Hokage's Feelings

By lady_mi

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qualcosa di inspiegabilmente sbagliato More

2° Capitolo - Occhi profondi

1° Capitolo - La Lettera

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By lady_mi


Era di nuovo così, con la testa tra le mani e i gomiti appoggiati su quella vecchia e polverosa scrivania.

Gli AMBU avevano interrogato altre due persone senza risultati.

Erano stati accusati di aver collaborato nella vendita di ninja al mercato nero, ma per il momento le informazioni che avevano ricavato non erano d'aiuto alle indagini.

La pace instaurata tra i vari villaggi non era stata presa sul serio da alcune persone dell'alta società e molti di loro si servivano del mercato nero per procurarsi dei ninja capaci di difenderli, nel caso in cui un altra guerra fosse scoppiata. Era una fitta rete clandestina in cui tutti i paesi dell'alleanza ne erano implicati.

Il sottile equilibrio di pace poteva essere minacciato in ogni momento.

Il lavoro e l'utilità dei ninja con il periodo di pace diminuiva sempre più, le missioni erano poche e i compensi sempre meno alti. Questo, per esempio, era uno dei tanti motivi per cui una nuova guerra poteva essere iniziata.

E Kakashi lo sapeva bene.

Aveva investito i soldi che erano destinati alla radice nella clinica di Sakura, e quelli risparmiati dal taglio degli armamenti in edilizia.

Il villaggio della foglia si stava sviluppando sempre più, allargandosi sia in larghezza che in altezza. Le abitazioni erano diventate più alte e i negozi più moderni e forniti. Aveva anche dato l'approvazione per lo sviluppo di un nuovo progetto "il Fulmitreno", una rete ferroviaria che avrebbe collegato tutto i punti più importanti di Konoha e forse in futuro anche i vari paesi tra loro.

Così facendo il 6° Hokage aveva creato nuovi posti di lavoro sia per i civili che per i ninja che non partecipavano più alle missioni, dopotutto l'arte ninja poteva essere utilizzata per molteplici scopi, proprio come faceva Tenzou, la sua arte del legno era indispensabile per la creazione di nuove infrastrutture.

Ma nonostante i suoi sforzi, dopo quasi 4 anni, le finanze di Konoha non ricevevano ancora nessun beneficio. I soldi investiti non rientravano e il Daimyo ne era infuriato.

Gli aveva dato piena fiducia e lui aveva fallito.

Era dura essere Hokage. Si ripeteva ogni giorno che forse non era tagliato per questo, non era adatto alle formalità e alle parole difficili.
Lui era un ninja punto e basta.

Era stato piazzato lì in alto solo per temporeggiare, per aspettare che Naruto fosse diventato pronto.

Perchè quel ragazzo lo meritava davvero.

Ed era per questo che aveva accettato, aveva promesso a se stesso di riuscirci, di cercare di rimettere in sesto la foglia per dare modo a Naruto di prendere la sua carica di Hokage nel modo più sereno possibile.

Era stato un pessimo figlio, un pessimo compagno e un pessimo maestro. Non aveva capito nessuno dei suoi allievi e li aveva lasciati soli proprio quando avevano più bisogno di lui.

Ma il passato era il passato e adesso stava cercando di rimediare.

Aveva permesso a Sasuke di partire nel suo viaggio di espiazione prendendosene personalmente la responsabilità, investito nella clinica di Sakura garantendo per lei al cospetto del Daimyo e gli anziani del villaggio e, per Naruto stava ricoprendo un incarico che non aveva mai desiderato.

In questi ultimi mesi poi sentiva ancor di più il peso delle responsabilità gravare sulle spalle. Gli mancava il suo punto di riferimento, quella piccola testolina rosa che spuntava ogni mattina da dietro la porta del suo ufficio portandogli il caffelatte.

Alla fine lui era tornato e l'aveva portata via.
Come aveva promesso.
Ma chi avrebbe mai creduto ad una promessa di Sasuke Uchiha?

Se solo avesse avuto più tempo, magari sarebbe riuscito a far sì che lei lo dimenticasse.

-----------------

Dopo che Sasuke andó via, Kakashi non ricevette più notizie di Sakura per quasi due mesi.
Inizialmente pensò che si trattasse di una semplice influenza ma poi capí che c'era sotto qualcos'altro.

Nei compiti di un Hokage era anche previsto che lui si occupasse dell'assegnazione delle varie risorse alle missioni che venivano commissionate al villaggio della foglia.

Guardava e riguardava il rotolo che aveva tra le mani.

