The Omega's Crown|ᴋᴏᴏᴋᴛᴀᴇ

By Swetty_Kookie

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[ᴛʜᴇ ʟᴇɢᴇɴᴅ ᴏғ ʀᴇᴅ ᴛʀᴇᴀsᴜʀᴇ: ᴄᴏᴍᴘʟᴇᴛᴀ] [ᴜɴᴛɪʟ ᴛʜᴇ ᴇɴᴅ ᴏғ ᴛʜᴇ ᴡᴏʀʟᴅ: ɪɴ ᴄᴏʀsᴏ] Da generazioni ormai, nel pacif... More

The Legend of Red Treasure
Prologo
Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
Capitolo 11
Capitolo 12
Capitolo 13
Capitolo 14
Capitolo 15
Capitolo 16
Capitolo 17
Capitolo 18
Capitolo 19
Capitolo 21
Capitolo 22
Capitolo 23
Capitolo 24- prima parte
Capitolo 24- seconda parte
Capitolo 25
Capitolo 26
Capitolo 27
Capitolo 28
Capitolo 29
Capitolo 30
Capitolo 31 [Fine Prima Parte]
Until The End Of The World
Capitolo 32
Capitolo 33
Capitolo 34
Capitolo 35
Capitolo 36
Capitolo 37
Capitolo 38
Capitolo 39
Capitolo 40
Capitolo 41
Capitolo 42
Capitolo 43
Capitolo 44
Capitolo 45
Capitolo 46
Capitolo 47

Capitolo 20

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By Swetty_Kookie

Aveva visto Jungkook voltargli le spalle inesorabilmente e andare via da lui sparendo in mezzo alla vegetazione, lasciando Taehyung con uno strano senso di abbandono ed un magone all'altezza del petto. Lo aveva guardato fino all'ultimo allontanarsi da lui fino a quando il verde della foresta non aveva lasciato solo l'ombra del suo passaggio, reso comunque offuscato dalle lacrime che presto avevano iniziato a sgorgare dai suoi occhi.

Non aveva avuto nemmeno il tempo di metabolizzare ciò che era appena successo – ancora una volta – che subito l'avevano strattonato per far sì che potesse raggiungere il resto delle omega intente a prepararsi per qualsiasi cosa stesse per accadere.

Con un tonfo l'alfa grassottello lo costrinse a sedersi su uno dei tanti sgabelli e a guardarsi allo specchio, con il primo riflesso sulla sua figura. Le mani ciotte sulle spalle pesavano insieme alla vastità d'anelli che portava ad ogni dito della mano; era chinato con il busto in modo tale che potesse raggiungere con le labbra il suo orecchio sinistro, rimanendo costantemente dietro di lui e con un sorrisino malvagio, come se avesse appena fatto l'affare della sua vita.

«Su forza, non essere triste» ridacchiò nel suo orecchio andando poi a stringere con i polpastrelli le sue guance, come se volesse sollevargli gli angoli della bocca in un sorriso che però non nacque, bagnandosi di conseguenza le dita delle mani. «Molto probabilmente te ne andrai già da questa sera— Ah! Solo se avranno da offrire tanto denaro per uno come te.»

Il tono e il suo sguardo – adesso incantato dalla sua figura – era completamente diverso da ciò che aveva mostrato in presenza di Jungkook, come se avesse voluto screditalo e abbassare il suo valore per poter pagare meno il pirata. Era un uomo d'affari e l'obbiettivo dell'asta che avrebbe dato quella sera era quello di recuperare almeno il doppio di ciò che aveva speso comprando l'omega biondo.

«Questa sera dovrai dare il meglio di te! Qui c'è tutto l'occorrente e là dietro dei vestiti adatti. Puoi anche dare fuoco a questi stracci.» si riferì ai suoi vestiti.

Taehyung guardava sé stesso nello specchio e quell'uomo che, dopo un ultimo sguardo ed una pacca sulla spalla – come se lo stesse incitando davvero a sorridere e comportarsi come se si trovasse in quel posto di sua spontanea volontà – andò via lasciando finalmente il biondo da solo, libero di riprendere il suo pianto silenzioso.

