The Omega's Crown|ᴋᴏᴏᴋᴛᴀᴇ

By Swetty_Kookie

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[ᴛʜᴇ ʟᴇɢᴇɴᴅ ᴏғ ʀᴇᴅ ᴛʀᴇᴀsᴜʀᴇ: ᴄᴏᴍᴘʟᴇᴛᴀ] [ᴜɴᴛɪʟ ᴛʜᴇ ᴇɴᴅ ᴏғ ᴛʜᴇ ᴡᴏʀʟᴅ: ɪɴ ᴄᴏʀsᴏ] Da generazioni ormai, nel pacif... More

The Legend of Red Treasure
Prologo
Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
Capitolo 11
Capitolo 12
Capitolo 13
Capitolo 14
Capitolo 15
Capitolo 16
Capitolo 17
Capitolo 18
Capitolo 19
Capitolo 20
Capitolo 21
Capitolo 22
Capitolo 23
Capitolo 24- prima parte
Capitolo 24- seconda parte
Capitolo 25
Capitolo 26
Capitolo 27
Capitolo 28
Capitolo 29
Capitolo 30
Capitolo 31 [Fine Prima Parte]
Until The End Of The World
Capitolo 32
Capitolo 33
Capitolo 34
Capitolo 35
Capitolo 36
Capitolo 37
Capitolo 38
Capitolo 39
Capitolo 40
Capitolo 41
Capitolo 42
Capitolo 43
Capitolo 44
Capitolo 45
Capitolo 46
Capitolo 47

Capitolo 3

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By Swetty_Kookie

Le palpebre tremavano contro la voglia di aprirsi mentre attorno a lui degli strani rumori lo portarono a risvegliare i sensi e a costringersi a sollevare il capo dalla paglia impolverata che giaceva per terra e sulla quale passava il resto delle sue giornate imprigionato come un animale dietro le sbarre delle prigioni di quel veliero pirata.

Con ancora gli occhi stanchi, che a stento riuscivano a rimanere aperti, riuscì a vedere in modo sfocato dei movimenti da dietro le sbarre e delle voci apparentemente lontane e ovattate che grugnivano e imprecavano. Persino quando il tintinnio delle chiavi che aprivano la sua cella si fece chiaro nelle sue orecchie tutto continuò ad essere lontano dalla realtà, come se stesse vivendo un sogno. O almeno era quello che sperava fino a quando, per l'ennesima volta, uno schizzo d'acqua violenta gli colpì il volto facendolo rinsavire improvvisamente.

Si mise seduto poggiando le mani sulla paglia dietro di sé e guardò con orrore una faccia familiare e dei capelli rossicci guardarlo dall'alto con aria indifferente. «Sveglia.» disse quasi a farsi beffa dell'omega una volta che fu rinsavito dal suo stato di sonno profondo, prima di uscire nuovamente dalla cella e richiuderla a chiave. Gli lanciò solo un'altra occhiata e sembrò meditare se parlare nuovamente o meno, scuotendo poi la testa negativamente e rivolgendogli un ultimo sguardo indifferente prima che «Vi è stato concesso di parlare un'ultima volta.»

Gli occhi scuri di Taehyung vagarono velocemente nella cella di fronte la sua, individuando la figura familiare del capitano Yun, prima che tornasse a guardare il moro confuso. Si alzò di scatto e raggiunse le sbarre alle quali si aggrappò subito dopo sentendo un forte giramento di testa. «Ehi!» lo richiamò a gran foce ignorando la vista farsi scura davanti ai suoi occhi.

Il moro bloccò l'ennesimo passo che l'avrebbe condotto all'uscita delle celle e si girò a guardare il principe omega dai lucidi capelli color oro, adesso mal ridotto: la camicia inizialmente bianca ed intatta adesso era sporca e strappata in vari punti; il volto sembrava sporco di fuliggine ed i capelli secchi e leggermente umidi per l'acqua versatagli addosso proprio qualche minuto fa.