-Shizune!- urlò a gran voce. Una giovane donna fece capolino nel suo ufficio con un inchino.

- Mi dica Hokage-sama -

-Solo Kakashi, per favore. - odiava essere trattato come un essere superiore. - Abbiamo assolutamente bisogno di Sakura per questa missione. È richiesto l'intervento di un medico di livello superiore.-

- Se incaricassimo Ino,signore? anche lei ha delle ottime capacità non credo sia un proble..-

- Le ho già assegnato tutte le missioni destinate a Sakura e poi posso sapere dove diavolo è finita la mia allieva? - rispose il sesto esausto - Hai già provato a contattarla?-

- Si, è irreperibile al telefono. Ho inviato un falco ma non ha risposto neanche a quello...-

- Ok.- aprì il cassetto da sotto la scrivania e ne estrasse una pergamena nuova. Iniziò a scriverci qualcosa e poi la sigillò con la ceralacca rossa.-

- Manda qualcuno a consegnarle questa. - porse il rotolo alla donna. - Se continuerà a negarsi sarò costretto a prendere un serio provvedimento disciplinare.-

- M-ma Kakashi... vuole sospenderla? - Shizune rimase a bocca aperta.

- Non mi sta lasciando altra scelta. Convoca adesso Ino e Naruto nel mio ufficio.

-Sissignore Hokage-sama!- esclamò la donna congedandosi con un breve inchino.

-Solo kakashi va bene- mormorò il nuovo Hokage fra sé e sé.

Dopo circa trenta minuti i due giovani shinobi si ritrovarono ad oltrepassare la porta del suo ufficio.

Li vide avanzare con un passo incerto verso di lui, i volti pallidi rivolti verso terra.

- Buongiorno sen..Hokage-sama - Ino fù la prima a parlare. La sua voce non era squillante e sicura come sempre ma appariva alle orecchie di Kakashi velata di tristezza.

Forse per la prima volta da quando lo conosceva, Naruto non aprí bocca.
Questo non era un buon segnale.

Il suo viso appariva stanco, le spalle erano cadenti verso il basso in un atteggiamento di resa.
Questo non era PER NIENTE un buon segnale.

Così comincio a parlare.

- Ragazzi, molto probabilmente saprete il motivo per cui vi ho convocati qui.- la ragazza bionda annuì, Naruto continuava a mantenere un atteggiamento passivo. - la vostra amica e mia allieva Sakura Haruno continua a negarsi. Sono mesi che proprio tu, Ino, la sostituisci nelle missioni.
In veste di Hokage per questo suo atteggiamento svogliato e poco rispettoso devo sospenderla immediatamente...- i due ragazzi alzarono di scatto la testa portando il loro sguardo sconvolto dritto a gli occhi scuri dell'ex copia ninja - ...ma in veste del suo sensei ho prima bisogno di capire cosa sia successo al miglior ninja medico di tutta Konoha.- continuó.

Kakashi poté quasi sentire un po' di tensione sparire dai corpi dei due giovani shinobi. Poi Naruto improvvisamente parló.

- Io non sono lui, non potrò mai esserlo...- disse con i denti stretti e lo sguardo basso, serrava fortemente i due pugni al fianco del corpo.

Ino gli si avvicinò posandogli una mano sulla spalla come a dargli forza.
- Naruto...- sussurró a bassissima voce, poi con sguardo addolorato si rivolse al sesto Hokage.
- Kakashi- sensei, Sakura sta male. Da quando Sasuke è ripartito lei... lei si è persa.- gli occhi chiari della ragazza divennero lucidi. - ha basato la sua vita su di lui, prima nella sua ricerca, poi nel raggiungere la sua forza, poi per cambiarlo. È quando finalmente ci è riuscita lui è andato via, di nuovo. Io e Naruto siamo andati più volte a trovarla ma non siamo riusciti a fare nulla... è come se la sua vita non avesse più un senso senza lui.-

Tra tutte le motivazioni possibili, questa forse era l'unica che non aveva considerato. Sospirò.
- Naruto è vero tutto questo?- Il ragazzo annuì e strinse ancor di più i pugni.
- Sasuke le ha fatto una promessa. Le ha fatto capire che sarebbe ritornato, prima o poi. Io c'ero-

- Kakashi-sensei...quando ritornerà, temo che non troverà più Sakura...- Quella frase pronunciata a bassa voce dalla migliore amica della sua allieva gli fece venire un brivido freddo per tutto il corpo.