Le labbra gli tremavano e la gola bruciava quando mandava giù la saliva. Non riusciva a ragionare, troppo accecato dal dolore e dal pianto che insistentemente si ripresentava come lacrime sulle sue guance. Il respiro accelerato faceva abbassare ed alzare le spalle velocemente, mentre qualche sospiro fuoriusciva tremante dalle narici.

Se ci pensava non era la prima volta che Jungkook lo vendeva per sbarazzarsi di lui, lo aveva fatto con Jisoo per avere del denaro e lo aveva fatto un'altra volta per toglierselo di mezzo e non avere problemi con la ciurma. L'unica differenza stava nel fatto che, nel primo caso conosceva Jungkook da appena tre giorni, aveva visto di lui solo la facciata da pirata. Era riuscito a ragionare lucidamente perché nessuno sentimento, se non quello della rabbia, lo aveva bloccato; nel secondo caso, invece, aveva avuto modo di passare del tempo solo con lui, di scoprire la sua risata, i suoi occhi grandi e intimidatori, ed allo stesso tempo il suo fiato sulle labbra ed il calore di quelle braccia.

Se solo ci ripensava a tutto quello che avevano vissuto gli si stringeva il cuore ed allora l'unica cosa che riusciva a fare era stare lì, fermo, a farsi logorare da quel dolore sotto gli occhi e le orecchie di tutti i presenti. Eppure di vie di fuga ce ne erano quasi a bizzeffe: c'era una sola guardia, proprio di fronte a sé si trovava la continuazione del bosco. Doveva solo allungare la mano quando la guardia passava dietro di lui, per sfilargli dal fodero la spada, e poi iniziare a correre.

Ma rimaneva immobile.

Distolse lo sguardo dallo specchio quando con un tonfo, qualcuno si sedette sullo sgabello accanto al suo sbuffando sonoramente. Vide una graziosa omega dai capelli lunghi ed un rosso spento, intenta ad afferrare quella che sembrava un colore per le labbra da una boccettina. La vide picchiettare il piccolo mignolo sul contenuto per poi fare lo stesso sul labbro inferiore, prima di unire le labbra e rendere omogeneo quel color rosso, proprio come i suoi capelli.

Era bassina, le braccia erano scoperte così come la maggior parte del suo corpo. Indossava un abito corto e dalle spalline quasi insistenti, grigio, che risalvata sulla sua pelle nivea.

Si chiese come potesse comportarsi con così tanta naturalezza, perché sembrasse abituata ormai a fare tutto quello, quando la vide improvvisamente girarsi nella sua direzione – dopo essersi sentita osservata – e lanciargli uno sguardo fugace, contornato da dell'ombretto nero.

Boccheggiò per qualche secondo prima di distogliere lo sguardo e portarsi il dorso delle mani ad asciugarsi le guance, evitando in questo modo il suo sguardo profondo e la smorfia stizzita per aver appena assistito a quello che doveva essere un omega al suo primo giorno in quel posto.

«Hai bisogno di aiuto?» la sua voce delicata attirò nuovamente il ragazzo che scorse la figura della rossa intenta a richiudere il barattolo e rimetterlo al suo posto. Si alzò abbassando con le mani il vestito stretto per poi mettersi come il grasso alfa dietro di lui, posando le mani candide e piccole sulle sue spalle. Il tocco però era gentile ed il sorriso che gli stava rivolgendo e che faceva fuoriuscire delle piccole fossette comprensivo. «Immagino tu sia qui da poco.»

Annuì titubante. Avrebbe voluto tanto rispondere che ci sarebbe rimasto anche per poco tempo, quello che non sapeva era se perché venduto a qualche signorino o se avrebbe ripreso coscienza di sé stesso e iniziato a correre lontano.

«Ti do un consiglio da colleghi allora...» abbassò di poco il tono di voce «La vedi quella ragazza lì?» vide dallo specchio il piccolo cenno del mento, per indicare la stessa ragazza schiaffeggiata dalla guardia poche ore fa, seduta a imbellirsi il volto. «Se disobbedirai, se tenterai di prendere parola in qualsiasi decisione, se ti rifiuterai di fare qualcosa, ecco... quella è la fine che farai.»

Deglutì e rilasciò un sospiro tremante, prima di ripotare lo sguardo nello specchio per vedere nuovamente la rossa concentrata sulla sua figura. «Mi chiamo Dahyun.» precisò «E tu?»

