni e soprattutto ottime prestazioni fisiche e mentali.
Il consiglio, insieme ai membri dell'Élite, è fiero di annunciarle che è stata ammessa nel gruppo.

P.S. Dopo che si sarà ripresa, si rechi in segreteria per ritirare la sua nuova divisa e la chiave magnetica per la sua nuova stanza"

Le mani mi tremavano. Com'era possibile che fossi riuscita a passare? Certo, avevo battuto Nicholas eseguendo un'esorcizzazione niente male, ma il ragazzo non avrebbe dovuto essere proclamato membro degli Élite nonostante tutto?

Alzai lo sguardo verso i miei compagni di gruppo. Non volevo lasciarli in quel modo, anche se avrei potuto avere molti più privilegi di quanto immaginassi.

Accartocciai la lettera sotto gli occhi stupiti di tutti e la gettai nel cestino. «Come volevasi dimostrare, non sono stata presa. Poco male, resterò con voi. Sarà molto meglio che stare in un gruppo di spocchiosi armati fino ai denti»

I loro sguardi si riempirono di compassione e di affetto. Mi abbracciarono forte e iniziarono a tranquillizzarmi con frasi motivazionali.

Con la coda dell'occhio scorsi Martin avvicinarsi al cestino e prendere la lettera. Provai a fermarlo, ma non ci riuscii. Lui lesse subito la frase finale, quella dell'esito, e mi guardò sconvolto.

«Martin, ascolta...» provai a giustificarmi.

«Perché non vuoi accettare la verità? Tu sei stata ammessa... Sei una di loro adesso...»

Tutti gli occhi si posarono di nuovo su di me facendomi arrossire dalla vergogna. Non volevo lasciare i compagni di gruppo a cui mi ero affezionata troppo e soprattutto non volevo lasciare Eleonora.

«Giulia...» mi chiamò la mia migliore amica. «Perché ci hai mentito? Tu sei stata ammessa nel loro gruppo, perché non sei felice?»

«Non voglio lasciarvi... Saranno passate solo poche settimane, ma... vi voglio troppo bene per rimpiazzarvi con altre persone che nemmeno mi sopportano» risposi con le lacrime agli occhi.

Isabelle prese la lettera dalle mani di Martin e la lesse accuratamente, poi si sedette di fianco a me e mi strinse in un forte abbraccio. «Tu ce l'hai fatta. Hai battuto tutti quei ragazzi arroganti ed egoisti. Dovresti esserne fiera e accettare il posto da Élite. Sei la persona che se lo merita più di tutti...» Mi sorrise passandomi un fazzoletto. «Almeno avremo un'amica nei piani alti che ci aiuterà nel momento del bisogno, no? Staresti molto bene con la divisa da Élite...»

«I-io non posso farlo»

Lucas sbuffò e si mise davanti a me fissandomi attentamente negli occhi. «Smettila di pensare a noi. Sappiamo tutti che hai fatto un patto col direttore per permetterci di avere delle condizioni migliori. Era troppo evidente. Il modo in cui ti comportavi: prima riluttante e poi determinata a vincere; il modo in cui fingevi di non saper nulla quando ci venivano dati del cibo in più, dei materiali scolastici migliori, più minuti di pausa... Pensi che non ce ne siamo accorti?» Sospirò avvicinandosi. «A volte pensare un po' a se stessi non è egoismo ma amor proprio. Prendi quel posto, sii felice, ma non dimenticarti di noi. Sappiamo tutti che il potere dà alla testa, ma tu sei quella che più di tutti riuscirebbe a resistergli. Io credo in te...» Tirò su col naso. «Quindi prendi la lettera che ti sta porgendo Isabelle e vai a ritirare la tua divisa. Sii felice nel tuo nuovo gruppo, ma qualche volta... torna da noi per parlare. Ci farebbe molto piacere»

Presi la lettera e lo strinsi forte tra le mie braccia. Erano tutti degli amici fantastici e avrei voluto rimanere con loro per sempre, ma sapevo che non era quello il mio destino.
Athariel mi aveva ordinato di diventare un membro degli Élite quindi voleva dire che tutto quello che stavo facendo aveva un senso, più o meno.