Non riusciva a capire perchè una ragazza come Sakura continuasse a soffrire per amore. Ma dopotutto non avrebbe mai potuto capire una cosa del genere visto che non era mai stato innamorato.

Ancora perplesso congedó i due ragazzi.

Appoggiò una mano sotto il mento e cominciò a rimuginare.

Cosa poteva fare per far riprendere quella ragazza?
Se i suoi migliori amici non ci riuscivano cosa avrebbe mai potuto fare lui? Non era un tipo da discorsi sull'amore e su quanto Sasuke non meritasse affatto una persona come lei. Ma dopotutto i suoi allievi restavano sempre una sua responsabilità, anche sotto carica di Hokage.

Doveva fare assolutamente qualcosa.

Poi improvvisamente nella sua testa si accese una lampadina: e se il problema stesso fosse la risoluzione?

Forse non sarebbe stata proprio una cosa corretta ma almeno avrebbe avuto tempo di temporeggiare e di rintracciare Sasuke.

Così si alzò con uno sforzo dalla vecchia poltrona (il poco allenamento iniziava a farsi sentire) e girò intorno alla scrivania per raggiungere gli scaffali impolverati che aveva di fronte.

Iniziò a cercare tra libri, fogli e vecchi documenti.

Dovrebbe essere qui se non sbaglio

Poi la trovò, dietro alla copia di riserva che portava sempre con sé di Icha-icha.
Era una lettera.
La prese tra le mani e cominciò a guardarla con attenzione. Poteva vedere le parole scritte in bella e ordinata calligrafia del suo più difficile allievo.

"Kakashi,
sono ad ovest nel paese dell'erba. Il viaggio è stato lungo ma sulla via non ho incontrato nessun nemico."

La sua scrittura era tanto bella quanto fredda, non faceva nessun riferimento a Sakura che Naruto è continua a omettere la parola sensei.

"Ah" sospirò, era davvero un ragazzo difficile. Era obbligato ad inviare relazioni dettagliate dei suoi spostamenti, il minimo prezzo da pagare per non passare il resto della sua vita in prigione.

Si sedette nuovamente alla sua scrivania, poi prese un foglio pulito e una penna. Con la lettera del ragazzo alla sua destra e il foglio pulito alla sinistra cominciò a ricopiarla.

Nonostante non avesse più lo sharingan di Obito riuscì con facilità a riprodurre la bella grafia, dopotutto era pur sempre stato il capitano della divisione AMBU.

Prese tra le mani soddisfatto la lettera ricopiata e cominciò ad esaminarla con cura, era praticamente identica a quella di Sasuke eccetto per qualche parola aggiunta qui e la.

Kakashi-sensei,
Sono ad ovest nel paese dell'erba e sto bene.
Il viaggio è stato lungo ma sulla via non ho incontrato nessun nemico. Manda i miei saluti a Sakura e Naruto,

A presto

Poteva ritenersi soddisfatto.
Piegò la nuova lettera e la ripose nella tasca del mantello da Hokage poi guardò l'ora, era abbastanza tardi quindi decise di tornare casa.

Percorse il solito tratto che faceva da bambino, costeggiando il ponte che affacciava sul lago e poi dritto per la strada affollata dove c'erano dei piccoli negozietti. Anche se più lungo, preferiva quel percorso, adorava ascoltare il mormorio della gente che si fermava a guardare le vetrine, le risate dei bambini che giocavano poco sotto il ponte, l'odore della carne alla brace e del pesce fritto...

"Groar"

era il suo stomaco adesso a mormorare e a richiedere cibo. Notò da lontano l'ichiraku Ramen e si avviò verso il chiosco. Sia a destra che a sinistra sui muri che affiancavano l'entrata erano appesi due grandi poster raffiguranti Naruto intento a trangugiare nei suoi modi poco eleganti una ciotola di ramen fumante.

"Qui mangia l'eroe della foglia" era scritto in caratteri cubitali.

Anche se Kakashi ne capiva molto poco di pubblicità non poteva non riconoscere l'idea geniale che aveva avuto il titolare del ristorante. Effettivamente chi meglio di Naruto poteva pubblicizzare la sua attività? Ormai era diventato una vera e propria star, e sicuramente lo aveva pagato relativamente poco, 2 o 3 ciotole di ramen gratis.

Con una mano spostó i fili della tenda che fungevano da separatore ed entrò nel locale.
Fú investito da un odore squisito che gli face venire ancor di più l'acquolina in bocca, e dalle voci squillanti di due o tre ragazzine eccitate.

"Allora signor Teuchi, ci garantisce che Uzumaki Naruto ci firmerà queste magliette?"