La sua spensieratezza sembrava una boccata d'aria fresca in piena estate, solo che in quel luogo e in quello stato d'animo non sentiva per nulla la voglia di avere una conversazione e né tanto meno di sembrare gentile e sorridente come la ragazza là dietro.

«Taehyung.» decise di rispondere con freddezza quindi, abbassando lo sguardo per un secondo. Secondo in cui tutto gli ritornò in mente e che gli fece mancare il respiro.

Odiava provare qualcosa per Jungkook, perché anche in quella situazione l'unica cosa che riusciva a pensare era a lui e alla speranza che tornasse a riprenderlo. Era diventato esattamente ciò che il principe dentro di lui non voleva diventasse: dipendente da un alfa. Non lo aveva marchiato e né tanto meno si erano legati nel modo più carnale, ma sentiva il respiro mancare al pensiero di stare lontano da lui. Quasi riusciva a capire come suo padre si sentiva quando, in alcuni giorni, si ritrovava a piangere sulla tomba di sua madre e ad invecchiare più velocemente del solito lontano da lei. Con l'unica differenza che con Jungkook non aveva nessun tipo di legame...

«Allora Taehyung, come sei finito qui?» lo riportò la rossa alla realtà dopo aver visto nuovamente i suoi occhi farsi lucidi e rischiare di far strabordare altre lacrime.

«Non voglio parlane. Né di questo né di altro!» alzò di poco il tono della voce guardando arrabbiato la ragazza dallo specchio «Non sono qui per fare salotto e né tanto meno scherzare quando non so nemmeno cosa mi succederà—» finì con il mordersi il labbro per trattenere altre lacrime, facendo affievolire la voce rotta dal pianto.

«Sì, ti capisco. Guarda, ti dirò un segreto: qui ci sentiamo tutti allo stesso modo!» disse con ironia la rossa, andando poi a sollevare il mento di Taehyung con la mano per fargli notare ancora una volta il suo sorriso «Ma se ti mostri sicuro di te qui dentro e non lasci vedere a chiunque ci sarà questa sera il tuo dolore, allora penseranno che sarà difficile spezzarti ed allora eviteranno di comprarti.» spiegò la sua filosofia.

Rimuginò poco su quelle parole tanto si sentiva perso. Che senso aveva provare a combattere ancora? Tanto valeva farsi comprare dal primo vecchio bavoso e vivere fino a quando quest'ultimo non si sarebbe stancato di lui. Nessuno più l'avrebbe riconosciuto con il titolo di principe ereditario e alla fine, anche se un giorno tornasse a casa, credeva che più nessuno l'avrebbe riconosciuto. Era già passato un mese da quando tutto aveva avuto inizio e non sapeva nemmeno se suo padre era a conoscenza del suo rapimento o, come aveva detto Jungkook, aveva inscenato tutto per far sì che sembrasse un incidente...

«Ed ora ti converrebbe sbrigarti, tra poco si farà sera e avrà inizio l'asta.» tornò a sedersi allo sgabello di fianco al suo, chiudendo definitivamente il contenitore di quel liquido per le labbra. «Ti conviene farti bello se non vuoi che quel dannato di Hul ti picchi.»

«Hul...?» domandò a bassa voce portandosi le mani ad asciugare le guance bagnate di lacrime, forzandosi – ascoltando il consiglio della ragazza – nel prendere quei contenitori simili e aprendoli per esaminarli con mani tremanti. Perché avrebbe dovuto umiliarsi maggiormente applicando quel trucco, solo per compiacere i signorini, enfatizzando parti del suo viso che in ogni caso nessuno avrebbe considerato?

«Il signore che ti ha comprato ovviamente... se crei guai durante l'asta o non sei stato abbastanza bravo da far salire ad un prezzo più alto le vendite, allora se la prende con te.» face spallucce avvicinandosi poi al ragazzo, spostandosi insieme allo sgabello sull'erba, notando come fosse in netta difficoltà nell'applicare quel genere di cose.