Sorrisi debolmente, salutai tutti, specialmente la mia carissima Eleonora, e andai in segreteria barcollante.
Non mi ero ancora ripresa del tutto, ma stavo sempre meglio di qualche minuto prima.

Quando arrivai davanti la scrivania della segretaria, ella scattò in piedi e corse a prendermi la divisa senza che le dicessi nulla.
Che strano, possibile che gli Élite, un gruppo di ragazzini, fossero solo un gradino sotto al direttore e cinquanta gradini sopra il personale?

«Guarda guarda chi si vede» disse la voce di Bryn dietro di me.

Mi voltai e la vidi sorridere gentilmente. Era insieme a tutti gli altri membri del mio nuovo gruppo. Ora tutti mi guardavano in modo diverso perché, che lo vogliano o meno, ero una di loro e avrebbero dovuto sopportarmi per molto.

Si avvicinò e mi mise le mani sulle spalle. «Sono felice che tu ti sia ripresa e sono altrettanto felice che sia stata tu a vincere le sfide. Sei stata davvero grande»

«G-grazie...» risposi allontanandomi intimorita di qualche passo.

Bryn sbuffò ridendo e mi avvolse in un caldo abbraccio davanti a tutti. «Non sai quanto mi hai fatta preoccupare. In più... ho delle domande da farti» Si girò verso gli altri compagni. «In privato»

Il suo gesto mi aveva talmente sconvolta che quasi facevo cadere la divisa che stavo reggendo.
Senza che potessi riprendermi dallo shock, mi prese per il braccio e mi portò in uno spogliatoio per novellini dove mi cambiai velocemente. Solo in quel momento capii che la divisa da Élite era diversa per ogni membro. I pantaloni e le scarpe erano ben diversi da quelli di Bryn o degli altri. Era come se il direttore sapesse tutto anche sul mio modo di vestire. Una cosa inquietante in più su di lui da aggiungere alla lista.

I pantaloni, rigorosamente neri come tutto il resto dei vestiti a parte la maglietta che era rossa, erano larghi e avevano molte tasche ampie fuori per permettermi di tenere qualsiasi cosa mi occorresse, mentre le scarpe sembravano soltanto delle tipiche Adidas nere col simbolo dell'Accademia ricamato perfettamente sui lati.

«Come ti senti?» mi chiese Bryn.

«Bene, suppongo» Mi guardai allo specchio sistemandomi la giacca. «Mi sento strana con questi vestiti»

«Lo so, fanno sempre questo effetto la prima volta che li si indossa dopo essersi abituati alle tutine squallide da novellini»

«Effettivamente...» Mi voltai verso la ragazza. «Di cosa volevi parlarmi?»

Il suo sguardo diventò improvvisamente cupo, come se la mia domanda non le fosse stata affatto gradita.
Mi afferrò per il polso e lo strinse con la mano tremante. Sembrava terrorizzata da qualcosa, ma cosa poteva mai spaventare Breyanna Thompson, il capo degli Élite, fino a farla tremare?

«Volevo parlarti di Nicholas» rispose fissandomi negli occhi. «Durante l'ultima sfida lui era totalmente diverso. Nonostante le regole ha tentato di ucciderti e ti ha ferita più di una volta soffocandoti o spingendoti. Ho notato i suoi occhi iniettati di sangue, come se avesse fatto uso di sostanze stupefacenti, ma dai test che hanno effettuato i medici dopo la sfida non è venuta fuori alcun tipo di sostanza nel suo sangue. Quando si è risvegliato è tornato completamente normale» Si sedette su una panca di fianco a me. «Quando tu sei riuscita a liberarti dalla sua morsa ho visto per un attimo della luce illuminare la spada di legno che reggevi e quando hai colpito Nicholas lui è stato sbalzato via...» Mi strinse forte il polso. «Era posseduto, non è così? E tu... sei riuscita ad esorcizzarlo in qualche modo. Non so se tu l'abbia fatto volontariamente o meno, ma è chiaro che il direttore lo ha notato e ti sta tenendo gli occhi puntati addosso. Sappiamo entrambe quanto sia pericoloso il direttore e quanto sia disposto a tutto per raggiungere i suoi scopi. Se dovesse vederti fare di nuovo una cosa del genere potrebbe... renderti una cavia. Quindi, qualsiasi cosa tu sia... Non fare mai più ciò che hai fatto davanti a tutti»

Le parole di Bryn mi misero in allerta. Lei sapeva che io non ero totalmente normale e purtroppo ne era a conoscenza anche il direttore.
Quel posto stava diventando molto più inquietante di quanto già non fosse.