«Cosa vuoi dire con ultima volta?» chiese moderando il tono dopo aver ottenuto l'attenzione del pirata, il quale vagò lo sguardo verso le pareti come se stesse pensando se parlare o meno. Quel giorno doveva essere loquace o semplicemente Taehyung doveva star avendo un po' di fortuna perché aprì per la terza volta bocca. «Intendo dire che è arrivato il momento per te lasciare questa nave.» disse per poi lasciare la stanza con un Taehyung ancora più confuso.

Sbattè le palpebre più volte ripetendo nella testa quelle parole, come se così facendo potesse trovarvi un vero significato dietro di esse, venendo però interrotto dall'ennesimo verso di dolore del capitano Yun, poggiato contro la parete sinistra della sula cella.

Si abbassò sulle ginocchia per avere una visuale migliore dell'uomo e lo richiamò con voce tremante. Era in pessime condizioni, nonostante si fosse persino inginocchiato di fronte al capitano di quel veliero offendo il suo aiuto per salvarlo. «C-cosa sta succedendo, io—» era chiuso da ormai tre giorni all'interno di quella cella ed era riuscito a distinguere il giorno dalla notte e a contare quante albe fossero passate da allora solo grazie alla costante visita che ogni giorno, ogni pirata diverso, gli faceva al mattino per portargli uno stozzo di pane e dell'acqua. Non che Taehyung le avesse mai toccate comunque... la paura che il cibo potesse essere avvelenato era molto più grande della fame che, a momenti, quasi lo faceva impazzire dal dolore.

«Per favore parlatemi.» supplicò con tutto sé stesso – sentendosi anche in colpa per il suo essere egoista e non preoccuparsi per primo delle condizioni del vecchio alfa – sperando di ricevere delle risposte. Stare chiuso lì e il non sapere cosa stesse succedendo sopra la sua testa lo mandava in panico; da sempre abituato ad avere il controllo delle situazioni, tutto quello lo mandava in uno stato d'ansia che cercava con tutto sé stesso di nascondere ai pirati.

«Non so spiegarvelo Vostra Altezza, dopo aver accettato di collaborare con il capitano dei pirati mi hanno tenuto prigioniero in un'ultra stanza e solo questa mattina mi hanno portato fuori da lì.» strisciò con una mano verso le sbarre, così da essere più vicino ed udibile all'omega nell'altra cella, mantenendosi con l'altra mano lo stomaco dolorante a causa di tutti i calci che aveva ricevuto nei giorni precedenti alla sua prigionia.

L'omega rilasciò un sospiro tremante a quelle parole, poggiando poi la fronte sulle sbarre e stringerle tra le mani per trattenere le lacrime. «Mi dispiace.» disse colpevole. Se avesse ascoltato suo padre, probabilmente, adesso starebbe ancora tra le mura del palazzo e specialmente non avrebbe causato la morte di una cinquantina di uomini e costretto il fidato capitano dell'equipaggio reale a tradire il suo regno per salvarlo. «Mi dispiace così tanto.» tutti avevano lasciato una famiglia alle spalle, famiglia che non avrebbe avuto più un padre e un compagno accanto per colpa sua.

«No Vostra Altezza, non c'è nulla di cui dobbiate dispiacervi.» ed in quel momento l'unica cosa che riusciva a fare era farsi prendere dalla paura e dallo sconforto di cosa avrebbe potuto succedergli. Non riusciva a pensare ad altro. «Per me è stata una gioia sapere di poter accompagnarvi nel vostro rituale di successione e se potessi tornare indietro accetterei quella proposta altre cento volte.» sentì poi mutare il tono di voce in uno più deciso e fievole, come se non volesse farsi sentire nemmeno dai muri che li circondavano.