«Lascia lividi e brutti segni e se il giorno dopo ci sono ancora giorni di vendita e sei impresentabile, ti picchierà ancora più forte.» stappò un contenitore e, come fatto precedentemente su sé stessa, picchiettò il mignolo per applicare quella volta però un prodotto rosa sulle sue gote. Taehyung si guardava allo specchio notando man mano la trasformazione che le sue guance e poi i suoi occhi stessero avendo: sembrava una delle tante bambole di porcellana che molte volte alcuni mercanti a palazzo portavano come doni. I suoi capelli mossi e biondi, nonostante fossero secchi e segnati dal lungo tempo in cui non si era preso cura di sé stesso, erano lucenti e ricadevano perfettamente sulla fronte; a contrastare quel biondo c'erano i suoi occhi, adesso contornati di nero, e poi le sue labbra di un rosa pesca che differiva completamente dal suo colore naturale.

Si sentiva sporco, inadeguato, e quando le lacrime minacciavano d'uscire ancora una volta, le tratteneva con tutto sé stesso, facendo sbavare quel trucco nero attorno agli occhi che odiava.

Era stato costretto a cambiare vestiti per indossare qualcosa che lasciava le sue clavicole scoperte e che lo mettevano maggiormente in imbarazzo. Aveva tenuto con sé i vestiti che era stato costretto a togliere e li aveva tenuti stretti, odorandone ogni tanto il familiare odore di Jungkook che mai come in quel momento gli era mancato e gli aveva procurato emozioni così contrastanti.

Dov'era l'odio che avrebbe dovuto provare nei suoi confronti? Perché al posto di tremare dalla rabbia e dalla voglia di mettere fine alla vita di quel pirata, che da quando l'aveva incontrato altro non aveva fatto se non procurargli problemi su problemi, sentiva di non poter vivere senza di lui? Che il respiro gli mancava al sol pensiero di stargli lontano?

Fu con quei pensieri che passò il resto della giornata seduto sull'erba fresca, con il viso affondato nei suoi vecchi vestiti, rannicchiato su sé stesso ad attendere che qualcosa accadesse.






E quel qualcosa accadde più velocemente di quanto credesse.

Il buio era sceso sulle loro teste insieme a quei puntini alti nel cielo che, in quella foresta, sembravano essere migliaia. Ovunque posava gli occhi su quel manto nero, Taehyung poteva scorgere stelle luminose che gli trasmettevano interiormente un senso di serenità. Sentimento però che non si addiceva per nulla a ciò che sarebbe accaduto da quel momento in poi.

Le fiaccole erano state accese, il chiacchiericcio degli alfa dall'altra parte del palco invadeva le sue orecchie ed al tempo stesso gli faceva venire i brividi. Non sapeva cosa avrebbe dovuto fare una volta che quella guarda lo avrebbe costretto a salire su quel palco, ma rimase in silenzio ad aspettare con ansia qualunque mossa.

Aveva sentito il discorso dell'alfa Hul, sorridente e contento per gli affari che avrebbe fatto quella sera, mentre con enfasi chiamava la prima omega a salire sul palco. Aveva visto la guardia spingere quest'ultima sulle tegole di legno e l'omega eseguire qualsiasi ordine gli venisse imposto a testa bassa. Con orrore aveva visto come, in base all'interessamento degli spettatori, Hul chiedesse a quest'ultima di spogliarsi o eseguire balli umilianti per compiacere il pubblico, fino a quando soddisfatti non iniziavano con l'asta che partiva da un prezzo base di tre sacchi di denaro a salire poi in base alle richieste e alla volontà di un alfa di prendere possesso dell'omega.

Taehyung era disgustato, un senso di nausea s'era scatenato all'altezza dello stomaco ed egoisticamente non aveva pensato a come gli altri potessero sentirsi, bensì a come avrebbe fatto lui a compiere cosa del genere. Aveva paura delle richieste che avrebbero potuto fargli, di stare sotto centinaia di occhi. Sentiva il petto stringersi e il respiro mancare al pensiero che qualcuno lì fuori avrebbe voluto di più da lui e toccarlo contro il suo volere; la testa si appesantiva, così come il cuore e la voglia di correre fremere nelle sue gambe per allontanarsi dalla fonte di pericolo.

Fece qualche passo indietro all'oscuro di tutti i presenti che attendevano d'essere solo chiamati per salire sul palco. I piedi nudi solleticavano sull'erba fredda ed umida, ma qualcuno bloccò il suo tentativo di fuga intromettendosi tra lui e il bosco poco distante – nel quale avrebbe iniziato a correre nella speranza di non essere beccato e trovare poi una soluzione.