«Tu... sai qualcosa su di me? Su chi riesce a... fare queste cose?» le chiesi ancora scossa da quello che mi aveva appena rivelato.

«No, ma so che sei speciale e le persone come te sono quelle che attirano di più il direttore» rispose guardando il soffitto.

«Mr Slave è stato attirato anche da te, anche tu hai qualcosa di... speciale?»

«Io? Non credo proprio, anche se spesso... mi capita di fare dei sogni premonitori. Ne avevo parlato col direttore prima di essere nominata membro degli Élite e... suppongo mi abbia scelta anche per questo»

Alzai un sopracciglio. «Quindi, se tu sei stata scelta per le tue premonizioni e io per il fatto che ho esorcizzato un ragazzo... gli altri elitari per cosa sono stati scelti, oltre alle ottime prestazioni fisiche?»

Bryn iniziò a capire il mio ragionamento. Il direttore non sceglieva a caso i suoi prediletti, lasciava che il fato li portasse da lui facendogli mostrare alcune delle loro abilità paranormali.
A lei era capitato di prevedere il futuro di una settimana intera, dopo essere stata ammessa aveva smesso di fare quel tipo sogni, ma il direttore l'aveva tenuta lo stesso nel gruppo.

Lo stesso era accaduto con gli altri suoi compagni. Ognuno di loro aveva ricevuto strane visioni durante il periodo passato all'Accademia.

«Tu... ti sei addentrata nel bosco, non è vero?» mi chiese Bryn sembrando quasi ipnotizzata dalla sua stessa voce.

«Sì, quando mi stavate dando la caccia» risposi.
La sentii deglutire a fatica. «Ora ho capito cosa ci accomuna. Tutti noi, in un modo o nell'altro, siamo venuti a contatto con quel bosco, specialmente col lago. Che sia stato proprio quel posto a renderci... così?»

«Non lo so... So solo che è una cosa troppo inquietante. Non voglio ragionarci su, altrimenti potrei non dormire stanotte»

«Aspetta. Se è vero ciò che penso... No, non voglio spaventarti troppo. Vieni con me, ti faccio vedere la parte dell'Accademia a cui hai finalmente accesso»

Insieme a lei esplorai a fondo tutte le strutture che componevano l'Accademia. Ce n'era una composta da tre piani più il seminterrato dove si svolgevano tutte le lezioni. I novellini avevano accesso solo ai primi due piani, mentre il terzo era riservato solo al personale e agli Élite.

Dopo aver passato la carta magnetica per sbloccare un portone di metallo che dava sul terzo piano, si entrava in un posto totalmente diverso. Le pareti erano dipinte di rosso fuoco e il pavimento era un lastricato di marmo nero. L'aria era molto più pulita e profumata e vi erano un po' di fiori messi in vasi lunghi e stretti di colore bianco con delle venature dorate che servivano ad abbellire il corridoio.
Sul soffitto vi erano delle plafoniere circolari con delle cornici nere che rendevano l'atmosfera piacevole con la luce bianca che emanavano.

Le porte delle aule erano di legno nero. Non c'erano targhette, semplicemente perché non ce n'era bisogno.
La prima porta a destra era l'aula dove si stava a lezione, la prima a sinistra era un luogo piacevole dove passare gli intervalli seduti su dei divanetti a bere le bevande dentro il piccolo frigo all'angolo della stanza.