«Mentre mi portavano qui Vostra Altezza ho potuto ascoltare brevemente i discorsi dell'equipaggio e—» prese un profondo respiro dando un'occhiata alla porta d'ingresso, abbassando ancor di più se possibile il tono di voce «sembra che attraccheranno su un'isola a breve. Dovete fuggire!» strinse le mani sulle sbarre per contenersi dall'urlare quelle parole. «Per un anno vi siete preparato con me per affrontare questo viaggio, conoscente come le vostre tasche il percorso che abbiamo ideato insieme. Trovate una mappa, usate le vostre conoscenze e tornate a palazzo. Prendete una scialuppa—»

Il discorso venne interrotto dallo spalancarsi della porta con un potente calcio. Insieme al frastuono che causò essa, sembrarono entrare nella stanza anche le urla dei pirati all'esterno che sembrarono quasi inesistenti qualche secondo fa. Il volto di Chanwook si fece spazio con il suo sorriso prima che un «Tempo scaduto.» uscisse dalle sue labbra e si dirigesse verso la cella dell'omega, il quale indietreggiò d'istinto quando la serratura scattò e l'alfa fetente entrò in cella per legargli con una corda spessa i polsi dietro la schiena e lo costringesse ad alzarsi per uscire.

Gli ultimi sguardi che riuscirono a scambiarsi il capitano Yun e Taehyung furono pieni di mille parole: il primo determinato e convinto che quel piccolo principe potesse riuscire a cavarsela e fuggire, dotato di un'intelligenza e studi svolti sopra la media; il secondo timoroso di poter peggiorare solo le cose e di non poter rivedere più quell'uomo che l'aveva accompagnato durante la sua crescita.

Strinse gli occhi quando il sole alto ed il cielo azzurro coperto da qualche bianca nuvola entrò nella sua visuale – il buio della prigione illuminato talvolta da qualche fiaccola appesa al muro aveva disabituato i suoi occhi alla luce del sole – insieme ai vari pirati a lavoro per buttare tutti insieme giù dalla nave la grande ancora di ferro che provocò un grande schizzo quando entrò a contatto con l'acqua.

Tutti erano intenti a fare qualcosa: chi trascinava barili lungo il ponte che portava al molo, chi lanciava corde ai compagni già presenti sulla terra ferma, chi scaricava l'armeria vuota.

Alzò lo sguardo poi per osservarsi intorno e sgranare gli occhi dallo stupore. A circondarli c'erano altre navi, chi intente a salpare e chi come loro appena attraccate; un via vai di uomini movimentava il molo e lo animava insieme a delle urla di mercato. Lo sguardò si spostò più avanti riuscendo ad individuare quasi un villaggio completo in quelle che sembravano vecchie mura di un regno deceduto. Più in alto sembrava trovarsi un palazzo dalle mura bianche, distrutto. Il tetto era crollato per metà come se fosse stato bombardato tempo addietro. C'erano manifesti che coloravano le vie ad occhio nudo visibili dalle imbarcazioni.

«Che... posto è mai questo?» sussurrò tra sé e sé non ricordando di aver mai studiato nei suoi libri luoghi simili. Sembrava quasi—

«Bentornati a casa!» urlò improvvisamente qualcuno dalla folla facendo elevare sulle loro teste un coro di grida e approvazione da parte dei pirati. I suoi occhi cercarono di seguire la situazione come meglio poteva per non lasciarsi sfuggire nulla – ogni dettaglio poteva essere importante –, ma quasi come delle calamite vennero attratti dalla porta dietro la quale aveva visto sparire il capitano della Esmavros e sussultò sul posto quando si rese conto che quegli occhi inespressivi lo stessero già guardando dall'alto. Il contatto durò per qualche secondo prima che un «Namjoon!» si elevò nella confusione da una voce dolce, mentre dei passi pesanti rimbombarono sul pavimento seguiti dalla comparsa di una figura, dal ponte, bassina e dai capelli tirati all'indietro di un castano chiaro.