Invece non aveva calcolato le sue mosse, non aveva riflettuto abbastanza prima di attuare – com'era successo all'Henede – un piano di fuga. Sia quella mattina, sia quella sera, s'era lasciato sopraffare dalle emozioni ed aveva reagito d'istinto. Aveva disobbedito ad una delle tante regole che nel regno gli erano state insegnate per non farsi prevedere dai nemici, ma avrebbe sfidato chiunque a non farsi prendere dal panico in una situazione del genere.

Si girò lentamente e con le sopracciglia corrugate in un'espressione supplichevole, come per chiedere a chiunque lo avesse bloccato di lasciarlo andare, sperò che le sue preghiere venissero ascoltate. Ma a quanto pare nessuno era disposto ad esaudire le sue richieste.

Un alfa, della stessa stazza della guardia posta invece in cima ai quattro scalini che portavano sul palco – incaricato di assicurarsi che le omega salissero sul palco quando il loro capo le avrebbe chiamate con un numero –, lo bloccò. Incontrò come prima cosa il suo petto e poi un ceffone dritto sul volto che gli fece voltare la faccia per la forza e sanguinare un labbro. Il rosso delle sue labbra colorate si mischiò con quello del sangue mentre l'odore del ferro si espanse nella sua bocca.

«Che cazzo credi di fare?!» gli urlò letteralmente addosso quella che doveva essere una seconda guardia che Taehyung non aveva visto per tutto il giorno. Si tastò la guancia dolorante e quando quest'ultimo rilasciò più ferormoni per sottometterlo, le gambe e il respiro fremettero. E si odiò per quella parte vulnerabile di sé che, senza combattere, si era lasciata schiacciare dall'alfa di turno.

Ma era troppo debole, troppo stanco per poter anche solo tentare di replicare. Così quando l'alfa gli strinse il braccio in una morsa dolorosa e gli fece ripercorrere i passi che aveva fatto, allontanandosi dal gruppo, per farlo riavvicinare al palco, non oppose resistenza. «Ringrazia che questo è il tuo primo giorno altrimenti non saresti più riuscito a riconoscerti per quante bastonate ti avrei dato!» gli ringhiò nelle orecchie spingendolo poi vicino la rossa – che solo in quel momento si accorse del suo stato, nuovamente in lacrime e con un rivolo di sangue lungo il mento –, e facendo singhiozzare Taehyung che ancora una volta si ritrovò con le lacrime agli occhi e il trucco nero colato lungo le guance.

«Dannazione—» imprecò la ragazza quando lo adocchiò, premurandosi si andare ad eliminare da quel bellissimo volto il nero sbavato del trucco, mentre Taehyung si tastò il labbro dolorante con il dorso della mano per vedere su di essa il color cremisi di quel liquido caldo.

«Come ti è saltato in mente? Se ti presenti in questo modo sul palco credi che qualcuno vorrà comprarti?» tentò di sistemarlo alla bell'e meglio, facendo quasi ridere Taehyung. Ma per l'appunto, quasi. Era troppo devastato e con il cuore in frantumi per poter anche solo poter esprimere del divertimento che tra l'altro, sarebbe stato sarcastico.

«Credi davvero che mi importi?» la lasciò fare e, quando quest'ultima prese a leccarsi un pollice per passarlo sulla ferita di Taehyung, il biondo sibilò leggermente dal dolore.

«Credo che sia meglio essere comprate, hai sempre la possibilità di uccidere nel sonno chi ti compra e poi scappare—» si bloccò quando vide lo sguardo stranito del biondo, prima di fare spallucce e leccare ancora una volta il sangue della ferita del ragazzo di fronte a sé «Come credi che sappia tutte queste cose? L'ho già fatto una volta ma circa una settimana fa quel bastardo di Hul mi ha ritrovata in un vicolo ed eccomi qui...» sospirò.

«Fate silenzio!» lo stesso alfa che aveva mollato un pugno sulle labbra di Taehyung, spintonò con una spalla quest'ultimo quando sentì i due borbottare qualcosa. Solo quando si allontanò da loro e la seconda guardia richiamò un'altra di loro, la rossa si girò nuovamente verso il biondo per soddisfare la sua curiosità.

«Quel pirata che ti ha lasciato qui... era il tuo amante?» chiese. Aveva visto bene la scena e come quell'omega avesse letteralmente supplicato con gli occhi quell'alfa di non venderlo.