Avanzando si poteva vedere il grande laboratorio pieno di microscopi di alta qualità progettati dal direttore in persona e dalla sua squadra di ingegneri. Dentro quel posto che avrei potuto definire benissimo la "dimora di ogni scienziato" c'erano dei grandi armadi con delle ante di vetro da dove si potevano prendere ogni tipo di materiale per qualsiasi cosa si volesse analizzare o miscelare, un paio di scheletri che speravo vivamente fossero fatti di plastica e decine di piccole ossa di animali disposte in fila su uno scaffale.
Sulla parete dietro la cattedra vi era un'enorme lavagna digitale dove si potevano proiettare dei video-spiegazione.

Sempre sullo stesso piano si potevano trovare altre piccole aule dove c'erano alcune dispense per quaderni e materiale da scrivere, apparecchi elettronici e... armi? In un'aula piuttosto ampia c'erano centinaia se non migliaia di armi esposte sulle pareti rosse. C'erano pistole, spade, pugnali e archi di tutti i tipi e tutte le misure.

Improvvisamente mi ricordai della mia Ametron. Mi tastai istintivamente la tasca e sentii il piccolo bastoncino metallico dentro. Tirai un sospiro di sollievo, pensavo l'avessi dimenticata dentro l'altra divisa.

«Benvenuta nell'armeria personale degli Élite. Una volta che tu sarai vincolata dal giuramento al direttore, ti verrà data la possibilità di utilizzare queste armi a tuo piacimento» mi informò Bryn.

«Quale giuramento?!» chiesi totalmente sconvolta.

«Prima di mettere mano su questi gioiellini affilati, dovrai giurare di non usarli mai e poi mai contro il direttore, bensì per il direttore. È con questo giuramento finale che si diventa ufficialmente degli Élite»

«E quando... avverrà?»

«Suppongo dopo che tutti i novellini saranno andati a letto, a mezzanotte»

«Ah... urrà...»

La mia ironia era così evidente che Bryn alzò un sopracciglio e mi fulminò con lo sguardo.
Decise però di non dire nulla e continuammo a camminare.

Vicino all'armeria c'era una scala che dava su una gigantesca palestra piena di ogni attrezzo sportivo esistente.
Notai che sui muri c'erano dei segni di bruciature.

Ne sfiorai una e vidi delle scintille uscire dalla cenere. Sentii uno spostamento d'aria alla mia destra e schivai un colpo di Bryn. Il suo pugnale dalla lama nera mi passò davanti agli occhi con un movimento talmente rapido che a prima vista sembrava solo una macchia nera indistinta.

«Ottimi riflessi» si congratulò riprendendolo e facendolo roteare fra le mani.

«Ehi!»

«Oh scusami, non ho resistito. Qui è dove ci alleniamo a combattere. Tu sembri... abituata a degli attacchi a sorpresa. Hai dei riflessi molto pronti, forse non sei un completo disastro come dicevano gli altri. Spero che in una settimana tu riesca a fare ottimi progressi»

«Perché solo una settimana?»

«Domenica andiamo in missione e forse sarà quella più importante che faremo da quando siamo arrivati qui all'Accademia»

«Posso sapere cosa andremo a fare?»

Un sorrisetto malizioso apparve sul volto di Bryn che iniziò a giocare col suo pugnale.
Adorava parlare delle missioni. La metteva sempre di buon umore, soprattutto nel sapere che avrebbe potuto pugnalare qualcuno.

Sì, Bryn era leggermente psicopatica, ma era normale dopo aver passato anni e anni in quel posto popolato solo da gente del genere.

«Sarà una missione esterna dove dovremo recuperare una persona. Per adesso tu devi sapere solo questo... Quando avrai fatto il giuramento potrò spiegarti per filo e per segno tutto ciò che c'è da sapere» Mi diede le spalle. «Continuiamo il nostro giro?»

«D'accordo...»

Salimmo le scale esterne alla palestra che ci riportarono al terzo piano e da lì, attraverso un lungo ponte sospeso in aria, arrivammo nella zona dei dormitori.

Ammetto che attraversare un vero e proprio corridoio esterno con le pareti fatte di vetro a una decina di metri d'altezza mi aveva "leggermente" spaventata a morte.
Fu proprio in quel momento che capii dopo tredici anni di vita che avevo le vertigini.

Il dormitorio degli Élite era letteralmente enorme. Prendeva tutto il piano sopra i dormitori dei novellini ed era insonorizzato.