Taehyung seguì la scena come a rallentatore. Quello che sembrò chiaramente un omega corse lungo tutto il ponte di coperta e si lanciò agilmente verso una figura alta che lo afferrò con prontezza mentre il più piccolo si allacciò con braccia e gambe rispettivamente al collo e ai fianchi dell'alfa.

In neanche un battito di ciglia i due avevano già iniziato a divorarsi le labbra a vicenda come se non si vedessero da anni, dando spettacolo al resto della ciurma che urlò ancor di più chi per incitare i due a continuare e chi forse disgustato dal rapporto che sembrava scorrere tra i due.

Ad interrompere il tutto e a far calare nuovamente il silenzio su quella nave fu la voce del capitano, chiara e profonda come l'aveva sentita tre giorni addietro Taehyung. «Jimin.» l'omega nuovo arrivato sollevò lo sguardo rimanendo in braccio al vicecapitano, per incontrare lo sguardo del vero capitano. «Seguimi.» disse infine mentre tornava indietro verso il suo ufficio, provocando uno sbuffo nel castano che con uno scatto agile tornò con i piedi per terra e, costringendo l'alfa ad abbassarsi alla sua altezza per lasciare un ultimo bacio sulle labbra, mugugnò un «Credi che ci lascerà un po' di tempo per noi?» seguito da una leggera risata da parte di Namjoon.

Taehyung lo seguì con lo sguardo non riuscendo a fare a meno di pensare a come un omega fosse salito con così tanta naturalezza su quel veliero e mostrato a tutto le sue effusioni nei confronti di un alfa. Non sapeva che tipo di rapporto ci fosse tra i due ma il pensiero del suo sorriso condizionato dalla presenza dell'altro lì, gli faceva sentire una rabbia alla bocca dello stomaco che manifestò con del disgusto sul suo volto.

E proprio in quel momento, come se fosse stato richiamato dai pensieri del biondo, l'omega castano – già sul castello di quarto – gli lanciò un'occhiata interrogativa prima che sparisse dietro la porta del capitano.

«Bene tornate a lavoro!» incitò subito dopo Namjoon battendo le mani e facendo riecheggiare il suo applauso sul ponte di coperta. Si girò poi verso di lui e compì qualche passo verso la sua figura, ancora legata e tenuta ferma dalle mani di Chanwook lascive sulle sue braccia.

«Anche tu Chan.» lo congedò una volta averli raggiunti e facendo grugnire il pirata dietro l'omega che, scontento per dover lasciare il principino senza averlo spaventato un po', afferrò il suo colletto per tirarlo leggermente indietro per poter sussurrare nel suo orecchio un «Ci vediamo principino.» mentre l'altra mano andava a schiaffeggiare con forza una natica dell'omega che si paralizzò a quel contatto.

Era in mezzo a barbari che come unico obbiettivo avevano quello di sottometterlo e vederlo cadere mentre approfittavano del suo corpo. Era terrorizzato da qualcuno cosa l'aspettasse da quel momento in poi e in quel momento più che mai si ritrovò a pensare alle parole del capitano Yun. Doveva scappare, non c'erano dubbi.

Namjoon afferrò le corde che legavano le sue mani ridestandolo da quei pensieri, prima che con un tono gentile lo informò «Mi dispiace ma dovrò legarti qui fino a quando Jungkook non avrà terminato.» si abbassò di poco con il busto per sciogliere la corda e poi rilegarla facendo passare quelle corde attorno al suo busto, costringendolo vicino all'albero di mezzo, la cui vela era stata ritirata.

Lo guardò di sottecchi, sospettoso per quel tono e per il suo atteggiamento non così violento nei suoi confronti, così si chiese se potesse azzardare e storcere qualche informazione a quel pirata. «Dove ci troviamo?» domandò. La voce bassa mentre l'altro strinse il secondo nodo.