A quella domanda Taehyung deglutì prima di abbassare lo sguardo e mugugnare «Una specie.» non potevano definirsi amanti... l'unico contatto che c'era stato tra loro era un bacio forzato e una richiesta da parte di Taehyung di toccarlo, esclusivamente per placare il calore. Di fatto non lo erano... ma nei sentimenti Taehyung non sapeva bene dove collocare Jungkook. Era un sentimento strano quello che provava per il pirata, un misto tra l'odio ed un sentimento che equivaleva al primo e che aveva paura a definire con il suo proprio nome.

«I pirati sono i peggiori—» commentò lei, girandosi nuovamente in direzione della fila – dandogli le spalle – e borbottare qualcosa su quest'ultimi che Taehyung però non perse tempo ad ascoltare.

Il suo cuore gli diceva che no, Jungkook non era il peggiore e che anzi, l'ambiente in cui era circondato lo era. Ma la sua testa gli imponeva di sopprimere qualsiasi pensiero del genere e odiare con tutto sé stesso quel pirata che ancora una volta l'aveva cacciato in una situazione pericolosa come quella che non sapeva come sarebbe andata a finire.

«Biondino tocca a te.» lo distrassero dai suoi pensieri ed alzò di scatto la testa verso le scale del palco, individuando così la guardia intenta a fargli cenno di raggiungerlo con una mano. Tutte si spostarono come per fargli spazio così da poter passare tranquillamente, ma non mosse un solo dito. Ebbe bisogno di essere spintonato ancora dalla stessa guardia per muovere i primi passi e, con mani sudaticce e respiro pesante, se non assente quasi, arrivare là dove si trovava la guardia.

Da quella prospettiva poteva vedere Hul e metà del pubblico. Alle narici sembrò quasi arrivargli un odore familiare ma non ebbe molto tempo per fermarsi e riflettere da dove arrivasse e appartenesse, che una goccia di pioggia gli cadde sulla guancia facendogli alzare subito lo sguardo verso il cielo stellato, adesso ricoperti da dei nuvoloni.

«Ed ora un omega che non avrete mai visto in vita vostra.» i suoi occhi scattarono nuovamente verso Hul, e con mani tremanti andò a guardare di soppiatto la guarda accanto a lui che continuava a tenergli il braccio con forza. «La sua bellezza vi lascerà a bocca aperta e, a rendere ancor più speciale questo omega è il suo essere maschio.» strinse i denti e gli occhi per come quell'uomo stesse parlando di sé come se fosse un animale.

Un coro di 'oh' si elevò nell'aria – visto quanto rari fossero gli omega maschi –, continuando a restare lì, indisturbati, nonostante la pioggia stesse prendendo un ritmo più costante.

Uno spintone improvviso poi lo espose al pubblico la fuori, mentre senza forze cadde con le ginocchia e le mani per terra. Alzò di poco la testa per guardare il pubblico, non riuscendo però a distinguere nessun volto. Erano tutti anonimi ai suoi occhi, le loro risate e versi di apprezzamento solo dei fischi fastidiosi. La voce di Hul lontana e simile ad una risata che altro non faceva se non farlo sentire più piccolo di quanto già non si sentisse.

«E non è mai stato toccato o marchiato da nessun alfa!» lo rese ancora più accattivante agli occhi di quei signori, pronti ad alzarne il prezzo non appena l'asta sarebbe incominciata. «E' un vergine!» ridacchiò, girandosi poi nella direzione del biondo rimasto con la testa china e il cuore stretto in una morsa che altro non era se non l'inizio di un attacco di panico.

«Alzati, forza!» un piede coperto da una scarpa laccata si scontrò contro la sua spalla facendolo riversare lateralmente sul pavimento senza che nessun lamento fuoriuscisse dalle sue labbra per il colpo. Ebbe solo modo di vedere il sorriso nervoso dell'alfa, calarsi poi sulle ginocchia per essergli più vicino, sussurrando a denti stretti un «Vedi di collaborare inutile omega!» e afferrargli i capelli biondi per costringerlo a mettersi in piedi.

A quella presa si lamentò per il dolore digrignando i denti e seguendo per forza di cose i movimenti dell'alfa per sentire meno dolore. «Scusatelo ma non è ancora addomesticato, completamente acerbo!»