Oltrepassato quello che battezzai "ponte della morte vertiginosa" c'era un portone di metallo che dava su un lungo e largo corridoio uguale a quello del terzo piano dove c'erano le aule.
L'unica differenza era che le porte erano fatte di legno d'ebano pregiato con dei piccoli ghirigori dorati e sulla parte superiore c'erano delle targhette con inciso il nome del proprietario della stanza.
C'erano circa una decina di porte, ma solo sei di queste erano attualmente in uso e adesso, con me, erano diventate sette.

Ci fermammo davanti alla porta della mia stanza e Bryn mi invitò a tirare fuori la mia carta magnetica, l'unica che poteva aprirla. La passai sulla serratura meccanica a sinistra, la luce sopra diventò verde e la porta si aprì con uno scatto.

Appena entrati dentro sgranai gli occhi. Quella stanza era grande il triplo di quella con cui stavo insieme ad Eleonora. Oltre alla parte dove dormire e fare i compiti c'era un bagno personale che a differenza di quello che avevo nell'altra stanza era provvisto di doccia (con della fantastica l'acqua calda), di un piccolo mobiletto dove c'erano creme per il corpo, shampoo, bagno schiuma, antidolorifici e tutto ciò che poteva servire per medicare una ferita.

La cosa che mi colpì maggiormente fu la grande finestra sopra il comodino alla destra dell'enorme letto situato con la testa al centro della parete frontale. Ce n'era una anche in bagno vicino allo specchio sopra il lavandino.

Avrei potuto finalmente dire addio all'odioso odore di chiuso che mi aveva fatto venire la nausea più di una volta.

La stanza principale aveva una piccola libreria sulla parete destra all'interno contenente libri di tutti i generi e di tutte le epoche ed era provvista di una piccola poltroncina nera dove poter leggere in tranquillità.
Sulla parete sinistra vi era un'ampia scrivania di legno con una lettera bianca sopra. L'avrei letta appena Bryn mi avrebbe lasciata sola.

«Ti piace la tua stanza?» mi chiese con un largo sorriso.

«È a dir poco stupenda, ma qualcosa mi dice che non passerò molto tempo in questo posto» risposi.

«Hai un ottimo intuito. La maggior parte del tempo la passerai ad allenarti e ad assistere alle lezioni insieme a noi, mentre per quanto riguarda l'altra parte del tempo... penso che la passerei a stuzzicare i novellini insieme a noi»

Non nascosi il mio disappunto su ciò che aveva detto. "Stuzzicare i novellini" per lei era terrorizzarli come aveva fatto con me all'inizio.
Era una cosa che mi faceva venire il nervoso e che non avrei mai approvato.
Poteva anche essere una ragazzina insicura, ma quando voleva sapeva essere davvero crudele.
Aveva molte facce, come tutti gli esseri umani, ma era molto più pericolosa di ognuno di loro.

Chiunque si fosse messo contro di lei sarebbe stato calpestato o pugnalato da lei stessa ed era proprio per questo che il direttore l'aveva nominata capo del gruppo più importante dell'Accademia.

«Su, vieni con me, ti porto a conoscere meglio gli altri tuoi nuovi compagni. Sono sicura che ti piaceranno molto» disse prendendomi per mano e trascinandomi fuori dalla mia nuova stanza.

La porta si chiuse con uno scatto senza che facessi nulla e insieme a Bryn scesi le scale fini ad arrivare al pian terreno. In quel momento mi accorsi che era ora di cena e tutti gli studenti stavano entrando con i loro gruppi nella mensa.

Scorsi Eleonora tra la folla, ma lei non vide me o forse non mi voleva proprio vedere.
Mi sa che sotto sotto ci era rimasta male per il fatto che me ne fossi andata dal gruppo.

Bryn mi diede una pacca gentile sulla schiena. «Non starai mica pensando di entrare in quella mensa, spero. Lì ci andiamo solo quando dobbiamo parlare con i ragazzi del gruppo 1 e oggi avevamo intenzione di restarcene tra di noi. Ceniamo insieme allo staff e al direttore in un tavolo tutto nostro» Indicò un portone in fondo al corridoio, vicino alle scale. «È da lì che si entra»

«E allora perché mi hai fatta venire fin qui se la porta era vicina?»