Si sollevò con uno scatto guardandolo dall'alto per qualche secondo, facendo vagare lo sguardo verso la porta del capitano e poi tornando a scrutare i suoi occhi. «E' il covo di pirati. Chiunque navighi per lungo tempo fa ritorno qui per passare un po' di tempo sulla terra ferma e perché qui si svolgono tutte le questioni burocratiche. Per quanto il nostro marinare sia illegale, abbiamo le nostre regole da rispettare.» disse con calma mentre tutti continuarono a muoversi attorno a loro, incuranti.

«Quindi quest'isola...» si girò a guardare ancora cosa avevano costruito quei pirati, lasciando che la frase gli morisse sulle labbra.

«Già, è stata invasa tempo fa e non è presente sulle cartine del regno.» annuì alle sue stesse parole guardando poi nella stessa direzione del biondo.

Senza forza di dire altro lasciò che il silenzio si insinuasse tra loro, mentre nella sua testa un'altra serie di pensieri iniziò a formarsi e a costringerlo prepotentemente a chiedere chiarimenti. «Se è un covo per voi pirati perché state lasciando che io scenda qui?» lo sguardo adesso un po' più furioso. Un principe in mezzo a dei pirati significava essere come carne da macello, e se quel principe era anche un omega beh, non c'erano proprio vie di scampo.

«Parli troppo per essere uno che non mangia da giorni.» un'altra voce dietro le sue spalle lo fece irrigidire e voltare per quanto poteva verso la figura tetra del capitano della Esmavros. Da dietro di lui, invece, spuntò nuovamente quell'omega con un piccolo sorrisino contento mentre tornava ad incollarsi all'alfa che fino a pochi minuti fa gli stava parlando.

Serrò la mascella e si costrinse a non distogliere lo sguardo da quello dell'alfa. Sentiva la netta differenza tra gli sguardi del capitano e del vicecapitano: il primo era tenebroso, pronto a sfoderare la sua lama ed a pugnalarti seduta stante; il secondo aveva un'aria più gentile ma questo non significava che lo fosse davvero.

Con uno sguardo glaciale puntato sull'alfa e sull'omega, gli fece segno di allontanarsi e seguire gli altri verso il molo, lasciando così che il principe rimanesse solo con lui. Si abbassò dietro l'albero di mezzo ed armeggiò nuovamente con la corda che teneva legato l'omega, che quando sentì la presa farsi più leggera pensò per un secondo di alzarsi e correre il più veloce possibile, scartandola subito come idea però, visto che era letteralmente circondato da alfa.

«Allora? Il gatto vi ha mangiato la lingua?» continuò a provocarlo «Oppure», si alzò facendo scivolare la corda sul terreno e finendo con l'arrestarsi in posizione eretta di fronte all'omega che lo guardava con occhi sgranati dal basso della sua posizione. «temente che possa dare ai miei uomini ordine di continuare ciò che avevano iniziato?» si abbassò sulle ginocchia e ridusse a pochi centimetri la distanza tra i loro volti.

Deglutì a vuoto ricordando perfettamente l'odiosa sensazione di mani sconosciute sul suo corpo. Era svenuto prima che un attacco di panico si impossessasse di lui, ma ancora ricordava lo sguardo bruciante di freddezza che quell'alfa a pochi centimetri da lui gli aveva rivolto. Il suo istinto gli suggeriva che almeno in sua presenza doveva mantenere un profilo basso per non rischiare di finire giocattolo di un branco di alfa.

Il ghigno che nacque sulle labbra del corvino alla vista dello sguardo affilato di quell'omega gli face capire che i suoi pensieri fossero ben facili da interpretare, quindi optò per restare in silenzio e forzarsi dal non sbraitare contro quel pirata.

«Bene.» sussurrò l'altro facendo spallucce e legando nuovamente i suoi polsi – questa volta facendogli incrociare le braccia davanti al suo busto – così che potesse comandarlo tramite la corda. Infatti non appena fece per alzarsi e comandò a Taehyung di fare lo stesso uno strattone che lo fece capitolare a terra gli causò un ansimo di dolore, mentre come due calamite i loro occhi si incastrarono nuovamente.