Un enorme gocciolone comparve sulla fronte del cuoco che si limitò ad annuire con un espressione rassegnata.

Dei gridolini di felicità si alzarono dal gruppetto di ragazzine che uscirono dal locale seguite da una scia di cuoricini. Certo che il suo allievo biondo era divento un vero rubacuori!
Gli venne in mente l'espressione tirata che aveva avuto poco prima nel suo ufficio, si sentiva chiaramente impotente. Nonostante avesse tantissime ammiratrici i suoi sentimenti erano rimasti fedeli a Sakura ma lei, come aveva sempre dimostrato, non li ricambiava.
Si dispiacque per Naruto, forse lui sarebbe riuscito a rendere più felice la ragazza, certamente più di Sasuke.
Ma lei amava l'Uchiha, nonostante tutto il male che le avesse fatto. Questo triangolo amoroso lo aveva sempre sconcertato... gli ricordava leggermente la situazione che si era creato tra lui, Rin e Obito.
Con un sorriso accennato sulle labbra, si sedette allo sgabello vicino al bancone.

-Hokage-sama, che onore averla qui!- lo salutó in modo energico il cuoco - cosa posso servirla?-

- Un miso ramen da asporto, grazie -

- Il preferito del nostro eroe! Sará pronto tra 5 minuti -

Cinque minuti dopo era fuori dal ristorante con un pacchetto da asporto tra le mani. Si era sempre chiesto come Teuchi facesse a calcolare in modo così cronometrico il tempo impiegato per la cottura dei suoi piatti.

Molto probabilmente era un'abilitá innata, tipo come lo sharingan per gli Uchiha e il Byakugan per gli Hyuga.

Dopo 15 minuti tra saluti, inchini e sorrisi arrivó a casa.

Con la mano destra libera infilò la chiave nella serratura e aprí la porta.

- Sono tornato!- e mentre pronunciò questa frase si sfilò via le scarpe lasciandole in un angolo appena dietro la porta.

Non ci fù nessuna risposta.

La sua casa era sempre la stessa, piccola, un po' fredda e silenziosa.

Entrò in cucina e poggiò il pacchetto d'asporto sul tavolo, si tolse la mantella di Hokage e si abbassò la maschera, pronto a mangiare la sua succulenta cena. Come faceva di solito, quando tornava a casa, iniziò a perdersi tra i suoi ricordi. Ricordò di come era bello mangiare insieme ai suoi compagni di Team Obito, Rin e al Maestro Minato. Per lui e Obito ogni pretesto era buono per sfidarsi e molte volte la povera Rin doveva decidere su chi avesse vinto la sfida di "mangiare più riso in 5 minuti".

Rin.

Sorrise. Il sentimento che provava per lei era la cosa più simile all'amore che avesse mai provato in vita sua. Un amore infantile, certo, ma dopo di lei nessuna donna era più riuscita ad entrare nel suo cuore, anche se di avventure ne aveva avute tante, forse troppe.

La maschera sortiva un certo fascino sulle ragazze. E adesso che ricopriva il ruolo più importante del villaggio le sue conquiste aumentavano sempre più, e dovette ammettere che ogni tanto approfittava della situazione.
Era cose occasionali, senza nessun sentimento o legame ma non riuscì a fare a meno di chiedersi se la sua esistenza fosse stata diversa se Rin non avesse lasciato questo mondo.

Inizio a immaginare una vita diversa, dove al suo "Sono tornato" venisse data una risposta, dove la sua casa non fosse stata più così fredda e silenziosa ma calda, profumata di cose da mangiare e chiassosa, con dei bambini dai capelli grigi e castani che correvano intorno al tavolo prima di decidere a sedersi e la loro mamma, sorridente come sempre, era lì ad accoglierlo con un bacio.

Ma il destino aveva in serbo per lui qualcosa di diverso che non poteva essere cambiato.

"Ah" sospirò tirandosi fuori dalla sua testa e alzandosi dal tavolo, gettò il sacchetto di Ichiraku nel cestino dell'immondizia e si concesse una doccia veloce.

Dopo poco era già a letto con un libro di Icha Icha malandato tra le mani, quella sera sarebbe andato a dormire presto, aveva una giornata piena l'indomani, e soprattutto doveva incontrare una certa persona.