«Spogliati!» gridò qualcuno dalla folla facendo sgranare gli occhi di scatto all'omega che, spaventato, provò a ritrarsi dalla presa ferrea dell'alfa nei suoi capelli, invano però perché quest'ultimo lo costrinse a rimanere sul posto e, con lo sguardo di chi prevedeva tanti soldi nelle tasche, lo incitò a fare come la folla in questo momento stava urlando.

Si sentiva di morire dentro, non avrebbe mai potuto fare una cosa del genere. Il cuore sembrava potergli uscire dalla gabbia toracica per quanto stesse battendo velocemente, la testa gli scoppiava e le lacrime avevano preso a rigargli le guance senza che nemmeno potesse accorgersene, mischiandosi con la pioggia ancora non troppo fitta.

Un pungo diritto in testa lo fece accasciare nuovamente al suolo quando scosse la testa provando a rifiutarsi di fare ciò che gli era stato detto, ed ancora le urla divennero insostenibili e la sua volta schiacciata dai piedi di tutti quegli alfa che volente o nolente avrebbero fatto di lui qualsiasi cosa volessero.

Quindi con dita tremanti e la figura del pirata davanti agli occhi – come se il suo cervello stesse in un certo modo cercando di tranquillizzarlo ricordandogli il suo calore e il rassicurante odore dei suoi ferormoni – slacciò il primo fiocco sul petto di quella camicia nera, colore che non si addiceva per nulla alla sua personalità ma che in quella situazione rappresentava al meglio il suo stato d'animo.

La prima porzione del petto fece scalpore tra la folla che ormai non si fermava più, volendo vedere ancor più porzioni di quella pelle liscia e immacolata. Così anche il secondo fiocco venne slacciato seguito poi dal terzo che decretò la fine di quella camicia che scivolò lungo le sue braccia facendolo rabbrividire a causa del freddo e delle gocce di pioggia.

Altre urla lo incitarono a continuare e, con ancora il tessuto della camicia incastrato tra le braccia, esitò nell'avvicinare la mano all'apertura di quei pantaloni che non gli appartenevano, tenuti stretti in vita da un ennesimo laccio. L'unico.

Non gli diedero nemmeno il tempo di farlo da solo perché Hul si avventò con forza su quel misero filo, quasi fino a strapparglielo di dosso e mostrandolo di fronte a tutti quegli occhi la sua nudità.

D'istino si accasciò al suolo, cercando di nascondersi ammucchiando i vestiti sulla sua intimità, tremando visibilmente per la vergogna e l'umiliazione che stava subendo. Sentiva di non potercela fare che stava diventando tutto troppo insostenibile. Il respiro era debole e la gola si stringeva, come se gli stessero mettendo le mani al collo.

Il primo urlo dalla folla partì con una somma esorbitante di denaro che non lo rese affatto contento. Altri seguirono aggiungendo a quel primo pezzo sacchi da cento denari l'uno, rendendo quell'asta sempre più alta e costosa.

Per Taehyung ormai non c'era più nessuna possibilità, si sentiva perso, vuoto. Non riusciva a trovare sé stesso, come se fosse costretto ad osservar tutto quello che gli accadeva in un corpo senza anima.

«Dieci sacchi di denari!» puntò un alfa, superando improvvisamente la soglia che stavano raggiungendo e subito accolto da Hul che, puntando il dito verso quell'alfa, ripeté «Dieci sacchi, qualcuno ha da offrire di più?» guardò la folla in attesa di un aumento del prezzo e quando sembrò che più nessuno volesse ribattere, il conto alla rovescia prese inizio andando allo stesso ritmo del cuore di Taehyung.

«Dieci sacchi e uno, due e—»

«Quindici sacchi.» una voce interruppe la fine dell'asta e un coro sorpreso s'elevò tra il pubblico. Nella folla si fece avanti qualcuno che Taehyung, tra le ombre delle fiaccole appese ai lati del palco e le lacrime che gli appannavano la vista, no riuscì a scorgere bene.

Il suono del piccolo martello di legno sbattuto sul piedistallo da Hul fu l'ultima cosa che ricordò prima e con il freddo a penetrargli nelle ossa, sbattesse la testa contro il pavimento a causa della perdita di sensi.

-

Perdonatemi

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