«L'hai voluto tu.» il ghigno che sollevò l'angolo della bocca dell'alfa, quasi fece fumare di rabbia il biondo mentre con fatica si rimise in piedi, senza abbassare lo sguardo. Contenere la sua lingua in presenza di quel pirata non significava che avrebbe anche abbassato la testa. Si sarebbe sempre rialzato.




A testa bassa, il sole alto e cocente si infrangeva sul terreno malmesso sotto i suoi piedi e coceva la sua testa bionda provocandogli qualche goccia di sudore che dai capelli scendeva lungo la fronte e le tempie. Aveva atteso che il capitano desse le ultime direttive ai suoi uomini prima che lo legasse ad una delle barre del carro merci, trainato da un cavallo, e iniziassero un percorso che a Taehyung – senza energie, con lo stomaco vuoto e con le labbra secche per quanto disidratate fossero – sembrava infinito.

Erano passati tra quello che sembrava il mercato di quel covo; aveva visto dalle cose più innocue come il semplice gesto dei mercanti di far acquistare le loro merci, alle cose più macabre nei bui vicoletti che separavano delle mura da altre, in cui poveri omega venivano brutalmente violentati senza il minimo ritegno.

Anche gli sguardi languidi che gli erano stati rivolti quando passava tra la gente non gli erano sfuggiti ma, aveva pensato, che se fino a quel momento l'avevano lasciato in pace e non alla mercé della ciurma di pirati che l'aveva imprigionato, un motivo doveva esserci.

Avevano superato dopo una mezz'oretta la confusione del mercato ed avevano preso a salire una collina, lasciandosi dietro una scia di polvere sollevata dal terreno. Non aveva il coraggio di alzare gli occhi e farsi accecare dal sole, per cui non riuscì a notare le grandi mura adesso distrutte di quello che doveva essere un palazzo appartenuto a qualche famiglia nobile. Riuscì a farlo solo quando il grugnito dello stallone si udì nell'aria e i passi del resto dei pirati che Jungkook aveva portato con sé si arrestarono.

Sollevò lo sguardo e la prima cosa che notò furono una porta in legno abbattuta sul terreno e delle guardie – due alfa dall'aspetto minaccioso e dai tratti occidentali – ai lati di essa come se la stessero controllando. «Sono qui per Jisoo.» udì la voce di Jungkook da lontano «Ho la mia parte di provviste ed una proposta per lei.»

Si spostò cercando di scorgere qualche movimento o risposta dai due, ma vide solo Jungkook voltare quel che bastava lo sguardo per far incrociare i loro occhi, come se avesse potuto percepire il suo movimento od il suo sguardo. Si spostò nuovamente dietro i carri ed attese qualsiasi cosa stesse succedendo là davanti, prima che un piccolo beta scorrazzasse vicino i carichi per raggiungere la sua corda e slegarla, mentre un'altra parte di uomini si apprestava a prendere le scorte nel carro e portarlo verso la destra di quell'entrata. Di conseguenza la visuale si liberò e solo Jungkook fu visibile nel suo campo vicino, mentre come un automa il beta cominciasse a trascinare le corde che lo tenevano legato verso l'interno di quel vecchio palazzo.

Riuscì solo a guardarsi indietro un'ultima volta prima che l'ombra scura del soffitto sopra la sua testa lo investisse oscurando il lungo corridoio che l'avrebbe portato in una parte sconosciuta di quel castello in compagnia di quell'alfa a comando di un veliero.

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Okk la storia è appena cominciata ma mi farebbe piacere sapere cosa ve ne pare~
Volevo ricordarvi che ci troviamo in un periodo che va dal 1800-1900 e con un contesto di pirateria dove quindi l'illegalità e violenza sono sovrane. Mi sono informata prima ed ho provato ad adattare l'ambiente all'omegaverse, per cui non aspettatevi una storia rosa e fiori, anzi... Io vi ho avvisati🙃

E nulla, alla prossima~

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