Quella notte fece un sogno, non ricordava bene tutto, ma si ritrovó seduto a letto, intontito e sudato mezz'ora prima che la sveglia suonasse, e questo
( visto che di solito si svegliava circa mezz'ora dopo il suono della sveglia) voleva significare che più che un sogno avesse fatto una specie di incubo.
Ricordó un burrone, poi una mano che scivolava via dalla sua, poi una sguardo vuoto che lo implorava mentre le mani si staccano definitivamente, poi un ciuffo rosa che si alzava nel vento mentre scendeva sempre più giu.
Sakura.
Sakura che chiedeva aiuto, Sakura che lottava per restare aggrappata alla sua mano ma lui non aveva forze per tirarla su.
Era morta, nel suo incubo non era riuscito a salvarla. Il senso di angoscia e impotenza si faceva di nuovo largo tra le sue viscere mentre una goccia di sudore freddo stava cominciando a scendere.

"È solo un sogno"
Si rincuorò


A quanto pare la questione della sua allieva l'aveva scosso a tal punto da entrare anche nei suoi sogni.
Doveva risolvere questo problema. Questo grosso problema.

Dopo circa 10 minuti era già sulla strada verso casa Haruno, che in linea d'aria distava circa 5 minuti da casa sua, ma non era un ottima cosa per la sua reputazione di Hokage aggirarsi sui i tetti, quindi, dovette prendere la strada più lunga.

Quando si trovò fuori al piccolo giardino che anticipava l'abitazione della ragazza fu preso da un attimo di panico.
E se la sua idea non fosse giusta? Avrebbe peggiorato la situazione? Ma dopotutto lui era l'unico a poterla salvare tanto quanto poteva distruggerla, quindi non restava che provare.

Inspirò forte e infilò la mano in tasca, strinse tra le dita il foglietto ripiegato.

*Dlin dlon*


Kakashi aspettò qualche minuto prima di tentare di bussare nuovamente ma proprio quando il suo dito stava per sfiorare il campanello la porta si aprì.

- Oh - la signora Haruno restò un attimo interdetta alla sua vista - Hokage-sama, che onore averla qui. Prego entri pure - si fece da parte facendolo accomodare in casa.

L'ingresso era piccolo, al lato destro c'erano della scale e di fronte una stanza. Forse era la cucina? Era la prima volta che vedeva la casa della sua allieva.
La signora Haruno teneva lo sguardo basso, preoccupata, sembrava in attesa di qualcosa.

- Come sta?- si limitó a chiedere Kakashi.

- Non bene onorevole Hokage, ma non giudico la sua sua decisione... sono sicura che-

- Oh, non sono qui per quello - la interruppe il copia ninja - Sono solo venuto a trovarla.-

- Ah, mi scusi - sorrise imbarazzata -mi segua è al piano di sopra.-

Seguí la donna fin sopra alle scale che bussò alla porta della ragazza prima di aprirla.

- Sakura hai visite - annunció lasciandolo da solo sulla soglia della camera.

Quello che vide poco dopo era al dir poco fuori dalle sue aspettative.

Si era immaginato Sakura con gli occhi gonfi e rossi dal pianto ma quello che vedeva lì, sotto le coperte con le ciliegie stampate, era solo un corpo esile privo di forza che si sforzava lentamente di voltarsi verso di lui.

- K-kaka-sensei - la sua voce era solo una debole lamento.

- Sakura. - si avvicinò per poi sedersi piano sul suo letto, accanto a lei.

Il viso della ragazza era bianco, le guance scavate, gli occhi era cerchiati di occhiaie scure, da sotto la maglia riusciva a intravedere due clavicole molto pronunciate. Allungó una mano per spostare un ciuffo ribelle di capelli che si era attaccato alla sua fronte sudata e febbricitante, era dimagrita, di molto. Come aveva potuto ridursi in quello stato in così poco tempo?

Non poteva farlo, non poteva ridursi in un cadavere vivente soltanto per uno stronzo patentato come Sasuke.
Avrebbe voluto sgridarla, come solo un vero maestro era in grado di fare, per poi elogiarla facendole capire che era molto di più di quello che credeva di essere, perchè era speciale.

Ma non fece niente di tutto questo.

- Sono venuto a darti questa - disse cercando nella sua tasca - l'ho ricevuta ieri, credo sia giusto la tenga tu. -

La ragazza allungo la mano per afferrare il foglietto piegato ed iniziò a dispiegarlo.

La lettera era stata consegnata e quindi la missione era compiuta, il tempo era sempre poco per un Hokage, quindi si alzò e si congedó.

- Ci vediamo presto, Sakura-chan. -

- Grazie, Kaka-sensei - rispose la ragazza con un accenno di un sorriso sulle labbra.

-

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