Bryn fece spallucce. «Volevo provare a vedere se ci fosse una persona che conosco per presentartela»

Ci avvicinammo al grande portone e passammo le nostre carte magnetiche per aprirlo.
Non nascondo lo stupore nell'entrare e scoprire un posto totalmente diverso dalla mensa in cui ero abituata a mangiare. Il pavimento era di marmo nero e le pareti erano rosse. Al centro della sala, sul soffitto, c'era un gigantesco e preziosissimo lampadario dorato con tante gocce di cristallo che illuminava tutta la sala.

Se fosse caduto avrebbe potuto sfracellare la testa di tutti i presenti, ecco perché era assicurato a soffitto con dei cavi molto spessi.

Vidi un tavolo rotondo in legno di quercia davanti a me. Sulle sedie di legno imbottite c'erano seduti gli altri membri dell'Élite.
Il mio sguardo si posò su Oliver che aveva la fronte aggrottata. Sicuramente non gli era andato giù che fossi stata io a passare invece che Nicholas.

«Benvenuta negli Élite» disse Thomas alzandosi dal suo posto.

I suoi occhi blu erano ancora più belli quando sorrideva. Mi accorsi di avere il volto in fiamme e che probabilmente avevo le guance rosse.

Bryn mi mise le mani sopra le spalle e iniziò a presentarmeli uno ad uno.
Fu così che conobbi Andrew, un ragazzo simpatico e protettivo che aveva la stessa età di Marisol (15 anni) caratterizzato dai suoi grandi occhi verde scuro e dai suoi capelli castani tirati indietro col gel; Thomas, il tredicenne che mi mandava la faccia in fiamme alla sola vista dei suoi intensi occhi blu e i suoi bellissimi capelli biondi; Oliver, quell'odioso quattordicenne che aveva minacciato me e la mia migliore amica con la sua pistola; Silvia, una quindicenne bionda piuttosto sicura di sé che mi ispirava molta fiducia e Olivia, una ragazza di quindici anni con dei lunghi capelli castani raccolti in una treccia e delle lentiggini che la rendevano molto graziosa.

Sembravano tutti dei bravi ragazzi, eccetto Oliver. Per la prima volta fui veramente felice di essere entrata in quel gruppo e di poter conoscere meglio quelli che sarebbero stati i miei compagni fino alla fine della mia esperienza all'Accademia.

«Pronta per stasera?» mi chiese Thomas invitandomi a sedere di fianco a lui.

«Pronta per cosa?»

«Per il giuramento. Bryn non te ne ha parlato?»

«Oh sì, mi era solo... passato di mente. Comunque sì, penso di essere pronta»

Andrew appoggiò i gomiti sul tavolo e si sorresse la testa con le mani. «Che tipo di arma pensi di scegliere? Pugnale? Coltelli? Pistola?»

«Spada»

Tutti iniziarono a ridacchiare mettendomi a disagio. Avevo detto solo una parola, non aveva senso avere una reazione del genere.

«Perché ridete?» chiesi guardandoli uno ad uno.

«Semplicemente perché sembra ridicolo che una ragazza bassa e mingherlina come te possa sostenere il peso di una delle spade che abbiamo qui all'Accademia» rispose Bryn.

«Nessuno ha mai detto che io non sia in grado di utilizzare una spada. Fatemi almeno provare, al massimo la cambio»

«Una volta scelta la tua arma non potrai più cambiarla» replicò Andrew con un tono cupo che mi fece rabbrividire. «Ecco perché dopo il giuramento, ti verrà fatta provare l'arma che avrai scelto. Tranquilla, avrai modo di fare la scelta migliore»

Il quindicenne ridacchiò divertito dalla mia espressione sconvolta e tornò alla sua frittata.
Sul tavolo c'erano decine di piatti diversi da cui ognuno poteva prendere ciò che voleva.
Sentivo che non mi sarei mai sentita completamente a mio agio tra loro, però era anche vero che non avevo neanche passato un giorno insieme ai miei compagni. Chissà, forse, se li avessi dato un'opportunità, avrebbero saputo sorprendermi.

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